Lo Ius Primae Noctis ed il tabù della Vergine
 


Mentre pensavo a cosa scegliere per il prossimo episodio dei “falsi” storici, ecco saltar fuori in una conversazione un riferimento ad un vero classico: Signore e Signori, ecco a Voi l’ineffabile IN-esistenza nientedimeno che… dello Ius primae noctis!
Avanti, ditemi in quanti siete a sapere che è un falso, o quantomeno una sua variante particolare: in questo caso si potrebbe fare uno sconto all’opera maligna della trasmissione erronea del sapere, che è il vero argomento di questi miei interventi.

Lo sconto sarebbe, in questo caso, quello insito nella materia del contendere, nel senso che la nostra cosiddetta civiltà si fonda spesso su alcuni tabù così potenti da suscitare inevitabile adesione acritica, e distorsione del reale.
La Storia, anzitutto. Anzi, la Parola. Dalle parole viene fuori il significato di “diritto della prima notte”, ovvero il privilegio di un Signore feudale di godere dei favori della novella sposa dei suoi sudditi, prima dello sposo, nella prima notte di nozze. C’è un’espressione francese con la quale spesso ci si confonde, ed è droit du seigneur, ma in realtà almeno questa era assai più precisa e veritiera, poiché indicava una serie completa di privilegi di cui effettivamente godeva il Signore. A noi serve solo per notare come perfino un’espressione certa, alla fine sia stata relegata, nel comune uso, a mero sinonimo di una che invece è inesistente…
Non che nessuno ci avesse mai pensato, sia chiaro… diciamo la verità, è talmente plausibile, che si utilizzi il potere per assicurarsi prestazioni sessuali (addirittura di vergini, poi! Con quello che costano oggi!), che sono tentato di fermarmi qui e crederci anch’io… Perfino nei nostri giorni , quanti non ci avrebbero pensato, o, diciamola tutta, non esercitano tale prevaricazione effettiva in mille modi, tutti riconducibili ad una forma di potere?
Anche se vorrei farmi frenare dalle miserie umane, tuttavia, o meglio da quelle del genere maschile della nostra specie, devo portare a termine la dimostrazione del falso, e pertanto dico subito due cose: anzitutto, che non esiste nessuna prova e nemmeno una tradizione esplicitamente trasmessa da nessuna fonte reale, a supporto dell’esistenza di una simile usanza. L’unico riferimento in cui si unisce la vita personale a quella del Signore è sempre stato quello di una vera e propria tassa che gravava a diverso titolo e con diverse modalità, sull’unione celebrata degli sposi, insomma una vera e propria tassa sul matrimonio. Non dimentichiamo che la stessa Chiesa spesso riscuoteva una tassa sul matrimonio, e sapete a quale titolo? Per concedere una dispensa dall’obbligo, imposto agli sposi, di rimanere casti nella prima o nelle tre prime notti di matrimonio… insomma, se volevate consumare subito, dovevate comprarvi il diritto dalla Chiesa.
Anche stavolta ce la prenderemo un po’ con l’Illuminismo e con l’uso strumentale che fece di molte dicerie, stavolta contro la nobiltà e partendo da un filosofo scozzese, tale Hector Boece, che riferì di un decreto del Re Evenio III nel quale viene chiaramente previsto un vero e proprio Ius primae noctis in favore dei Signori delle Terre… peccato però che semplicemente non sia mai esistito nessun Re Evenio III... e da questa fonte inesistente, probabilmente si fece strada anche il mito.
Mai un solo riferimento legislativo, sia civile che ecclesiastico, ne ha invece mai parlato. E perfino nelle non poche rivolte contadine, quando si usava portare per iscritto le richieste e le lamentele, mai fu letto alcun accenno a questioni di tale genere. Solo leggende ed invenzioni.
Il secondo aspetto, è il riferimento ad altre culture da cui spesso si ritiene possa provenire tale tradizione: anche questo è inadeguato, in quanto fa riferimento soprattutto a due aspetti della cultura tibetana del XIII secolo (lo riporta anche Marco Polo), ed a quella mesopotamica (Erodoto lo racconta a proposito delle vergini di Babilonia).
Ma entrambe le tradizioni erano piuttosto veri e propri riti collettivi di deflorazione, poiché si attribuiva con ogni probabilità, ad un particolare soggetto, il compito di infrangere quel potente tabù rappresentato dalla verginità (proprio come lo è oggi, direi…), e perciò non era una imposizione arbitraria quanto culturale.

Come unica somiglianza, potrebbe vedersi la figura del defloratore, che doveva appartenere ad un ceto sociale elevato: se non un Re, almeno un nobile, cosa che mi fa pensare al magnifico Conte di Almaviva mozartiano, il quale pur di… assaggiare Susanna nella prima notte delle nozze appena celebrate con Figaro, tenta di applicare questo “diritto” dopo che egli stesso lo aveva appena abolito!
Ma stavolta la condanna di un pensiero che più o meno tutti credono vero, e che in realtà non è mai esistito, ha l’attenuante della materia, come abbiamo detto: in fatto di sesso, siamo disposti a farci distorcere ben più che per ogni altro spazio cerebrale…