L'ebreo errante

Anno: 1948.

Durata: 100 minuti.

Regia: Goffredo Alessandrini.

Soggetto: Giovanni Battista Angioletti dal romanzo omonimo di Eugène Sue.

Sceneggiatura: Goffredo Alessandrini, Ennio De Concini, Flaminio Bollini, Anton Giulio Majano, Aldo Bizzarri.

Zona ambientazione: Parigi.


Matteo è un ricco ebreo nazionalista che vive ai tempi di Gesù e che ritiene quest'ultimo un ostacolo alla rivolta degli ebrei contro gli oppressori romani.
Matteo incita quindi il popolo contro il nazareno e impedisce alla moglie di dargli dell'acqua mentre quello si avvia al Golgota. All'ebreo viene perciò negato ogni riposo, anche quello della morte: è condannato a errare sulla terra in eterno per espiare le proprie colpe. Parigi, 1940.
Il giovane banchiere ebreo Mathieu Blumenthal è ricco e potente e potrebbe sottrarsi alla persecuzione nazista facilmente. Ma l'uomo sceglie di condividere il destino degli altri ebrei. Un giorno, mentre si nasconde in una sinagoga con dei compagni, viene scoperto, arrestato e deportato in un campo di concentramento tedesco.
Dopo aver subito brutali maltrattamenti, Mathieu, facendo saltare un ponte, riesce a fuggire con alcuni compagni e con Ester, la ragazza di cui si è innamorato. I tedeschi reagiscono alla rivolta minacciando di uccidere cinquecento prigionieri e il banchiere, deciso a salvare quegli innocenti, torna spontaneamente al campo. Con il suo martirio, l'uomo sconta la condanna inflitta da Cristo all' "ebreo errante".

[rif. Archivio del cinema italiano]