SABATO 21 NOVEMBRE

"Beati i poveri di spirito, perchè di essi è il regno dei cieli"

poveri cioè veri

Dal Vangelo di Matteo (Mt 4, 23 – 5, 12)

23Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

1Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

3«Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli.

4Beati quelli che sono nel pianto,

perché saranno consolati.

5Beati i miti,

perché avranno in eredità la terra.

6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

perché saranno saziati.

7Beati i misericordiosi,

perché troveranno misericordia.

8Beati i puri di cuore,

perché vedranno Dio.

9Beati gli operatori di pace,

perché saranno chiamati figli di Dio.

10Beati i perseguitati per la giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli.

11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.

12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così, infatti, perseguitarono i profeti che furono prima di voi.





PREGHIERA






La Parola di Dio non è espressione letteraria, ma è indice di un avvenimento, è sempre un fatto: la Parola di Dio è Cristo. La Sua parola parte dalla promessa di un avvenimento. La figura della Madonna è tutta riempita di memoria, la parola del suo popolo, e tutta protesa a ciò che gli avvenimenti significano (l'annuncio dell'Angelo, il saluto di Elisabetta). Per questo Elisabetta ha usato la miglior espressione che si potesse dire di una persona: «Beata colei che ha creduto all'adempimento della parola del Signore».

Anche a ognuno di noi, con la trasmissione della fede, è stato detto che la vita ha un destino. Nella sincerità del nostro cuore può riecheggiare in modo vero il Magnificat. Qualunque sia la condizione attuale della nostra vita è gratitudine perché cammino a quel destino in cui vedremo Dio.

La Madonna, il giorno dopo l'annuncio, nella luce mattutina nuova, decise di andare subito ad aiutare la cugina Elisabetta che dall'Angelo aveva sentito incinta di sei mesi; e fece a piedi quei centoventi chilometri di strada di montagna, velocemente, come dice il Vangelo. E' la carità quello che nasce da questa luce mattutina con cui anche noi ci alzeremo tutte le mattine, con cui affronteremo tutte le ore undici della giornata, o le ore quattro della giornata, o le ore ventidue della giornata; questa luce mattutina ci da una tenerezza verso gli uomini, verso gli uomini sconosciuti e verso gli uomini ostili, verso gli uomini estranei; non più estranei, ma parte di noi.

Don Luigi Giussani, Santo Rosario meditato


Ave, nobile, gloriosa e intatta fanciulla,

tu pupilla della castità, tu materia della santità,

che piacque a Dio.

In te infatti avvenne quella celeste infusione,

per cui il verbo eterno si rivestì di carne in te.

Tu candido giglio,

cui Dio rivolse lo sguardo prima di ogni creatura.

O bellissima e dolcissima;

quanto grandemente Dio si è compiaciuto in te!

Nel calore del suo abbraccio ha fatto germogliare

in te suo Figlio così che potesse ricevere da te il latte.

Così il tuo grembo esultò di gioia,

quando tutta la sinfonia celeste sgorgò da te,

perché tu, o vergine, portasti il Figlio di Dio,

per cui la tua castità rifulse in Di.

La tua carne provò gioia,

come l’erba su cui cade la rugiada infondendovi freschezza;

così è accaduto anche in te, o madre di tutte le gioie.

Ora tutta la Chiesa risplenda di gioia e risuoni

nell’armonia per la dolcissima vergine Maria,

degna di lode madre di Dio. Amen.

traduz. da: Ildegarda di Bingen, Ave, generosa




PISTE DI RIFLESSIONE




GRUPPO COPPIE – BEATI I POVERI IN SPIRITO PERCHÉ DI ESSI È IL REGNO DEI CIELI

Beati

É la prima parola, Dio ci vuole dire che il Vangelo è fatto per essere felici, ci incoraggia a metterci in cammino per raggiungere la felicità.


… i poveri in spirito …

Ogni beatitudine ci dice qualcosa su Dio e qualcosa sugli uomini. In questo caso ci spiega che Dio si prende cura dei poveri e degli ultimi, vede bene chi sta in basso.

Per Matteo l’essere poveri in spirito non significa la povertà materiale ma è un atteggiamento da scegliere e da realizzare, significa essere umili. Come si fa ad essere umili? Guardiamo Gesù per capirlo…

- sapere che non siamo fondati su noi stessi ma che dipendiamo da Dio;

- essere nella condizione di figli;

- non significa non valere nulla ma riconoscere che tutto ciò che abbiamo, il nostro valore è stato ricevuto in dono;

- essere veri, essere noi stessi anche nei nostri difetti (cercando di migliorarli ma senza negarli e nasconderli)

Essere umili dovrebbe portare ad altri atteggiamenti:

- Estrema libertà interiore, che significa anche essere liberi dalle cose, essere sobrio. Gesù non stabilisce una regola su come vivere questa sobrietà, ci rende liberi di scegliere;

- Visione autentica di sé, serena e pacifica: ci libera dall’ansia di dover essere sempre perfetti, di dover costruire una falsa immagine di sé;

- Mettere da parte l’idea di essere indipendenti e non temere di dipendere, di essere legato ad altre persone;

- Usare le proprie cose per condividere, per costruire legami;

- Essere sensibili alla povertà nel mondo: Dio non vuole la povertà materiale, vuole che sia superata.


… perché di essi è il Regno dei Cieli

La beatitudine parla al presente (“è”, non “sarà”). Il senso non è quello dell’alienazione dalla realtà ma già ora possiamo sperimentare la gioia di essere con Dio, fare esperienza del Regno di Dio già sulla terra.

SPUNTI DI RIFLESSIONE

- Sobrietà: Come è possibile viverla in famiglia? Come educare i figli a questo valore?

- Autenticità: in quali relazioni riusciamo a sperimentare questa autenticità, questo riconoscere e non nascondere i propri difetti?

- Legami con gli altri: come sono i rapporti con i miei vicini?

- Povertà materiale: siamo sensibili a questo tema? Cosa possiamo fare di concreto a riguardo?



SECONDO INCONTRO GIOVANI COPPIE

21 Novembre 2020

APPUNTI

Ci fermiamo sulla prima beatitudine: “beati i poveri in spirito perché di essi e il regno dei cieli”.

Questa è la prima parola di Gesù. E' interessante che la prima parola sia "Beati", il Vangelo è per farci diventare felici. Non tutti i Vangeli fanno così, ma questo sì. Le prime parole di Gesù sono significative. Se cerchi altro in un vangelo, sbagli. E`' una buona notizia, è fatta per la felicità.

La parola Beati sulla bocca di Gesù ha peraltro un significato del tipo: “mettiamoci in cammino”. Dio vuole che tu sia felice e vuole che tu sia in cammino, in marcia.

Pensiero di fondo: tutte le beatitudini dicono qualcosa di Dio e dicono qualcosa dell'uomo.

Quindi leggiamole con questa prospettiva: cosa dicono di Dio? Cosa dicono degli uomini?

Cosa dice di Dio questa beatitudine sui poveri?

Anzitutto Gesù dice che Dio vuole la nostra felicità, non ha altro desiderio che questo. Ciò vale per tutte le beatitudini.

Con questa beatitudine in particolare, Gesù non sta parlando anzitutto dell'uomo ma di Dio e dice che Dio si prende cura dei poveri, questo è il suo volto. Dio si prende cura dell'umanità in tutte le sue caratteristiche di povertà.

La parola di Gesù parte anche da una lettura concreta: chi lo ascolta di più sono i poveri. Anche chi è ricco, ma nella misura in cui sente di aver bisogno di qualcosa, può accorgersi di essere povero. Non puoi ascoltare il vangelo se non sei disposto ad essere povero.

Il vangelo parla di Dio. Isaia 57,15 dice: "io sto in alto e sto anche con gli oppressi e gli umiliati". In questo senso chi ha più capito tutto ciò è Maria, che nel Magnificat dice "ha guardato la bassezza della sua serva". Sembra quasi che tanto più uno è in basso, tanto più Dio guarda a lui.

Che cosa dice degli uomini questa beatitudine?

Partiamo da qui: essa è detta due volte, una volta nel vangelo di Matteo e una volta in quello di Luca. Non sappiamo se Gesù dice questa cosa due volte, o se gli evangelisti la riportano diversamente per sottolinearne due aspetti. In Luca 6 comunque Gesù dice: "beati voi, poveri, perché vostro è il Regno di Dio”: qui Gesù si rivolge con il “voi” a persone concrete che gli stanno davanti e che sono effettivamente povere e in pratica dice loro: “Dio sta con voi”.

In Matteo non dice “beati voi”, bensì: “beati i poveri in spirito”. Qui la povertà non è un dato di fatto, ma una condizione che l'uomo deve realizzare, l'uomo cioè deve cercare la condizione di povero. Non solo “beati i poveri”, ma “beati i poveri in spirito”, quindi non solo quelli "sfortunati" nati poveri, ma quelli che la povertà la scelgono, come atteggiamento da costruire.

Non si tratta solo di non avere soldi, ma qualcosa che è un atteggiamento da costruire. Quale? In sintesi si può dire che “poveri in spirito” corrisponde a “umili”.

Cosa vuol dire? Guardiamo Gesù: egli è il primo “povero in spirito”. In che senso? Significa sapere che non siamo fondati su noi stessi, sapere che riceviamo tutto, sapere che dipendiamo, che non siamo noi l'origine di noi stessi. Dove comincia, infatti, la vita di Gesù adulto? Incomincia con il battesimo, quando Dio dall'alto dice a lui: “questi è il mio figlio diletto”. Essere figlio è essere uno che riceve. Il che non vuol dire "sono uno che non vale niente", ma sono uno il cui valore è tutto donato, che ha ricevuto tutto, perfino il proprio essere. Sei vero quando sei così, quando sei umile, quando sei povero in spirito. Gesù si fa uomo per dirci cosa è l'uomo, come lui è figlio anche noi siamo figli, dipendiamo da, riceviamo tutto.

Questo atteggiamento porta ad altri atteggiamenti:

· Estrema libertà interiore. Gesù si presenta subito come un uomo libero. Proprio questo dipendere lo rende libero. Una libertà interiore piena. Si manifesta anche nell'essere libero dalle cose, libero dal possesso. Non sono schiavo delle cose, le posso possedere, ma sono libero. Una maniera di manifestare la libertà è la sobrietà. E' possibile in una famiglia vivere questo? Cosa significa essere sobrio in famiglia? La sobrietà è una forma di libertà. Il tuo valore non è quanto hai, ma quanto hai ricevuto da Dio. Questo ti rende felice, ti rende beato. E con i figli – se ne abbiamo - come riusciamo ad educarli a questa sobrietà? Attenzione: Gesù non ci dà una regola precisa, ma ci rende liberi di discernere che cosa vuol dire per noi, nella nostra condizione concreta, sobrietà e libertà.

· Una visione autentica, serena, pacifica di se stessi. Non passo la vita a costruirmi una immagine alta di me. Mi libero dall'ansia di stare al centro. Mi libero dall'ansia di presentarmi sempre bene, di nascondere i miei difetti. Sono libero di essere me stesso, di accettarmi così come sono. Non ho fame di affermazione, che non vuol dire non ho fame di realizzarmi, ma posso farlo senza l'ansia dell'autoaffermazione.

· Non temere di dipendere da, accettare di aver tanti legami di dipendenza. La vita è fatta di legami di dipendenza, ma uno resta libero in questi legami; anzi; proprio quei legami ti liberano (lo si sperimenta quando tra due persone ci si vuole veramente bene!). Sei povero in spirito perché sei umile, e sei povero in spirito perché sei legato ad altri. Gesù non aveva niente, dipendeva dagli altri per il sostentamento, ma non per questo era meno libero.

· Uso le mie cose per condividere. E' una grande forma di libertà, di verità. Io posso possedere, basta che quello che posseggo io lo condivida. Con le cose che ho devo costruire legami con gli altri e lasciare che gli altri ti diano qualcosa. Si sta insistendo in questi giorni sui legami di vicinato. Chiediamoci come sono i nostri legami con i nostri vicini, almeno per quanto dipendono da me e in generale quanto sono capace di condividere, anche con i vicini, se non altro condividere la mia attenzione con i vicini. Luca dice che in Paradiso troveremo ad aprirci la porta i poveri con cui hai condiviso, che hai incontrato. La mia condizione di credente mi lascia poi la libertà di scegliere come e cosa condividere.

· Beati i poveri in spirito non vuol dire che a Dio piaccia la povertà degli uomini, egli vuole che la povertà sia superata, che i poveri abbiano il necessario. Aver sensibilità per la povertà nel mondo, per i problemi che generano la povertà. Guardare la realtà non solo con i nostri occhi dal nostro punto di vista, ma allargare lo sguardo.

Seconda parte della beatitudine: perché di essi è il regno dei cieli. Dio ama guardare e andare incontro ai poveri.

Sottolineiamo il verbo essere al presente: di essi è il regno dei cieli, oggi e qui. Superiamo ogni forma di alienazione che ci fa sospettare che la religione è l'oppio dei popoli (fai il bravo adesso che poi nell’aldilà…). Al contrario, Gesù dice che tu appartieni già adesso e qui al regno dei cieli. Tu sperimenti già la gioia di essere con Dio. Tu conoscerai Dio dal vivo. Non pensiamo che prima bisogna capire chi è Dio e poi comportarci di conseguenza. La questione è al contrario: tu incontri Dio mentre vivi, ne fai esperienza attraverso le scelte che fai. Conosci la pace con te stesso perché ti poni nel giusto orizzonte, nella giusta direzione.

Fai dunque già adesso esperienza dall'azione di Dio che ti viene incontro e ti dà la pace.