La Francafrique

SARA ELEONORI

LA FRANÇAFRIQUE

"Françafrique" è l'espressione comunemente usata per riferirsi ai rapporti di stampo neo coloniale intrattenuti dalla Francia con le sue ex colonie africane, sistema di relazioni asimmetriche fortemente voluta dal presidente Charles De Gaulle in seguito all'indipendenza dell'Algeria nel 1962 e mantenuta viva dai suoi successori. Un ruolo chiave nel sistema della Françafrique è stato giocato dal gollista Jaques Foccart, soprannominato Monsieur Afrique, il quale ha esercitato il ruolo di Segretario generale della Repubblica per gli affari africani e malgasci dal 1960 al 1974, lavorando al mantenimento delle relazioni tra la presidenza francese e quelle dei paesi africani, esercitando una notevole influenza sulla stabilità politica degli stati interessati. Il principio cardine dell'impegno francese in Africa è l'idea, sostenuta fortemente da De Gaulle e Foccart, che non sia possibile essere una grande potenza senza autonomia energetica. Per questo motivo, una volta perduto il petrolio algerino, la Francia decise di ripiegare sulle materie prime e minerali di cui è ricchissima l'Africa subsahariana.

L’espressione Françafrique aveva in orgine una connotazione decisamente positiva: venne coniata dal presidente della Costa d’Avorio Félix Houphouet-Boigny per esprimere il desiderio di mantenere dei rapporti privilegiati tra la classe dirigente africana e quella francese, in contrapposizione a chi sosteneva la necessità di un processo di immediata e reale indipendenza delle colonie. All'epoca, l'espansionismo militare e commerciale della Francia in Africa centrale, era oltretutto visto di buon occhio dagli Stati Uniti, che vedevano nell'impegno di Parigi una garanzia contro la diffusione del comunismo senza neppure dover intervenire direttamente o con forze NATO (la Francia abbandonò l'Alleanza Atlantica nel 1966).

L'accezione negativa del termine, ad oggi l'unica in uso, venne invece introdotta nel 1998 dall'economista François-Xavier Verschave nel suo libro «La Françafrique, le plus long scandale de la République», all'interno del quale criticò aspramente il neo colonialismo francese, attraverso la denuncia di scandali politici, corruzione ai più alti livelli ed interventi militari indebiti. Secondo Verschave è possibile parlare di Françafrique nel caso in cui una serie di caratteristiche si palesino nei rapporti tra Francia ed ex colonia, ovvero: politica estera francese fortemente guidata dal Presidente della Repubblica e dalla Cellula Africana all’Eliseo che lascia poco spazio alle decisioni del Ministro degli Affari Esteri; forte presenza di funzionari francesi in territorio africano; ingerenza militare francese negli affari dei paesi africani; corruzione e legami finanziari segreti tra le élite francesi e la classe dirigente africana.

Ancora oggi è chiaramente visibile quanto l'influenza della Francia in Africa sia decisivo, soprattutto nei settori economico e militare. In seguito agli accordi di Bretton Woods del 1945, le quattordici ex colonie francesi sono legate economicamente alla Francia tramite una valuta, il Franco CFA (Franco delle Colonie Francesi d’Africa), già utilizzata in questa regione prima dell'indipendenza. Il grande vantaggio per la Francia deriva dal fatto che il 70% delle riserve monetarie di franchi CFA siano depositati presso il Tesoro parigino e, in conseguenza di ciò, dalla possibilità che ha Parigi di determinare la quantità di moneta circolante nonché di scegliere quali e quanti investimenti consentire. Inoltre, dopo l'entrata della Francia nell'Eurozona, il cambio Franco CFA - Euro non è garantito dalla BCE ma dalla Banca di Francia.

Per quanto riguarda il settore della difesa, la Francia è presente in Africa con importantissime basi militari in Senegal, Gabon, e Mali. Inoltre, ha stretto accordi di cooperazione militare con le ex colonie belga di Burundi, Ruanda e Congo. La presenza di soldati francesi sul territorio africano è consistente: si stimano in tutto 7 mila militari, di cui oltre 4000 schierati tra Mali, Niger, Gabon, Senegal e Ciad per l'operazione Barkhane, volta a contrastare il terrorismo e contemporaneamente a proteggere gli importanti interessi minerari in un'area straordinariamente ricca di risorse rare quali l'uranio.

L'operato dei presidenti che si sono susseguiti all’Eliseo negli ultimi decenni non smentisce l'operato di De Gaulle. Jaques Chirac ha mantenuto stretti rapporti personali con

molti capi di Stato africani e ha sostenuto i più discutibili regimi dittatoriali. Nel 2011 è stato accusato di aver ricevuto ingenti somme di denaro da cinque presidenti africani che tuttavia non sono mai state provate. Nonostante Nicolas Sarkozy abbia espresso la volontà di superare l’assetto Françafrique e ridurre l’impegno francese in Africa la situazione non ha subito grandi ribaltamenti e, dal 2011, ha optato per un intervento autonomo in Libia ed in Costa d’Avorio. Il mandato di François Hollande ha seguito una condotta analoga. I propositi iniziali erano quelli di diminuire l'impegno in Africa, ma il terrorismo che ha scosso l’Europa e la Francia in particolare, ha spinto Hollande verso una politica estera interventista, tanto in Siria quanto in Niger, Mali e Repubblica Centrafricana. Tuttavia, lo schema seguito da Hollande si differenzia da quello dei suoi predecessori, in quanto sposta forze e attenzioni sulla parte orientale dell’Africa, fino a quel momento piuttosto trascurata, con cui sono stati rinforzati legami commerciali.