Le Sette leggi dei figli di Noè

Capitolo 8

Le Sette leggi dei figli di Noè

Le Sette leggi dei figli di Noè

Io chiamo il cielo e la terra ad essere testimoni che a qualsiasi individuo, uomo o donna, ebreo o gentile, libero o schiavo, può essere concesso lo Spirito Santo dentro di lui. Tutto dipende dalle sue azioni (Tanna D’bei Eliyahu).

… la conclusione è questa: temi D-o e osserva i suoi comandamenti, perché questo è tutto per l’uomo (Ecclesiaste 12, 13).

Il punto di vista halachico-giuridico

Secondo la Torà, tutta l’umanità è suddivisa in due classificazioni generali: i figli di Israele e i figli di Noè. I figli di Israele sono gli ebrei, i discendenti del patriarca Giacobbe, e a loro è stata assegnata l’osservanza dei 613 precetti di cui è composta la legge mosaica; i figli di Noè sono gli eredi delle settanta nazioni originarie del mondo con le loro ramificazioni e a loro sono rivolti i Sette precetti universali chiamati anche le Sette leggi dei figli di Noè o leggi noachiche45. Abbiamo già visto che queste leggi riguardano il divieto di idolatria, bestemmia, omicidio, furto, relazioni sessuali illecite, di mangiare le membra di animali ancora in vita e l’obbligo di istituire tribunali (nessuno deve farsi giustizia da sé). Come è facilmente osservabile, le prime sei leggi sono proibizioni mentre soltanto l’ultima riguarda un comandamento positivo: i comandamenti negativi richiedono un livello di comprensione più alto dei comandamenti positivi e il loro adempimento, che implica uno sforzo maggiore, merita una ricompensa più grande.

Gli uomini e le donne hanno pari responsabilità di fronte alla legge46 ed è materia di discussione quale sia l’età in cui si diventa responsabili delle proprie azioni. C’è chi ritiene che dipenda dallo sviluppo intellettuale di ciascun individuo47; non appena un ragazzo ha raggiunto la maturità per comprendere il significato e l’importanza delle Sette leggi universali, dovrebbe avere l’obbligo di osservarle nella loro estensione più ampia. C’è invece chi pensa che un ragazzo raggiunga l’età della responsabilità legale al compimento del tredicesimo anno e una ragazza del dodicesimo, come nella legge mosaica48.

Quando una persona decide di osservare la legge noachica, la sua anima si eleva; diventa un Chassidé Umot Ha’olam, un giusto tra le nazioni, e riceve una parte del Mondo a venire49. Le Sacre Scritture chiamano colui che accetta l’adempimento delle Sette leggi universali un gher toshav, un proselito della porta; ha il permesso di vivere nella Terra di Israele e, quando ancora esisteva il Sacro Tempio a Gerusalemme, di entrarvi e offrirvi sacrifici al D-o unico50.

Sebbene i figli di Noè abbiano l’obbligo di adempiere solo ai Sette comandamenti noachici, possono osservare anche qualsiasi precetto dei 613 della Torà se desiderano ricevere una maggiore ricompensa divina51. Le eccezioni a questa regola sono, secondo Maimonide52:

– l’osservanza di Shabbat alla maniera degli ebrei (poiché si astengono dalle azioni che erano necessarie alla costruzione del Tabernacolo durante l’esodo dall’Egitto);

– l’osservanza delle festività ebraiche alla maniera degli ebrei (per la stessa ragione);

– lo studio di quelle parti della Torà che non riguardano il servizio di D-o dei noachidi;

– la compilazione di rotoli della Torà (i cinque libri di Mosè) o la loro pubblica lettura;

– la confezione, trascrizione, o uso dei teffilin, i filatteri che si portano durante la preghiera e contengono parti della Torà;

– la trascrizione o uso della mezuzà, la pergamena che contiene ugualmente parti della Torà e viene appesa agli stipiti delle porte o dei cancelli.

Lo scopo principale delle Sette leggi noachiche è insegnare l’unicità di D-o, e quindi le parti della Torà che riguardano tale insegnamento possono essere studiate da tutti: sono i 24 libri delle Scritture ebraiche e qualsiasi trattato della Torà che rinforzi la conoscenza dei Sette precetti noachici e il loro adempimento. È però proibito lo studio dei libri del Talmud o della halachà che riguardino esclusivamente il servizio di D-o da parte degli ebrei, poiché chi studia porzioni della Torà che non lo riguardano danneggia la sua anima53.

A questo proposito, è doveroso osservare come sia assolutamente sbagliato immaginare che il rapporto del merito spirituale fra i figli di Israele e i figli di Noè sia di 613 a 7. È infatti ampiamente riconosciuto da molti grandi maestri e rabbini, sia in tempi antichi sia in tempi più recenti, che le Sette leggi sono categorie generali che si articolano a loro volta in molte parti e dettagli, mentre i 613 precetti della Torà sono specifici e ognuno si riferisce a un particolare della Legge divina. Pertanto, la disparità numerica non riflette in alcun modo una gerarchia spirituale relativa ai due sistemi di comandamenti e, come abbiamo già accennato nell’Introduzione, a una più attenta disamina le Sette leggi diventano 66 o molte di più secondo alcuni autori54 mentre i 613 precetti si riducono, mancando il Santuario di Gerusalemme, a 271.55 Il servizio divino del noachide consiste nel perfezionare il mondo; quello dell’ebreo nel rivelare la Divinità nel mondo. Naturalmente, perfezionare il mondo significa rivelarne la Divinità intrinseca, e rivelare la Divinità vuol dire conseguentemente perfezionare il mondo.

9 L’Unicità di D-o ›