La sicurezza della rete consiste nell'insieme di strategie, procedure e tecnologie finalizzate a proteggere la rete aziendale dagli accessi non autorizzati e quindi da potenziali danni. Le minacce più comuni all'infrastruttura e ai dati della rete includono hacker, malware e virus e possono essere tutte finalizzate ad accedere a una rete, a modificarla o a violarla.
Più linee di difesa proteggono una rete in corrispondenza del perimetro o al suo interno. La sicurezza parte dal controllo dell'accesso: policy e controlli che gestiscono l'accesso alla rete da parte degli utenti autorizzati, ma anche dei dispositivi e dei dati. Un firewall, che può essere di tipo hardware o software, è un'altra importante linea di difesa e serve per separare la rete da altre reti non attendibili (come Internet); i firewall monitorano e controllano il traffico che può entrare o uscire dalla rete.
L’Internet di superficie, cioè quella a cui accediamo tutti i giorni, è la parte della Rete che viene mappata dai motori di ricerca tradizionali, come Google o Bing.
Il Deep Web, invece, è la porzione di Internet che non viene indicizzata dai motori di ricerca, per cui non la troveremo mai tramite Google. Secondo alcune stime, questa parte costituisce tra l’89 e il 96 percento del web. Quello che vediamo della Rete è, quindi, una frazione piccolissima.
Nel calderone dei contenuti non indicizzati dai motori di ricerca, finisce quasi paradossalmente tutto ciò che del Web usiamo più spesso: i messaggi diretti, le email, e le transazioni bancarie. Inoltre, fanno parte della categoria le pagine Internet a cui per accedere è necessario autenticarsi o fare il login. Come, per esempio, i forum o gli indirizzari universitari.
Una piccola porzione di web non indicizzato è il Dark Web, che possiamo considerare un sottoinsieme del Deep Web.
Il Dark Web si compone di pagine con un dominio .onion, che sono ospitate su dei server utilizzando il protocollo Tor, sviluppato in origine dal dipartimento di difesa statunitense per consentire comunicazioni anonime e sicure. Nel 2004 è diventato di dominio pubblico ed è un buon strumento per proteggere la privacy. Da allora, però, al suo interno è cresciuto anche il mercato nero: è possibile trovare droga, armi, persino affittare dei killer per uccidere qualcuno.
A differenza di quanto succede nel caso del deep web, al dark web si arriva solo tramite specifici software che consentono agli utenti la navigazione anonima, cioè di proteggere tanto la propria identità quanto la privacy in termini di siti cronologia delle pagine visitate. Digitando un qualunque dominio .onion nella barra degli indirizzi di un normale browser (Google Chrome, Safari o Firefox), il sito corrispondente non risulterà raggiungibile.
Il software più conosciuto per accedere al dark web è Tor: si presenta come un browser, che possiamo scaricare gratuitamente, e utilizzare per surfare sui siti di tutti i giorni, tutelando la nostra riservatezza.
Possiamo immaginare il dark web come un grande suk in cui si può trovare di tutto. C’è la versione .onion dei siti di notizie e persino di Facebook. Una buona porzione di pagine è gestita da amanti delle criptovalute.
Ma ci sono anche i mercati illegali: nel 2016 due ricercatrici hanno selezionato a caso 400 url .onion e poi le hanno suddivise in base a scopo e contenuti. Così hanno scoperto che circa la metà di questi siti era legale. Mentre tra le url contenenti materiale illegale, il 45 per cento aveva a che fare con il commercio di droga, l’11,9 per cento con quello di farmaci, un 4,6 per cento erano siti di frodi e un altro 4,6 per cento riguardava operazioni di hacking.