Il curioso caso della carneficina dello zodiaco
-Ariete
Nessuno mi parlava mai e il perché era ben più che ovvio. La società mi vedeva come un soggetto da cui rimanere lontano. Ero apparentemente scorbutico,suscitavo poca voglia di socializzare e gli unici momenti dinamici che percorrevo era nella pausa. Me ne andavo dal mio solito posto a sedere ed uscivo fuori, prendevo dalla mia tasca il mio pacchetto di sigarette e me ne portavo una alla bocca. Così. Era routine.
Fu proprio in uno di quei momenti in cui Chiara mi diede il primo sorriso. I suoi capelli color rame erano disordinatamente sistemati in una coda di cavallo. Un ciuffo di là, un ciuffo di qua e quegli occhi cristallini che sembravano scrutare il tutto con positività, ma allo stesso tempo con fare analitico. Non mi sentivo giudicato, la pesantezza che m’aveva accompagnato fino ad ora sembrava marcire sulle mie stesse spalle. Potevo avvertire una sorta di tepore al petto ed era come se mi stessi emozionando per un attimo, il tempo di sentire il mio cuore palpitare per una singola volta. Ero forse in comune con la società per una volta? Potei giurare di aver espresso un desiderio quel pomeriggio: di voler trascorrere la mia vita con lei. Sono strano, lo sono sempre stato, ma non ho mai dato retta a ciò che diceva la gente. Avevo appena sperimentato un colpo di fulmine? Non lo sapevo. Poteva essere, ma non posso comandare l’animo. La sua voce era dolce, me la ricordo ancora come s’addentrava bene nelle mie orecchie. Era tutto al suo posto, l’intera vita di Chiara Esposito sembrava incastonarsi alla perfezione con la mia: quella di Stefano Rinaldi.
Il tempo passava, l’autunno lasciava alle foglie la loro vita e l’inverno s’era annoiato a far rimanere le persone nelle loro abitazioni. Il mio compleanno arrivò, con essa la primavera e il movente che mi spinse a far ciò che ho fatto. Era troppo tempo che io e Chiara passavamo tempo insieme senza essere sinceri l’uno con l’altro. La maggior parte del tempo la passavo in quel negozio, così come lei. L’orario faceva schifo, ma potevo passarci sopra con lei a farmi compagnia. Ero deciso a farmi avanti, era il mio giorno e non potevo di certo sbagliare. Mi sentivo abbastanza ridicolo, ma dovetti farlo.
Una pioggia di vetri mi cadde addosso una volta che m’incamminai verso di lei quella sera. La osservai com’era felice, tutta occupata a fare giravolte e a saltellare su quelle scarpe da ginnastica: portava una fede al dito.
Ed è sempre colpa vostra, cara società, se il male accade e viene inflitto.
Spingete ad essere furiosi, ad essere servi di chi plasma e di cosa è plasmato solamente per plasmare a vostra volta.
E che cosa poi? Fotocopie di ciò che è già stato creato, ancora ed ancora, stretti ad un infima ma potente regola.
Chiara mi invitò a festeggiare con lei. Sorrisi, fintamente, osservando con la coda dell’occhio l’uomo designato, l’uomo che puntai da lì in poi. Si chiamava Giovanni se non sbaglio e non sopportavo, non tolleravo l’idea che lui potesse avere il diritto di baciarla, di toccarla, di sposarla ed io… io no.
Uscimmo fino al mattino, mi fecero la cortesia di offrirmi la loro abitazione per riposare la notte ed accettai col mio solito risolino sulle labbra. Piccolo, impercettibile, ma necessario per non apparire scortese.
Che pesantezza.
Ho sempre seguito il mio istinto, il mio animo e quindi decisi di seguire la mia routine, ma con un leggero cambiamento che avrebbe migliorato la mia vita.
Mi alzai dal letto.
Oh, ma che bella casa!
Oh, ma certo che ho dormito bene!
Oh, ma certo che chiacchiero con voi!
Indossare la maschera di qualcuno che non sono io è stato divertente. E’ esilarante contemplare quante probabili falsità escano dalla bocca di un individuo medio.
E niente, sapete, cose di tutti i giorni.
Mi stiracchio, aspetto che si voltino per andare a fare chissà cosa, afferro la pistola dal mio taschino e m’accendo una sigaretta. Loro non potevano vedere, erano privi di guardia e perché avrebbero dovuto? Ero amico di Giovanni, ero amico di Chiara, ero amico del mondo! E poi dovrebbero ringraziarmi.
Questo mondo fa schifo, li ho liberati da un peso e me ne sono fatto carico io.
Ciò che s’era sgretolato grazie a lei s’era triplicato e perché, signori cari? Per questi stupidi standard, per questi stupidi palazzi e per questa stupida società.
E’ colpa vostra, solo colpa del vostro essere civili che commetto questo, che vi incuto così tanto timore e dispiacere.
Ho sempre pensato che le regole sono per chi non ha l’originalità di vivere, per gli sfigati che non sanno cos’è davvero lo spirito umano.
Ma fidatevi che io non sono l’unico, oh no! Ci sono altre persone al mondo che, probabilmente, son come me. Non lo so per certo ma ne sono convinto, credo siano all’incirca undici e sono nati tutti come me, al limite dello zodiaco.
Ed ora fanculo alle vostre regole, fanculo ai vostri ideali.
Fanculo alla giustizia.
Adesso mi sparo un colpo in testa e chiamo la polizia.
Devono sapere, dovete sapere che io non ho mai comandato niente quando avrei dovuto.
Solo in questa stanza chiamata “mondo” e con la squallida compagnia della società.
Ho sempre odiato le fredde mura di una stanza.
Sono vuote, atone, come se dovessero essere lì solamente per ordinaria amministrazione.
Stefano Rinaldi è morto suicida e queste sono le sue ultime testimonianze. Sembra che sul diario ci sia scritto altro, ma l’enorme macchia di sangue che ha lasciato sembra coprire le parole della pagina rimanente interamente.
ARIETE: Le persone nate in questo segno presentano sincerità, impulsività e passione. Sono contraddistinte anche dalla testardaggine e dall'ottimismo.