Aristotele - finale del torneo scolastico di calcetto tra le classi

Foto e testo di Daniela Zappa e Marco Cerisola, 2010. [Foto e testi di questo sito sono coperti dal diritto d'autore: si vedano le condizioni nella Home page. ]

Giovedì 3 giugno 2010: Oltre alle partite con la maglia del “Divino Amore”, correlate al corso di calcetto frequentato da settembre 2008 al “Tema club”, Matteo gioca anche con la sua scuola. Il liceo scientifico “Aristotele” organizza un torneo tra le classi e lui si trova in ottima compagnia: tra gli abili colleghi di banco della sua 3^ L, ve ne sono addirittura due che stanno per trasformare questo sport in attività lavorativa! Con una tale concorrenza, un “pivot” come lui rischia di stare fisso in panchina. Ma la sua immensa duttilità, unita alla voglia di esprimersi e alla capacità di mettersi in gioco, gli suggerisce di trasformarsi da attaccante in portiere. Ricevuti in regalo i guanti, dai miei vicini di casa, eccolo scoprire quanto possono diventare preziose le sue doti per la sua squadra. Matteo, campione regionale di “orienteering”, campione aziendale di mountain bike tra i figli dei dipendenti, portentosa promessa dell’atletica, tra i pali dimostra intuito e abilità degne del suo prozio Pierluigi. Partita dopo partita, la 3^ L accede alle semifinali. Il 24 maggio (anniversario dell’offensiva sul fiume Piave, nel 1918) la sua squadra s’impone 11 a 6 e conquista la finale. E’ stata proprio una vittoria “di classe”!

La vigilia e l’antivigilia della sfida conclusiva, i dubbi serpeggiano nella sua mente: “forse dovrei concentrarmi per le ultime interrogazioni scolastiche”, “forse i miei compagni sono talmente bravi da mettere chiunque in porta al posto mio, tanto gli avversari neanche riusciranno ad avvicinarsi alla nostra area”, “forse non sono utile alla squadra visto che mi duole un ginocchio e un dito della mano destra”, “forse devo salvare il dito per scrivere i compiti” … Certe volte Matteo sembra molto più grande della sua età, troppo responsabile e serio: alle scuole medie lo avevano soprannominato “nonno”. Come papà, certo sono felice di saperlo così attaccato allo studio, ma ha 17 anni e deve anche gioire spensierato con gli amici. Fare sport lo aiuta a crescere. Così gli parlo e poi, quando il suo diniego pare definitivo, gli comunico che andrò comunque a vedere la partita. Il destino ci mette lo zampino e la sua squadra pare non riuscire a schierare i 5 elementi! Perciò Matteo ci ripensa e sarà … della partita! Anche ginocchio e dito ora gli fanno meno male.

Armato di macchina fotografica, mi apposto a bordo campo. A differenza delle partite con il “Divino Amore”, mio figlio gioca per tutte e due i tempi. Ed è davvero uno spettacolo. I suoi compagni, talvolta distratti e talvolta un po’ individualisti, giocano con schemi rozzi un calcio poco geometrico però ricco di pregevoli tocchi. Sanno infilare bene la porta avversaria. La 5^ F, atleticamente superiore (sono più grandi di 2 anni e si vede!), impensierisce spesso Matteo: di palloni nel suo specchio ne arrivano varie decine! Il nostro eroe è davvero superlativo, tanto che ad amici e parenti si aggiungono tra il pubblico anche molti ragazzini del “Circolo Dabliu” di viale Egeo, che ci ospita. La mamma di Matteo commenta orgogliosa: “Mi invidiano perché lui non è solo bravo sui libri!” Il cielo è nuvoloso e i nembi si addensano: la luce è un po’ scarsa nonostante l’ormai tardivo tramonto. Le mie foto, così, sono spesso mosse per non risultare buie. Ad arbitrare la partita c’è un prof, assai bravo e deciso. L’unico errore lo commette, forse, non convalidando un goal della 5^ F (il pallone, dopo aver sbattuto sotto alla traversa, rimbalza sulla linea o dentro?). Le parate di Matteo e i tocchi di fino dei suoi compagni imprimono una sterzata alla partita: la 3^ L domina e vince la finale, 8 a 5. Bravissimi ragazzi! Un enorme elogio a Matteo: bravo per ciò che hai fatto, grandioso per aver tentato un’altra strada, con umiltà e impegno. La vita è piena di sfide e tu hai tante qualità: ce devi crede’!