SULLE TRACCE DI GIOTTO

Compianto su Cristo morto, Giotto. Chiesa di Santa Chiara

La presenza di Giotto a Napoli è documentata dal 1328 al 1333. Saranno i sovrani angioini a chiamare l’artista toscano e le migliori maestranze dell’epoca per decorare le chiese della città con bellissimi affreschi e cicli pittorici. Gli eventi storici non sempre hanno permesso la conservazione di queste pitture, ma le testimonianze che ci sono pervenute sono tra le più importanti dell’Italia meridionale. Di seguito le chiese dove possiamo trovare le tracce di Giotto e dei suoi seguaci.

La chiesa di Santa Chiara 

I lavori della cittadella francescana di Santa Chiara iniziarono nel 1310 per opera di Roberto d'Angiò e di sua moglie Sancia di Maiorca. Il nucleo centrale era la chiesa, originariamente dedicata al Santo Corpo di Cristo. Santa Chiara fu il primo cantiere aperto a Napoli da Giotto (1328). Le registrazioni riportano che gli affreschi raffiguravano l'Apocalisse e le storie dell'Antico e del Nuovo Testamento, che coprivano la navata e le cappelle. Mentre questi furono distrutti già nel 1604-1611, rimangono alcuni esempi fondamentali del lavoro di Giotto e dei suoi assistenti locali nel coro delle Clarisse, che conserva frammenti di un Compianto su Cristo Morto sullo sfondo di un Calvario e la raffigurazione di stalli di coro, prosecuzione di quelli lignei. Per ragioni iconografiche legate alla dedica originaria della chiesa, l'affresco deve essere stato uno degli episodi cardine dell'intera decorazione. La ricerca spaziale e l'efficacia della prospettiva rappresentano il punto più alto della carriera di Giotto.

Decorazioni delle finestre nella Cappella Palatina di Castel Nuovo

La Cappella Palatina di Castel Nuovo 

Nel 1279 Carlo d’Angiò decise di costruire Castel Nuovo, un castello-palazzo che ancora oggi segna il centro del potere politico e amministrativo della città. Al suo interno si trova la cappella palatina fondata da Carlo II nel 1307 e dedicata all'Assunzione della Vergine. Nel 1329 re Roberto decise di commissionare a Giotto la decorazione degli interni, oggi completamente perduti. La cappella palatina conserva solo alcuni frammenti significativi. I dipinti rivestivano i muri con le Storie dell'Antico e del Nuovo Testamento. Le tracce che ne rimangono sono la decorazione delle feritoie di sette finestre, a motivi vegetali, finto marmo e mosaico alternate a medaglioni adornati di stemmi reali. Con Maso di Banco, in particolare, oltre a qualche aiuto di artisti locali e altri che avevano lavorato nelle cappelle fiorentine, Giotto qui produsse una delle sue più grandi imprese, che fu esaltata anche da Petrarca (1358).

Affreschi della Cappella Brancaccio

La Cappella Brancaccio in san Domenico Maggiore.

Una delle più importanti testimonianze superstiti della chiesa di San Domenico Maggiore, in stile gotico, è la cappella Brancaccio. Un numero significativo di studiosi assegnano il ciclo a Pietro Cavallini, artista di spicco a Roma alla fine del XIII secolo, convocato alla corte di Carlo II d'Angiò a Napoli nel 1308. Gli affreschi del Cavallini sono databili diversi anni prima dell’arrivo di Giotto, ma probabilmente avrà assimilato a Roma la lezione dell’artista toscano. Nello spazio gotico della cappella, scandito in pannelli divisi da strisce di mosaico cosmatesco, le figure sono disposte, una dopo l'altra, su uno sfondo blu uniforme. L'artista ha disposto gli edifici ai lati delle scene come le quinte di un palcoscenico, e ha incorniciato i personaggi in ambientazioni architettoniche che richiamano i caratteri stilistici del gotico.

San Lorenzo Maggiore

Gli affreschi delle cappelle radiali dell’abside della Chiesa di San Lorenzo Maggiore

La chiesa, nucleo principale di un isolato che fu uno dei più grandi centri culturali e religiosi della città, fu costruita intorno al 1270-75 da Carlo I d'Angiò nelle nuove forme del gotico. L'ala destra del transetto conserva importanti passaggi di affresco, con la Natività e la morte della Vergine, già parte di un ciclo di storie mariane in gran parte andate perdute. Furono dipinte intorno al 1300 da Montano d'Arezzo, già capace di esprimere riflessioni delle prime opere di Giotto, e dal romano Pietro Cavallini. Un pittore umbro, il Maestro delle Storie della Maddalena, dipinse le Storie di Maria Maddalena (295-1300) nella Cappella omonima. La sesta cappella radiale è della potente famiglia Barrile; nel 1333-1334 Giovanni incaricò uno stretto collaboratore di Giotto, detto il "Maestro di Giovanni Barrile", di dipingere le Storie della Vergine, uno dei più importanti esempi della divulgazione dello stile di Giotto nel sud Italia.

Chiesa di Donnaregina Vecchia

Coro della Chiesa di Donnaregina Vecchia

Ricostruita dopo il terremoto del 1292 grazie alla generosità della Regina di Napoli, Maria d'Ungheria, la chiesa di Donnaregina Vecchia è a navata unica, con il coro delle monache - che seguivano la regola dell'ordine francescano - posto sopra la zona d’ingresso. L'edificio era completamente decorato con un ciclo di affreschi datato tra il 1317 e la fine degli anni Venti del Trecento. Gli affreschi, attribuiti da molti critici al pittore romano Pietro Cavallini riguardano: Storie della vita di Cristo, Storie della vita di Santa Elisabetta d'Ungheria, Storie della vita di Sant'Agnese, Storie della vita di Santa Caterina d'Alessandria e Giudizio universale nel coro, Inoltre troviamo figure degli Apostoli e dei Profeti sulla parete destra della navata, con la loro colorazione originale profondamente alterata dopo che un incendio scoppiò nell'edificio alla fine del XIV secolo, conferendo loro una tonalità marcatamente rossastra. Gli ultimi restauri di questi affreschi risalgono agli anni ottanta del secolo scorso.

Chiesa dell’Incoronata

Questa chiesa fu dedicata alla corona di spine di Cristo, a causa del reliquiario portato qui dalla Sainte-Chapelle di Parigi, che Giovanna I d'Angiò donò alla chiesa fondata nel 1352. Roberto d Oderisio, uno dei più grandi seguaci napoletani di Giotto, attivo nell'Italia meridionale nella seconda metà del secolo, dipinse nelle lunette e su parte delle pareti della prima campata le Storie bibliche di Giuseppe l'Ebreo e di Mosè (1340-1343); il successivo ciclo della volta, dipinto nel 1352-1354, illustra I Sette sacramenti e Il Trionfo della Chiesa. L'itinerario sopra descritto può essere aticolato per l'intera giornata partendo da Castel Nuovo, per proseguire in via Medina, poi da lì verso i decumani del centro greco-romano e concludere in via Duomo. Può essere personalizzato comprendendo anche solo una parte delle chiese descritte, concentrandosi per esempio su quelle del centro storico.