SABATO 19 DICEMBRE

"Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati"

...consolati perciò mai più soli


Dal Vangelo di Matteo (Mt 4, 23 – 5, 12)

23Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

1Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

3«Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli.

4Beati quelli che sono nel pianto,

perché saranno consolati.

5Beati i miti,

perché avranno in eredità la terra.

6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

perché saranno saziati.

7Beati i misericordiosi,

perché troveranno misericordia.

8Beati i puri di cuore,

perché vedranno Dio.

9Beati gli operatori di pace,

perché saranno chiamati figli di Dio.

10Beati i perseguitati per la giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli.

11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.

12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così, infatti, perseguitarono i profeti che furono prima di voi.





PREGHIERA






CANTO DI INIZIO

BEATITUDINI

Dove due o tre sono uniti nel mio nome ,

io sarò con loro , pregherò con loro , amerò con loro

perché il mondo creda a Te ,

o Padre , conoscere il tuo amore , avere vita con Te.

Voi che ora siete miei discepoli nel mondo ,

siate testimoni di un amore immenso ,

date prova di quella speranza che c'è in voi Coraggio !

Vi guiderò per sempre , io rimango con voi .

Ogni beatitudine vi attende nel mio nome ,

se sarete uniti , se sarete pace ,

se sarete uniti perché voi vedrete Dio che è Pace

in Lui la nostra vita gioia piena sarà !

Spirito che animi la Chiesa e la rinnovi ,

donale la fortezza , fa che sia fedele

come Cristo che muore e risorge ,

perché il Regno del Padre si compia in mezzo a voi:

abbiate fede in Lui .


MEGLIO ESSERE IN DUE

Parola Qo 4, 1-2

1Tornai poi a considerare tutte le oppressioni che si fanno sotto il sole. Ecco le lacrime degli oppressi e non c'è chi li consoli; dalla parte dei loro oppressori sta la violenza, ma non c'è chi li consoli. 2Allora ho proclamato felici i morti, ormai trapassati, più dei viventi che sono ancora in vita; 3ma più felice degli uni e degli altri chi ancora non esiste, e non ha visto le azioni malvagie che si fanno sotto il sole.

4Ho osservato anche che ogni fatica e ogni successo ottenuto non sono che invidia dell'uno verso l'altro. Anche questo è vanità, un correre dietro al vento. 5Lo stolto incrocia le sue braccia e divora la sua carne. 6Meglio una manciata guadagnata con calma che due manciate con tormento e una corsa dietro al vento.

7E tornai a considerare quest'altra vanità sotto il sole: 8il caso di chi è solo e non ha nessuno, né figlio né fratello. Eppure non smette mai di faticare, né il suo occhio è mai sazio di ricchezza: «Per chi mi affatico e mi privo dei beni?». Anche questo è vanità e un'occupazione gravosa.

9Meglio essere in due che uno solo, perché otterranno migliore compenso per la loro fatica. 10Infatti, se cadono, l'uno rialza l'altro. Guai invece a chi è solo: se cade, non ha nessuno che lo rialzi. 11Inoltre, se si dorme in due, si sta caldi; ma uno solo come fa a riscaldarsi? 12Se uno è aggredito, in due possono resistere: una corda a tre capi non si rompe tanto presto.

Avvento

tratto da una riflessione di don Tonino Bello


“Alzatevi e levate il capo”, sono i due verbi dell'Avvento, sono le due luci che ci devono accompagnare nel nostro cammino che ci prepara al Natale. Coraggio, allora, fratelli, alzatevi e levate il capo, muovetevi, fate qualcosa, il mondo cambierà, anzi sta cambiando, non ve ne accorgete?

Non li vedete i segni dei tempi di cui parla Gesù nel Vangelo? Gli alberi di fico mettono già le prime foglie e sul nostro cielo il rosso di sera non si è ancora scolorito.

Mi viene da pensare che anche in cielo oggi comincia l'Avvento, il periodo dell'attesa. Qui sulla Terra è l'uomo che attende il ritorno del Signore, lassù nel cielo è il Signore che attende il ritorno dell'uomo. Ritorno che si potrà realizzare con la preghiera, con una vita di povertà, di giustizia, di limpidezza, di purezza, di amore, e con la testimonianza evangelica, e con una forte passione di solidarietà.

E mentre per questo cammino di ritorno ci affidiamo alla Vergine dell’attesa e alla Madre della speranza, cerchiamo di mettere in pratica quello che ci dice S. Agostino: "Aiuta coloro con i quali cammini, per poter raggiungere colui col quale desideri rimanere".

Se è così già fin d’ora... Buon Natale!





PISTE DI RIFLESSIONE




GRUPPO COPPIE – BEATI GLI AFFLITTI PERCHÉ SARANNO CONSOLATI

ALCUNE CONSIDERAZIONI DAL BRANO LETTO (Matteo 5, 3)

· … perché saranno consolati

Il verbo al passivo nella Bibbia viene spesso usato per evitare di nominare il nome di Dio, rendendo quindi implicito che gli afflitti troveranno la consolazione in Dio: sarà Dio che li consolerà.

Gesù non dice mai di cercare il dolore. Magari dice che, come atteggiamento, dobbiamo cercare la povertà ma mai il dolore. Non è bello soffrire ma incontrare Gesù porta a sentirsi consolati nel proprio dolore, nelle proprie difficoltà.

Questa quindi la prima consolazione: il volto cristiano di Dio si manifesta nel fatto che il Signore sta con noi e porta insieme a noi le gioie e le sofferenze della nostra vita.

Qualche aspetto su cui vale la pena di soffermarsi:

Ø Dio non è sceso dalla croce. Restando sulla croce ha dimostrato di voler stare con gli uomini e di condividere con loro il dolore. Gesù risorto appare con le piaghe: ciò è segno che ha condiviso il dolore con noi. Emmanuele, Dio con noi, vuol dire proprio questo.

Ø I rabbini, parlando di Dio che si manifesta nel roveto ardente che non brucia, dicono che Dio sta in mezzo alle spine perché condivide le spine (i dolori) del suo popolo.

Ø Gesù guarisce il lebbroso e gli dice: “non dirlo a nessuno” per evitare che gli altri pensino a un Dio “alto”. E il messaggio al lebbroso è di avere sempre desiderio di Dio, anche quando non si manifesta in questa maniera così elevata. Il miracolo dimostra la vicinanza di Dio all’uomo.

La beatitudine sta nel capire che Dio è con noi e che ci consola nella sofferenza. Nella Bibbia, infatti, si legge che:

Ø Gesù ci promette lo Spirito Santo, il Paraclito (il Consolatore)

Ø Tutto quello che è stato scritto nella Bibbia è stato scritto per la nostra consolazione (Lettera di S. Paolo)

La Scrittura è via maestra per capire questa beatitudine e per comprendere che il nostro Dio è un Dio “appassionato”, non “impassibile”. Dio è pieno di passione per gli uomini e soffre anche per loro (specialmente quando questi lo rifiutano).

· Beati gli afflitti…

Gesù non dice “beato il dolore” ma “beati gli afflitti”. Cosa dobbiamo imparare a chiedere? Cosa possiamo fare per sentire questa beatitudine? Dobbiamo impostare la nostra vita sulla condivisione!

Condividere = “Patire con”. Questo è un grande principio della fede, un passaggio decisivo per accogliere Dio in noi: farci capaci di condividere.

La presenza di qualcuno che condivide le nostre fatiche è già consolazione. Nel regno di Dio si impara questa consolazione reciproca. Nella Lettera ai Galati si legge: “Portate i pesi gli uni degli altri”. Se viviamo questo “stile” di vita, viviamo la Fede. Se impariamo a portare i pesi gli uni degli altri, nel farlo capiamo chi è Dio. La stessa Madre Teresa di Calcutta disse che per più di 50 anni ha cercato Dio e ha sentito Dio solo nello stare vicino ai poveri e ai derelitti di Calcutta.

Altrettanto importante è anche riconoscere il proprio bisogno di consolazione e riconoscere con gratitudine che altri ci sono stati vicino nella prova. Dio si manifesta anche tramite la consolazione offerta dai nostri fratelli nel momento del bisogno e ciò deve suscitare il desiderio di ringraziare.

Un brano del Qoelet (4, 9-10), scritto probabilmente pensando al matrimonio, dice: “meglio essere in due che uno solo, perchè due hanno un miglior compenso nella fatica: se uno viene a cadere, lo rialza l’altro.” Non siamo chiamati ad essere soli ma a capire e sperimentare la bellezza della consolazione. Nella coppia abbiamo espressione massima di questo. Se l’altro cade, siamo chiamati ad aiutarlo a rialzarsi, senza fargli pesare il fatto che è caduto e che lo stiamo aiutando.

Bisogna imparare a consolare l’altro, a capire il suo linguaggio. Spesso non è necessaria la presenza fisica, basta che l’altro sappia che noi ci siamo, anche se lontani. Ci accorgiamo che molte volte avremmo voluto consolare ma non ne siamo stati capaci. Magari l’altro vuole essere consolato in un certo modo ma noi non lo capiamo (accade spesso tra uomo e donna, per la differenza del modo di essere, del linguaggio). La bellezza del matrimonio ci permette di fare questi passi. Capire come consolare l’altro è strada per capire chi è Dio.

SPUNTI DI RIFLESSIONE

1. Dove/come possiamo imparare a condividere, cioè “patire con” / “stare con”?

2. In quali forme, nella coppia, abbiamo manifestato la nostra consolazione all’altro nei momenti di difficoltà?



Incontro Giovani Coppie di sabato 19 dicembre 2020.pdf