Il Libro dei Baltimore, di Giulia Fiore
“Forse è stato proprio questo ad ingannarmi, la sensazione che tutto sarebbe durato per sempre, che noi saremmo durati per sempre”.
“Il Libro dei Baltimore” è un romanzo di Joel Dicker, pubblicato nel settembre 2016 per “La nave di Teseo”. L’edizione italiana è stata tradotta da Vincenzo Vega. Ricordiamo Joel Dicker anche e soprattutto per il suo romanzo “La verità sul caso Harry Quebert” pubblicato nel 2013 per Bompiani. Il protagonista del romanzo è Marcus Goldman, lo scrittore già protagonista de “La verità sul caso Harry Quebert”. Nonostante ciò, “Il Libro dei Baltimore non è un sequel del precedente romanzo di Dicker. In questo libro, Marcus Goldman racconta la storia della famiglia Goldman di Baltimore. Il tutto è avvolto nell’alone di mistero che caratterizza la “Tragedia” a cui Goldman, che narra il romanzo in prima persona, fa riferimento diverse volte e che porterà allo scatafascio la famiglia. La famiglia all’origine era divisa in due Goldman: i Goldman di Baltimore per l’appunto, e i Goldman di Montclair. Di quest’ultima fa parte Marcus che guarda con ammirazione l’altra sponda della famiglia, più ricca, più lussuosa e di cui fanno parte i suoi cugini Hillel e Woody con Zia Anita e Zio Saul, il quale sarà centrale durante la narrazione. Marcus stringe una forte amicizia con Hillel e Woody, formando il mitico trio Goldman che sarà unito fino alla fine, fino alla Tragedia. Al gruppetto si unisce poi Alexandra, una ragazza della stessa età dei cugini Goldman, che romperà i loro equilibri. Una storia di amicizia, passione, che crede nel per sempre e che trasmette valori importanti quali la famiglia, l’amicizia e l’amore. Un libro che mira ad abbattere tutti gli stereotipi, e che ci invita a non fermarci alle apparenze o abituarci all’idea di una persona, come scoprirà Marcus durante il suo racconto. Un romanzo che rapisce, che porta alla riflessione, da vivere più che leggere e soprattutto per nulla scontato. Nessun cliché o stereotipo che non venga adeguatamente demolito. La forma di scrittura che l’autore adotta è colloquiale, si ha la sensazione reale e concreta di chiacchierare con Dicker, intento a raccontare una storia. Nella narrazione sono frequenti i flashback e i flashforward. Non messi così come capita, come in altri romanzi, ma ogni pezzo di storia è al suo posto del puzzle. Consiglio questo romanzo per le emozioni e sensazioni. E non è abitudine, nella corsa del mondo di oggi, lasciarsi stupire da piccole grandi storie come questa.