Inventari-censuari di beni immobili
del Capitolo della basilica di San Giovanni in Laterano
1242-1260
ver. 5.2021
Inventari-censuari di beni immobili
del Capitolo della basilica di San Giovanni in Laterano
1242-1260
ver. 5.2021
Nell’Archivio del Capitolo della basilica di San Giovanni in Laterano,1 presso l’Archivio storico del Vicariato di Roma, contraddistinto dalla segnatura Q8B33, si conserva un rotolo pergamenaceo lungo oltre due metri e mezzo che contiene i seguenti inventari-censuari di beni immobili di proprietà del Capitolo lateranense:
1) Inventario-censuario dei beni immobili urbani redatto nel 1242;
2) Inventario-censuario delle mense redatto nell’agosto del 1246;
3) Inventario-censuario di immobili in Roma, Tivoli, Veroli e Porto, posteriore al 1246 e anteriore al 1260;
4) Elenco di censi delle domus que fuerunt olim Leonardi Chinthii Ferrarii, posteriore al 1246 e anteriore al 1260;
5) Elenco dei censi dovuti dal dominus Henricus per la locazione di vari beni immobili del 1260.
Questi inventari-censuari sono noti alla storiografia per una semplice trascrizione, non priva di inesattezze, pubblicata nel 1911 da Philippe Lauer, nel suo monumentale Le palais de Latran (leggi).2
Il rotolo – così come si presenta oggi – ha una lunghezza di millimetri 2.680; in origine quest’ultima misura era inferiore di circa 440 millimetri, corrispondenti alla lunghezza di un foglio di pergamena aggiunto certamente in un secondo tempo. Le tre membrane che, cucite una con l’altra tramite tenie di pergamena, costituivano la struttura originaria sono lunghe rispettivamente 710, 830 e 745 millimetri per una larghezza costante di 250.3 I tre fogli pergamenacei della primitiva struttura sono di discreta qualità, abbastanza ben lisciata e dealbata, la quarta si presenta di minor spessore e di qualità più scadente.4
Lo stato di conservazione del rotolo è mediocre: il margine superiore è lacero, la quarta membrana, in particolare, presenta fori e lacerazioni ai margini destro e sinistro ed un ampio strappo, risarcito con una cucitura in refe, che la interessa per quasi tutta la sua larghezza. Questi guasti rappresentano le prove tangibili del reiterato uso del rotolo, un uso che, da un altro punto di osservazione, è palesato con grandissima evidenza dalle numerosissime aggiunte, correzioni, annotazioni e registrazioni apportate al testo originario.
Il rotolo fu confezionato nel 1242 per accogliere l’inventario degli immobili urbani del Capitolo della basilica lateranense. Questo testo fu vergato, con chiari intenti d’apparato, da una sola mano, in una gotica libraria posata e di grande modulo.
Il campo di scrittura è ripartito in colonne secondo i seguenti schema e misure in millimetri:
I II III IV V VI
6 60 14 140 3 15
Nella colonna II sono elencati i beni censiti, nella IV i locatari o altre indicazioni sulla gestione dei beni, nella colonna VI i relativi censi.
La fincatura delle colonne e la marginatura appaiono eseguite a secco. Anche la rigatura fu tracciata nel medesimo modo e la distanza tra un rigo e l’altro è di nove millimetri.
Quattro anni dopo, nel mese di agosto del 1246, al primitivo inventario fu aggiunto quello delle mense (banchi per l’esercizio di svariate attività) spettanti allo stesso Capitolo. La prima parte di questo testo fu scritta nei circa 160 millimetri che nel rotolo originario erano rimasti in bianco, mentre per la redazione della restante parte fu aggiunta (sempre tramite una strisciolina di pergamena) la quarta membrana. L’inventario delle mense fu vergato con molta probabilità dallo stesso scriba che aveva redatto il precedente inventario, in una gotica anch’essa piuttosto accurata, ma di modulo più piccolo, modulo che si dimezza, poi, con l’Item 22, primo registrato sul foglio membranaceo aggiunto. Dallo stesso punto cambia anche “l’impaginato” del testo. La prima parte di esso (Item 1-21), infatti, è scritto su unica colonna senza seguire, però, la fincatura già esistente (ossia quella tracciata per l’inventario del 1242), ma rispettandone l’interlinea di 9 millimetri. I successivi 42 Item (quelli vergati sulla membrana aggiunta) vennero, invece, disposti su due colonne, ognuna larga circa 105 millimetri, riducendo ulteriormente il modulo, con una distanza tra rigo e rigo di 5 millimetri. Anche in questo caso, rigatura, marginatura e fincatura furono tracciate a secco.
Nello spazio che era rimasto in bianco dopo la compilazione dell’inventario delle mense furono scritti altri tre brevi elenchi, i primi due privi di un inserimento cronologico preciso, ma comunque certamente posteriori al 1246 e anteriori al 1260, anno intorno al quale fu redatto il terzo.
Il primo registra 24 beni immobili tra case e terreni coltivabili, situati in varie zone di Roma, a Tivoli, Veroli e Porto, con i relativi locatari e censi. Questo elenco fu redatto in una gotica di piccolo modulo e il testo appare disposto su due colonne, rispettando l’impostazione data alla parte finale dell’inventario delle mense che lo precede.
Seguono il breve elenco delle tre domus que fuerunt olim Leonardi Chinthii ferrarii, situate nella zona della basilica lateranense, vergato a piena pagina in una gotica alquanto irregolare, e quello degli immobili per la locazione dei quali un non meglio specificato dominus Henricus era debitore del Capitolo. Questo testo fu scritto in minuscola cancelleresca di piccolo modulo immediatamente dopo il 1260, se non in quello stesso anno, allorquando il Capitolo ed il dominus Henricus raggiunsero un accordo sulla somma da quest’ultimo dovuta.
Le annotazioni e le modifiche apportate ai testi (in particolare a quello originario, ossia all’inventario del 1242) sono numerosissime, eseguite da un numero altrettanto rilevante di mani diverse. Molti di questi interventi appaiono limitati a semplici segni di memoria (ad esempio una «.I.» o una «.c.»), i quali per noi hanno un significato ancora non del tutto chiaro. Molti altri, invece, furono apportati nel corso degli anni per aggiornare gli inventari a nuove situazioni, prevalentemente cambiamenti di locatario e di censo. Si registrano, inoltre, Item aggiunti ex novo al margine o nell’interlineo delle registrazioni originarie,5 o, ancora, negli spazi bianchi come in calce all’ultima membrana: «[...] Iohannes Rainaldi Romani [...], I denarium».
Di tutt’altra natura, ma non meno interessante, gli interventi apportati da una mano cinque-seicentesca, che, contraffacendo grossolanamente la scrittura per imitare quella originale, modificò in parte il testo dell’Item 58 dell’inventario del 1242. L’intento era quello di realizzare un falso storico, egli, infatti, cambiò il dettato «Iusta hanc est domus nostra manualis et cum petris ante se» in «Iusta hanc est domus nostra manualis et cum petris ante scala Pilatii», evidentemente per creare artificiosamente una testimonianza duecentesca della Scala Santa (o, appunto, Scala di Pilato). Identico tipo di intervento lo apportò pure all’Item 71 dell’inventario redatto dal canonico Niccolò Frangipane tra fine Duecento ed inizio Trecento («In primis sub palatio domini pape tres domus terrineas quarum duas tenent Angelutius et Benevenuta, cum lapidibus marmoreis ante illas; aliam vero tenet Ionta sutor, cum lapidibus marmoreis ante ***. Manuales»), aggiungendo nello spazio lasciato in bianco al termine della registrazione «scalas Pilati».6
Sul verso si trovano svariate annotazioni, alcune delle quali non più leggibili:
- di mano del secolo XIII: «Hec sunt nomina filiorum domini Iohannis scriniarii: | primus Romanus, item Iohannes, item | Gregorius, item Petrus Laurentius»;
- di altra mano del secolo XIII «Angelus Ferrazulus clericus Sancti Marci pro una pectia vinee posita in Girolo Vetere IIII den(arii) [...]»;7
- di mano del secolo XIII/XIV: «[........]Scandrilia»;
- di mano del secolo XIV «de Falconis»;
- di mano del secolo XVI/XVII: «[.........] domorum [.....] Sacrosancte Lateranensis Ecclesie [......] in platea et parrochia [...]»;
- di mano del secolo XVII: «Inventarium domorum pro parrochia Sancti Iohannis Lateranensis»;
- di mano di Pier Luigi Galletti (1724-1790): «Q.8.B.33. Inventarium domorum basilice Lateranensis ‹segue sub cassato› saecolo XIII confectum».
Per praticità, di seguito indicheremo i cinque inventari con altrettante sigle:
1) Q.8.B.33 (A) - Inventario-censuario dei beni immobili urbani redatto nel 1242;
2) Q.8.B.33 (B) - Inventario-censuario delle mense redatto nell’agosto del 1246;
3) Q.8.B.33 (C) - Inventario-censuario di immobili in Roma, Tivoli, Veroli e Porto, posteriore al 1246 e anteriore al 1260;
4) Q.8.B.33 (D) - Elenco di censi delle domus que fuerunt olim Leonardi Chinthii Ferrarii, posteriore al 1246 e anteriore al 1260;
5) Q.8.B.33 (E) - Elenco dei censi dovuti dal dominus Henricus per la locazione di vari beni immobili del 1260.
É. H. - M. V.
1 Sull’archivio del Capitolo lateranense, L. Duval-Arnould, Le pergamene dell’Archivio Capitolare. Inventario della serie Q e Bollario della Chiesa Lateranense, Città del Vaticano 2010; L. Duval-Arnould, J. Johrendt, Statuti e costituzioni medievali del Capitolo Lateranense, Città del Vaticano 2011; L.M. de Palma, Le dipendenze della Basilica Lateranense in un registro del 1485, in Incorrupta monumenta Ecclesiam defendunt. Studi offerti a mons. Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio segreto vaticano, 2 voll., Città del Vaticano 2018, I, pp. 405-425. La documentazione medievale dell’Archivio è andata in parte dispersa; un buon numero di pergamene è oggi conservata a Roma presso la casa generalizia dei Canonici regolari lateranensi a San Pietro in Vincoli e nel Diplomatico dell’Archivio di Stato di Firenze, pergamene del monastero di San Bartolomeo dei Rocchettini di Fiesole.
2 Ph. Lauer, Le Palais de Latran. Étude historique et archéologique, Paris 1911, pp. 491-497. Il secondo inventario-censuario, quello delle mense, è pubblicato in M. Vendittelli, Mercanti-banchieri romani tra XII e XIII secolo. Una storia negata, Roma 2018, pp. 74-76. Descrizione e analisi del rotolo e dei testi in esso contenuti in C. Carbonetti Vendittelli, Scrivere per amministrare il patrimonio a Roma nei secoli XII e XIII, in «Bullettino dell’Istituto storico italiano per il Medio Evo», 121 (2019), pp. 139-169, alle pp. 152-156 (leggi). Una sintetica descrizione anche in Duval-Arnould, Le pergamene, p. 168.
3 I circa 45 millimetri di scarto tra la lunghezza totale del rotolo e quella della somma delle quattro membrane è dovuta alla sovrapposizione delle parti iniziali e finali di esse per la cucitura.
4 Descrizione e analisi in Carbonetti Vendittelli, Scrivere per amministrare, pp. 152-156.
5 Cfr. Item 16*, 22*, 25* e 234* dell’inventario del 1242; 49* dell’inventario del 1246; 6* e 24* del terzo inventario e 4* del quarto.
6 La stessa mano intervenne pure sul testo degli Item 7 e 206 dell’inventario del 1242, ma limitandosi a due semplici, e apparentemente innocenti, aggiunte: «nostre Lateranensi archibasilice», «archibasilice».
7 Questa annotazione ripete la registrazione aggiunta di seguito all’Item 234 dell’inventario del 1242.