Nessuno può mettere Von Der Leyen in un angolo

Di Rebecca Bellaviti

All’inizio del mese di Aprile, è avvenuto un incidente diplomatico ad Ankara, in Turchia, durante un incontro tra il governo turco e l’Unione Europea.

La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, è rimasta senza un posto dove sedersi all’inizio di un incontro, poiché le uniche due sedie disposte erano già state occupate dal presidente turco e dal presidente del Consiglio Europeo, Michel. La presidente si è trovata costretta a sedersi su un divano che si trovava qualche metro più distante da dove sarebbe dovuta essere la sua sedia. Sui social, dove la notizia si è diffusa molto velocemente ha iniziato a girare l’hashtag “sofagate”. Von der Leyen si è ripromessa che un evento del genere non si ripeterà più e che le missioni diplomatiche future dovranno essere preparate in modo congiunto.

Il caso ha fatto emergere problemi che sono oggetto di dibattito da molto tempo: lo scarso riguardo nei confronti dei capi delle istituzioni europee da parte di leader stranieri, soprattutto quelli autocratici come Erdogan, e il sessismo nei confronti delle leader donne, che rimanda al ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul contro la violenza contro le donne.

Infatti, il 20 marzo 2021 il presidente Turco Erdogan, ha annunciato l’uscita della sua nazione da tale trattato, di cruciale importanza per la prevenzione e la lotta alla violenza di genere e domestica. Ciò ha scatenato diverse proteste all’interno del Paese e anche l’intervento e la condanna da parte del presidente americano Biden.

Il presidente turco ha giustificato la sua decisione dicendo che la Turchia ha già le leggi sufficienti per garantire la sicurezza delle donne. Tuttavia dall’inizio dell’anno si sono già verificati quasi 80 femminicidi. Secondo quanto riportato dall’OMS, oltre il 38% delle donne in Turchia è stata vittima di violenza da parte del partner e i femminicidi nel Paese sono in costante aumento.

Forse il vero problema non è la sedia mancante per Von der Leyen, che rimane un oltraggio all’UE e a VDL, ma il fatto che lei e Michel fossero lì, a parlare cordialmente con un “dittatore necessario”, come Draghi ha definito Erdogan?