Dmitrj Šostakovič
Dmitrij Šostakovič nacque a San Pietroburgo nel 1906 da una famiglia di origini polacche della così detta nuova borghesia russa. Sia la madre che il padre coltivavano la musica e suonavano il pianoforte, fatto che incoraggiò fin dalla tenera infanzia il piccolo Mitja ad approcciarsi giovanissimo allo studio della musica. Šostakovič fu un talento eccezionalmente precoce sia nel pianoforte che nella composizione, mostrando già i caratteri di una prolificità che sarà la cifra costante della sua carriera musicale futura. La famiglia ebbe modo di frequentare personalità di rilievo della cultura russa come Gor’kij e Tolstoj, nonché il compositore Glazunov, in quel tempo direttore del Conservatorio di Pietroburgo nel quale il giovane venne ammesso nel 1919 per studiare pianoforte con Leonid Nikolaev e composizione con Maksimilian Štejnberg. Fu proprio Glazunov, viste le doti di bambino prodigio, a far assegnare a Šostakovič una borsa di studio. Nel 1922 la morte del padre non impedì quindi al giovane di continuare gli studi con risultati brillanti che lo condussero al diploma in pianoforte nel 1923. Nonostante ciò, però non gli fu permesso di completare gli studi di composizione. Sempre nel 1923 iniziò a scrivere la Prima Sinfonia e tentò poi l’ammissione al conservatorio di Mosca e la morte del padre lo costrinse a mantenersi con un impiego di pianista accompagnatore nelle sale di proiezione di film muti.
Alcune sue opere vennero eseguite a Mosca, senza però incontrare il favore del pubblico, tuttavia personalità influenti fecero pressione perché il talento del giovane venisse assecondato con l’esecuzione della sua "Sinfonia n.1" completata nel 1925, che l’anno successivo venne eseguita dalla Filarmonica di Leningrado sotto la direzione di Nikolaj Mal'ko ed il successo fu così clamoroso che gli insegnanti del Conservatorio dovettero riammettere Šostakovič al corso di composizione nel quale si diplomò con il massimo dei voti. La Prima Sinfonia fu poi suonata in tournée dalla Filarmonica ed entrò ben presto nei repertori di molti direttori di grandissima fama mondiale come Bruno Walter, Leopold Stokowski ed Arturo Toscanini.
Nel 1929 arrivarono per il compositore i primi attacchi da parte del partito sovietico dei musicisti per la sua opera “Il Naso” su testi di Gogol’, definendola formalista. Non fu sufficiente nemmeno la revisione che l’autore fece l’anno successivo a salvarla dalla censura. Da qui in avanti e fino a metà degli anni ’50 la musica di Šostakovič conobbe giudizi che viaggiavano su un doppio binario. Da una parte molta della sua musica fu acclamata con un successo strepitoso tra il pubblico e la critica, dall’altra la stessa venne puntualmente stroncata dal regime e spesso ritirata dalle scene. Nel frattempo, il musicista si dedicò anche a commissioni di musica cinematografica che rimasero un impiego costante nella sua carriera di compositore.
Dopo la decisione del Partito di istituire la Lega dei Compositori Sovietici, Šostakovič venne nominato presidente della sezione di Leningrado nel 1932, anno in cui sposò la prima moglie Nina Vasil'evna Varzar al quale dedicò la “Lady Macbeth del Distretto di Mcensk”, la sua seconda opera teatrale, che completò nel 1934. L’opera riscosse un grandissimo successo di pubblico e di critica con numerosissime repliche nei due anni successivi sia in Russia che all’estero, ricevendo anche i plausi da parte di numerose personalità musicali come Arturo Toscanini e Benjamin Britten. Nel 1934 tuttavia, il cambio di direzione della Lega dei compositori portò ad un irrigidimento dei criteri di giudizio dell’arte sovietica. Dopo una rappresentazione del 1936 in cui fu presente Stalin in persona, uscì sulla Pravda un articolo anonimo dal titolo: “Caos invece di musica” che di fatto dettò il ritiro dell’opera dalle scene. Per Šostakovič fu un colpo durissimo, visto anche il clima di terrore che attraversava il mondo intellettuale sovietico in quegli anni. Il compositore cercò di ottenere un colloquio con Stalin, e si pensa che abbia preso in considerazione addirittura il suicidio. Stalin, probabilmente per evitare una figura internazionale imbarazzante, accettò di incontrare Šostakovič e minimizzò le accuse, esortandolo a curare meglio il suo rapporto con il canto popolare. Nello stesso anno, dato il clima di repressione, a prove già avviate, il compositore decise di ritirare la sua "Sinfonia n.4", certo del giudizio negativo da parte del regime.
La situazione cambiò parzialmente nel 1937, quando ottenne la nomina di insegnante di composizione al Conservatorio di Leningrado, componendo in pochi mesi la "Sinfonia n.5 " op.47 che lui stesso definì come “La risposta ad una giusta critica”. la sinfonia venne accolta molto positivamente sia in patria che all’estero. Nel 1940 venne nominato presidente della Lega dei Compositori Sovietici. Allo scoppio della guerra per problemi di salute non poté essere arruolato nell’Armata Rossa, tuttavia entrò a far parte di un gruppo di vigili del fuoco. Durante l’assedio di Leningrado compose in tempo record la "Sinfonia n.7", una musica patriottica scritta per esaltare il grande sforzo del popolo russo alla resistenza contro il nemico tedesco. Questa sinfonia, che venne eseguita in una Leningrado sotto assedio, suscitò una grandissima commozione ed una risonanza internazionale tale da riecheggiare ancor oggi il mito della resistenza sovietica contro il nazismo, motivo che rende quest’opera una delle composizioni più conosciute ed eseguite di Šostakovič.
Alla Sinfonia Leningrado, seguirono molti altri lavori, sia cameristici che sinfonici. Scrisse una Ottava Sinfonia dai toni drammatici e cupi e, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, con l’Unione Sovietica uscita vincitrice, l’aspettativa fu quella di sentire da Šostakovič finalmente una grande sinfonia dai toni trionfalistici. Il compositore con la sua Nona disattese invece completamente le previsioni, donando al pubblico una composizione per un organico limitato, di piccole dimensioni e dal carattere a tratti ironico, a tratti grottesco, e per questo venne fortemente criticato. Nonostante gli incarichi di prestigio e la nomina a deputato, subì, come alti compositori sovietici tra i quali Prokofiev e Kacaturjan, nuovamente le accuse di formalismo da parte del partito, che perdurarono almeno fino alla morte di Stalin del 1953.
Per la morte di Stalin, Šostakovič compose la "Decima Sinfonia", che fu per molti un tentativo di descrivere in musica il tiranno che per molti anni lo aveva indirettamente osteggiato. L’opera ebbe un successo ed una eco internazionale clamorosi. La necessità irrefrenabile di comporre che accompagnò tutta la vita del musicista, valicò anche momenti di dolore come la morte della moglie e della madre che non lo distolsero dal lavoro. Di questo periodo fu il "Primo Concerto per violino" che scrisse per il grande violinista ed amico David Ojstrach e fu diretto da Evgenij Mravinskij, ottenendo un successo importante ed una risonanza internazionale.
Con l’avvento di Nikita Chruščëv alla guida del partito, il clima di repressione che aveva caratterizzato l’era staliniana cambiò radicalmente. In una Russia ora più aperta al confronto con il mondo occidentale, Šostakovič venne onorato con numerosi riconoscimenti internazionali in Francia, Inghilterra, Italia, Austria e Finlandia. Nel 1958 iniziarono anche i primi problemi di salute del compositore: una paralisi alla mano destra diede infatti fine alla sua carriera di esecutore.
In un clima di maggiore libertà musicale, nei primi anni ’60 poté dedicarsi alla composizione di due grandi lavori sinfonici: la "Sinfonia n.12" dedicata a Lenin e alla Rivoluzione del 1917, e la "Sinfonia n.13" su testi del giovane poeta Evgenij Evtušenko. Una serie di infarti lo costrinsero a periodi di ricovero ospedaliero, non impedendogli mai però di continuare a comporre assiduamente anche nei periodi di degenza, fino al 1975, anno in cui si spense all’ospedale di Kunzovo.
Šostakovič suona la fine dell'op.35
Šostakovič intervistato durante le prove nel 1975 [RU]
Filmati storici di Šostakovič
LIBRI DI e SU ŠOSTAKOVIČ
Franco Pulcini: Šostakovič - Ed. EDT, Torino, 2021
Dmitrj Šostakovič: Trascrivere la vita intera. Lettere 1923-1975 - Ed. Il Saggiatore, Milano, 2015