di Gianni LeRose
La generazione Z: ascoltare e dialogare
“Non bisogna perdere neanche un minuto di questa straordinaria emozione che è la vita. Perché nel tic-tac, che è il tempo che scorre, il tic è già tac”.
Oggi più che mai è necessaria una profonda riflessione, per ascoltare, capire e cercare di comprendere il mondo dei nostri ragazzi.
Il momento della transizione dall’infanzia all’età adulta è connotato da innumerevoli cambiamenti fisici, emotivi, psicologici e sociali.
Aumentano le responsabilità, si fanno reali le angosce, i cambiamenti si fanno notare sempre di più.
La vita comincia ad essere affrontata con la consapevolezza di questo nuovo percorso che cambia in base alle decisioni prese.
Si può sbagliare, ritentare, chiedere scusa, ripartire: la strada giusta spesso la si trova, dopo aver commesso alcuni errori di cui magari ci si pente.
Tutti abbiamo vissuto il periodo dell’adolescenza. In tanti la definiscono la tempesta del cambiamento.
Si affronta una mutazione, un terremoto che trasforma la mente e di conseguenza anche le relazioni ed il modo di vivere e di rapportarsi con gli altri.
Probabilmente questo cambiamento lo tocchiamo con mano oggi ancor di più: testimoni di epoche diverse.
Per chi oggi si trova nelle vesti di genitore questi cambiamenti li percepisce ancora di più con l’esperienza dei propri figli.
E cosa è accaduto in questi ultimi anni? Andiamo un po' a spasso nel tempo per comprenderlo.
In questi ultimi anni abbiamo assistito ad un ricambio generazionale, conosciuto anche come “Gap generazionale” inteso come distacco.
Sarebbe interessante affrontare nelle prossime uscite del giornale anche questa tematica: come le generazioni si sono evolute, sono cambiate, nel nostro contesto sociale e culturale.
Ricordiamo degli anni Sessanta la prima frattura ideologica e culturale tra i nati nel dopoguerra e i loro padri.
L’attuale generazione è definita invece generazione Z e si differenzia notevolmente rispetto a quella del passato, a causa principalmente della rapida diffusione di tecnologie digitali sempre più evolute.
A questo si aggiunge anche il difficile periodo del Covid, superato come pandemia ed emergenza sanitaria, ma che ha lasciato numerosi strascichi al seguito all’interno di ogni individuo.
Giusto per comprendere l’evoluzione generazionale nel nostro territorio, prendiamo atto che in Italia questi cambiamenti generazionali sono stati individuati in diverse epoche.
Dal 1926 al 1945 la “generazione della ricostruzione”, nel periodo conosciuto come dopoguerra;
dal 1946 al 1955, la “generazione dell’impegno” al centro di battaglie sociali e trasformazioni culturali.
Dal 1956 al 1965, la “generazione dell’identità” con la riscoperta di una forte appartenenza ideologica e politica;
dal 1966 al 1980, la “generazione di transizione” segnata dal passaggio tra due millenni e dalla recessione;
dal 1981 al 1995, la “generazione del millennio” (generazione Y), cresciuta nell’era dell’euro e della cittadinanza europea;
dal 1996 ad oggi la “generazione delle reti” (o generazione Z), i veri nativi digitali, interdipendenti dal web e dai social (sia in negativo che in positivo), iperconnessi.
Ognuno di noi può individuare l’epoca in cui ha vissuto la propria adolescenza, il contesto in cui è cresciuto, la scuola, le passioni, gli sport praticati e rapportarlo con la nuova generazione, con la realtà dei ragazzi di oggi.
Gli adulti pur avendo vissuto il disagio del cambio generazionale, in epoche diverse, spesso sono impreparati emotivamente ad affrontare queste metamorfosi ai giorni d’oggi, vivendole come “stravaganze” o “capricci” dovuta anche al fatto che ogni cosa è questione di superficialità e apparenza.
In questo contesto il disagio giovanile è ancora più intenso e provoca sofferenza e confusione nella mente di ogni singolo adolescente.
A cosa è dovuto questo distacco?
Trascorriamo la vita sempre troppo presi da mille faccende quotidiane, senza accorgerci di quanto il tempo scorra veloce, ritrovandoci poi da un momento all’altro avanzati con l’età e consapevoli di non avere fatto nulla per aiutare i giovani a guarire del loro disagio.
La vita passa mentre ci prepariamo per viverla e “non bisogna perdere neanche un minuto di questa straordinaria emozione che è la vita, perché nel tic-tac, che è il tempo che scorre, il tic è già tac”.
Bisognerebbe prendere spunto da quest’ultima citazione di Liliana Segre per comprendere l’importanza del non perdere di vista il tempo che scorre e con questo anche gli aspetti da non sottovalutare ed affrontare.
I genitori, gli insegnanti, possono aiutare in questo percorso i propri figli ed abbracciare la complessità in cui sono immersi rendendoli protagonisti.
In che modo? Con la conoscenza e con il dialogo, privo di giudizio e aperto a valorizzare opinioni ed esperienze.
Oggi più che mai è necessaria una profonda riflessione, per ascoltare, capire e cercare di comprendere il mondo dei nostri ragazzi.
Con questo spirito affrontiamo questa nuova uscita de “il Volo” con la consapevolezza che affrontare un argomento con il piede giusto è fondamentale, per avere una discussione produttiva e costruttiva.
Sotto video che aiutano a saperne di più
Un appello a salvare i giovani
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