La storia dell'India e la formazione dell'Himalaya
Eduardo Garzanti. Le Scienze n. 256, 1989.
La geologia dell'Himalaya
Il mistero della formazione della catena himalayana è stato chiarito dopo l'avvento della teoria della tettonica delle placche, che ha permesso di dimostrare come la formazione dell'Oceano Indiano risalga a circa 100 milioni di anni fa. L'India era allora attaccata all'Africa orientale e separata dall'Asia da un oceano largo quasi quanto l'Atlantico attuale, la Tetide. Durante la rapida deriva verso nord del continente indiano, il fondo della Tetide veniva via via inghiottito al di sotto del margine asiatico, mentre l'oceano a poco a poco si restringeva. L'inevitabile scontro tra i due margini continentali avvenne circa 55 milioni di anni fa, quando l'Himalaya cominciò a sollevarsi. L'area dove si estendeva la Tetide è ancora oggi riconoscibile all'interno della catena himalayana, segnata da una zona di sutura che separa il margine attivo della zolla asiatica dal margine passivo della zolla indiana.
La sutura è una fascia larga circa 10 chilometri che segue l'andamento della catena, dove affiorano gli ultimi resti degli immensi fondali della Tetide scampati alla subduzione e non ancora erosi dopo essere stati coinvolti nella collisione. Questo lineamento di grande importanza geologica segna i confini tra la penisola indiana e il resto dell'Asia per 5000 chilometri, dal Pakistan, dove giunge fino all'Oceano Indiano presso Karachi, fino alla Birmania, dove si collega all'arcipelago indonesiano attraverso le isole Andamane e Nicobare.
A nord della sutura, che segue per lunghi tratti l'alto corso dei fiumi Indo e Yarlo (il nome locale del Brahmaputra) ed è perciò detta “Sutura Indo-Yarlo”, si trova la zona del “Transhimalaya”, dove affiorano i resti di un arco vulcanico rimasto attivo fino alla collisione. Ancora più a nord si estende l'altopiano del Tibet, un terreno geologico assai complesso e in gran parte ancora oggi inesplorato. L'Asia centrale è infatti formata da un mosaico di micro-continenti che si sono via via saldati all'Asia durante una serie di antichi eventi orogenetici.
A sud della Sutura Indo-Yarlo, nella zona del “Tethys Himalaya”, affiora la successione sedimentaria accumulatasi sul bordo meridionale della Tetide durante la lunga storia geologica dell'India, e quindi si incontra la catena dell'«Alto Himalaya», il tetto del mondo. Queste montagne, attraversate da fiumi che tagliano gole impressionanti e da strade che si arrampicano disperatamente sui loro ripidi fianchi, sono costituite dalle rocce che hanno subito la deformazione e il metamorfismo più intensi. A sud della catena principale si trovano poi i monti del “Lesser Himalaya”, formati da rocce sedimentarie molto antiche, e quindi le colline del “Subhimalaya”, costituite da sedimenti fluviali che hanno iniziato a sollevarsi solo in tempi molto recenti. Troviamo infine le grandi pianure solcate dai fiumi Indo e Gange, ossia il bacino di avampaese dove si accumulano i detriti prodotti dall'erosione delle montagne himalayane, ancora oggi in rapido sollevamento. Lo scudo indiano, costituito da antichissime rocce ignee e sedimentarie, comincia ad affiorare solo a sud di Delhi, mentre si trova infossato a una profondità di diversi chilometri ai piedi della catena.
Lo studio dei sedimenti
La storia dei margini della Tetide prima e durante la loro collisione è registrata nelle successioni di rocce sedimentarie che oggi affiorano a nord delle vette dell'Alto Himalaya. Per arrivare a comprendere più a fondo i processi e la sequenza di eventi che hanno portato alla formazione della catena himalayana, geologi di tutto il mondo hanno attraversato questa regione, che per motivi politici è accessibile solo in Ladakh, all'estremità nordoccidentale della catena, e in Nepal, più a oriente.
Il Ladakh, la terra dei lama (i monaci tibetani) e degli yak, è la provincia indiana più settentrionale, situata km a nord di Delhi in una zona politicamente assai calda, contesa da Pakistan, India e Cina. È percorsa da una sola strada, che collega Srinagar, la capitale del Kashmir, a Leh, una piccola città isolata tra i monti dell'alta valle dell'Indo. Nel cuore del Ladakh si trova lo Zanskar, una regione interamente montuosa tra i 3500 e i 7000 metri di altezza, dove i pochi abitanti vivono in piccoli villaggi e si nutrono di legumi e di cereali (il grano cresce fino a 4000 metri).
Per otto mesi all'anno lo Zanskar è isolato a causa della neve, mentre nel periodo estivo vi si può accedere dall'Himachal Pradesh oppure dal Kashmir, attraverso una strada sterrata che conduce a Padam, la capitale. La regione è percorribile solo a piedi, con al seguito una carovana di cavalli per il trasporto del materiale da campo, del cibo e dei campioni di roccia raccolti lungo l'itinerario. Lo Zanskar, che in tibetano significa “rame”, è una terra affascinante per i geologi poiché, per l'aridità del clima e per l'assenza quasi completa di vegetazione, le rocce vi affiorano con grande continuità. È dunque possibile, nonostante la forte deformazione subita durante l'orogenesi himalayana, seguire per decine di chilometri i singoli strati sedimentari.
Lo studio di terreno consiste nella analisi e nella misurazione delle sequenze stratigrafiche meno deformate, con lo scopo di ricostruire la geometria dell'intera successione sedimentaria, e nella ricerca di orizzonti fossiliferi che consentano di precisare l'età dei sedimenti. Poi, al ritorno in Italia, i fossili raccolti vengono puliti e preparati per facilitarne la determinazione, mentre da ciascun campione vengono taglia fettine tanto sottili da diventare trasparenti alla luce, per rendere possibile l'analisi delle rocce al microscopio.
Le sezioni sottili di rocce calcaree consentono di studiare gli organismi che vivevano nei sedimenti al momento della deposizione, mentre le sezioni sottili di arenarie, cioè di antiche sabbie litificate, forniscono informazioni sulla natura delle aree sorgenti del detrito e sul trasporto dei sedimenti. Nei casi più fortunati, le osservazioni di terreno e di laboratorio consentono di raccogliere elementi sufficienti per definire le caratteristiche degli antichi ambienti sedimentari (profondità del mare, distanza dalla costa, tipo, direzione e intensità delle correnti), le condizioni climatiche e i processi tettonici, fino a ricostruire scenari paleogeografici per ogni periodo del passato e quindi la storia geologica dell'area studiata.
La Storia del margine indiano
La storia sedimentaria dell'India settentrionale comincia circa 650 milioni di anni fa, un tempo lontanissimo alle soglie del Paleozoico, quando ancora le forme di vita non avevano fatto la loro massiccia comparsa sulla Terra.
Studi molto recenti hanno dimostrato che i più antichi sedimenti che oggi affiorano nella catena himalayana si sono in gran parte deposti su una piana di marea molto simile a quella che oggi bagna le coste di Paesi Bassi, Germania e Danimarca - la quale costituiva la costa settentrionale dell'India e si affacciava su un oceano di estensione ignota.
Circa 530 milioni di anni fa, durante il Cambriano, il margine indiano si inabissò improvvisamente e fu ricoperto da argille e sabbie deposte in un mare sempre più profondo. Poi, altrettanto improvvisamente, la regione subì un drastico sollevamento. La fusione di crosta continentale diede luogo alla risalita di magmi granitici e si formarono catene montuose che cominciarono a scaricare una notevole quantità di detriti fino a colmare i bacini di avampaese formatisi ai loro fianchi. La natura di questo episodio orogenetico di età ordoviciana (circa 500 milioni di anni fa) non è stata ancora completamente chiarita a causa della scarsità delle informazioni, spesso cancellate dalla deformazione che le rocce hanno subito in età molto più recente, durante il sollevamento della attuale catena himalayana.
La parte centrale del Paleozoico fu forse il periodo più tranquillo nella storia geologica dell'India settentrionale, quando la regione era ricoperta da un mare poco profondo che durante le sue periodiche incursioni depositava modesti spessori di sedimenti (sabbie costiere, calcari fossiliferi, gessi). L'India era allora unita ad Africa, Australia, Antartide e America Meridionale e formava insieme alle altre terre emerse dell'emisfero australe un unico super continente, il Gondwana.
Meno di 300 milioni di anni fa, verso la fine del Paleozoico, iniziò la fase distensiva che preludeva alla apertura della Tetide, con la formazione di una serie di depressioni tettoniche simili a quelle oggi occupate dai grandi laghi dell'Africa orientale. Questo periodo fu caratterizzato da un vulcanismo molto intenso, tipico delle zone di frattura continentale in via di oceanizzazione. Il magma risaliva alla superficie attraverso un fitto sistema di filoni, visibili ancor oggi in affioramento, che tagliava tutta la successione sedimentaria più antica. Le colate di lava ricoprirono un'area assai estesa. raggiungendo in Kashmir spessori di 2500 metri.
Alla fine del Paleozoico, 250 milioni di anni fa, il mare ritornò sulla regione, lasciando sottili depositi di sabbie costiere: La Tetide, un braccio di mare non molto più esteso del Mar Rosso attuale, si stava ormai aprendo a nord del continente indiano. Iniziò così un capitolo nella storia geologica dell’India che comprende tutto il Mesozoico fino allo scontro con l’Asia, all’inizio del Cenozoico
Durante questo lungo periodo, le sabbie e le argille trasportate alla costa della Tetide dai fiumi che attraversavano lo scudo indiano venivano ridistribuite da onde e correnti di marea, accumulandosi via via fino a costruire la piattaforma continentale di un margine passivo. Il margine mesozoico era simile alla attuale costa atlantica degli Stati Uniti, e si affacciava su un oceano largo alcune migliaia di chilometri. La sedimentazione era controllata principalmente dalle condizioni climatiche e dalle oscillazioni periodiche del livello degli oceani.
Durante i periodi in cui gli apporti di sabbie dal continente si facevano più scarsi, a causa di una diminuzione delle precipitazioni e della portata dei fiumi o di innalzamenti del livello del mare, i sedimenti che si accumulavano sulla piattaforma erano soprattutto calcarei, e cioè costituiti da ooidi (palline di carbonato di calcio spesso grandi meno di un millimetro), piccole conchiglie e fanghi di origine organica.
In seguito all'abbassamento del livello marino, invece, la piattaforma indiana poteva rimanere a secco per decine di chilometri ed essere ricoperta da fitta vegetazione e suoli tropicali, per tornare a essere invasa dal mare durante I 'innalzamento successivo. Le più rapide ingressioni marine determinarono condizioni molto particolari su una piattaforma estesa e ripopolata da una moltitudine di organismi, con accumulo di sedimenti ricchi di fosfati e soprattutto di minerali ferriferi concentrati nelle lamine di piccoli ooidi. Questi depositi sono molto simili ai grandi giacimenti europei della Lorena e del Lussemburgo, e sarebbero stati già da tempo scoperti e sfruttati se non si trovassero a 4000 metri di altezza
Durante gli abbassamenti più drastici delle acque della Tetide, i fiumi che giungevano alle coste dell'India incidevano il loro corso attraverso tutta la piattaforma continentale e arrivavano a trasportare sabbia e fango direttamente sulla scarpata. Si formavano così accumuli di sedimenti instabili che periodicamente franavano, innescando correnti di torbidità che raggiungevano i fondi oceanici e depositavano il loro carico ai piedi della scarpata continentale. Circa 170 milioni di anni fa, durante il Giurassico, la piattaforma indiana rimase emersa per diversi milioni di anni in seguito a un abbassamento particolarmente pronunciato del livello del mare. L'intero margine della piattaforma divenne allora instabile e si generarono frane gigantesche che coinvolsero anche sedimenti più antichi e parzialmente litificati, staccando blocchi larghi più di un chilometro.
Poco più di 100 milioni di anni fa, durante il Cretaceo, le sabbie trasportate dai fiumi alle coste dell'India settentrionale divennero ricchissime di detrito vulcanico, mentre eruzioni e colate sono direttamente testimoniate in un'area assai vasta che va dall'India orientale fino al Madagascar e al Mozambico. Questo importante episodio vulcanico prelude alla definitiva separazione delle Terre di Gondwana e alla formazione dell'Oceano Indiano. L'India si staccò prima dalla costa dell'Africa orientale insieme al Madagascar e poi abbandonò anche quest'ultimo, per iniziare il suo rapido viaggio verso nord che la portò ben presto a scontrarsi con l'Asia.
A partire da 100 milioni di anni fa, il fondo della Tetide cominciò a essere inghiottito al di sotto del margine attivo asiatico. Contemporaneamente, per effetto della fusione innescata dai processi di subduzione, iniziò l'attività magmatica nell'arco transhimalayano, lungo circa 2000 chilometri. Il magma in parte solidificava in profondità formando grandi corpi granitici, e in parte risaliva fino alla superficie dando origine a una catena di vulcani. La cintura vulcanica veniva via via erosa, mentre i detriti si accumulavano in un bacino di avantiarco colmato da sedimenti deposti in un mare prima profondo e poi sempre più sottile. La composizione di queste sabbie è identica a quella dei bacini associati agli archi vulcanici che circondano tutto l'Oceano Pacifico. L'arco transhimalayano, che oggi affiora immediatamente a nord della Sutura Indo-Yarlo, rappresenta dunque la continuazione verso occidente dell'anello di fuoco circumpacifico, al quale è collegato dalla catena dei grandi vulcani indonesiani.
Lo scontro tra India e Asia e la nascita dell'Himalaya
All'inizio del Terziario, 65 milioni di anni fa, l'India è ancora distante circa 2000 chilometri dall'Asia, ma sta rapidamente avvicinandosi e si appresta ormai ad attraversare l'equatore.
Lo scontro tra lo sperone dell'India e l'arco di isole vulcaniche che costituisce il margine asiatico inizia circa 55 milioni di anni fa, all'estremità nordoccidentale della attuale catena himalayana
Il margine settentrionale del continente indiano prima si inarca e poi comincia a infilarsi sotto l'Asia, sollevando via via il complesso di subduzione asiatico, e cioè il cuneo di rocce oceaniche che segnava la zona di consunzione della Tetide. Le scarpate sottomarine dei due margini in collisione diventano instabili e si innescano grandi frane che coinvolgono i sedimenti appena depositati. In pochi milioni di anni la subduzione della crosta oceanica intrappolata tra i blocchi indiano e asiatico viene ultimata, l'oceano scompare e i sedimenti marini vengono ovunque sostituiti da depositi continentali.
Il procedere dello scontro tra zolla indiana e zolla asiatica determina il sollevamento e l'emersione dei primi rilievi e la formazione di bacini sedimentari dall'una e dall'altra parte della sutura. A nord la successione sedimentaria transhimalayana registra un brusco cambiamento nella composizione delle sabbie in seguito alla collisione, con un forte aumento sia di elementi chimici contenuti in grande abbondanza nelle rocce dei fondi oceanici (vanadio, cromo, cobalto e nichel) sia di minerali derivati da rocce granitiche (quarzo e feldspati). Entrambi i fianchi del bacino di avantiarco si stanno dunque sollevando. Da una parte vengono erose le rocce oceaniche contenute nel complesso di subduzione, mentre dall'altra il rapido smantellamento dei coni vulcanici lascia a nudo le radici granitiche dell'arco. In seguito, a causa della cessata subduzione del fondo della Tetide sotto il margine asiatico, anche l'attività dell'arco transhimalayano si arresta, e i magmi granitici si raffreddano e solidificano nel giro di alcuni milioni d'anni dall'inizio della collisione.
A sud della Sutura Indo-Yarlo, i bacini formati durante le prime fasi della collisione accolgono i detriti derivati dall'erosione della proto-catena himalayana e vengono ben presto colmati da grandi spessori di sedimenti fluviali e deltizi. Queste formazioni sedimentarie, in origine assai estese, sono oggi per lo più erose e conservate in aree limitate in Ladakh, mentre una successione notevolmente più spessa affiora in Pakistan, sulle colline a nord di Islamabad.
La composizione di queste sabbie è completamente diversa da quella dei sottostanti sedimenti mesozoici, e testimonia un cambiamento radicale nelle aree di provenienza. I detriti infatti non derivano più dalla lenta erosione dello scudo indiano situato a sud, ma provengono da nord, dalle falde di rocce oceaniche in rapido sollevamento. In particolare, la comparsa nelle sabbie di frammenti di serpentiniti, le rocce che costituiscono la crosta oceanica, dimostra che la Tetide è ormai chiusa e che gli ultimi resti del suo fondo sono coinvolti nell'orogenesi. Per effetto della collisione, le rocce che si trovavano negli abissi della Tetide sono state proiettate proprio alla sommità dell'edificio montuoso e verranno trasportate sempre più in alto dai processi orogenetici.
Il sollevamento della catena proto-himalayana causa un brusco cambiamento del clima, che passa da equatoriale umido a tropicale semiarido, e nei depositi alluvionali dei bacini collisionali si for mano episodicamente suoli calcarei, tiPici di aree geografiche caratterizzate da precipitazioni di poche centinaia di millimetri all'anno. La chiusura definitiva della Tetide, a cui si sono sostituite le sterminate terre del continente asiatico, ha dunque determinato un cambiamento radicale nella circolazione atmosferica, con formazione di masse d'aria continentali molto più povere di umidità rispetto a quelle che si generavano sulla Tetide.
La definitiva scomparsa della Tetide può essere datata a circa 50 milioni di anni fa in base al ritrovamento di faune fossili a piccoli foraminiferi negli ultimi strati di calcari marini. In questo stesso periodo di tempo, il cambiamento di scenario conseguente alla collisione tra India e Asia determina un brusco rallentamento della velocità di espansione dell'Oceano Indiano. La successione sedimentaria del Golfo del Bengala registra una brusca interruzione, seguita di lì a poco dalla deposizione di sedimenti torbiditici di grande spessore ed estensione. Infatti, nonostante gli altissimi tassi di accumulo nei bacini immediatamente adiacenti alla zona di sutura, le grandi quantità di detrito prodotto dallo smantellamento della catena himalayana cominciano a traboccare ai due lati dello sperone indiano e a formare le conoidi sottomarine più grandi del mondo. Esse ricoprono attualmente il fondo di un'area oceanica di estensione superiore a quella dell'intero Mediterraneo.
L'onda orogenica non si arresta ancora e, continuando la sua migrazione dalla sutura verso lo scudo indiano, arriva a coinvolgere i sedimenti recentemente deposti nei bacini collisionali. L'orogenesi inizia così la sua fase più intensa, e l'intera successione sedimentaria del margine indiano, spessa oltre 5000 metri e depositatasi nel corso di 650 milioni di anni di storia geologica, viene chiusa nella colossale morsa formata dai continenti indiano e asiatico. Gli strati sedimentari vengono progressivamente deformati, piegati, riscaldati e metamorfosati, fino a costituire uno spettacolare complesso di falde di ricoprimento.
A partire da circa 45 milioni di anni fa comincia una nuova fase nel movimento delle zolle nell'Oceano Indiano e nel Pacifico sudoccidentale, e India e Australia diventano una zolla unica. L'India continua a muoversi verso nord a una velocità costante di quattro centimetri all'anno, e lo scorrimento della crosta continentale indiana al di sotto della crosta asiatica solleva via via la catena himalayana e il retrostante altopiano del Tibet fino a raggiungere altitudini che non hanno uguali sulla superficie terrestre. La crescente intensità della deformazione e del metamorfismo, che coinvolgono livelli sempre più profondi della crosta, determina un progressivo aumento della temperatura nelle radici della catena, fino a superare il punto di fusione delle rocce e a innescare la produzione di magmi granitici.
I processi orogenetici, cominciati 55 milioni di anni fa con il grande scontro tra India e Asia, sono ancora oggi assai attivi in gran parte dell'Asia centrale e meridionale. In tempi recentissimi l'onda orogenica è giunta a coinvolgere i sedimenti della pianura indo-gangetica, continuando un processo deformativo che ha portato l'India a penetrare per circa 2000 chilometri entro l'Asia, come un cuneo rigido conficcato in una massa di plastilina.
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