Certamen Mediolanense

Un nuovo certamen

I licei che danno vita a questo nuovo certamen – “Beccaria” e “Tito Livio” di Milano – sono stati promotori per anni di due competizioni di lingua latina, che molti conoscono e che hanno visto un’ampia partecipazione. Erano, tra l’altro, gli unici certamina di lingua latina che si svolgessero a Milano. Quest’anno “Beccaria” e “Tito Livio” si sono uniti con un accordo di rete, che prevede anche la partecipazione dell’associazione culturale “Europa Latina”, con l’intento di dar vita ad un nuovo certamen, che mantenga la tradizione delle esperienze precedenti (Certamen Livianum e Certamen Beccaria) ma insieme sia coerente con quanto di nuovo sta succedendo nello studio e nella didattica del Latino. Pensiamo, infatti, alle indicazioni che giungono dalla certificazione di lingua latina dell’USR Lombardia e alla recente riforma della seconda prova dell’Esame di Stato. E’ fondamentale oggi, per insegnare e imparare il Latino, lavorare innanzi tutto sulla comprensione di un testo, per poterlo analizzare e tradurre in modo consapevole. Il lavoro che viene proposto nel nostro nuovo certamen non richiede l’uso del dizionario, perché i giovani candidati vengono guidati, dalla introduzione e da una serie di domande, a comprendere pienamente il testo ed approfondirne i vari aspetti. A fianco di passi di autori appartenenti al canone scolastico ne vengono proposti altri, sempre in Latino, di autori dell’Età Moderna, così da permettere un confronto diacronico sul tema prescelto e dare la possibilità ai concorrenti di spaziare fra diverse discipline. Quest’anno si parlerà dell’Asia: come la vedevano gli antichi Romani? Come la videro gli esploratori europei? Già Cornelio Nepote, notando quanto fossero diversi i costumi romani da quelli di altri popoli, rilevava come non esista una morale unica, un solo modo di vivere, ma le culture dei vari popoli debbano essere tutte rispettate “ …ea pleraque nostris moribus sunt decora, quae apud illos turpia putantur”.

La conoscenza degli incontri/scontri fra Occidente e Oriente, come avvengono da duemilacinqecento anni, non può che stimolare la curiositas dei giovani, che sono sempre più destinati a confrontarsi con culture diverse dalla nostra.