Dicono di noi

Azienda Agricola Boccella, vigna spettacolare per vini di carattere

Di Carmen Guerriero su #turismo del gusto 11/20

Intervista a Raffaele Boccella, vigna Contrada Sant’Eustachio durante la vendemmia 2020

Il Taurasi, pregiato vino rosso ottenuto dalle uve dell’antico vitigno Aglianico, DOC nel 1970 e DOCG dal 1993, certo non ha bisogno di presentazioni, essendo tra i migliori rossi prodotti nel sud Italia, come già attestava lo storico Tito Livio, nel suo Ab Urbe Condita, riferendosi alle coltivazioni di vite Greca o Ellenica, ne descriveva il territorio, gli antichi Campi Taurasini, ricco di “vigne optime”, e, dunque, fornitore di ottimo vino per l’Impero romano.

Oggi, la progressiva valorizzazione dei territori, le moderne tecnologie e l’acquisizione di maggiori know how, specie delle nuove generazioni, hanno contribuito alla crescita della viticoltura irpina e la nascita di tante piccole imprese, solitamente a conduzione familiare, che, a parità di vitigno, propongono sorprendenti interpretazioni territoriali, sensibilmente diverse tra loro.

Come quella dell’Azienda Agricola Boccella, piccola azienda familiare a Castelfranci, in c.da Eustachio, in provincia di Avellino, nel cuore dell’areale della docg Taurasi, dove, a circa 600 metri di altitudine, su conglomerati di arenarie poco cementate e frammentazioni calcarenitiche, si dipana uno dei vigneti più belli dell’Irpinia, spettacolare come una quinta teatrale di palcoscenico!

L’azienda, intensificata dal 2006, dal 2017 a conduzione biologica certificata, è condotta da due fratelli, Raffaele e Giovanni insieme alle rispettive mogli (due sorelle, Angela e Lucia), che, con impegno e passione, continuano lo strenue lavoro del fondatore Giuseppe Boccella, sostenendo la filosofia di vini tipici, territoriali, schietti e pregni di personalità.


“Già negli anni ’60 mio padre aveva comprato questi vigneti, molto vecchi, impiantati tutti col tipico sistema di allevamento a raggiera avellinese” – racconta Raffaele Boccella. “Poi, a causa di diverse “fallanze”, nel tempo si è provveduto ad impiantare vigne nuove come questa, in Contrada Eustachio, a cui ho dedicato l’etichetta del Taurasi”. 50 anni di lavoro familiare ininterrotto “su 4 ettari e 20 di terreno coltivato prevalentemente ad Aglianico 100%” – prosegue Boccella “che lavoriamo insieme io e mio fratello Giovanni, ad un’altezza di circa 600 mt, a ridosso della storica stazione del vino, Avellino-Rocchetta, attiva, però, solo in determinati periodi dell’anno”, che produce vini dal carattere fortemente identitario.

Vini di montagna, quella irpina, irrigata dalle falde del fiume Calore che scorre vicinissimo, a fondo valle, ricchi della resinosa balsamicita’ dei fitti boschi circostanti e di freschezza, con le forti escursioni termiche, anche di oltre 12 gradi, che donano una spiccata acidità, segno distintivo di questi vini di montagna insieme alla schiettezza che li rende facilmente riconoscibili.

“L’esposizione della vigna è strategica, anche se per lavorare bene dobbiamo alzarci alle 4,30 del mattino e possiamo stare nei filari fino alle 11,30 massimo, poi il pomeriggio diventa un forno. La nostra azienda è certificata biologica dal 2007, ma non abbiamo grossi problemi a portare avanti il lavoro biologico, perché questa zona è asciutta e ventilata. Non è come la fascia lungo il fiume, dove si fa la nebbia e la rugiada, da noi non fa mai”.

La produzione dell’azienda oscilla attualmente tra le 12/13.000 bottiglie di Irpinia Campi Taurasini e 3000 bottiglie di Taurasi e circa 2000 di Fiano, “ma, – precisa Raffaele Boccella- “potenzialmente, possiamo arrivare anche a 30.000 bottiglie perché comunque continuiamo a vendere le uve. La riserva di Taurasi dipende dalle annate, sono tre anni che non la facciamo. L’Irpinia Campi Taurasini, Rasott, ha un nome di fantasia in etichetta, mentre il Fiano, Case fatte, perché quando mio padre acquistò il terreno c’era solo una vecchia casa ed un’altra di fronte”.

“Non faccio tanto fiano, solo pochi filari, all’inizio impiantati per il fabbisogno familiare e, poi, visto il gradimento, incrementati con un altro ettaro a Torella dei Lombardi, dove avevamo già un terreno di famiglia ed altri 2 ettari in località Candriano, per un totale di circa 2000 bottiglie l’anno” – precisa Raffaele Boccella. “La scorsa vendemmia ne abbiamo fatto 1300, quest’anno non so, ma di certo non vado a comprare l’uva nella docg, non mi interessa che il mio fiano sia solo doc, quanto, piuttosto, che possa produrlo nei miei vigneti. Il fiano fa solo acciaio, con 24/48 ore sulle bucce di macerazione e, poi, fermentazione in acciaio”.

E’ fuori da ogni schema Raffaele Boccella, determinato e schietto, non segue le mode, ma solo il suo istinto, restando caparbiamente concentrato sul suo lavoro in vigna ed in cantina, secondo una metodologia di semplicità ermeneutica, così come tramandata dall’esperienza familiare, dall’amore per le tradizioni ed il rispetto per la sua terra. Caratteristiche che si ritrovano nel calice, tipico, identitario ed assolutamente riconoscibile, in cui comune denominatore è la sorprendente acidità a mitigare l’importante gradazione alcolica dei rossi, tra 14 e 14,50.

“L’Irpinia Campi Taurasini fa macerazione per 20/25 giorni, dipende dalle annate, e il taurasi, prendiamo le uve selezionate dalla vigna più vecchia, sempre con macerazione per 20/25 giorni, dipende dalle annate, poi decantato e messo in botti di rovere francese, da ultimo, per la vendemmia 2017, abbiamo iniziato un esperimento con una botte grande, la “carbellotta”, mix di doghe diverse nuove di rovere, sia sloveno che francese, per un minimo 15 mesi, per non dare troppo legno. Poi, va in bottiglia e dopo tre anni minimo – come da disciplinare- esce sul mercato, ma può essere molto più tempo”.

L’annata degustata, la 2009, è avvolgente e pregna di frutta rossa ancora fresca, vibrante di acidità, con intriganti rimandi a petali carnosi di viole e note erbose di mirto che, nel sorso, secco, armonico ed equilibrato, evolvono in borotalco di dolcezza appena speziata di cannella e chiodi di garofano, con tannini che un maggior tempo riuscirà sempre più a levigare.

Bottiglie di nicchia, da stappare senza fretta.

https://www.turismodelgusto.com/evidenza/azienda-agricola-boccella-vigna-spettacolare-per-vini-di-carattere/?fbclid=IwAR3kQpgHfvPkN9yWk3PlFM99svSvL7eOUk5sAgaENBRsJXLruAw2hJkBaLk

La Campania ti fa sognare alla grande riguardo il vino straordinario

Katarina Andersson , Grapevineandandventures, 17-05-20

RAFFAELE BOCCELLA - UN ENOLOGO ARTIGIANALE IN IRPINIA

Il mio incontro con Raffaele Boccella e sua moglie Angela e i loro vini è stato attraverso l'evento Radici del sud. Ho assaggiato per la prima volta i loro vini due anni fa, quando sono andato al Salone, ovvero il giorno in cui la degustazione è aperta al pubblico.

Sono una coppia estremamente amichevole che parla appassionatamente della loro viticoltura in quota in Irpinia. Questa è una zona dell'entroterra campano con un microclima tutto suo.

La cantina Boccella si trova in località Castelfranci , molto vicino a Paternopoli. L'area è circondata da molti terreni boschivi che conferiscono un tocco erbaceo o boisé ai vini dell'Aglianico .

L'anno scorso ho avuto l'opportunità di conoscere un po 'meglio Raffaele durante il tour stampa di Radici del sud in Irpinia. Abbiamo fatto una degustazione con un gruppo di produttori di vino dell'Irpinia presso l'agriturismo Lello Montelaura proprio in Irpinia.

Non ho mai visitato la loro cantina, non ancora, ma Raffaele e sua moglie mi hanno detto che i loro vigneti sono a circa 600 mslm e come la loro famiglia da molti anni si dedica alla coltivazione dell'uva Aglianico .

Sono stato davvero affascinato dal loro Rasott Irpinia Campi Taurasi DOC dove ho assaggiato il 2015 e qualche altra annata. L'annata 2015 è stata un anno caldo, quindi le uve Aglianico sono maturate prima dando origine a vini con ricche note di frutta rossa.

Raffaele Boccella produce anche la Casefatte Fiano IGT e il loro vino DOCG che si chiama semplicemente Taurasi . Sono vini campani che danno voce al particolare terroir dell'Irpinia. Dovrebbero essere sulla tua lista di vini da provare.

https://www.grapevineadventures.com/2020/05/17/campania-makes-you-dream-big-about-amazing-wine/?fbclid=IwAR0DTr0uW45Lj_HuUuWSFxaOuane7DvTd-guiI1QNgayzn8b7wzn3LjEtTs

Quarantena , le bottiglie dimenticate

Paolo Massobrio, Il Golosario 14-04-2020

Al sud Italia il Campi Taurasini “Rasott” 2007 (aglianico) di Boccella di Castelfranci (Av) ha esordito con una fantastica nota di frutta ed erbe amare (catalogna). C’è qualcosa di profondo al naso come se in un bosco uno avesse scoperto una radura di piccoli frutti in abbondanza. Ma poi senti proprio la rosa fiorita, in bocca avverti carezzevoli i tannini e quella nota balsamica che attraversa la frutta. Un vino vivo, biologico e decisamente originale.

https://www.ilgolosario.it/it/bottiglie-dimenticate-paolo-massobrio?fbclid=IwAR0HyajAAxRToJF8gycQvI9HFZEEt8DFh-F8LnNqSyq-L3p58HYslo2UEwo

Casefatte, un piccolo grande bianco da una zona di grandi rossi

Stralci di vite 04-06-2019

Prima ancora che un bianco di assoluto rilievo, tanto più perché arriva da un areale tradizionalmente vocato per la produzione di grandi rossi da aglianico, Casefatte è un ricordo che non si può cancellare. La casa in contrada Sant’Eustachio a Castelfranci, quella che il papà Giuseppe aveva fatto al rientro dal Venezuela soltanto pochi anni prima, crollò a seguito del sisma del 1980; la piccola cantina dei suoi due figli Raffaele e Giovanni è stata costruita appena pochi metri più in là.

Casefatte, dicevo, è anche un vino buonissimo, che la famiglia Boccella ottiene dalle uve fiano della vigna che si trova a poca distanza dalla cantina.

Rispetto al passato, quando si arrivava comodamente alle 48 ore, la macerazione non supera l’arco di una giornata. Il 2018, ancora in vasca, sembra avere qualcosa in più in fatto di luminosità, sarà pure perché s’è preferito anticipare la raccolta alla prima decade di ottobre (eh sì, da queste parti si va abbastanza per le lunghe). La scelta dell’epoca di vendemmia nel millesimo 2017 è stata, al contrario, dettata dal particolare andamento climatico e il vino è certamente più caldo e dorato, più largo in bocca, non per questo meno vibrante.

La cosa strabiliante è stata l’evoluzione del 2017 aperto durante la mia visita in azienda: dopo una settimana era ancora lì, con una lieve affumicatura a nascondere le note fruttate e quelle più dolci di camomilla, il sorso caldo e confortante.

Poco più di 1200 bottiglie per un bianco da non perdere.

http://www.stralcidivite.it/casefatte-piccolo-grande-bianco-da-zona-grandi-rossi/

Seconda edizione di “Aglianico a Roma” – i nostri migliori assaggi

Vino da bere-Gianni Travaglini 24-02-2019

Taurasi DOCG “Sant’Eustachio” 2010, 14% – Boccella (Aglianico 100%). Affinamento per 3 anni in tonneaux e bottiglia. Al naso fiori (viola), spezie e frutti rossi. In bocca emerge tutta la struttura e la potenza di questo Taurasi, tannicità, acidità, tutto ben integrato. Un vino in cui il terroir emerge in modo inconfondibile. 90/100

https://vinodabere.it/aglianico-a-roma-3-febbraio-2019-seconda-edizione-2/

I migliori assaggi a Radici 2018: Campania al top tra gli autoctoni del Sud

Davide Bortone 20-06-2018

Taurasi 2009 “Sant’Eustachio”, Azienda Agricola Boccella. Un giovanotto con qualche anno già sulle spalle. Non c’è modo migliore per descrivere il Taurasi 2009 dell’Azienda Agricola Boccella di Castelfranci (AV).

Un quadro ancora più evidente con l’assaggio della vendemmia 2010: un anno più giovane, eppure ancora più scalpitante, soprattutto a livello di integrazione tannica.

Bel naso per la 2009, che inizia a diventare mansueta, dopo 9 anni di “castigo” in bottiglia.

Palato finissimo, pieno e balsamico, per un vino che sarà davvero grande e completo, a partire dal prossimo anno.

Una storia appassionante anche quella della famiglia Boccella, che coltiva 5 ettari di vigneto sulla cima del villaggio Sant’Eustachio, una contrada posta a 600 metri di altitudine sul livello del mare.

https://www.vinialsupermercato.it/migliori-assaggi-radici-del-sud-2018-campania-al-top-tra-gli-autoctoni/

Vini secondo natura: Vini Veri assisi 2019

di Chiara Giorleo su Chiara Giorleo wine blog 17-01-19

Boccella (Campania): un progetto genuino e focalizzato che cresce nel rispetto di tempi e territorio basato sulle sole uve Fiano (per un bianco, il “Casefatte”, che suggerisce erbe infuse con trama setosa e fitta) e Aglianico per un Taurasi (ho provato il 2009) da lunghi invecchiamenti e il pluripremiato “Rasott” (Aglianico della mitica sottozona Campi Taurasini) identitario e gustoso

Garantito Igp ! Quei bianchi campani passati in legno

Wine e food blog Luciano Pignataro

06-09-2018

Ci sono alcune frasi entrate nel senso comune che spesso diventano un rovesciamento della realtà anche se confermano come spesso ciascuno di noi ha il vizio, direi il limite, di far iniziare la storia con noi stessi. Quando sento un produttore dire, “seguo il metodo tradizionale e vinifico solo in acciaio”, posso sicuramente fargli i complimenti ma non mi pare che i romani, nel Medioevo e nell’800, ma anche nella prima mettà del ‘900 si usasse questo materiale quanto piuttosto il legno e le anfore.

Già il legno, un altro mantra italiano, dove la cultura dei vini bianchi invecchiati può vantare solo piccoli episodi isolati e non uno sforzo di ricerca collettivo e territoriale in qualche regione, è l’uso quasi esclusivo dell’acciaio nella lavorazione in bianco. E questo nonostante il fatto che il nostro paese è, secondo i dati diffusi la settimana scorsa, il primo esaportatore mondiale per volume e per valore, di vino bianco. La Campania da questo punto di vista non teme confronti, è davvero raro trovare produttori che usino il legno con i vitigni autoctoni.

Noi pensiamo che questo sia uno sbaglio, non vogliamo certo sostituirci a chi il vino lo fa, ma è indubbio che quando l’uso del legno è centrato i risultati sono più che soddisfacenti e soprattutto aiutano sui tempi lunghi. La differenza con lo chardonnay e le altre uve internazionali è che non ci sono protocolli prefissati e dunque si deve partire da zero e andare per tentativi quasi applicando il principio di falsificabilità di karl Popper. Ecco allora che questo post un po’ anomalo rispetto ai soliti propone questa piccola guida e che evidenzia come il Fiano sia particolamente vocato a queste lavorazioni. Il motivo è che si tratta di un vitigno che con il tempo evolve e non resiste come è stato dimostrato scientificamente dal team di studi del Dipartimento di Agraria diretto dal professore Moio.

Casefatte Fiano Campania igt

Boccella

Una piccolissima produzione di Fiano a Castelfranci prodotto fuori dal disciplinare docg. Un bianco “naturale” che mantiene una buona polpa e bei sentori, in buon equilibrio con il legno. Pensato dall’enologo irpino Fortunato Sebastiano.

https://www.lucianopignataro.it/a/vini-bianchi-campani-in-legno/153435/?fbclid=IwAR1W7DoWQeWzXM0Ytuf-iC6JbXLbPqRDD5to4OdJ8H9aX5pTPyT6E74xIa8

Nel segno dell'aglianico

Alessandro Ricci 23-03-2016

La famiglia Boccella a Castelfranci produce in regime biologico Fiano, Aglianico e Taurasi

Quando Giuseppe Boccella decise di investire tutto su alcune vigne sparpagliate tra le colline irpine, tra i comuni di Castelfranci, Paternopoli e Montemarano, fu una scelta che segnava per lui il ritorno a casa da un lungo periodo in Venezuela. Era il 1960. Giuseppe è mancato lo scorso anno, ma l'azienda prosegue, poiché nel 2005, i suoi figli Raffaele e Giovanni, andati in sposi a due sorelle, Angela e Lucia, hanno intrapreso i primi imbottigliamenti in proprio. È passato del tempo, da questa scelta, ma la sorpresa di fronte a questi vini non si placa ancora. È la stessa provata da Paolo Massobrio nel 2012, assaggiando il Campi Taurasini “Rasott” 2007, vino Top Hundred. Qui, in queste vigne impervie, l'aglianico – vitigno nobile, introdotto dai Greci, nel secolo VII a.C. - offre una delle sue versioni migliori.


La famiglia Boccella coltiva le vigne in regime biologico, a quasi 600 metri d'altitudine. Nascono così tre vini, due rossi e un bianco. Quest'ultimo, fiano in purezza , è il Casefatte (due case una di fronte all'altra: si presenta così, oggi, l'azienda agricola), fermentato in botti di legno e imbottigliato senza filtrazioni. La versione 2014, di un bel giallo paglierino intenso, profuma di pesca bianca, foglie di rovo, sbuffi minerali. In bocca è rotondo, avvolgente, vellutato, di discreta freschezza e mineralità.


Sorprendente il Rasott, annata 2011 . Un aglianico prodotto senza filtrazioni e chiarifiche, frutto di una vinificazione tardiva, dal colore rosso rubino impenetrabile. Ha tutto dell'aglianico: la frutta matura che emerge al naso, circondata da tanto erbaceo, e poi una bella speziatura (pepe nero). Al sorso, è un pugile di personalità e scattante: ha tannini, acidità, sapidità, polpa, e una scontrosità che lo rende irresistibile. Con un piatto di cacciagione, è festa grande.


Il Taurasi Riserva Sant'Eustachio 2007 , non chiarificato né stabilizzato, sfrutta per l’illimpidimento esclusivamente le rigide temperature invernali e viene messo in commercio dopo almeno un anno di affinamento in bottiglia. Colpisce per la grande ricchezza estrattiva, e la finezza complessiva: dei profumi, caratterizzati da spezie dolci e forti, e poi in bocca, equilibrato e piacevole, e lungo. Meno esplosivo del Rasott, più riflessivo, è una bella interpretazione del Taurasi.

/assaggi-e-news/cantine/boccola-aglianico-castelfranci

Taurasi Docg Sant’Eustachio 2006 | Voto 90/100, winner a Radici del Sud

Enrico Malgi _Luciano Pignataro wine e food blog


A Radici del Sud, rassegna dedicata alla produzione vinicola da vitigni autoctoni del Meridione d’Italia, sono stati assaggiati alla cieca dalle due giurie nazionale ed internazionale circa quattrocento vini. Al termine di ogni tasting, riguardante i vini regionali di ciascuna specie varietale, i commissari si scambiavano le impressioni ed i punteggi elargiti. Ebbene, le valutazioni più alte hanno interessato le bottiglie di Taurasi!

E tra le etichette premiate dalla giuria internazionale è stata insignita quella del Taurasi Docg Sant’Eustachio 2006 dell’Azienda Agricola Boccella, appartenente ai fratelli Raffaele, Giovanni, Angela e Lucia. Si tratta di una minuscola impresa artigianale situata nel piccolo comune di Castelfranci, che insieme con i confinanti abitati di Paternopoli e Montemarano rappresenta il cuore della Docg.

Le uve sono state allevate ad un’altezza di circa seicento metri sulla sponda del fiume Calore. Per maturare il vino impiega poco più dei canonici tre anni, come da disciplinare, tra acciaio, legno e vetro. Il tasso alcolometrico raggiunge i quattordici gradi e mezzo.

Il colore è quello usuale per questa tipologia: rosso rubino carico e vivace. L’impatto olfattivo è tipicamente varietale: fruttatto di rosso boisé come il ribes, il mirtillo e la mora, insieme alla prugna, all’amarena e alla violetta. Ancora goudron, aromi speziati di noce moscata, di chiodi di garofano, di vaniglia e di pepe nero. Ad abundantiam, al naso si colgono anche sentori di tostato, di tabacco e di caffè. In bocca il vino sfoggia un virtuosismo che incanta, segnato subito da un bonus di calore, di giusta tannicità e di ottima acidità. E’ un vino che declina sullo spartito il suo temperamento opulento, imponente, corposo, poderoso, grintoso, potente, materico e sostanzioso. La beva termina con un finale lungo e persistente. Grande serbevolezza. Abbinamento sulla classica cucina di terra irpina. Prosit!

https://www.lucianopignataro.it/a/taurasi-docg-santeustachio-2006-voto-90100-winner-a-radici-del-sud/74369/

Rasott Aglianico Irpinia Campi Taurasini Doc 2014 Azienda Agricola Boccella – Primo a Radici del Sud 2017

Enrico Malgi- wine e food blog Luciano Pignataro

Dici Boccella e vai proprio sul sicuro, perché la sua produzione minimalista è sempre sinonimo di ottima qualità, riconosciuta unanimemente sia dalla critica specializzata e sia dai consumatori. A tutto questo concorrono molteplici fattori. In primis iCastelfranci, posizionato sulla sponda sinistra del fiume Calore, accanto a quello di Paternopoli e di fronte a quello di Montemarano, vale a dire il triangolo territoriale che esprime tra le uve migliori dell’aglianico irpino, con le quali si produce il Taurasi. Siamo sui seicento metri di altezza con la cima di S.Eustachio. L’ottima escursione termica consente alle uve di impregnarsi di multiformi precursori aromatici. Vigne vecchie di quasi cinquant’anni, ormai consolidate e stabilizzate nel tempo e che producono uve sane e mature. E poi la mano “santa” diFortunato Sebastiano, che ha molta familiarità con questo territorio e con queste uve.

E così i fratelli Raffaele, Giovanni con le rispettive mogli, Angela e Lucia Boccella nel corso degli anni hanno dato continuità e prestigio a questa azienda, consolidando e perfezionando il lavoro del loro genitore e fondatore Giuseppe.

Da anni l’azienda partecipa all’importante manifestazione di Radici del Sud ed immancabilmente riesce sempre a mietere successi. Anche all’edizione 2017 non si è voluta smentire, perché l’etichetta Rasott Aglianico Irpinia Campi Taurasini Doc 2014 ha conseguito la prima posizione assoluta nella propria categoria, così come sancito dalla giuria dei Wine Writers.

Aglianico in purezza. Fermentazione in acciaio con lieviti indigeni. Affinamento in barili di rovere per un anno e poi elevazione in bottiglia per un altro anno. Nessun trattamento di chiarifica e di filtrazione. Tasso alcolico di quattordici gradi.

Tipico il colore rubino carico, vivo e luminoso. Impatto olfattivo bene articolato e di grande rilevanza, laddove prendono corpo profumi di violetta, di ciliegia, di mirtilli e di ribes; parvenze speziate: sussurri vegetali; afflati di cuoio, di muschio e di balsamo. Palato ampio e voluminoso, che accoglie un sorso generoso, vibrante ed acido, non molto astringente tenendo conto della giovinezza del vino. E proprio per questo manifesta un’elevata ed inusitata carica di morbidezza e di eleganza, unite a proposizioni materiche, sapide e dinamiche. Il finale è complesso ed avvolgente, equilibrato, armonico e persistente. Migliorerà ancora per molti anni. In questo momento è da preferire a carni bianche e rosse, formaggi non troppo stagionati e su un bel piatto di baccalà alla marinara.

https://www.lucianopignataro.it/a/rasott-aglianico-irpinia-campi-taurasini-doc-2014/134620/

Quindici vini rossi da bere a Pasqua spendendo non più di 15 euro

Adele Elisabetta Granieri-Wine e food blog Luciano Pignataro - 31.03.2018

Poco budget ma il sogno di bere un buon rosso? Un buon calice di vino può rappresentare un’occasione di godimento senza troppe remore: basta sapersi districare tra le etichette proposte e con pochi euro si può portare a casa un rosso di tutto rispetto.

Da qualche anno a questa parte anche l’attenzione della critica enologica si è rivolta ai vini con un buon rapporto qualità/prezzo, quei vini che in virtù del loro costo e delle loro caratteristiche organolettiche (immediatezza, freschezza, bevibilità) si prestano ad un consumo più spensierato e frequente.

Campi Taurasini “Rasott”, Boccella

Un Aglianico che profuma di ciliegia, fiori e spezie, con una delicata nota minerale ed un sorso morbido e avvolgente, dai tannini levigati.

https://www.lucianopignataro.it/a/vini-low-cost/144681/?fbclid=IwAR16MjKP21rdu7DLw_fzmTIX_89o7NiP_YS60P-r966nBf7AbDVOSFhME1E

Boccella, il Taurasi ci guadagna con l'Aglianico di montagna

Taurasi “Sant’Eustachio” Boccella: nella storica verticale brillano le annate 2007 e 2008, sorprende la 2009


Alberto Nigro -Divini Racconti- 12.2017

E’ stata una verticale storica quella che si è svolta presso l’enoteca Garofalo di Avellino. Sotto i riflettori il Taurasi “Sant’Eustachio” di casa Boccella nelle annate che vanno dal 2005 al 2011. Sette vini, a partire dal primo imbottigliato dall’azienda di Castelfranci, che hanno saputo sedurre ed incuriosire anche i palati più esigenti.

Tra i presenti, oltre al patron della cantina Raffaele Boccella affiancato dalla moglie Angela, l’enologo Fortunato Sebastiano che segue l’azienda dal primo momento e che ha brillantemente guidato la degustazione, i giornalisti Luciano Pignataro e Annibale Discepolo, e, naturalmente, l’instancabile promotore dell’iniziativa Lello Tornatore.

2011- Partenza fresca ed agile per un vino che evidentemente necessita ancora di qualche anno prima di potersi considerare pronto. Figlio di un’annata calda, si presenta nel suo colore rosso rubino intenso circondato da lievi riflessi aranciati. Al naso sono sentori erbacei e balsamici ad emergere, mentre in bocca sorprende per la sapidità e per il tannino spigoloso benché mai aggressivo.

2010- Altro vino rispetto al 2011. D’altro canto, parliamo dell’annata che è stata considerata dai più perfetta, caratterizzata da un’estate fresca seguita da piogge settembrine e sole fino alla vendemmia. Decisamente più marcata la sensazione fruttata anche se la vera nota caratteristica è quella speziata al pepe nero. Bello il finale lungo e netto. Anche qui, per goderne al meglio, sarà necessario riparlarne tra qualche anno.

2009- E’ il vino che non ti aspetti. A dispetto dell’annata difficile fatta di tanta pioggia, con un’estate fresca caratterizzata dagli attacchi della peronospera, questo Taurasi si presenta piuttosto elegante, con sfumature fruttate avvolte da una gradevole sensazione balsamica. Rispetto alle altre mette in evidenza il suo importante grado alcolico (15%), mentre il tannino risulta gradevolmente marcato. E’ il classico vino di lungo corso che sarebbe interessante riprovare tra 4 o 5 anni.

2008- Siamo al punto di demarcazione. Vino pronto, con un naso fruttato importante e persistente. In bocca è pieno, caldo, avvolgente con le sue note di confettura e frutti rossi maturi. E’ figlio di un’annata molto calda nella sua prima parte, ma che si è andata equilibrando sul finale con un autunno freddo. Questo Taurasi va bevuto ora, anche se, come gli altri, offre bei margini di invecchiamento.

2007- Per noi l’annata migliore tra quelle assaggiate. Simile alla 2008 nei sentori e nelle caratteristiche generali, ma con una punta di equilibrio in più. A renderlo a nostro avviso più equilibrato del precedente una maggiore freschezza che regala un senso di eleganza. Gran bel vino, da gustare su un pranzo importante, ma che farebbe la sua figura anche in veste meditativa.

2006- Taurasi molto maturo che offre al naso una bella complessità. In bocca c’è tanto frutto che tende alla confettura, il finale è lungo e persistente. Vino intrigante, figlio di un’annata caratterizzata da un’estate mediamente calda ed un autunno piuttosto freddo.

2005- Ultimo Taurasi bevuto e primo imbottigliato da Boccella. Ha raggiunto un elevato grado di maturazione e offre note lievemente evolute al naso pur conservando sfumature balsamiche. In bocca, però, sorprende presentandosi decisamente più fresco ed agile. Vino da cogliere al momento evitando che il trascorrere di ulteriore tempo lo renda stanco.

Insomma, questo il breve resoconto dei vini degustati. Al termine della bella serata, è stato divertente confrontarsi con gli altri immaginando una personalissima classifica di gradimento.

Ecco la nostra: 2007-2008-2010-2009-2006-2011-2005

http://www.diviniracconti.it/2017/12/taurasi-santeustachio-boccella-nella-storica-verticale-brillano-le-annate-2007-e-2008-sorprende-la-2009/?fbclid=IwAR2S1jz-b_ymPc2TbdFKUbbTCv-1jWgMkPu5ChTKDJkEXrtjWxsCD6Qem0U

Boccella , l'aglianico del contadino

Luciano Pignataro

A quelli con l’Outlook zeppo di mail promozionali, ai curiosi, agli scout dei sapori capaci di uscire fuori dalle piste battute dagli altri. Agli annoiati stanchi di scegliere sempre il vino in enoteca o al ristorante, ai nostalgici del vino del contadino. Stavolta la rubrica è dedicata a voi. Motivo? Anche io avrei difficoltà a tornare qui se non guidato dal giovane enologo di Ariano Irpino Fortunato Sebastiano, quello della gang di Bruno De Conciliis e Gigino Reale per intenderci. Però una indicazione di massima ve la posso regalare: la vigna di quasi mezzo secolo coltivata con il classico spalandrone avellinese è sulla collina di fronte alla vigne di Salvatore Molettieri, a oltre 500 metri ben esposta a Sud-Est. La piantò Giuseppe Boccella tornato dal Venezuela, sopra costruì due case, una per ciascun figlio, Raffaele e Giovanni, che adesso aiutati dalle mogli, anche loro sorelle, portano avanti il lavoro. Dopo aver venduto per quasi mezzo secolo l’uva prodotta in cinque ettari, dal 2005 hanno deciso di imbottigliarla consigliati da Fortunato ed il risultato è semplicemente straordinario perché impone l’inchino alla frutta lavorata nel genius loci della docg del Taurasi, cioé tra i comuni di Castelfranci e Montemarano. Ecco, allora, quando si dice vino del contadino, cosa si debba intendere: non certo quello autoprodotto e ottenuto da uve ad alta resa, bensì il risultato dell’antica e cocciuta sapienza rurale attaccata alla biodiversità dell’Aglianico («è come dici tu ma faccio come dico io») coniugato alla scienza enologica in questo caso studiata a Pisa, quella capace di tener conto del mercato ammaliato dalla vivace freschezza minerale dell’uva e dal gusto di quanti sono cresciuti mangiando omogeneizzati, cioé, lo dice la parola stessa, morbidoso omologato. Lattosio o acido citrico? In fondo, in fondo la querelle sul vino è tutta qui. Il Campi Taurasini di Boccella si chiama Rasott, sembra piemontese ma è puro dialetto meridionale in quanto vuol dire «da sotto», il nome della vigna impiantata sotto le due cose di cui abbiamo detto. In questa monade contadina, dove si affinano un po’ di prosciutti per tre anni e si produce formaggio, nasce uno dei migliori Aglianico della zona di Taurasi che abbia mai provato sinora, paragonabile per carattere, autenticità e tipicità, alle prime bottiglie di Molettieri vendute nel 1994 all’Enoteca Santa Lucia a Napoli o al Gaurano di Moio. L’uva conserva intatto il suo profumo ben ammagliato alla botte media usata per l’elevamento. Lo beviamo sui salumi o il formaggio preparati da Lucia e dalla sorella, oppure sulla pasta condita con il ragù che pippea in continuazione nella loro cucina nei giorni di festa.

https://www.lucianopignataro.it/a/boccella-ecco-laglianico-del-contadino/3007/

Quindici vini rossi perfettamente adatti al ragù napoletano

Luciano pignataro wine blog

Gustare per credere. Il giusto abbinamento è quello che valorizza il piatto, ne compensa le caratteristiche creando nuovi equilibri. E spesso in tanti ci chiedono quali vini bere con il ragù napoletano, il piatto più celebrato e amato insieme alla genovese della tradizione partenopea. Non ci sono dubbi che è il piatto forte per vini forti e strutturati. L’abbinamento tra vino e cibo deve essere simile a quello delle persone che si scelgono per l’altezza. E, ancora, un altro riferimento obbligato è il colore. Rosso con rosso. In questo caso, diremmo addirittura granato con granato visto il colore del pomodoro dopo una cottura a regola d’arte.

Non solo, per affrontare questo piatto complesso dobbiamo cercare dei vini che siano sopra le righe, un po’ più alcolici, con dei tannini non amari ma ben presenti per aggredire i grassi, e con una buona dose di acidità, freschzza in termini tecnici, con una chiusura amara che lascia il palato perfettamente pulito.

Bene,che vini possiamo consigliare per i prossimi mesi in cui ci dedicheremo alla preparazione del ragù domenicale?

In Irpinia c’è l’imbarazzo della scelta.

D’obbligo il RASOTT .

https://www.lucianopignataro.it/a/abbinamento-vino-ragu-napoletano/136238/?fbclid=IwAR3E4FnXPOHz7XPAzDYbMgeg7iwEO8olhi-vGH63rFzXmFKJOKukhh3Nx4s

Aglianico, dieci bottiglie da comprare nel 2017

Luciano pignataro wine blog

Campi Taurasini Rasott 2014 doc

Boccella

Un vino carico di energia, immediato, fresco, saporito e dissetante. Da bere a canna durante i pranzi in famiglia o con amici. Una bella esecuzione di Fortunato Sebastiano che in questa azienda contadina si trova perfettamente a suo agio e in grado si esprimere la sua filosofia produttiva, assolutamente legata alla compatibilità ambientalle. da usare senza ritegno su agennlo, capretto, pasta al forno, animelle.

https://www.lucianopignataro.it/a/aglianico-dieci-bottiglia-comprare-nel-2017/132331/?fbclid=IwAR1vivT_9FoTbniUOSSjoxWB2i2vMvgGoPTfK1ACr6ajdYbcoWNPZ1Mgm0w

Vini Bianchi dell’Appennino Campano: dieci etichette da comprare nel 2017 e bere per sempre

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Fiano Casefatte 2016

Boccella

Con questo discorso ci riagganciamo al primo bianco di questi consigli. In questo caso si tratta di Fiano, poi elevat in anfora in questa piccola azienda contadina specializzata nell’Aglianico. Un bicchiere pulito, elegante, di grande spessore dove è soprattutto il tono fruttato a farla da padrone e a condurre la beva. Il naso è gentile, dolce, non aggressivo, ma al palato la musica cambia in modo piacevolmente brusco perché il tono è sapido, amaro, la freschezza domina e ci fa capire che il vino in fonso è ancora troppo giovane. Megli scapolare la prossima estate prima di berlo.

https://www.lucianopignataro.it/a/migliori-bianchi-campani/131399/?fbclid=IwAR2DliWQ1AQZP7eWY1tns3IDFRwN6ntjJW8MEBVuGDK0ScT30yiHwlWhSM0

Le 15 etichette migliori dell'anno nella guida Mangia&Bevi

21-11-16

Sant'Eustachio Taurasi 2011, Boccella

Un rosso straordinario per compiutezza, maturità e vigore. Fortunato Sebastiano e i fratelli Boccella hanno trovato la formula magica per interpretare l'annata calda in uno dei vigneti irpini più alti. C'è frutta matura al naso, al palato è fresco sapido, piacevolmente amaro.

https://www.ilmattino.it/mangiaebevi/le_news/migliori_vini_campania_mangia_e_bevi-2091374.html?fbclid=IwAR1G3fcTMXqUBdOgHDjYeyQOxdY6XsE9ZutLB4zpQIjv5xSj9YnQeoi_UPs

Rasott Campi Taurasini Doc 2012 e Taurasi Sant’Eustachio Docg 2008 Azienda Agricola Boccella – Vini vincitori a Radici del Sud 2016

Enrico malgi su Luciano Pignataro wine blog


Beh, allora ditelo che vi piace vincere facile! Ormai è risaputo che i vini rossi della piccola Azienda Agricola Boccella di Castelfranci a Radici del Sud, e non solo, vincono sempre. Il Rasott Irpinia Campi Taurasini Doc 2012 all’edizione 2016 da solo è riuscito a spezzare l’egemonia dell’aglianico salernitano, che ha conquistato tre piazzamenti su quattro, arraffando il primo posto assoluto così come hanno sentenziato i giudici dei Giornalisti. E poi il Taurasi Sant’Eustachio Docg 2008 ha replicato la prima posizione degli anni scorsi. Solo che questa volta la concorrenza è stata più ampia ed agguerrita, perché allargata al Gruppo Misto Vini Rossi del Sud. Anche qui a decretare il successo è stata la giuria dei Giornalisti.

Il Rasott, cioè la vigna di aglianico che si trova sotto il Taurasi, dopo la fermentazione è maturato per dieci mesi tra acciaio e legno e poi è stato affinato in vetro ancora per un anno. Il tasso alcolico raggiunge i quindici gradi. Prezzo favoloso in enoteca sotto i 15,00 euro.


Pregevole la lucentezza rubineggiante nel bicchiere, solo parzialmente screziata da riflessi purpurei. Timbro olfattivo di grande rilevanza, laddove si percepiscono aromi di frutta fresca rossa e nera; gentili profumi floreali; eleganti sussurri vegetali; parvenze speziate d’Oriente; e poi afflati odorosi di muschio, di cuoio, di radici e di mineralità. Palato ampio e voluminoso, in cui s’inseriscono rampanti e veementi vibrazioni tanniche; e poi ancora brividi caldi che avviluppano tutto il cavo orale, ma che per fortuna vengono contrastati da gradevoli sensazioni di fresca acidità che alita in bocca come un venticello primaverile. Sorso esuberante, ma tonico, equilibrato ed armonico. Chiusura su toni lunghi ed appaganti. Un vino che ha ancora molta strada davanti a sé, da condividere con piatti di carne arrosto, salumi e formaggi. Prosit!

Taurasi Sant’Eustachio Docg 2008. Maturazione in legno per un anno e mezzo ed altrettanto in bottiglia. Gradazione alcolica di quattordici e mezzo. Similmente al Rasott, anche questo vino non subisce alcun trattamento di chiarifica e di stabilizzazione. Prezzo finale di 25,00 euro ben spesi.

Cosa si può aggiungere ancora di questa etichetta che è diventata ormai un’icona di tutta la viticoltura irpina e campana? E che per singolare privilegio riesce a mettere d’accordo sia la critica (anche quella internazionale come si è visto negli ultimi anni proprio a Radici, dove tutte le giurie che si sono avvicendate hanno espresso sempre unanime parere positivo) e soprattutto i consumatori che poi ne determinano il pieno successo? Si potrebbe parlare delle solite cose, già dette in tante occasioni: colore concentrato, profilo aromatico varietale e gusto perfetto e coinvolgente. Ma è sempre tutto riduttivo. In questi casi c’è solo un consiglio da dare per poter esprimere un proprio giudizio personale: comprarsi la bottiglia, bersela a tavola con amici e familiari, associandola a piatti sostanziosi e poi dopo il pranzo e la bevuta farsi una bella dormita! Si potrebbe anche aspettare qualche tempo prima di stapparla, tanto non fugge mica via e sta lì che aspetta pazientemente il momento adatto per darvi un immenso piacere. Prosit!

La bellezza dei vini di Boccella

Antonella Amodio su Doctor wine 12-20-2016


"In questa epoca di ragionamento egoistico, in cui ogni azione ha uno scopo, la "bellezza" - come concetto universale - è come un momento eureka in grado di ripristinare l'armonia e creare ordine dal caos"

Esempi di bellezza si possono trovare in molte aree: dall'arte alla natura, dallo spirituale al materiale. È qualcosa che attira, impressiona e, in alcuni casi, cambia la vita di coloro che la percepiscono. Nel suo film Manhattan, Woody Allen cattura il "senso" della bellezza - ciò che rende la vita utile - nei dipinti di Still Life di Cezanne, in alcuni luoghi di New York e nel dolce volto di Tracy. La bellezza di Dostoevsky, d'altra parte, è la condizione - che è anche speranza - di salvare il mondo in un'unione ideale tra il buono e il bello.

E così anche il vino è bellezza. La produzione di vino è un'arte antica e naturale che è allo stesso tempo storia, cultura ed emozioni. Nel suo ultimo libro Il respiro del vino, Luigo Moio fa riferimento al "privilegio della bellezza" che consiste nel riuscire a catturare, con sensibilità estetica, le espressioni sensoriali ed emotive del vino.

Prova tangibile di ciò può essere trovata in una delle tante cantine che catturano la bellezza attraverso la loro produzione vinicola.

Un valido esempio di ciò è la tenuta vitivinicola Boccella, nel villaggio di San Eustachio alle porte di Castelfranci in provincia di Avellino, dove riuniscono bellezza e bontà in vini che hanno una chiara identità che consente di sperimentare quel “privilegio di bellezza " questo fa la differenza.

L'area di produzione è eccezionale per produrre grandi rossi e si trova ad un'altitudine di 600 m sul livello del mare. Ed è qui che da oltre 50 anni la famiglia Boccella coltiva diversi cloni dell'Aglianico su viti non innestate, lavorando in un microclima che include inverni freddi quando le temperature possono facilmente scendere sotto lo zero. La maturazione tardiva delle uve, dovuta al microclima, provoca la raccolta durante i primi dieci giorni di novembre.

Hanno poco più di tre ettari di vigneti biologici certificati che hanno un terreno argilloso e sono circondati da una fitta foresta di querce e ulivi. La cantina è composta da due edifici uno di fronte all'altro.

Hanno iniziato a vendere i loro vini solo nel 2005 e prima di allora producevano solo una quantità limitata di vino per il consumo familiare mentre la maggior parte delle loro uve venivano vendute ad altri produttori.

Il lato tecnico della vinificazione è nelle mani di Sebastiano Fortunato, uno studente di Giacomo Tacis, che ha saputo trarre il meglio dalla frutta e da questo straordinario terroir.

Il vino viene prodotto tradizionalmente con le uve pigiate a mano e il mosto fermenta in tini aperti a temperatura ambiente, mentre l'invecchiamento avviene con botti da 300 e 500 hl senza filtrazione o chiarificazione.

Il risultato è un vino con un'impronta balsamica distinta, audace al punto da essere petulante, quasi a sottolineare le temperature fredde a cui sono sottoposte le viti e la difficile zona che l'uomo ha dovuto dominare.

Coloro che hanno la fortuna di gustare un bicchiere di vino Boccella sperimenteranno, assaggiandolo, quel "senso di bellezza" rivelato dalla sua autenticità.

https://www.doctorwine.it/en/tastings/exploring-wineries/the-beauty-of-boccella-wines

I dieci grandi super rossi della Campania da non perdere entro dicembre

Luciano Pignataro WineeFood Blog

Rasott 2012 Irpinia Campi Taurasini

Boccella

Rustico, essenziale, esuberante e scostumato. E’ l’aglianico dei fratelli Boccella seguito da Fortunato Sebastiano. Un vino da pasto, senza grilli per la testa, da bere a gogò sui grandi piatti della tradizione rurale campana. Un vino che non ha grilli per la testa, da stappare in compagnia dei familiari e sulle tavolate sincere fra amici, di quelle nelle quali ci ricordiamo quanto è bello vivere.

https://www.lucianopignataro.it/a/migliori-vini-rossi-campania/114255/?fbclid=IwAR1mmC9u27Zg2YyAOLq7jGaZCUF1sSqwPLIOU2wxROTA-w7Uog1O7E5YWY4

I migliori dieci Taurasi ora in commercio su cui puntare nel prossimo mezzo secolo

Sant’Eustachio Taurasi 2011

Boccella

Un rosso straordinario per compiutezza, maturità e vigore. Fortunato Sebastiano e i fratelli Boccella hanno trovato la formula magica per interpretare l’annata calda in uno dei vigneti irpini più alti. C’è frutta matura al naso, al palato è fresco sapido, piacevolmente amaro. Il culmine di una esperienza che ha sempre regalato grandi risultati. Quando si dice vino artigianale compatibile con l’ambiente.

https://www.lucianopignataro.it/a/migliori-taurasi-avellino/111651/?fbclid=IwAR31qLrzitwayQyG97igG_XaHQQ-kXmeHVHLvHfvzfQYFZ1ykqWMWVSJVwQ

Nove vini campani per il pranzo di Pasquetta

di Adele Elisabetta Granieri

Avete già tutto pronto per la scampagnata, compreso cestino con set di piatti e posate di plastica sepolto in cantina sotto un dito di polvere e le scarpe da trekking coordinate alla borraccia usate una volta otto anni fa? Siete ancora in tempo per abbandonare l’idea della gita avventurosa fuori porta o del pic-nic con tovaglia a scacchi, a favore di qualche soluzione più realistica. Se temete che l’ennesimo pranzo con amici e parenti possa trasformarsi in un’epopea dalla noia mortale, forse è perché non avete ancora abbinato i vini giusti! Eccovi qualche suggerimento che farà sì che a fine pasto riusciate a guardare la suocera con occhi diversi.......

La portata successiva è sicuramente l’agnello, alla brace o al forno, con patate, cipolle e piselli, con cui beviamo un Campi Taurasini, come “Rasott” di Boccella, ben delineato su note di frutti di bosco e fiori, richiami terrosi e speziati e dal palato vibrante.

https://www.lucianopignataro.it/a/migliori-vini-pasquetta/103798/?fbclid=IwAR15PJM8UVAEDQaYf33Liz4_CQ01aq_VRcul59dA0SFviZbZMZx7gQErvxw

Non solo Vinitaly: ViniVeri ovvero Vini Secondo Natura a Cerea. I nostri migliori assaggi

Maurizio Valeriani, Luciano Pignataro WineandFood Blog, Viniveri 2017

Nell’attesa di Vinitaly siamo stati a Cerea, per capire cosa si muove nell’ambito di ViniVeri (ovvero vini secondo natura, recita lo slogan) una delle associazioni che si occupano di vini cosiddetti naturali, ed abbiamo incontrato i produttori ed assaggiato la gran parte dei campioni presenti. La manifestazione, iniziata venerdi 7 aprile, è durata fino a domenica 9 aprile, primo giorno dell’inizio di Vinitaly.

Taurasi Riserva 2007 – Boccella: a Castelfranci, dove sono i vigneti più alti di tutta la denominazione, viene realizzato questo magnifico aglianico, che ha stoffa da vendere, legata a classe e struttura e mette in evidenza le caratteristiche note speziate e di frutti rossi;

Controetichetta Rasott irpinia campi taurasini Doc 2010

Rasott Irpinia Campi Taurasini Doc 2010 | Voto 87/100

Di Enrico Malgi per Luciano Pignataro Wine e Food Blog

I fratelli Raffaele e Giovanni Boccella con le rispettive mogli Angela e Lucia sono titolari di una piccola azienda artigianale, situata nel comune irpino di Castelfranci, dove allevano pochi ettari vitati soltanto con le due varietà territoriali di aglianico e di fiano e con le quali producono una quantità limitata di bottiglie, che piacciono molto.

Com’è appunto successo anche quest’anno a Radici del Sud, laddove hanno bissato la prima posizione conquistata l’anno scorso con il Taurasi Sant’Eustachio ed in più hanno conquistato la seconda piazza con il Rasott Irpinia Campi Taurasini Doc 2010 da parte della giuria nazionale.

Rasott sta per sotto, cioè la vigna che si trova sotto il Taurasi, il posto sotto le cantine e anche sotto le case. Ma certamente il vino che se ne ricava, stando ai risultati conseguiti, non è inferiore per niente!

Solita maturazione in acciaio, in piccoli contenitori di legno e poi in boccia, senza l’ausilio di filtrazioni, chiarifiche e neanche stabilizzazioni a freddo. Un vino naturale, quindi, che alla fine arriva a toccare i quattordici gradi e mezzo.

Colore rosso rubino, complessità olfattiva di grande rilevanza, in cui la fragranza aromatica riesce ad esprimere odorose connotazioni di vigorosa frutta fresca, di ingentiliti profumi floreali, di eleganti sussurri vegetali e di soavi parvenze speziate. La rifinitura gustativa riesce a conquistare il palato con una vibrante acidità ed una carica tannica ancora veemente. Note di muschio, radici, castagne e cuoio.

Finale intenso e appagante. Vino proiettato verso una lunga vita evolutiva. Prezzo da incorniciare. Da spendere su gnocchi alla sorrentina, carne alla brace e formaggi stagionati. Prosit!

https://www.lucianopignataro.it/a/rasott-irpinia-campi-taurasini-doc-2010-voto-87100/91451/

Controetichetta Sant'Eustachio Taurasi docg 2007

Taurasi Sant’Eustachio Docg 2007 | Voto 90/100, winner a Radici del Sud

di Enrico Malgi per Luciano Pignataro Wine e Food Blog

Quest’anno l’azienda di Castelfranci, oltre a conquistare il secondo posto con l’Aglianico Rasott 2010, ha reiterato la vittoria assoluta dell’anno scorso con il Taurasi Sant’Eustachio Docg, sempre decretata dalla giuria internazionale. Ovviamente è cambiato il millesimo: dal 2006 al 2007.

Fermentazione e maturazione in acciaio, legno e vetro per oltre tre anni come da disciplinare. Gradazione alcolica di quattordici e mezzo. Vino naturale che non subisce alcun trattamento di chiarifica e di stabilizzazione.


Colore rosso rubino carico. Profilo aromatico subito fruttato di sottobosco e di altra frutta rossa, seguono percezioni di spezie orientali, che nelle pieghe si intrecciano con note vegetali, terrose, balsamiche, grafitiche e cenerine.

Bocca ampia, distesa, avvolgente, calda. Trama tannica be presente ed ancora leggermente astringente.

Il vino è carnoso, sontuoso, maestoso, opulento, cioccolatoso, resinoso e tabaccoso. Declinazione di sostanziosa materia, di persistenza minerale, di spinta acida e salina, di armoniosa potenza e di pimpante equilibrio gustativo.

Chiusura lunga, godibile e pervicace. Prevedo tanta longevità.

Da abbinare ai piatti saporiti ed elaborati della splendida cucina di terra irpina.

https://www.lucianopignataro.it/a/taurasi-santeustachio-docg-2007/91932/