di Barbara Schirato

SOMALIA: UNO STATO FALLITO

Pur non esistendo un significato universale, univoco e stigmatizzato di “stato fallito”, generalmente, nell'ambito della scienza politica, uno Stato viene definito tale quando non presenta - in quanto incapace di realizzarle - alcune delle caratteristiche fondamentali di legittimità e sovranità.

Secondo Max Weber, il primo vero pilastro della sovranità consiste nel detenere il monopolio del legittimo uso della violenza (o quanto meno la minaccia di esso) all'interno di determinati confini territoriali. Ne consegue che quando questo monopolio viene spezzato, l'essenza stessa di Stato viene meno, e si parla di Stato fallito.

É chiaro come la linea di demarcazione fra Stati falliti e Stati permanenti sia in molti casi sottile, per il fatto che gli Stati non monopolizzano mai perfettamente l'uso della violenza, e che anche in quelli “falliti” possano continuare ad esistere alcune organizzazioni statali locali o altri elementi tipici dello stato sovrano. Secondo alcuni parametri stabiliti dalla Fund for Peace, si possono definire fallimentari gli Stati in cui il potere centrale si dimostra così debole e inefficace da causare carenza di controllo su tutto il territorio, dilagante criminalità organizzata, corruzione diffusa, rivolte popolari frequenti e pesanti crisi economiche.

Secondo le classifiche annuali della Fund for Peace (Fragile States Index), può indubbiamente definirsi come Stato fallito la Somalia, uno dei Paesi più poveri e violenti al mondo, la cui storia, dall'indipendenza del 1960 ai giorni nostri è caratterizzata pricipalmente da colpi di stato, guerre civili, interventi stranieri e disordini interni.

Dopo appena 9 anni dall'unificazione di ex-Somalia italiana e Somalia britannica sotto un unico governo, il colpo di stato militare del generale Siad Barre scalzò l'allora Presidente della Repubblica Abdirashid Ali Shemarke, dando inizio ad un periodo di perdite territoriali, in particolare la regione dell’Ogaden contesa con l'Etiopia, e ad operazioni di guerriglia interna da parte di oppositori al regime.

Questi movimenti di opposizione portarono nel 1991 alla caduta di Siad Barre, un primo segno delle fragilità insite nel sistema statale, e si trasformarono presto in una sanguinosa guerra civile per la sua successione, in particolare per il controllo del sud. Invece, il territorio settentrionale precedentemente britannico si dichiarò indipendente.

L'arrivo di soccorsi da parte delle Nazioni Unite nel 1992 (Operazione Restore Hope) nella regione fu respinto dalle truppe locali e, già nel '95, dopo la battaglia di Mogadiscio, i caschi blu furono costretti a ritirarsi. Negli anni seguenti la Somalia vide, in seno alla guerra civile, la nascita dell'UIC (Unione delle Corti Islamiche), che nel 2006 sconfisse le milizie statunitensi giunte in aiuto dei cosiddetti signori della guerrra, i quali rappresentavano l'esercito del governo provvisorio di Baidoa (formatosi nel 2002), le costrinse alla fuga da Mogadiscio e prese la città. Sempre nel 2006 l'Etiopia riprese l'antico conflitto e invase la Somalia, supportata soprattutto nelle battaglie aeree dagli Stati Uniti, e vennero definitivamente scacciati dalla capitale i soldati dell'UIC. Lo scenario che si lasciarono alle spalle fu quello di una spietata e disorganizzata guerriglia, nella quale riemersero i signori della guerra e si fecero avanti massicci movimenti estremisti fra i quali il più importante, al-Shabab, prese ufficiosamente il controllo di gran parte della Somalia centrale e meridionale, imponendo la Shari'a e supportando numerosi movimenti terroristici.

In assenza di un governo centrale, l'amministrazione della giustizia ha subìto un'importante regressione, facendo riferimento solamente ad uffici locali, religiosi o consuetudinari, così come l'economia, basata su attività informali e arretrate, dall'allevamento del bestiame alla rimessa degli emigrati.

LETTURE E APPROFONDIMENTI:

Crash course about Somalia : https://www.youtube.com/watch?v=QiQGItUB8r4&feature=youtu.be

Fragile State Index annuale : https://fragilestatesindex.org/

Max Weber, “Sociologia del potere”