IL CONFLITTO DEL DARFUR


AFRICAGIORDANO PIGNA


"Il governo sudanese sta attuando la soluzione finale"

(Niemat Ahmadi, fondatrice dell'organizzazione internazionale per i diritti umani "Darfur women action")

Il Sudan ha una lunga storia, che si intreccia da millenni con quella dell'Egitto. La popolazione del paese è formata da abitanti autoctoni della valle del Nilo e discendenti di immigrati dalla penisola arabica e la quasi totalità della popolazione del nord abbraccia l'Islam, mentre rimangono forti concentrazioni di cristiani e di animisti a sud. L'origine del nome Sudan è stata individuata nell'espressione di lingua araba "Bilād al-Sūdān", il "Paese degli uomini neri".

In particolare, il Darfur si configura come una regione omogenea dal punto di vista religioso, professando in netta maggioranza la fede islamica, ma fortemente eterogenea dal punto di vista etnico; una realtà davvero complicata che può essere esemplificata dalla dicotomia tra le popolazioni arabe quelle africane.

Durante il periodo coloniale inglese (1899-1956) le tensioni tra le varie etnie aumentarono. La Gran Bretagna adottò una politica di incremento delle possibilità economiche per alcune influenti famiglie della valle centrale del Nilo, attraverso la distribuzione delle terre maggiormente produttive, di contratti commerciali e di prestiti bancari, al fine di limitare la resistenza al neonato regime coloniale. Questi influenti gruppi di potere comprendevano leader tribali e religiosi, il cui prestigio sociale era garantito dall'egemonia religiosa della corrente Sufi dell’Islam e dalla politica coloniale inglese di governo indiretto (la così detta «Indirect rule policy»).

Nel 1971 il Presidente Jafaar Nimeiril decise di abolire il modello coloniale della Native Administration, e costituì dei Consigli distrettuali, privando i leader tribali della loro autorità giuridica e amministrativa. Questa riorganizzazione, che implicava spesso che il territorio in cui risiedeva una tribù fosse controllato da un gruppo differente, fu un’ulteriore causa dello scatenarsi del conflitto tribale su larga scala in Darfur. Nel 1995, il Governo di Khartoum decise di intervenire nuovamente sull’assetto istituzionale del Darfur dividendolo in tre Stati, nonostante la ferma opposizione della popolazione. Questa divisione minò definitivamente, ed in breve tempo, la struttura sociale e l’integrità della regione. Alla fine degli anni Novanta, il Governatore del Darfur Occidentale divise l’antico territorio dell’etnia Masalit in tredici emirati, di cui nove divennero emirati arabi, dando così inizio al conflitto tra questa etnia e quelle arabe.

Il conflitto in Darfur iniziò ufficialmente il 26 febbraio 2003, quando il Fronte di Liberazione del Darfur (FLD) rivendicò pubblicamente un attacco su Golo, ma già prima di questa aggressione vi erano state conflittualità nella regione, quando i ribelli avevano attaccato stazioni di polizia, avamposti e convogli militari e il governo aveva risposto con un massiccio contrattacco aereo e terrestre.

L'esercito regolare continuava tuttavia a subire sconfitte, così l'azione di guerra passò nelle mani delle milizie Janjawid, pastori nomadi e guerrieri di etnia araba. I Janjawid ("diavoli a cavallo") furono collocati al centro della nuova strategia governativa per contrastare la rivolta. In Darfur furono fatte affluire risorse militari e i Janjawid furono affiancati come forza paramilitare all'esercito regolare e dotati di attrezzature per la comunicazione e di artiglieria moderna. Le milizie Janjawid, meglio armate, volsero velocemente la situazione a proprio favore; ancora oggi stanno allontanando dal Darfur la popolazione non araba che chiede maggiori diritti nella redistribuzione dei guadagni delle estrazioni petrolifere.

La popolazione civile è stata constantemente oggetto della violazione dei più elementari diritti umani. Donne e bambini sono state vittime di violenze sessuali sistematiche da parte dei gruppi armati. Le stime delle vittime di questa guerra variano a seconda delle fonti: dalle 50.000 persone (secondo i dati risalenti a settembre 2004 e forniti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità) alle oltre 450.000 secondo Eric Reeves nel 2006. La maggior parte delle ONG reputa credibile la cifra di 400.000 morti fornita dalla Coalition for International Justice e da allora sempre citata dalle Nazioni Unite. I mass media (ed il governo statunitense) hanno utilizzato, per definire il conflitto in Darfur, sia il termine "pulizia etnica" sia quello di "genocidio", ma non fecero così le Nazioni Unite. Nonostante due parziali accordi di pace (nel 2009 e nel 2010), a distanza di 15 anni dall'inizio del conflitto la situazione nella regione occidentale del Sudan rimane in uno stato di grande instabilità.

LETTURE ED APPROFONDIMENTI:

-"Darfur", Luca Pierantoni, Chimienti editore, 2008

- "Africa: the holocausts of Rwanda and Sudan.", Lucian Niemeyer,University of New Mexico Press. 2006.