2001

2001

Un sogno

19/01/01

Chiamarti per nome

È questo il mio sogno:

Ti prego dormiamo

Ne ho ancora bisogno.

La luce del giorno

Sovrasta la mente,

e gelido il viso

si trova diviso.

Le chiesi un minuto,

Ancora la vedo,

purtroppo era un sogno

sgranato su un foglio.

Siamo in Sette

17/05/01

Siamo in sette,

siamo in sette

Se domandi,

oh tu, buon uomo

Se non vedi

La vista non ti inganni!

Siamo in sette ti ripeto

Sempre insieme e se non senti

È l'udito che fa falla.

Dove siamo tu mi chiedi,

La risposta, che non vedi?

Il più grande fra di noi

Andò via come quel vento

Che respira dalla terra

Come un soffio assai veloce

Fra quei monti e fra quei cieli

Che si scrutano fin dentro.

Fu in quel giorno che volò

E di loro per sempre si innamorò.

Siamo in sette,

siamo in sette,

anche se un altro ancora

se ne andò in triste ora.

Fu colui che per la mano

Mi ritenne dove Dio

Scelse in terra miglior luogo.

Ma il primo fra di noi

Fu il dolce Melibeo

Che volò ancor più in alto,

Dove l'uomo fece un salto;

la sua mano poi mi avvolse,

si richiuse come un fiore

che di notte s'addormenta

ed il sole più crudele

non concesse più la veglia.

Fra quei fiori come un fiore

Dorme ancora; è la fatica

Che ci volle per quel gesto

Che per l'uomo è andato perso

Ed in difetto trova spesso.

Siamo sette,

Siamo sette,

fra le più romite vette.

Ubriacati: ancora

20/06/01

Ubriacati ed il tempo

come un vento andrà disperso,

come il mare che si annega

non darà più triste meta,

come il sole che si oscura

porterà, sì, gran paura

ma solo quando tu vedrai

del tuo calice la scolatura.

La vecchiaia

14/09/01

Io fuggo da ogni occhio indiscreto,

io fuggo da un'angoscia perenne che

domina ogni sguardo lontano perso

nell'insostenibile etereo sguardo

del costume fanciullesco.

Vecchiaia detestata si presenta,

scorgo visioni di uomini sorti:

si ergono nella notte aguzze

teste squadrate che ombreggiarono

al padiglione notturno.

Si ergono e con un sospiro

si annegano disfatte.

Aléxein

20/09/01

Lesti arrivammo al campo di battaglia

armati di spade ed archi ricurvi

fra tanti, l'oppressore d'ogni pena

dallo sguardo perso e oppresso scorgemmo,

Arjuna, solo, parlare ad Acyuta:

Krsna, inamovibile cocchiero.

Bruciammo incensi su purpurei arazzi

e vassoi d'argento, dono del cieco

re alla prole che è belligerante,

prima che ci spartissimo compiti

di altissimo merito ed onore

noi anime dai piaceri infecondi,

ma Arjuna lamentava il fraticidio

a lui, l'inamovibile maestro,

solo liberatore degli uomini

sempre cocchiero del carro animato.

Così rispose al vincitore delle

ricchezze il nobile ed etereo Krsna,

non prima di aver poggiato la calda

mano sul viso ombrato del figlio di

Prtha o discendente di Bharata.

Mentre parole gravi proferiva,

coi nostri ginocchi curvammo gli archi

per tendere il nervo fra le giunture

e Bhima terrificante urlò

il suo grido di battaglia: risuona

nella triste e fredda vallata dove

due eserciti l'un contro l'altro armati

innalzano fieri il loro vessillo

sotto un cielo che pullula di voli.

Taccia l'uomo uccello che io qui cito.

Brama

6/12/01

Infitta nella carne

Brama

Dell'antico animale umano:

facondo torpore l'inquieta.

Loquace silenzio

9/04/02

Silenzio che ci divide,

come nel giorno in cui la parola

fallì ogni sua intenzione:

suono sempiterno

che vuoto riempie ogni mio vuoto,

sfacciato più di un gesto,

loquace più di un suono.