La sinistra degli indifferenti
Come e perché il Pd ha perso, ed una piccola riflessione sul futuro del centrosinistra
Il fallimento del Partito Democratico e le (non) dimissioni del segretario Matteo Renzi aprono spunti di riflessione sull’evoluzione del centro-sinistra in Italia e sulle cause della sua progressiva perdita di importanza.
Scendere dal 40% delle Europee del 2014 al 18% delle recenti Politiche è sicuramente una caduta che getta ancora più ombre sul futuro che aspetta per i prossimi cinque anni la sinistra moderata italiana.
Per capire, però, cosa succederà in futuro, bisogna capire i perché dell’abbandono degli elettori.
Il primo punto da analizzare è il numero degli elettori: se alle Politiche di quest’anno tre quarti degli aventi diritto al voto si sono presentati alle urne, poco più della metà lo face nel 2014, dei quali la gran parte quest’anno ha ripreso in mano la scheda elettorale.
Il secondo punto da tenere a mente è la fuga di voti dal centro-sinistra. Una “scusante” spesso ripetuta quasi come una poesia, è che gli elettori che votarono PD vogliono più sinistra. E ciò sarebbe credibile se qualche partito di sinistra avesse preso una percentuale più consistente di un magro 3% incassato da LeU, o almeno avessero votato un partito che almeno sul piano economico fosse più a sinistra del Partito Democratico, cosa che, come è risaputo, non è avvenuta, mostrando l’esistenza di un esodo dei voti verso la destra più o meno moderata.
Il terzo, ed ultimo, punto è invece da fare sulla campagna elettorale, centrata in pieno dalla destra e dal MoVimento, ma del tutto sbagliata da parte del centro-sinistra tutto: se i grillini ed i leghisti in primis avevano intuito che puntare sul web e sul convertire definitivamente i votanti più giovani era la mossa giusta, intuizione che alla fine li ha consacrati come vincitori (anche solo morali) delle elezioni, il restante universo politico italiano ha sottovalutato il potere dell’internet, rimanendo poi tramortito dai risultati.
Oramai il PD può solamente sperare che con cinque anni all’opposizione la sua “verginità politica” e la fiducia delle masse ritornino più forti di prima, rendendo quindi abbordabile l’idea di porsi come baluardo della sinistra moderata.
La situazione è sicuramente complicata, bisogna riallacciare, se si vuole sperare di ridiventare rilevanti, i rapporti con Grasso e proporre l’idea di una vera unione del centrosinistra sotto la figura del futuro segretario Dem: è possibile ripartire, come hanno dimostrato le elezioni regionali nel Lazio, dove Zingaretti del Partito Democratico ha stravinto, e del “contentino” di Roma e Torino che, nonostante siano amministrate dal Movimento, hanno assistito ad una vittoria in (quasi) tutti i collegi delle due città del centrosinistra.
Una situazione brutta ma non troppo, insomma.
Mobilitarsi deve essere la parola d’ordine, finanziare i movimenti giovanili, tentare di aprire sedi, e durante gli anni di opposizione muovere critiche sensate nei confronti di chi governa.
Rendersi conto, poi che in questo momento i social network per i movimenti populisti sono, per i motivi elencati in precedenza, l’equivalente del potere che aveva Berlusconi negli anni novanta grazie alle sue televisioni, e smantellare quindi pian piano la loro egemonia sugli stessi.
Un ultimo obbligo è nei confronti delle regioni come Toscana, Trentino-Alto Adige e Lazio, dove il risultato è stato tutt’altro che negativo, ma nelle quali deve essere mantenuto questo favore nei propri confronti, e nelle quali mantenerlo ed aumentarlo sono un bisogno ormai vitale per il PD.
Eppure il PD ha perso il sud definitivamente: un partito che doveva fare l’interesse del popolo e dei ceti medio-bassi ha mosso politiche opposte proprio a loro, ai contadini , gli operai, i ragazzi disoccupati, ridendo poi se giovani con reddito zero si sono presentati a chiedere i moduli da compilare per il Reddito di Cittadinanza promesso dai 5 Stelle. Così è morta la vera sinistra che rimaneva nel Partito Democratico, ridendo dei poveri.
Eppure può ancora risorgere, basterebbe soltanto tornare lì dove la sinistra dovrebbe stare: a fianco dei poveri e dei bisognosi, una chiesa laica del popolo che aiuta il proletariato, senza riderne.
Eugenio Gammaldi