Senti chi parla

Di Giada Berardi

Ogni giorno sento e pronuncio fiumi di parole, ma di rado mi capita di fermarmi a riflettere seriamente sul mio linguaggio o su quello altrui.

Se pensi che chiacchierare di linguistica sia noioso o superfluo, leggi questa intervista e poi corri ad ascoltare uno degli episodi di Senti chi parla: Silvia e Michela ti faranno ricredere !


● Presentatevi

Sono Silvia, dottoranda all’Università di Verona in lingua e traduzione francese. Amo i libri e la natura, sogno una vita mare-monti. Sono curiosa e vivo spesso con la testa tra le nuvole. Sono Michela, dottoranda all’Università di Verona in acquisizione del linguaggio. Sono appassionata di tutto ciò che riguarda lo spazio. Nel tempo libero principalmente cucino o faccio DIY.

● Cos’è Senti chi parla? Com’è nato?

Senti chi parla è un progetto nato dalla nostra passione per la linguistica e dall’entusiasmo con cui ci stupiamo della bellezza delle parole e delle espressioni che ogni lingua è in grado di creare. A causa della pandemia, la distanza che ci divide ha eliminato i momenti davanti ad un caffè o sul tapis-roulant in cui ci ritrovavamo a chiacchierare di questa nostra passione. Abbiamo quindi deciso di continuare le nostre conversazioni in modo un po’ diverso, registrandoci e condividendole con i nostri amici.

● Come mai fra tutti i mezzi di comunicazione disponibili avete scelto di realizzare proprio un podcast ?

Abbiamo scelto il podcast per diverse ragioni. Sicuramente per praticità, infatti per realizzare un podcast non serve molto, basta un telefono con un buon microfono e si può anche registrare a distanza. Tuttavia, la ragione principale per cui abbiamo scelto questo mezzo di comunicazione è l’idea all’origine di Senti chi parla: abbiamo voluto creare degli episodi che si potessero ascoltare facilmente senza troppo impegno... durante una pausa caffè, in macchina o passeggiando per andare a scuola o a lavoro.


● Concretamente come vengono realizzati i vostri episodi?

Abbiamo creato una lista, in continuo aggiornamento, di argomenti che ci piacerebbe trattare. Circa un paio di settimane prima dell’uscita di un episodio ci accordiamo sull’argomento e cominciamo a fare ricerche su libri e online. Non lo avremmo immaginato, ma preparare un episodio ci porta ad imparare tantissime cose nuove... conosciamo a grandi linee i vari argomenti ma non siamo esperte in tutto. La settimana prima dell’uscita

dell’episodio ci incontriamo via zoom per la scaletta e per fare una prova. Infine ci registriamo, ognuna a casa sua e con il suo microfono.


● Voi “chiacchierate di linguistica” ma cos’è la linguistica ? E perché sentite la necessità di parlarne oggi?

In pochissime parole la linguistica è la disciplina che si occupa di studiare il linguaggio umano nella nei suoi elementi principali: i suoni, le parole, i significati, le frasi. Ma non solo, la linguistica si occupa anche dell’acquisizione del linguaggio, della sua evoluzione storica, del suo utilizzo in relazione al contesto e del suo rapporto con la nostra mente.

Ne parliamo perché siamo convinte che oggi la linguistica non sia sufficientemente apprezzata, o meglio, non sia sufficientemente conosciuta. Questa disciplina è spesso confusa con lo studio delle lingue straniere, della letteratura, della grammatica. In realtà la linguistica ha a che fare con l’essere umano e con ciò che ci distingue da tutti gli altri esseri viventi: la capacità di parlare.


● Avete concluso il vostro quinto episodio con questa frase: "Il parlar bene dovrebbe essere parte della nostra quotidianità". Rispetto al passato,

secondo voi, oggi viene data più o meno importanza alla lingua ? Per quale motivo ?


Non pensiamo che oggi si dia più o meno importanza alla lingua rispetto al passato, ma siamo abbastanza convinte che la maggior parte delle persone consideri la lingua come un semplice mezzo di comunicazione. Forse il linguaggio non è mai stato del tutto apprezzato per la sua bellezza e per la sua complessità. Solo chi sviluppa questa consapevolezza per noi attribuisce la giusta importanza alla sua lingua, così come alle lingue straniere.

● Venerdì 12 marzo il Presidente del Consiglio, Mario Draghi ha interrotto il suo discorso al centro vaccinale di Fiumicino domandandosi: «Chissà perché dobbiamo sempre usare tutte queste parole inglesi?»

Voi cosa ne pensate dell'uso (o abuso) di anglismi nella lingua italiana?

Ci è capitato più volte di discutere a lungo sulla questione in quanto la pensiamo diversamente.

Silvia: Da francesista, sono inevitabilmente influenzata e colpita dalla politica linguistica francese. In francese la tendenza è tradurre, utilizzare ed eventualmente introdurre nuovi termini francesi. Purtroppo in italiano non è così, l’inglese è spesso adottato anche laddove esistano termini equivalenti italiani. Ricordo un viaggio in treno in cui un “business man” ha fatto una telefonata con un cliente pronunciando più termini in inglese che altro “ero in call”, “domani abbiamo un meeting”.. Mi fa sorridere che qualcuno possa pensare che faccia “figo” usare parole in inglese, per altro con una pronuncia inglese alquanto discutibile.

Michela: A me piace vedere le lingue come esseri viventi, che nascono, si evolvono e muoiono. Come ogni essere vivente, anche l’Italiano si trasforma e inevitabilmente subisce le influenze del contatto con altre lingue. è vero che pronunciamo gli anglicismi “all’italiana”, ma è proprio questo che mantiene vivo l’italiano: prendiamo spunto da altre lingue e le adattiamo ai nostri suoni e alla nostra grammatica. L’italiano di Manzoni avrebbe probabilmente inorridito Dante, così ricco di espressioni del nord Italia. Allo stesso modo, sono convinta che l’italiano colmo di anglismi di oggi sarà rimpianto dai parlanti italiani fra qualche secolo (ammesso e non concesso che l’italiano sarà ancora vivo...).


● Quali sono, secondo voi, altri mezzi efficaci per far avvicinare le persone al mondo della linguistica?


In primis Senti chi parla, senza dubbio. Oltre ai canali ufficiali, come i siti dell’Enciclopedia Treccani e dell’Accademia della Crusca, abbiamo scoperto sui social network diversi profili di appassionati che parlano di linguistica. Esistono poi programmi televisivi che fanno riflettere sulle lingue, le parole e i loro legami, come il quiz “Reazione a Catena”. Personalmente, vorremmo impegnarci a far avvicinare le persone al mondo della linguistica, specialmente i ragazzi. Sarebbe bello parlarne a scuola in incontri formativi.


● Avete delle vostre parole preferite ?


Molte, forse troppe. Sicuramente siamo affascinate da quelle parole che, in quanto molto connotate culturalmente, non si possono tradurre perfettamente in altre lingue straniere, come “abbiocco”, oppure “spaghettata”. Siamo inoltre appassionate di modi di dire, e ci divertiamo ad immaginare il loro significato letterale. Troviamo molto poetiche “strappare un sorriso” o “dirne di tutti i colori”.


● C'è una parola che ancora non è stata inventata ma di cui sentite la necessità?


Facendo ricerche sull’Esperanto (una lingua artificiale di cui abbiamo parlato nel terzo episodio) ci siamo imbattute in una parola che ci ha subito colpito: krokodili, che in italiano suonerebbe come “coccodrillare”. Questa parola indica l’azione che compiamo quando, in un gruppo di persone con lingue native diverse ma una lingua in comune (come l’esperanto), di proposito iniziamo a parlare nella nostra lingua madre, escludendo qualcuno dalla conversazione. Per motivi di studio ci è capitato spessissimo di andare all’estero e di imbatterci in qualcuno che non parlasse una lingua di nostra conoscenza di proposito. Sicuramente è un atteggiamento poco simpatico, ma ci piacerebbe che venisse introdotta questa parola per riuscire a descrivere lo stato d’animo che si prova quando si è esclusi da una conversazione (e poter dire “mi hanno coccodrillato”). Essere in grado di descrivere uno stato d’animo con un termine così divertente, ci potrebbe forse rincuorare, ricordandoci di non essere gli unici ad esserci trovati in una situazione simile.


Io ringrazio di cuore Silvia e Michela.

Potete trovare tutti gli episodi di Senti chi parla su Spotify, oppure su Instagram come

@sentichiparla.podcast.