F.A.Q.

PERCHÈ È IMPORTANTE PRATICARE LA RACCOLTA DIFFERENZIATA DELL'ORGANICO?

I rifiuti organici costituiscono oltre il 40% del rifiuto urbano. Si tratta di residui di vegetali, frutta verdura, avanzi dalla preparazione dei cibi, gusci d'uovo, scarti alimentari avariati. Tutto quello che viene raccolto in cucina nel contenitore marrone del sottolavello e che viene recapitato nel bidone del rifiuto organico. La raccolta differenziata dell'organico è fondamentale nella moderna gestione dei rifiuti, in quanto sottrae allo smaltimento materia putrescibile che da problema può invece trasformarsi in un importante opportunità per il territorio.

CHE COSA È L'IMPIANTO DI TRATTAMENTO DELLA FORSU DI REGGIO EMILIA?

L’impianto di trattamento della FORSU (Frazione Organica dei Rifiuti Solidi Urbani) da raccolta differenziata di Reggio Emilia è un impianto ibrido anaerobico e aerobico che è stato così progettato effettuare il massimo di recupero di materia (Compost ed Anidride Carbonica) ed energia (Biometano) dai rifiuti trattati.

QUALI SONO LE FASI DELLA LAVORAZIONE ALL'INTERNO DELL'IMPIANTO?

La prima fase è quella della digestione anaerobica, dove impiegando microorganismi naturali (batteri) che lavorano in condizione di carenza di ossigeno e in condizioni particolari di temperatura, che accelerano i processi naturali di trasformazione, avviene la decomposizione della sostanza organica. Il processo produce il biogas, una miscela di metano, anidride carbonica e gas minori, e digestato (frazione contenente sostanza organica stabilizzata e pronta per essere inviata alla successiva fase di compostaggio aerobico).

Nella seconda fase il digestato viene miscelato con rifiuti verdi e sottoposto a processi aerobici, nei quali i microrganismi trasformano la sostanza organica in compost, che è riconosciuto come ammendante per usi agronomici dalla normativa sui fertilizzanti.

QUALE MATERIALE TRATTA L'IMPIANTO?

Per l’impianto di Reggio Emilia è previsto il conferimento della frazione organica della raccolta differenziata (il cosiddetto “umido”) proveniente dalle utenze domestiche e commerciali (scarti di bar, ristoranti, strutture ricettive). Viene utilizzato anche il rifiuto verde (proveniente dalla manutenzione di parchi e giardini) utile nella fase aerobica del processo.

QUALE È IL PROCESSO DI FUNZIONAMENTO DELL'IMPIANTO?

L’impianto prevede una prima fase di pretrattamento meccanico del materiale in entrata, che consiste nella rottura dei sacchetti dentro i quali è contenuto il rifiuto tramite appositi mulini, l’eliminazione di eventuali parti di materiale non trattabile (es. parti di plastica o metalli erroneamente conferiti).

Segue la fase di vera e propria digestione anaerobica, durante la quale i materiali, opportunamente miscelati e posti nelle condizioni ottimali di temperatura, vengono scomposti via via in materiali più semplici. Il prodotto principale di questa fase è il biogas. Il processo di digestione è del tutto identico a quello che accade in natura (è quello che avviene per esempio nello stomaco dei bovini) e viene accelerato controllandone le variabili principali (la temperatura, principalmente).

Alla digestione anaerobica segue poi una fase di stabilizzazione aerobica, durante la quale il materiale solido digestato viene miscelato con verde e sfalci triturati che hanno la funzione principale di strutturante, al fine cioè di conferire al prodotto una adeguata permeabilità all’aria, fattore essenziale nella fase di produzione del compost. In questa fase altri tipi di organismi naturali (batteri, funghi, ecc.) svolgono sempre in modo accelerato e controllato quello che avviene in natura (il medesimo processo su cui si basa il funzionamento della compostiera domestica).

Infine, una fase di raffinazione ha lo scopo di separare le frazioni più grossolane (per esempio pezzi di legno) alla fine della quale si ottiene un compost avente le caratteristiche previste dalla normativa sui fertilizzanti e utilizzabile per le coltivazioni, la floricoltura, la vivaistica.

IL BIOGAS PRODOTTO VIENE IMMESSO DIRETTAMENTE NELLA RETE DEL METANO?

Il biogas prodotto dalla fase anaerobica viene trattato per arrivare a produrre biometano, dalle caratteristiche analoghe al normale gas naturale e immesso direttamente nella rete di distribuzione del gas. Viene prodotta anche anidride carbonica liquida, utilizzata per fini industriali (ad.es.: carbonatazione delle bevande).

In tal modo tutta la materia potenzialmente riutilizzabile viene recuperata nel pieno rispetto dei principi dell’economia circolare.

COSA ENTRA E COSA ESCE DALL'IMPIANTO?

Il materiale IN ENTRATA è la FORSU, ovvero la frazione umida della raccolta differenziata che tutti effettuiamo. Si tratta quindi di scarti di cibo, preparazioni alimentari, carta per alimenti sporca di residui alimentari, ecc. Entrano nell'impianto anche i prodotti dello sfalcio del verde, potature, foglie, che vengono conferite attraverso la raccolta differenziata. L’impianto permette di trattare in maniera corretta e ambientalmente sostenibile questo materiale. Il trattamento separato, rispetto al conferimento in discarica, consente di riutilizzare in gran parte il rifiuto e contribuisce a ridurre notevolmente le emissioni di gas serra e la produzione di percolato delle discariche.

I materiali IN USCITA dall’impianto sono:

  • Biometano, ottenuto dalla purificazione del biogas, che si genera naturalmente dalla fermentazione della materia organica; il Biometano è del tutto analogo a quello che utilizziamo per i fornelli, può essere utilizzato per autotrazione e può essere immesso direttamente nella rete di distribuzione del gas;

  • Compost, definito dalla normativa come ammendante compostato misto che può essere utilizzato in agricoltura, hobbistica, vivaistica;

  • Anidride carbonica, che è uno dei componenti del biogas, con caratteristiche qualitative che ne consentono il pieno utilizzo per scopi industriali (ad.es. per la carbonatazione delle bevande).

  • Frazione di scarto, che deve essere smaltita ed è costituita principalmente dai sacchetti di plastica nel quale viene raccolto il materiale organico o da materiale erroneamente conferiti nell’organico (scatolette, vetro, ecc.)

QUALI GARANZIE CI SONO SUI MATERIALI IN ENTRATA?

Il materiale trattato è costituito unicamente da FORSU - ovvero dalla frazione organica che i cittadini separano dai rifiuti domestici - e dalla FRAZIONE VERDE che viene conferita con l'apposito circuito di raccolta. Come noto, per la FORSU si tratta di residui di cibo, scarti di vegetali o di frazioni ad essi assimilabili, come ad es. la carta per alimenti sporca di residui alimentari. La garanzia sulla natura dei rifiuti sta nella stessa origine dei medesimi: sono i rifiuti organici che tutti abbiamo nel contenitore marrone del sottolavello, che vengono raccolti con il porta a porta che, come appare dai dati di bibliografia, ne eleva il livello di qualità. Anche la FRAZIONE VERDE viene conferita grazie ad una raccolta separata di sfalci, potature, foglie: in ogni caso i materiali in ingresso sono sottoposti a pretrattamenti al fine di eliminare le eventuali impurità.

A livello statistico, la FORSU raccolta nei territori emiliani dove opera Iren Ambiente contiene una quantità di materiali non compostabili (principalmente sacchetti di plastica) inferiore al 5%, valore di assoluta eccellenza anche a livello nazionale.

COME SARÀ STOCCATO IL RIFIUTO ORGANICO IN ENTRATA?

Una volta entrati nell’area di impianto i mezzi che trasportano il rifiuto organico - la FORSU - dopo essere stati controllati e pesati, sono avviati all’interno di un fabbricato chiuso dove scaricano il rifiuto in un'area di accumulo. L'edificio è a doppia chiusura ed è posto in depressione al fine di evitare fuoriuscite di cattivi odori.

SI UTILIZZANO SOSTANZE CHIMICHE PER IL PROCESSO?

I processi di digestione anaerobica e di compostaggio aerobico sono del tutto naturali e analoghi a quelli che avvengono spontaneamente in natura. Semplicemente all’interno dell’impianto vengono create le condizioni ottimali (temperatura, diluizione, miscelazione, ecc.) per accelerare e concentrare le lavorazioni.

Pertanto non sono utilizzate sostanze chimiche.

CI SONO EMISSIONI IN ATMOSFERA?

Tutti gli edifici in cui sono presenti o trattati rifiuti, ed in particolare anche l’area di ricezione, sono dotati di un sistema di aspirazione dell’aria che mantiene le strutture in leggera depressione. Questo fatto implica che, quando si aprono le porte, entra l’aria esterna ma si evita che quella interna possa uscire. Uno o più ventilatori aspirano l’aria e l’avviano agli impianti di trattamento, costituiti da lavaggio dell’aria con acqua e biofiltri, che consentono l’abbattimento degli odori prima della dispersione in atmosfera.

Sono presenti 3 punti di uscita dai sistemi di trattamento aria (biofiltri) ed altr1 2 relativi alla raffinazione (upgrading) del biogas per separare il metano dall’anidride carbonica.

L’aria trattata proveniente dagli edifici dove avvengono le lavorazioni viene convogliata e dispersa in quota: questo accorgimento tecnico conferisce al progetto un livello di tutela odorigena e sicurezza superiore rispetto ad impianti analoghi presenti in Italia.

L’unico punto emissivo da combustione è costituito dalla caldaia a Biometano che serve per mantenere la temperatura dei digestori nelle condizioni ottimali.

QUALI CARATTERISTICHE HA IL COMPOST E QUALI UTILIZZI PUÒ AVERE?

Il compost prodotto avrà le caratteristiche di Ammendante Compostato Misto (gli ammendanti sono prodotti che migliorano le caratteristiche chimico-fisiche del suolo) tale da poter essere utilizzato in agricoltura, hobbistica o vivaistica. La normativa prevede che debbano essere rispettati rigorosi limiti di composizione e che il prodotto sia costantemente monitorato.

IL COMPOST PRODOTTO DA QUESTO IMPIANTO È DIVERSO DA QUELLO PRODOTTO DA UN IMPIANTO DI COMPOSTAGGIO AEROBICO?

Il compost che sarà prodotto da questo impianto avrà caratteristiche analoghe a quello che si produrrebbe da un impianto che ha con solo il compostaggio aerobico. Una indagine su questo tema è stata effettuata su compost prodotti in Italia, in particolare su 324 campioni da compostaggio solo aerobico e 139 campioni da impianti ibridi anaerobici – aerobici.

I risultati sintetici sono riportati nella seguente tabella: i dati confermano una buona qualità di entrambi i compost e una sostanziale equivalenza tra di loro anche nei parametri di maggiore valore agronomico.

TERRENI COLTIVATI ALL'INTERNO DEL PERIMETRO DEL PARMIGIANO - REGGIANO: IL COMPOST PUÒ RAPPRESENTARE UN PROBLEMA?

La presenza delle spore di clostridi nel Compost è stata oggetto di approfondita indagine. In natura, spore di clostridi sono comunque presenti negli escrementi dei bovini e nelle loro deiezioni.

I risultati analitici rilevati in impianti del tutto simili all'impianto Forsu di Reggio Emilia, sia come progettazione che come fasi di processo, hanno dato esito negativo. Il Compost prodotto dall’impianto presenterà valori di clostridi molto contenuti, e comunque inferiori a quelli naturalmente riscontrabili nei liquami o nei letami bovini.

Si ritiene pertanto che un utilizzo del Compost rispettoso di tutte le migliori prassi agronomiche non costituisca un incremento del rischio di presenza di spore di clostridi rispetto alla situazione attuale.

COME SARÀ COMMERCIALIZZATO IL COMPOST?

Il Compost non è un rifiuto, ma un prodotto nobile e pertanto può essere liberamente commercializzato. Verrà verificata la possibilità di potere utilizzare il prodotto localmente nel pieno rispetto delle condizioni ambientali, sanitarie, agronomiche, e quelle della filiera del Parmigiano Reggiano, al fine di potere chiudere il cerchio di economia circolare in ambito locale.

In altre realtà territoriali - ad esempio per l'impianto di Faedo (TN) - questo già accade, con mutua soddisfazione dei produttori vitivinicoli e delle realtà territoriali locali (vedi filmato nella sezione audio video).

QUALE SARÀ LA DESTINAZIONE DEL BIOMETANO?

Il Biometano, ottenuto dalla purificazione del biogas (ovvero, metano da fonte biologica totalmente rinnovabile e non da fonte fossile) può essere immesso direttamente nella rete di distribuzione del gas ed utilizzato anche per autotrazione in luogo del normale metano prodotto da fonti fossili.

L'impianto produrrà una quantità di BIOMETANO di circa 9 milioni di metricubi all'anno, sufficiente a riscaldare, in un anno, 4600 famiglie. La quantità di BIOMETANO prodotta potrà, in alternativa, alimentare 7.600 autovetture (con percorrenza media di 15.000 chilometri l’anno) oppure 190 AUTOBUS (con una percorrenza media di 50.000 chilometri l'anno). Per i mezzi che utilizzeranno il biometano, la mobilità sarà completamente sostenibile, in quanto l’impatto ambientale delle emissioni sarà nullo.

COME SARÀ STOCCATO IL BIOMETANO? ESISTONO PERICOLI DI ESPLOSIONE?

Non è previsto un sistema di stoccaggio del Biometano (ad es: gasometro). Nei casi in cui l’impianto di raffinazione non possa trattare il Biogas (totalmente o parzialmente), questo verrà avviato ad una torcia di emergenza che lo brucerà in condizioni controllate che garantiranno il rispetto delle condizioni di emissione, evitandone l’immissione diretta in atmosfera. Il metano, infatti, è un potentissimo gas serra mentre i gas della combustione determinano un effetto serra almeno 10 volte inferiore.

Generalmente i sistemi di raffinazione del Biogas hanno una funzionalità del 98% circa su base annua, quindi non è necessario un sistema di accumulo (gasometro). Pertanto il Biometano verrà - di norma - immesso direttamente nella rete di distribuzione del gas.

L’impianto è dotato di tutti i sistemi di sicurezza al fine di evitare esplosioni o incendi. L’efficacia di tali sistemi è ben consolidata: sono quasi 20.000 gli impianti in esercizio in Europa che producono il Biogas e il Biometano.

QUALI PRESIDI E MISURE DI SICUREZZA SONO PREVISTI?

Esistono dispositivi di sicurezza che impediscono ai digestori di diventare pericolosi; inoltre, la quantità di Biogas che eventualmente non potesse essere immessa in rete, previo trattamento di raffinazione, verrà bruciata in una torcia di emergenza.

A salvaguardia della sicurezza, questo tipo di impianti è comunque sottoposto ad una precisa e rigorosa autorizzazione da parte dei Vigili del Fuoco.

QUALE SARÀ L'IMPATTO ODORIGENO E QUALI MISURE SARANNO ADOTTATE PER ANNULLARLO?

Tutte le attività di lavorazione e stoccaggio saranno svolte all’interno degli edifici, dove viene mantenuta una leggera depressione per evitare che l’aria possa uscire. Tutta l’aria interna all’impianto sarà trattata utilizzando scrubber (torri di lavaggio con acqua dell’aria) e biofiltri, prima di essere dispersa all’esterno dell’impianto.

Al fine di ridurre ulteriormente possibili impatti l’aria sarà comunque convogliata tramite condotte di adeguata altezza, per favorire i fenomeni di dispersione. Le emissioni stimate hanno valore conformi con quanto previsto dalle linee guida regionali.

COME VIENE EFFETTUATO IL CONTROLLO DELLE LAVORAZIONI?

Tutte le lavorazioni descritte sono monitorate e governate in continuo da un sistema computerizzato che permette di avere il controllo di tutte le fasi del processo.

QUANTI CAMION SI MUOVERANNO OGNI GIORNO IN ENTRATA E IN USCITA?

Sono previsti in totale in entrata 97 camion dal territorio Reggiano, che costituiscono l’attuale traffico dei mezzi di raccolta della raccolta differenziata dell’organico e del rifiuto verde e 9 dagli altri territori. In uscita si prevedono 11 camion al giorno. Il traffico che proviene o che sarà destinato fuori del territorio Reggiano utilizzerà strade di grande percorrenza quali tangenziali o rete autostradale. Pertanto il traffico giornaliero aggiuntivo a livello provinciale rispetto alla situazione attuale sarà al massimo di 20 camion.

QUALE SARÀ L'IMPATTO VISIVO DELL'IMPIANTO?

L’impianto è ubicato in un'area destinata ad attività produttive dalla pianificazione urbanistica vigente, all'interno del perimetro dell’area produttiva ecologicamente attrezzata di Parto - Gavassa.

La scelta architettonica adottata vuole arricchire gli edifici con un contenuto estetico importante, che pur nella presenza di impianti industriali cerca elementi di mitigazione dell’impatto paesaggistico.

PERCHÈ OCCORRE UN IMPIANTO DI TRATTAMENTO DELLA FORSU IN PROVINCIA DI REGGIO EMILIA?

Gli importanti risultati della raccolta differenziata raggiunti in questi anni, hanno reso necessario prevedere una impiantistica nuova destinata ai nuovi flussi di rifiuti quali l’organico, la carta, la plastica, il vetro e i metalli. La raccolta differenziata è solo il primo passo nel percorso dell’economia circolare: questi rifiuti devono essere trasformati per poterli rimettere nel ciclo produttivo.

Per quanto riguarda la frazione organica si prevede che la Provincia di Reggio Emilia arrivi a produrre oltre 40.000 t/a di frazione organica e circa 90.000 t/a di rifiuti verdi. Queste quantità già giustificano la necessità di prevedere una impiantistica in tal senso. Tuttavia, già oggi diversi flussi di rifiuti trovano o troveranno risposta su strutture al servizio di bacini di area vasta: basti ricordare il rifiuto urbano indifferenziato del Reggiano che viene recuperato sottoforma di energia e calore nel termovalorizzatore di Parma, le terre da spazzamento stradale nell’impianto di Piacenza, la carta e la plastica che verranno trattate nel futuro impianto in fase di realizzazione a Parma.

La scelta di centralizzare le attività di recupero o trattamento in impianti d'eccellenza al servizio di un'area vasta segue la logica di concentrare gli investimenti importanti necessari alla realizzazione di soluzioni tecnologiche all'avanguardia in poche strutture altamente specializzate.

SONO STATE ANALIZZATE DIVERSE POSSIBILI COLLOCAZIONI ALTERNATIVE?

Sono state effettuate valutazioni su due aree alternative che avessero potenziali requisiti di idoneità che si possono così brevemente riassumere:

  • Disponibilità di aree urbanisticamente vocate ad usi produttivi;

  • Distanza da centri abitati o da ricettori sensibili (ospedali, scuole, ecc.)

  • Presenza di una rete viaria adeguata;

  • Prossimità all’autostrada o ad essa facilmente collocabile

  • Vicinanza ai siti di maggiore produzione dei rifiuti

L’area individuata soddisfa tutti i requisiti e, rispetto al sito di Mancasale, evita di determinare un incremento dei carichi ambientali sulla zona che già ospita il più importante impianto di depurazione delle acque reflue urbane della provincia, un importante deposito di stoccaggio dei fanghi di depurazione e altre attività minori.

PERCHÈ LA SCELTA RICADE SU REGGIO EMILIA?

Attualmente la provincia di Reggio Emilia, a differenza delle altre province, non ospita importanti impianti di recupero di materia. Pertanto, anche al fine di consentire un adeguato equilibrio dei carichi ambientali, si è ritenuto opportuno ubicare l’impianto per il trattamento della FORSU nella provincia reggiana.

All’interno del territorio provinciale il polo di maggiore produzione della FORSU e del rifiuto verde è la città capoluogo, che ha il vantaggio di essere prossima all’autostrada e inoltre possiede importanti arterie viabilistiche. L’area individuata rispetta quanto sopra richiamato ed anche i criteri specifici di localizzazione per questo tipo di impianti.

QUALI TEMPI E QUALI FASI AVRÀ L'ITER AUTORIZZATIVO?

L’iter autorizzativo è già avviato: attualmente - inizio settembre 2019 - si è nella fase della risposta alle osservazioni dei soggetti portatori di interessi (stakeholders). È ipotizzabile che la conclusione dei lavori si possa collocare entro la fine del 2019.

QUALE VALENZA AVRÀ L'AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE ?

Il complesso iter autorizzativo prevede, in caso di esito positivo, una unica autorizzazione (AIA - Autorizzazione Integrata Ambientale) che racchiude - tra gli altri - tutti i pareri e le autorizzazioni richieste quali per esempio la valutazione di impatto ambientale, la variante urbanistica, il permesso di costruire e l’autorizzazione alla gestione dell’impianto.

A QUANTO AMMONTA L'INVESTIMENTO?

L'investimento corrisponde a circa 54.000.000 euro. Essendo un impianto a libero mercato che Iren realizza come investimento proprio, non andrà ad impattare direttamente sulla tariffa per il trattamento dei rifiuti urbani.

QUALE SARÀ L'IMPATTO DEL CANTIERE IN TERMINI DI TRAFFICO, RUMORI, ecc.?

E’ stato valutato l’impatto del cantiere rispetto a diverse matrici ambientali (traffico, suolo, rumore, paesaggio, sottosuolo, acque): si tratta di impatti marginali e poco significativi. Per traffico e rumore gli impatti sono risultati leggermente più significativi ma, ovviamente, reversibili a breve termine con la chiusura del cantiere.

QUALE INDOTTO OCCUPAZIONALE PRODURRÀ IL CANTIERE?

Per la realizzazione dell’intera opera sono previste attività inerenti la urbanizzazione delle aree, la costruzione di edifici, montaggi di impianti meccanici e elettrici. In via del tutto preliminare e indicativa, potranno essere coinvolte nella fase costruttiva circa 80 persone tra tecnici e operativi, non presenti contemporaneamente e continuativamente nel cantiere.

QUANTE PERSONE LAVORERANNO A REGIME NELL'IMPIANTO ?

E’ previsto l’impiego di circa 20 unità di personale per la conduzione dell’impianto, e viene calcolato un indotto di circa 10 ulteriori unità.

CI SARANNO VANTAGGI SULLE TARIFFE ?

Rispetto alle tariffe oggi vigenti, se ne può ipotizzare una possibile diminuzione per due motivi principali. Innanzitutto, trattando i rifiuti organici vicino al luogo di produzione si evitano i costi di trasporto che oggi occorre affrontare per conferire detti rifiuti in impianti extraregionali. Il secondo motivo deriva dalle economie di scala ottenibili con impianti di medie dimensioni come quello proposto e dalla possibilità di recuperare il Biometano.

La determinazione della tariffa dovrà comunque rispettare anche quanto disciplinerà ARERA (Autorità di regolazione di tutti i servizi pubblici).

SONO PREVISTE ALTRE FORMULE DI COMPENSAZIONE PER IL COMUNE OSPITANTE e/o PER QUELLO CONFINANTE?

A seguito della realizzazione dell’impianto sono previste le consuete opere di compensazione ambientale per i territori direttamente interessati, che saranno concordate con gli enti.

CI SONO PERICOLI DI INQUINAMENTO DELLE FALDE?

Nell'impianto FORSU non ci saranno interferenze con le falde acquifere. Il progetto non prevede scarico di percolati o acque di processo in corpi idrici superficiali; esse verranno ricircolate all’interno dell’impianto stesso o smaltite presso un idoneo impianto di trattamento delle acque reflue attraverso lo scarico in pubblica fognatura.

Similmente anche le acque di prima pioggia verranno riutilizzate in impianto o scaricate in fognatura. Le acque di seconda pioggia o derivanti dal dilavamento dei tetti, quindi acque non contaminate, verranno riutilizzate o inviate in acque superficiali.

CHE DIFFERENZA C'È TRA ECONOMIA LINEARE ED ECONOMIA CIRCOLARE?

Il modello di crescita economica che ha caratterizzato gli ultimi 150 anni di storia è detto “economia lineare”, basata sull’estrazione di materie prime sempre nuove, sul consumo di massa e sulla produzione di scarto una volta raggiunta la fine della vita del prodotto. Nel concetto di "economia circolare", invece, è delineato un modello di economia che riduce e elimina lo scarto utilizzando senza sprechi tutto il potenziale contenuto nella materia. L'economia circolare è quindi "un’economia pensata per potersi rigenerare da sola".

PER ULTERIORI DOMANDE

è sufficiente inviare una mail a info@irenforsu.com


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