Mentre i due detective si recano ad assolvere i loro nuovi compiti, la Hartung sta per perdere il ministero a causa delle sue vicende personali; ma per una serie di coincidenze i tre vengono a conoscenza di informazioni che erano state trascurate dalle precedenti indagini e, per vie traverse e a rischio della loro stessa vita, giungono alla soluzione del rompicapo, svelando una terribile verità fatta di abusi e miseria.
L'uomo delle castagne (Kastanjemanden) Ã una miniserie televisiva danese in sei episodi basata sul romanzo omonimo di SÃren Sveistrup, e pubblicata in tutto il mondo sulla piattaforma streaming Netflix il 29 settembre 2021[1].
È debuttata su Netflix a fine settembre, un po' in sordina come accade per la maggior parte delle serie TV non in lingua inglese e girate in Paesi diversi dai soliti colossi del mondo seriale. Ha soli sei episodi, una trama che farebbe invidia anche ai migliori sceneggiatori in circolazione e una capacità di tenere incollati allo schermo senza precedenti. L'uomo delle castagne à una piccola produzione danese e una vera e propria gemma della piattaforma di streaming. Sarà per la storia accattivante e ben scritta, che tra flashback e flashforeward mette insieme, puntata dopo puntata, piccoli pezzi di un puzzle che mostra la sua immagine solo nell'ultimo episodio, sarà per il fascino delle tradizioni dei Paesi del Nord, diverse dalle nostre, che ci permettono di scoprire e imparare qualcosa di nuovo sul mondo o sarà per la sua impeccabile regia ma questa serie rientra, senza dubbio, tra i migliori titoli Netflix degli ultimi anni.
La trama sembra semplice ma nasconde sottili sfumature che da spettatore si apprezzano moltissimo, soprattutto se paragonata ad altre serie dello stesso genere narrativo che troppo spesso sfruttano i soliti trucchetti del crime per accattivarsi il pubblico. L'uomo delle castange no, à una spanna sopra gli altri perchà à una serie scritta con intelligenza, sensibilità e girata da un occhio che mostra, con delle inquadrature affascinanti e decisamente originali, la continua evoluzione degli stati d'animo dei personaggi. Rientra nel genere crime/thriller ma ha dentro di sà un'indagine psicologica che ne allarga il territorio d'azione, sfrutta gli espedienti di questi generi di racconto ma si apre a qualcosa di ulteriore, racconta un'arco temporale disteso ma lo fa senza essere mai prolissa.
Dopo aver visto la serie TV, che consiglio vivamente, ho deciso di leggere il libro per carpire meglio le pieghe della storia e affondare completamente in questo thriller ambientato in Danimarca.Devo dire che la trama non ha picchi da capogiro, ma il finale à sicuramente inaspettato, almeno ai miei occhi, e tutti i punti, alla fine, si uniscono in modo coerente.Mi à piaciuta molto la presentazione dei personaggi: le caratteristiche e la loro storia si palesa pian piano, di capitolo in capitolo, creando dei protagonisti di sottofondo che vengono ben caratterizzati senza perà rubare la scena alla storia e all'intreccio. Diamo forma quindi nella nostra testa alla vita dei personaggi in modo assolutamente naturale, come se fossero persone reali che conosciamo poco alla volta.La scelta di un oggetto originale come l'omino di castagne mi fa battere le mani a questo autore che non conoscevo. Davvero un bel filo conduttore.Le atmosfere danesi autunnali colorano le pagine di questo thriller che vale davvero la pena di leggere.
Sulle orme di un efferato serial killer che uccide senza scrupoli, mutila le proprie vittime e lascia come firma sui luoghi del delitto degli omini fatti di castagne indagano Naia Thulin e Mark Hess.
Vogliamo iniziare la nostra recensione de L'uomo delle castagne senza tradire la nostra soddisfazione per questa miniserie danese in sei episodi disponibile su Netflix. Persa in un catalogo sempre pià sterminato, la nuova opera tratta dal romanzo omonimo, pubblicato in Italia da Rizzoli, di Soren Sveistrup, conosciuto in campo televisivo per aver scritto The Killing, à una piacevole scoperta. Certo, non si tratta di un'opera sconvolgente e rivoluzionaria per il panorama televisivo, ma si fa fatica a trovare dei veri difetti in un questo thriller nordico dalle tinte oscure e misteriose. Capace di trattenere lo spettatore senza stancarlo, coadiuvato da una durata giusta per la tipologia di storia, L'uomo delle castagne à una solida storia di misteri e omicidi da risolvere, di un assassino da catturare e di persone alla ricerca di una soluzione al peso della vita.
Isola di MÃn, 1987. Un poliziotto di nome Marius deve avvisare un contadino del posto che le sue mucche sono scappate dal recinto per l'ennesima volta. Arrivato alla fattoria trova di fronte a sà uno spettacolo raccapricciante: tre cadaveri brutalmente uccisi e una bambina nascosta sotto il tavolo della cantina, ancora viva, miracolosamente. Prima che possa salvarla, una figura uccide Marius. Sugli scaffali della cantina osservano la scena alcuni omini realizzati con le castagne e i fiammiferi, come fanno i bambini. Arriviamo al presente, a Copenhagen. La detective Naia Thulin, desiderosa di cambiare vita per passare pià tempo con la figlia, viene incaricata di risolvere un caso di omicidio. A farle compagnia, controvoglia, Mark Hess, un agente dell'Europol poco amato dai colleghi a causa della mancanza di disciplina e dei suoi metodi poco ortodossi. Arrivati sulla scena del crimine, i due fanno una scoperta sconcertante: alla vittima à stata amputata una mano e, a fianco del corpo, à stato messo un omino di castagne. Nel frattempo, la ministra degli Affari Sociali Rosa Hartung, dopo una lunga elaborazione di un lutto per la scomparsa di sua figlia Kristina, torna al lavoro in Parlamento per ricominciare la propria vita. Ma riceverà minacce via mail e, anche nel suo caso, il passato à destinato a tornare sconvolgendo ancora una volta la sua quotidianità : sono le impronte di Kristina quelle trovate sopra l'omino di castagne.
Si diceva all'inizio della nostra recensione che L'uomo delle castagne, per quanto piacevole e a suo modo molto coeso in cià che vuole raccontare, non presuppone di cambiare il genere di appartenenza o rivoluzionare un modello narrativo che funziona sin troppo bene. La miniserie Netflix sembra volersi inserire all'interno di un filone di successo, quello dei thriller nordici che spopolano sia in opere letterarie che in campo audiovisivo, anzichà rinnovarlo. Di conseguenza, soprattutto verso il finale, ci si puà scontrare con certe dinamiche che sembrano già state raccontate in altri lidi, senza una vera e propria carica nuova da apportare al racconto. Nonostante un finale soddisfacente, risulta difficile considerare questa miniserie memorabile, anche se à capace, grazie alle sue qualità pià basilari, di risultare appagante quanto basta per qualche serata in compagnia di qualche brivido e qualche mistero. Arrivati per l'ultima volta ai titoli di coda, conosciamo il nostro assassino e, senza volerlo ma con piacere, ci siamo ritrovati vittime dell'intrattenimento.
Oggi, invece, i due detective Naia Thulin (Danica Curcic) e Mark Hess (Mikkel Boe FÃlsgaard) sono sulla scena di un delitto, dove il corpo martoriato di una donna à accompagnato da un piccolo uomo fatto di castagne. Parallelamente la ministra del governo danese Rosa Hartung (Iben Dorner) e il marito Steen (Esben Dalgaard) stanno cercando di ricominciare a vivere, a un anno dalla scomparsa della figlia piccola.
2019. L'agente infiltrato dell'FBI John Adderley si sveglia in un letto d'ospedale, piegato dal dolore. Dopo aver scoperto la sua vera identità , il capo del cartello nigeriano di Baltimora ha cercato di ucciderlo. Il terrore lo invade quando nota che nel letto a fianco, distante solo un braccio, si trova l'uomo che poche ore prima gli ha puntato una pistola alla testa. 2009. Karlstad, una tranquilla cittadina della Svezia, viene scossa dalla scomparsa della giovane Emelie Bjurwall, ereditiera di una ricchissima famiglia locale.
Entra nelle loro case di notte, scivolando silenzioso nelle camere da letto dove trova le sue vittime addormentate, ignare delle torture che le attendono. E sono torture terribili. La precisione dei suoi metodi suggerisce che sia un uomo di medicina, e spinge i giornali di Boston a soprannominarlo "il Chirurgo".
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