Il colore della vittoria è un film biografico che è al cinema dal 31 marzo e racconta la storia di Jesse Owens, l’atleta statunitense che nel 1936 vinse quattro medaglie d’oro alle Olimpiadi di Berlino, organizzate da Adolf Hitler per mostrare al mondo la potenza del nazismo. Owens era nero e il titolo del film – in inglese è solo Race – ha un doppio significato: la parola vuol dire sia “razza” che “corsa”. Owens ha infatti vinto tre delle sue medaglie olimpiche correndo nei 100 metri, nei 200 e nella staffetta 4×100 e una nel salto in lungo, battendo il forte atleta tedesco Luz Long e diventando uno strano simbolo dell’opposizione al nazismo, che quando tornò negli Stati Uniti dovette riadattarsi alla vita nella segregazione razziale.
Il regista del film è l’australiano Stephen Hopkins, che in passato ha diretto film piuttosto mediocri
La storia di Jesse Owens
Owens era nato in Alabama il 12 settembre 1913: era figlio di un agricoltore nero del sud degli Stati Uniti e aveva nove fratelli. Come viene spiegato anche in Race, Jesse è un soprannome. Owens si chiamava James Cleveland.
Owens riuscì ad andare all’università statale dell’Ohio dopo che nei primi anni Trenta fece vedere ottime cose nelle gare studentesche di atletica leggera. Al tempo ai neri era permesso fare atletica leggera ma non, per esempio, stare nelle squadre universitarie di football americano. Quando Owens si iscrisse all’università aveva già una figlia, Gloria, nata da Ruth Solomon, al tempo sua fidanzata e in seguito sua moglie. L’allenatore universitario di Owens fu Larry Snyder un grande allenatore, e anche un po’ un secondo padre, capace di tirare fuori il meglio da Owens.
Un momento importante della storia di Owens prima delle Olimpiadi arrivò il 25 maggio 1935, Quel giorno Owens stabilì in meno di un’ora tre record del mondo.
Gli Stati Uniti andarono quindi alle Olimpiadi di Berlino e in squadra c’erano alcuni ebrei e dieci atleti neri. Owens fu di gran lunga il migliore: il 3 agosto vinse la medaglia d’oro nei 100 metri, il 4 agosto quella nel salto il lungo e il 5 agosto quella nei 200 metri. Infine, il 9 agosto vinse la sua quarta medaglia d’oro
Il significato extra-sportivo delle vittorie di Owens sta soprattutto in due cose: la reazione di Hitler alle sue medaglie e il rapporto tra Owens e Long, il saltatore in lungo tedesco, che vinse la medaglia d’argento. Nel finale di Race è scritto che quando iniziò la Seconda guerra mondiale Long fu punito e mandato a combattere: morì nel 1943.
Si dice invece che Hitler fu infastidito dalle vittorie di Owens, si rifiutò di stringergli la mano e abbandonò lo stadio dopo la prima vittoria di Owens. Hitler in realtà non si congratulò con nessun altro atleta che non fosse tedesco.