Luigi Pirandello

La vita

Luigi Pirandello nasce a Girgenti nel 1867 da una famiglia agiata, suo padre dirigeva alcune miniere di zolfo. Pirandello ha frequentato le università di Roma e di Palermo, ma dopo gli studi si trasferisce a Bonn in Germania dove si laurea nel 1891 . Torna in Italia a Roma nel 1892, collabora con giornali e riviste e insegna letteratura italiana presso l’istituto Superiore di Magistero. Nel 1894 sposa Maria Antonietta Portulano dalla quale avrà 3 figli. Questo evento colpisce il poeta e influenza la sua vita e le sue opere. Nel 1903 una sciagura in miniera manda in povertà la famiglia e fa impazzire la moglie. Nel 1924 aderisce al partito fascista ma poi se ne allontana. L’anno seguente fonda il teatro d’arte a Roma dando vita a una propria compagnia, la prima attrice fu Marta Abba. La grande guerra segna il poeta soprattutto per la partenza dei figli al fronte, ma continua a scrivere. Pirandello riceve il premio Nobel per la letteratura nel 1934 grazie alle sue opere tra cui ricordiamo: “il fu Mattia Pascal”, “Uno, nessuno, centomila”, “Il berretto a sonagli”, “Così è (se vi pare)”, “Sei personaggi in cerca d’autore”. Si spegne a Roma nel 1936

I temi

Nella nostra vita anonima assumiamo svariati aspetti senza avere una personalità ben definita, ma essa si sfalda e si cambia continuamente, spinta dalla legge del divenire universale verso aspetti sempre diversi. Pirandello indaga costantemente la natura dell'uomo, e nei suoi romanzi lo pone continuamente sulla soglia del dubbio, per spingerlo a trovare sé stesso.

La Giara

La giara, scritta nel 1906, fa parte della raccolta novelle per un anno. Nel 1916 è stata convertita in commedia teatrale e nel 1986 in adattamento cinematografico dai fratelli Taviani con attori Franco Franchi e Ciccio Ingrassia

La novella vede protagonista don Lolò Zirafa, un uomo ricco e ossessionato dai soldi, che vive nella perenne diffidenza nei confronti del prossimo.

Un giorno don Lolò acquista una giara molto grande per contenere l’olio della nuova raccolta, ma il contenitore si rompe inspiegabilmente a metà. Il ricco Zirafa si vede costretto a rivolgersi quindi all’artigiano Zi’ Dima, di cui ovviamente però non si fida. Don Lolò non si accontenta del metodo che l’artigiano gli propone per riparare la giara e lo costringe ad aggiungere una saldatura di ferro. Così Zi’ Dima, dopo essersi lamentato della pochissima fiducia riposta nelle sue capacità di artigiano, deve entrare nella giara per portare a compimento il lavoro aggiuntivo voluto da don Lolò. Non calcola però il ristretto collo del contenitore; a lavoro terminato, si rende conto di essere rimasto intrappolato all’interno della giara stessa, e che l’unico modo per uscire è quello di romperla, rovinando così definitivamente il contenitore di don Lolò. Quest’ultimo, dal canto suo, afferma di voler essere risarcito per il danno che verrà fatto alla sua proprietà L’artigiano rifiuta categoricamente, dicendo che nella giara si trova benissimo e non ha nessuna fretta di uscire, e ribattendo che non si sarebbero trovati in questa situazione se don Lolò non avesse insistito per l’inutile saldatura aggiuntiva. Il ricco Zirafa va su tutte le furie, e preso da un impeto di rabbia, infrange la giara con un calcio: Zi’ Dima si trova così libero senza giara e senza risarcimento.