![]() Dire che il dissenso non è democratico, è come dire che la democrazia non ammette dissenso www.unita.it Sakineh condannata per omicidio «Sarà impiccata»Il procuratore generale iraniano Gholam-Hossein Mohseni-Ejei ha
annunciato la condanna a morte di Sakineh Mohammadi Ashtani, la donna
accusata di adulterio e di complicità nell'omicidio del marito. La
donna, secondo quanto si legge sul Teheran Times, è stata condannata per
il secondo dei due capi d'imputazione: per questa ragione Sakineh non
sarà giustiziata per lapidazione ma per impiccagione. «Secondo la legge
attuale, la sua condanna a morte ha la precedenza sulla punizione» per
l'adulterio, ha detto il procuratore generale. Cancelliamo la condanna a morte di sei bambini del Darfur Un appello per chiedere la
sospensione definitiva delle condanna a morte di sei bambini di etnia
Fur accusati di far parte del Justice and Equality Movement, uno dei
movimenti ribelli piu' importanti del Darfur. Come appreso dal Sudan
Tribune lo scorso novembre, la sentenza non e' ancora esecutiva, per
questo chiediamo che essa venga ufficialmente cancellata. Da www.ilfattoquotidiano.it Italia, rischio manovra da 130 miliardi
La Ue studia un piano per rimettere in ordine i conti dei paesi con i
più alti debiti pubblici. Sanzioni durissime per chi viola i parametri.
Per il nostro Paese è prevista una riduzione dell'8% in 3 anni ![]() Multe milionarie per chi non riuscirà a ridurre in maniera sostanziale il proprio debito. Meno fondi per lo sviluppo e per i sussidi agricoli, sospensione del diritto di voto al Consiglio dei ministri dell'Unione europea. Sono queste le punizioni per gli stati membri che non riusciranno ad adeguarsi alle nuove direttive che la Ue sta studiando per imporre una drastica cura dimagrante al disavanzo pubblico. Il Financial Times rivela che il piano del presidente della commissione europea Manuel Barroso e del commissario agli affari monetari Holli Rehn ha già incassato l'importante sostegno del ministro delle Finanze tedesco Shäuble (nella foto con Tremonti) che va ad aggiungersi a quello di Olanda e Gran Bretagna. Bruxelles prevede che i paesi con il rapporto deficit/Pil superiore al 60% debbano diminuire il proprio debito di un ventesimo all'anno se non vorranno incorrere nelle sanzioni. Per l'Italia, che con il 116% detiene uno dei peggiori quozienti d'Europa, significano 130 miliardi nel prossimo triennio (articolo di Matteo Cavallito). Una somma enorme. Se il progetto passerà, al governo tagliare non basterà più. E bisognerà per forza mettere le mani nelle tasche degli italiani. Ma nessun governo politico, a partire da quello di Silvio Berlusconi, è in grado di accollarsi il peso elettorale di una scelta del genere. E le decisioni, dice l'economista Tito Boeri devono essere immediate: "Nominare un sostituto alla guida della Consob, pensare a un rimpiazzo del premier come ministro dello Sviluppo economico e soprattutto incentivare il commercio estero". Solo così, secondo l'economista, si potrà dare lo slancio necessario al sistema paese, "in grado anche di sostenere una politica di rientro del deficit" (articolo di Lorenzo Galeazzi) www.repubblica.it Fini prepara un contro-documento "Ci chieda il voto o non lo avrà"Sulla risoluzione di Fli potrebbero convergere i voti di Udc e Api. Se la risoluzione di Pdl e Lega non dovesse arrivare a quota 316 la crisi potrebbe precipitare. Berlusconi voleva manifestare già ieri la sua rabbia e solo grazie a Letta ha vinto la cauteladi FRANCESCO BEI
ROMA - Niente
voto dei finiani al governo. Se fino a ieri era il Cavaliere a voler
dimostrare la propria autosufficienza dai voti di Futuro e libertà, le
parti si sono ribaltate. Tanto che anche i finiani sono decisi ora a
presentare un proprio documento per sottolineare le loro diverse
priorità rispetto ai 5 punti del presidente del Consiglio. "Dobbiamo
distinguerci", è la linea dettata da Fini. Umberto Bossi contro ‘Roma Ladrona’ “Spqr significa ‘sono porci questi romani’
A scatenare l'ira del Senatùr la possibilità che la Capitale ospiti una gara del campionato di Formula 1: "Monza non si tocca, a Roma possono correre con le bighe" Umberto Bossi torna a scagliarsi contro ‘Roma ladrona’. “Basta con la sigla Spqr. Qui, al nord, dicono che sta per ‘Sono porci questi romani’”. Ieri sera, durante la selezione per Miss Padania a Lazzate, nel milanese, il Senatur ha rispolverato il suo vecchio repertorio. A scatenare l’ira del leader del Carroccio l’ipotesi della capitale, futura tappa del campionato di Formula 1: “Monza non si tocca e a Roma possono correre con le bighe”.Dura la replica del sindaco della Capitale, Gianni Alemanno. “Questa volta Bossi ha veramente superato il segno. Non solo ha insultato la Roma di oggi, ma anche quella del passato, rispolverando una vecchia battuta da fumetto”. Poi Alemanno fa sapere che scriverà oggi stesso al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi “per chiedere che intervenga presso i ministri del suo Governo affinché tengano un atteggiamento istituzionale e politico più consono alla loro carica e più rispettoso del ruolo di Roma Capitale e della dignità dei romani”. Di “battuta volgare che male si addice a un ministro della Repubblica” ha parlato anche la presidente Renata Polverini. “I cittadini di Roma e del Lazio meritano rispetto”, ha detto, “mi auguro che dal governo ci sia una presa di distanza da parole offensive che vanno oltre il solito folklore”. Rassegnato il commento di Farefuturo, la fondazione di Gianfranco Fini. “Inutile stupirsi, inutile gridare allo scandalo, inutile stracciarsi le vesti una volta di più. La Lega e’ questa. E’ questa la linea culturale del partito cui l’ex Popolo della libertà sembra aver ‘appaltato’ la maggioranza”, si sottolinea in un articolo sul sito. “Le battute a cui si abbandona il leader della Lega Nord durante i suoi comizi sono spesso fastidiose, ma fortunatamente non costituiscono una linea politica”, ha tenuto a sottolineate il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni. Ha minimizzato la vicenda Daniele Capezzone che ha parlato di “strumentalizzazioni per una battuta poco felice”. Anche le forze dell’opposizione, dal Pd all’Idv, reagiscono dopo le affermazioni del leader del Carroccio. Per Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma, “il leader della Lega piuttosto che fare il comico dovrebbe svolgere il suo compito di ministro, soprattutto in un periodo difficile e delicato come quello che il nostro Paese sta vivendo ormai da mesi”. Dello stesso parere Walter Veltroni: “Bossi rispetti Roma e i Romani, ha insultato milioni di persone”. Diverso il tono della risposta di Leoluca Orlando: “I romani non sono porci è la Lega che fa i porci comodi a Roma” visto che “i leghisti hanno votato tutte le vergognose leggi ad personam di Berlusconi”. www.giornalettismo.com Bossi S.P.Q.R: tutta l’Europa ci ride dietro
“Sono porci questi romani”. L’esternazione del leader leghista arriva all’estero e dal Manzanarre al Reno i media si divertono a tradurre bene, per i loro lettori, acronimo e dichiarazione. “Umberto Bossi – scrive Le Figaro - leader
dei separatisti della Lega Nord e principale alleato del governo di
Silvio Berlusconi ha scatenato una polemica dopo aver insultato la città
di Roma e aver trattato i romano come dei “porci”. Prendendo spunto
all’acronimo latino SPQR ROMA LADRONA IN SPAGNA - “Sono dei maiali questi romani” titolano in Spagna dove ci pensano la Vanguardia e El Mundo a riportare le dichiarazioni del ministro italiano: “Il leader di destra stava parlando con sarcasmo durante la trasmissione di Miss Padania, quando ha colto l’occasione per dire che il prossimo passo del federalismo è “il decentramento dei ministeri“. ”I ministeri non possono essere tutti a Roma, dove è scritto ovunque SPQR , che in tutto il nord significa ”Sono porci questi romani”ha detto il membro del governo di Silvio Berlusconi e ministro delle Riforme che di solito si riferisce alla capitale italiana con il titolo di “Roma ladrona“. IN GERMANIA - Anche in Germania, DerStandard dice la sua sulle dichiarazioni sconcertanti del ministro. “Noto per i suoi commenti provocatori il capo della Lega Nord, Umberto Bossi ha offeso i romani. In un evento organizzato dalla Lega per “Miss Padania”, Bossi ha promesso che il suo partito porterà avanti in aggiunta al federalismo in Italia, il decentramento dei ministeri da Roma al Nord Italia . . “I ministeri non possono essere tutti a Roma, dove c’è scritto ovunque SPQR che al nord è tradotto come: ‘Sono porci quei romani“. Bossi, «Romani porci? Era solo una battuta» Ma il Pd sfiducia il ministroChe la capitale non sia la sua passione è noto: Umberto Bossi ha
fatto di "Roma ladrona" lo slogan della Lega forse ancor più di "Padania
libera". E il Senatur lo ha ribadito ieri sera sciogliendo l'acronimo
Spqr in "Sono Porci Questi Romani". «La mia era una battuta, ma dalle
reazioni che vedo in queste ore mi viene da pensare che a Roma si
sentano in colpa» - ha replicato il leader della Lega. Fatto sta che la
libera traduzione di quel 'Senatus populusque romanus' che da oltre
duemila anni campeggia ovunque nella Citta' eterna ha sollevato un
putiferio. Gianni Alemanno ha invocato l'intervento di Silvio
Berlusconi. Durissime le reazioni e non solo dell'opposizione;
l'alleanza di governo non e' bastata a far perdonare la colorita uscita.
"Questa volta Bossi ha veramente superato il segno", ha commentato il
sindaco Alemanno che ha scritto al premier: "Sono costretto a chiederLe
ufficialmente di intervenire presso tutti i suoi ministri affinche'
mantengano un atteggiamento piu' istituzionale e piu' rispettoso del
ruolo di Roma Capitale". Di "battuta volgare che male si addice a un
ministro della Repubblica" ha parlato anche la presidente Renata
Polverini. "I cittadini di Roma e del Lazio meritano rispetto", ha
detto, "mi auguro che dal governo ci sia una presa di distanza da parole
offensive che vanno oltre il solito folklore". '"Siamo stanchi delle
battute di Bossi - gli ha fatto eco la deputata romana Barbara
Saltamartini, responsabile delle Pari opportunità del PdL - non è
possibile abbandonarsi ogni giorno a offese grossolane contro la città
di Roma". "Si tratta di un atteggiamento inaccettabile per un ministro
della Repubblica e che oltretutto stride fortemente con la linea
politica di coerenza e responsabilità tenuta dalla Lega in questo
Governo. Il leader del Carroccio dimostri la sua sensibilità
istituzionale chiedendo scusa ai romani". I "romani porci" di Umberto
Bossi e' "una battuta infelice che non fa onore al rango conquistato
dalla Lega", critica anche Gaetano Quagliariello, vicepresidente
vicario del gruppo Pdl al Senato. "Quello scherzare sulla sigla Spqr -
aggiunge - era un refrain di Asterix, ovvero l'eroe di un piccolo
villaggio assediato. La Lega, invece, ha delle dimensioni e delle
responsabilita' per le quali Bossi dovrebbe finirla di giocare a fare
l'Asterix". IL VIDEO SUI PORCI CHE HA SCATENATO TUTTO
www.ilfattoquotidiano.it L’impero off shore di Berlusconi Fini ha ragione: grazie ai conti nei paradisi fiscali il premier ha pagato mazzette ed evaso il fisco ![]() La falsa campagna moralizzatrice dei “berluscones” contro le società off shore, per colpire Gianfranco Fini, non poteva che provocare una facile risposta del presidente della Camera, dopo la rottura con il cavaliere: “Sia ben chiaro: personalmente non ho né denaro, né barche, né ville intestate a società off shore, a differenza di altri che hanno usato, e usano, queste società per meglio tutelare i loro patrimoni familiari o aziendali e per pagare meno tasse”. Sottinteso, naturalmente, il nome di Silvio Berlusconi, il re dei fondi neri all’estero. Lo hanno accertato sentenze definitive. Come quella per il corrotto e prescritto avvocato David Mills, il mago delle off shore del premier. O la sentenza del processi All Iberian 2, che ha accertato una colossale evasione fiscale, 1500 miliardi di lire, ma non ha potuto decretare la condanna di Berlusconi. Come? Grazie a una delle sue leggi, quella sulla depenalizzazione del falso in bilancio, “ il fatto non costituisce più reato”. Ville, barche e soldi Fini ha parlato anche di ville e barche. Si riferiva ad almeno sei ville che il suo ex alleato possiede tra Antigua e le Bermuda, intestate a off shore. Berlusconi è proprietario anche di una barca di 48 metri, valore all’incirca 13 milioni di euro. È intestata alla società Morning Glory Yachting Limited, neanche a dirlo, con sede alle Bermuda. Il salto verso i fondi neri, il Cavaliere l’ha compiuto a metà anni ’90 servendosi di Mills, soprannominato l’architetto delle off shore. Le società occulte all’estero hanno permesso a Berlusconi di accantonare centinaia di miliardi di lire, di evadere il fisco, di pagare mazzette, come i 21 miliardi a Bettino Craxi, di eludere la legge Mammì, che all’epoca impediva a un editore di avere più di 3 televisioni. Il cavaliere, invece, era anche l’azionista di maggioranza, segreto, di Tele più. La sentenza di primo grado del processo Fininvest- Gdf del ’96 ha stabilito che alcuni militari delle fiamme gialle si sono fatti corrompere proprio per non indagare sulle off shore del biscione. In appello e in Cassazione le prove per condannare il premier non sono state ritenute sufficienti. In secondo grado ha contribuito alla sua salvezza, la falsa testimonianza di Mills del novembre ’97. Sappiamo adesso che per quella, come per un’altra deposizione reticente, al processo All Iberian, gennaio ’98, il legale ha avuto 600 mila dollari. E per queste dichiarazioni taroccate in suo favore, Berlusconi è ancora sotto processo. Sospeso, come gli altri procedimenti, grazie ai vari scudi. Ai giudici milanesi di All Iberian, Mills ha nascosto tra l’altro anche i reali beneficiari di “Century One” ed “Universal one”, le due off shore nell’isola di Guarnsey, intestate a Marina e Piersilvio Berlusconi, per decisione del padre. Un fatto che scopriranno nel 2004 i pm Fabio De Pasquale e Alfredo Robledo. Mentre i difensori di Berlusconi fino ad allora avevano ripetuto che erano “ società del tutto estranee a Fininvest e Mediaset”. I falsi in bilancio I falsi in bilancio, conseguenza del vizietto delle off shore, hanno portato a un altro processo: quello per la compravendita dei diritti tv di Mediaset. Ma grazie a un’altra delle leggi ad personam, la ex Cirielli, che ha accorciato la prescrizione, sono state azzerate la frode fiscale per 120 miliardi di lire e l’appropriazione indebita per 276 milioni di dollari, fino al 1999. Restano in piedi quelle fino al 2003. C’è poi una costola di questa indagine, denominata “Mediatrade-Rti”, in fase di udienza preliminare, bloccata sempre per il legittimo impedimento. Berlusconi è accusato di appropriazione indebita e frode fiscale. Mentre il figlio Piersilvio e il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri di frode fiscale, fino al settembre 2009. Secondo la procura di Milano, Mediaset avrebbe nuovamente falsificato i bilanci e gonfiato i costi per l’acquisto di diritti tv da major americane. I soldi, 100 milioni di dollari, sarebbero transitati su banche estere e, in gran parte, confluiti su conti riconducili a Berlusconi e ad alcuni suoi manager. A Silvio Berlusconi, sono contestate operazioni tra il 2002 e il 2005. Anni, come per l’inchiesta madre, in cui era sempre presidente del Consiglio.
![]() La risposta del giornalista a Brunetta non si fa attendere. A fine agosto, il titolare della Funzione pubblica aveva chiesto ai conduttori Rai di mettere la propria dichiarazione dei redditi nei titoli di coda dei format. Ora il conduttore aspetta che i principali dirigenti e collaboratori seguano le indicazioni del ministro Michele Santoro passa dalle parole ai fatti. Il conduttore di Annozero ha pubblicato sul sito di Annozero una copia del Cud 2010, da cui risulta un reddito lordo da 662 mila euro. Risponde così al Ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, che lo scorso agosto aveva invitato tutti i dipendenti Rai a pubblicare i compensi nei titoli di coda dei programmi. “Caro Ministro, – si legge nella sezione «Vaf» (la sigla sta per valutazioni a freddo) del sito – questa è la copia del mio Cud 2010, dal quale risultano un reddito lordo di 662 mila euro e tasse e contributi per la metà. Aspetto che Lei coroni la sua battaglia moralizzatrice, ottenendo la pubblicazione di quanto abbiano effettivamente percepito lo scorso anno, i principali dirigenti, conduttori e collaboratori dell’Azienda”. Di seguito, nello stesso articolo, il giornalista ha trascritto il discorso integrale con cui ha aperto la prima puntata della stagione che aveva scatenato numerose polemiche. L’anchorman auspica che anche altri colleghi seguano il suo esempio: “Allo scopo di aiutare chi intende muovermi delle contestazioni, ho trascritto puntualmente il testo del mio intervento di giovedì scorso”. Vai al sito di Annozero Monsignor Bagnasco lancia segnali di ingerenza nell’agone elettorale: “Siamo angustiati per l’Italia”. E sulla pedofilia dice che la Chiesa vigilerà.
POLEMICHE INDEGNE – Aprendo i lavori del Consiglio episcopale permanete questo pomeriggio a Roma, Bagnasco ha lanciato l’allarme per l’eccesso di astio e polemiche che domina la vita pubblica, un meccanismo di denigrazione reciproca che puo’ portare il Paese all’implosione. ‘A momenti – ha detto il porporato – sembriamo appassionarci al disconoscimento reciproco, alla denigrazione vicendevole, e a quella divisione astiosa che agli osservatori appare l’anticamera dell’implosione, al punto da declassare i problemi reali e le urgenze obiettive del Paese’. Cosi’ accade che ‘alla necessaria dialettica si sostituisce la polemica inconcludente, spingendosi fino sull’orlo del peggio. Poi, alla vista dell’esito estremo, si raddrizza il tiro, ci si riprende; si tira un respiro di sollievo per scampato pericolo, finendo tuttavia – altro guaio – per tenere uno sguardo affezionato a quello che in precedenza era stato il campo di battaglia’. ‘Si preferisce indugiare – ha proseguito il cardinale – con gli occhi tra le macerie, cercare finti trofei, per tornare a riprendere quanto prima la guerriglia, piuttosto che allungare lo sguardo in avanti, disciplinatamente orientato sugli obiettivi comuni, per i quali e’ richiesta una dedizione persistente e convergente’. FEDERALISMO SI’, MA CON IL TRICOLORE – La riforma federale e’ irreversibile ma essa ‘non deragliera’ se potra’ incardinarsi in un forte senso di unita’ e indivisibilita’ della Nazione: il tricolore e’ ben radicato nel cuore del nostro popolo’. E’ questo il forte monito lanciato dal cardinale Angelo Bagnasco sul tema del federalismo. Il cardinale infatti ha aperto oggi pomeriggio con la sua prolusione i lavori del Consiglio episcopale permanente. ‘Il federalismo – ha detto – e’ l’importante riforma in via di definizione, delicata sotto diversi profili, anche perche’ irreversibile’. ‘Bisogna non nascondersi – ha aggiunto – che col federalismo cresce lo spessore delle responsabilita’ da esercitare localmente. Gestire un Paese come il nostro in chiave federalista presuppone una diffusa capacita’ di selezionare con rigore gli obiettivi, scadenzarli, argomentare le scelte, e saper dire dei no anche a chi si conosce’. ANGUSTIATI PER L’ITALIA – “Siamo angustiati per l’Italia”, ha poi detto il cardinale. Il porporato ha parlato di “momenti di grande sconcerto e di acuta pena per discordie personali che, diventando presto pubbliche, sono andate assumendo il contorno di conflitti apparentemente insanabili; e questi sono diventati a loro volta pretesto per bloccare i pensieri di un’intera Nazione, quasi non ci fossero altre preoccupazioni, altri affanni”. E aggiunge: “A momenti, sembriamo appassionarci al disconoscimento reciproco, alla denigrazione vicendevole, e a quella divisione astiosa che agli osservatori appare l’anticamera dell’implosione, al punto da declassare i problemi reali e le urgenze obiettive del Paese. Alla necessaria dialettica si sostituisce la polemica inconcludente, spingendosi fino sull’orlo del peggio. Poi, alla vista dell’esito estremo, si raddrizza il tiro, ci si riprende; si tira un respiro di sollievo per scampato pericolo, finendo tuttavia – altro guaio – per tenere uno sguardo affezionato a quello che in precedenza era stato il campo di battaglia. Si preferisce indugiare con gli occhi tra le macerie, cercare finti trofei, per tornare a riprendere quanto prima la guerriglia, piuttosto che allungare lo sguardo in avanti, disciplinatamente orientato sugli obiettivi comuni, per i quali e’ richiesta una dedizione persistente e convergente”. IL MOMENTO DEI CATTOLICI – ‘Ai cattolici con doti di mente e di cuore diciamo di buttarsi nell’agone, di investire il loro patrimonio di credibilita’, per rendere piu’ credibile tutta la politica’. E’ il forte appello rivolto ai laici cattolici, dal presidente della conferenza episcopale italiana. Bagnasco ha infatti aperto oggi pomeriggio, con la sua prolusione, la riunione del Consiglio episcopale permanente. ‘Come Vescovi – aveva detto poco prima il cardinale – sentiamo di dover esprimere stima e incoraggiare quanti si battono con abnegazione in politica; facciamo pressione perche’ si sappiano coinvolgere i giovani, pur se cio’ significa circoscrivere ambizioni di chi gia’ vi opera’. Quindi in riferimento alli’impegno dei cattolici ha aggiunto: ‘Lasciamo volentieri ai competenti il compito di definire i modi di ingaggio e le regole proprie della convivenza. A noi tocca pero’ segnalare come una ‘citta’ la si costruisca tutti insieme, dall’alto e dal basso, in una sfida che non scova alibi nella diserzione altrui. Le maturazioni generali hanno bisogno di avanguardie: ognuno deve interrogarsi se e’ chiamato a un simile compito’. Rom a Milano, questione elettorale Niente case per i Rom di Milano, e presto le espulsioni riguarderanno anche i cittadini comunitari. Linea dura del ministro Maroni, Europa permettendo Il patrimonio immobiliare del Comune di Milano non è a disposizione dei Rom. Termina così, col sigillo ministeriale di Roberto Maroni, l’imbarazzo della giunta comunale di Milano, dove nei giorni scorsi Pdl e Lega avevano di fatto sfiduciato il sindaco Letizia Moratti, colpevole di aver messo a disposizione alcuni immobili per altrettante famiglie Rom.“Può rimanere a Milano solo chi soddisfa i criteri del ‘Patto per la sicurezza’”, ha detto Maroni riferendosi all’accordo siglato con il Comune di Milano per l’emergenza nomadi. Nessun precedente penale, un reddito e una casa. Ecco le condizioni del governo. In caso contrario c’è l’espulsione. Ma per chiudere i campi regolari di Milano va trovata una sistemazione per le decine di nuclei famigliari che questi criteri li soddisfano. D’accordo con il prefetto, nominato commissario straordinario, e con le associazioni coinvolte, un anno fa il Comune aveva ottenuto che venticinque appartamenti fossero affidati al terzo settore. Si trattava di case escluse dalle graduatorie per le assegnazioni popolari perché necessitavano di manutenzione e messa a norma. Le associazioni che in questi anni hanno gestito i presidi sociali all’interno dei campi, li avrebbero assegnati in via temporanea ad alcune famiglie selezionate. Apriti cielo. Pdl e Lega si oppongono e minacciano una mozione contro sindaco e assessore: “Non deve passare il messaggio che riserviamo ai Rom una corsia preferenziale”, ha dichiarato Giulio Gallera, capogruppo del Pdl in Comune. A sedare gli animi è intervenuto addirittura Maroni, che oggi a Milano ha incontrato il prefetto Gian Valerio Lombardi e il sindaco Moratti. Il ministro ha parlato di polemiche ingiustificate alle quali però si deve dare ascolto. Così “per quelle famiglie si cercheranno altre soluzioni”, hanno garantito in conferenza stampa. Quali, per ora, non è dato sapere. “Il grande cuore di Milano”, ha assicurato Maroni, “saprà trovare una via d’uscita”. Ma dalla Casa della Carità, l’associazione alla quale era stata affidata la gestione dei venticinque appartamenti, arriva un duro commneto: “Il 5 maggio abbiamo firmato un accordo con Comune e Prefettura”, spiega Don Massimo Mapelli, “e alcune famiglie sono già assegnatarie delle case. Se intendono rimangiarsi scelte e accordi che loro stessi hanno proposto”, conclude, “lo dicano chiaramente”. La questione, ancora una volta, è tutta politica. O prendi le impronte ai Rom o dai loro le case. A pochi mesi dalle elezioni comunali certe scelte possono costare care. Il Pdl lo ha capito e la Lega, si sa, non perdona. Tuttavia rimane confermato lo sgombero del più grande campo di Milano, quello di via Triboniano, a beneficio di una delle grandi arterie che serviranno l’area dell’Expo del 2015. Quasi centoventi nuclei familiari, per un totale di cinquecento persone, da sfrattare entro la fine di ottobre. Alcune famiglie saranno rimpatriate, alcune aiutate a sostenere un affitto, altre accompagnate nell’accensione di un mutuo. Ma all’appello mancano ancora una cinquantina di famiglie, in un campo dove la scolarizzazione dei minori è ottima e i progetti di avviamento al lavoro stanno dando buoni risultati. Dove sistemare tutti? Ancora una volta, è il ministro Maroni ad avere le idee più chiare: “Chiediamo all’Europa strumenti per poter espellere anche i cittadini comunitari”, ha dichiarato Maroni. “La Romania entrerà presto nell’area Schengen”, ha continuato, “e dobbiamo essere in grado di mandare a casa chi non ha i requisiti per stare in Italia”. Maroni e Moratti hanno ribadito che il “modello milanese” di gestione dell’emergenza nomadi è vincente e va esportato, in Italia e in Europa. “Infatti”, conclude Maroni, “la Francia già ci sta seguendo”. “Ma se Sarkozy regala trecento euro ai Rom che rimpatria, noi non lo faremo”, commenta Riccardo De Corato, vicesindaco a Milano, assessore alla sicurezza e deputato in Parlamento. “Con un volo low cost e trecento euro quelli sono già di ritorno a Parigi”, spiega De Corato, che in questi anni si è guadagnato il soprannome di sceriffo. E continua: “Se l’Europa ci dà gli strumenti, allora vedrete quanti charter cominceranno a partireper Bucarest”.
“Siamo di fronte – prosegue Sgarbi - alla penosa falsificazione di un falsario provinciale che continua a ripetere senza citarne la fonte il motto del mio movimento politico”. Sgarbi conclude chiedendo “10 milioni di euro di danni”, “che verranno usati per creare il movimento 7 stelle” e indica come testimoni i suoi collaboratori del tempo, fra cui Giorgio Grasso e Cinzia Viola. www.rassegna.it Crac Parmalat, Procura chiede arresto TanziLa Procura di Milano ha chiesto l'arresto per Calisto Tanzi per il pericolo di reiterazione del reato o di fuga. L'istanza di carcere per l'ex patron di Parmalat è stata ribadita questa mattina davanti ai giudici del Riesame dal Pm milanese Eugenio Fusco, dopo che la Corte d'Appello aveva respinto un'analoga richiesta avanzata tempo fa dalla Procura Generale in seguito alla conferma della condanna in secondo grado per l'ex patron Parmalat. Per questo il Pg ha impugnato il provvedimento di rigetto, che questa mattina è stato discusso. I giudici si sono riservati la decisione.ECONOMIA E LAVORO www.rassegna.it Fabbrica in fiamme, morti due operai cinesiÈ accaduto a Muggiò, in provincia di Monza e Brianza. I due cadaveri sono stati trovati durante lo spegnimento dell'incendio di un capannone industriale. Le vittime, carbonizzate, erano al secondo piano, dove si trova un'attività di produzione di salotti ![]() Secondo quanto riferito dagli stessi Vigili del fuoco, le fiamme sono divampate estendendosi presto in tutto il capannone, occupato, pare, da due aziende poste rispettivamente al primo e al secondo piano. Proprio al piano superiore, semicrollato, dove avrebbe avuto sede un' attività cinese di produzione di salotti, sono stati trovati i cadaveri: uno in una doccia (forse per il disperato tentativo della vittima di sfuggire alle fiamme) e uno per terra. Le generalità delle due vittime non sono ancora state divulgate e comunque un riconoscimento certo necessiterà di tempo a causa dello stato dei cadaveri. L'allarme è stato dato da alcuni cittadini che abitano nei pressi del complesso industriale. Sul posto sono poi giunti anche i titolari dell'attività per cui lavoravano i due operai. Ad eseguire le indagini sono i carabinieri del gruppo di Monza. Ne dà notizia l'Ansa. www.rassegna.it Il 29 l'Europa in piazza Sì a lavoro, no all'austerityManifestazioni in tutta Europa per dire no ai tagli ai diritti e allo stato sociale. Il corteo principale a Bruxelles Sciopero generale in Spagna, Francia e Belgio. Monks (Ces): "I governi sono in preda al panico, è un momento cruciale" di rassegna.it ![]() In Spagna, in Francia e in Belgio è stato già proclamato lo sciopero. Ovunque sono previste manifestazioni che si affiancheranno a quella centrale che si terrà a Bruxelles, dove sono previste 100.000 persone. A Roma ci sarà una manifestazione nazionale a partire dalla 17 a Piazza Farnese , che verrà conclusa dal segretario generale della Cgil, Gugliemo Epifani. Rassegna.it e RadioArticolo1 seguiranno l'intera giornata in diretta dalle piazze europee (così la diretta). Dopo le grandi mobilitazioni dello scorso anno, quindi i sindacati tornano a battersi per un’Europa più sociale e solidale, che sappia garantire lavoro, formazione, retribuzioni, protezione sociale e servizi pubblici a carattere universale. Il tutto in un continente in cui i governi stanno sempre più privilegiando il rigore monetario e fiscale a scapito delle politiche di sostegno della domanda interna e dello sviluppo. Secondo il segretario generale della Ces, Jonh Monks, infatti, "i governi e l’Ue sono in preda al panico. Prima ancora che le nostre economie potessero iniziare a riprendersi dalla crisi finanziaria hanno tagliato i budget e hanno aumentato le tasse per realizzare l’austerity". I lavoratori del vecchio continente, dunque, scendono in piazza, per affermare con forza che "non sono loro ad aver provocato questa crisi, però sono loro a doverne sopportare l’onere". I numeri parlano chiaro: "Ci sono 23 milioni di disoccupati nell’Ue, altri milioni che lavorano in impieghi precari, mentre crescono le tensioni sociali. Dato che i tagli dovuti all’austerity non hanno ancora dispiegato a pieno i loro effetti la situazione si può definire disastrosa, e le prospettive sono ancora peggiori". Non mancano però le alternative, "e noi le sosteniamo – dice Monks - Abbiamo fatto pressioni per un programma di ripresa Ue, finanziato da tasse sulle transazioni finanziarie e da nuove obbligazioni emesse dalla Banca centrale europea. Chiediamo investimenti a prevalenza di capitale pubblico su nuove tecnologie sostenibili, per misure finalizzate ad aiutare i giovani, che sono fortemente colpiti dalla recessione, e investimenti nei sistemi di welfare, nella sicurezza sociale e nelle pensioni. Vogliamo sostenere il potere d’acquisto dei lavoratori, di modo che si possa alimentare la domanda di beni e servizi. In questo momento, con i tagli del governo, i tagli delle imprese e con le famiglie impossibilitate a spendere, la domanda rischia di crollare". Per questo il sindacato europeo vuole che "i lavoratori europei si mobilitino, riprendano fiducia, lancino un’offensiva contro l’austerity". "Siamo in un conflitto cruciale – conclude Monks - e dobbiamo vincerlo". da www.unita.it Dipendenti, persi 5000 euro in 10 anni. Epifani: intervento urgente sui salariI lavoratori dipendenti italiani hanno perso in dieci anni oltre 5mila euro di potere d'acquisto. Lo fa sapere la Cgil nel suo rapporto sulla crisi dei salari presentato oggi nel quale spiega che nel decennio le retribuzioni hanno avuto, a causa dell'inflazione effettiva più alta di quella prevista, una perdita cumulata del potere di acquisto di 3.384 euro ai quali si aggiungono oltre 2 mila euro di mancata restituzione del fiscal drag che porta la perdita nel complesso a 5.453 euro.Così, dal 2000 al 2010 - secondo un rapporto Ires-Cgil - c'è stata una perdita cumulata di potere d'acquisto dei salari lordi di fatto di 3.384 euro (solo nel 2002 e nel 2003 si sono persi oltre 6.000 euro) che, sommata alla mancata restituzione del fiscal drag, si traduce in 5.453 euro in meno per ogni lavoratore dipendente alla fine del decennio. In Italia esiste «un grande problema che riguarda l'abbassamento dei salari anche legato al prelievo fiscale», sottolinea il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, che chiede «un intervento urgente che sgravi il lavoro dipendente» riequilibrando il peso del prelievo a favore dei salari. I salari, secondo Epifani, pagano al momento di più di altri redditi ed è necessaria una «svolta» che affronti il problema delle retribuzioni. www.controlacrisi.org NO AL PATTO CON CONFINDUSTRIA! RINALDINI GELA EPIFANI Noi lo abbiamo detto che qualcuno faceva i conti senza l'oste, la manifestazione del 16 ottobre diventa ancora più importante contro chi vuol aprire alla "concertazione taglia diritti" (Adnkronos) - «Nessun patto per la produttività è possibile». È Gianni Rinaldini, ex leader della Fiom, coordinatore nazionale dell'area di minoranza 'La Cgil che vogliamò, a gelare così la ![]() www.rassegna.it Contratti: Confindustria, mai spinte per escludere CgilConfindustria non ha "mai messo in atto comportamenti volti a escludere la Cgil dalla firma dei contratti collettivi di lavoro. Nessuna pressione in questo senso è mai stata esercitata sulle associazioni aderenti a Confindustria". Lo precisa una nota della stessa Confindustria che ricorda anche che "tutti i contratti nazionali sono stati firmati con la Cgil, ad eccezione di quello dei metalmeccanici, dove la Fiom si è autoesclusa, ponendo pregiudiziali inaccettabili, quali la non applicazione dell'accordo dell'aprile 2009 di riforma della contrattazione".La nota arriva dopo le dichiarazioni di oggi (27 settembre) del presidente di Federchimica, Giorgio Squinzi, in merito a 'spinte per lasciare fuori la Cgil' dal rinnovo del contratto dei chimici e le reazioni di Vincenzo Scudiere della segreteria confederale Cgil. www.controlacrisi.org
Il 16 ottobre i metalmeccanici con la società civile. Manifesteranno
anche precari e movimenti. Intervista al Segretario generale della Fiom.![]() Il segretario della Fiom, Maurizio Landini, è in giro per l’Italia a seguire le vertenze territoriali. Dopo il problema Fiat è scoppiato il caso Fincantieri e altri problemi si accumulano sulla sua agenda. Inoltre sta preparando la manifestazione del 16 ottobre che ieri ha avuto anche un ulteriore sostegno dall’appello firmato da Paolo Flores d’Arcais, Andrea Camilleri, don Gallo e Margherita Hack che il Fatto Quotidiano ha pubblicato. Un appello importante che Landini ha molto “apprezzato” e conferisce alla manifestazione Fiom un carattere davvero rilevante, punto di raccordo di diversi disagi, di diverse proteste ma anche di una proposta che si può riassumere nella difesa della Costituzione, della democrazia, del lavoro. Per questo il 16 ci saranno molti interventi, non solo sindacali ma anche espressione del lavoro precario, studentesco, associativo. Contro cosa manifesterete e perché scenderete in piazza?Il 16 scendiamo in piazza per fare in modo che il lavoro ritorni al centro dell’interesse della politica e del governo. Per uscire dalla crisi serve una nuova idea di sviluppo che non può avere nel lavoro e nei lavoratori un punto di riferimento essenziale. È chiaro che nel contesto attuale scendiamo in piazza contro chi vuole eliminare il contratto nazionale di lavoro come strumento decisivo di solidarietà, ma anche contro le politiche del governo che puntano a scardinare i diritti, come sta facendo il collegato al ddl lavoro sull’arbitrato. Manifestiamo anche per un’effettiva politica industriale perché è fallita l’idea che la crisi possa essere risolta dal libero mercato e richiede invece un serio intervento pubblico. Cosa intende per intervento pubblico?Faccio due esempi molto chiari: Fincantieri e il settore dell’auto. La cantieristica è di proprietà statale e opera in un settore strategico a livello internazionale. La difficoltà dipende direttamente dall’assenza di qualsiasi ipotesi di sviluppo in cui il governo può giocare un ruolo decisivo. Ma anche per l’auto si potrebbe impostare un intervento utile. Finora si sono utilizzati solo gli incentivi mentre assistiamo alla totale assenza di finanziamenti all’innovazione di prodotto, come l’auto elettrica, a differenza di Francia o Usa che invece difendono la propria industria. Ma si potrebbe intervenire anche sul fronte della riforma degli ammortizzatori sociali, estendendoli ai precari . In Germania è stato firmato un accordo alla Siemens che garantisce, sia pure con dei limiti, il posto di lavoro ai dipendenti a tempo indeterminato in cambio di riduzioni di salario e di orario di lavoro. Che ne pensa?Penso che le differenze con quanto scelto dal nostro paese siano evidenti e macroscopiche. Lì le imprese investono su lavoro e occupazione cercando di evitare che la crisi disperda competenze e redistribuendo. Non si punta alla cancellazione di diritti, non si discute di deroghe ai contratti ma di ridefinizione degli orari con accordo sindacale. Infine, lì tutto ciò è possibile grazie al fatto che i salari tedeschi sono quasi doppi rispetto a quelli italiani o che, ad esempio, in Volkswagen, quando si allunga l’orario di lavoro lo si porta da 28 ore settimanali a 33. Una bella differenza. La Germania privilegia la coesione sociale al conflitto? Non c’è dubbio, anzi la scelta della coesione sociale passa per il rispetto e la centralità della contrattazione. Tutto il contrario di quanto accade in Italia dove la risposta alla crisi da parte delle imprese passa per la cancellazione del contratto, chiedendo la piena esigibilità delle prestazioni da parte dei lavoratori. Da noi si rompe con una cultura della rivendicazione sindacale mentre in Germania non si licenzia né si chiudono stabilimenti come invece fa la Fiat a Termini Imerese. Insomma, c’è un modello tedesco che piace alla Fiom. Avreste firmato l’accordo della Siemens?Noi di accordi di quel tipo ne abbiamo visti tanti e molto spesso li firmiamo. Penso ai contratti di solidarietà. Chi li rifiuta invece è la Confindustria, da parte nostra c’è un’ampia disponibilità. Che pensa dell’ipotesi di deroghe a tempo che si sta affermando nel dibattito interno alla Cgil?Per me non esistono. Se si deroga dal contratto significa che non c’è più il contratto. Ma Confindustria vi rimprovera di non porvi il problema della scarsa produttività del lavoro.Bisogna intendersi e faccio un esempio: se per produttività intendiamo il valore di un’ora di lavoro chiunque capisce che un’ora di lavoro per produrre una Panda e un’ora di lavoro per produrre una Mercedes non dipendono da quanto si lavora ma anche dalla qualità del prodotto. Se pensiamo che occorra solo intensificare il lavoro non si comprende che in Italia su questo piano siamo ai limiti come è dimostrato anche dai bassi salari. Se invece il punto è la richiesta di un maggior utilizzo degli impianti noi rispondiamo che gli strumenti sono presenti già nel contratto nazionale. Su orari, straordinari, flessibilità siamo disposti a trattare e a discutere, lo prevede già il contratto. Il 16 si annuncia una grande manifestazione? Cosa succederà dopo?Quando abbiamo deciso questa manifestazione l’abbiamo pensata come un’iniziativa sindacale aperta all’opinione pubblica, ai movimenti, alla società civile. Vediamo che questa offerta è stata già recepita e quindi il 16 ottobre si annuncia come un appuntamento importante. Che noi speriamo abbia una continuità. Sia sul piano sindaca-le, con una battaglia per difendere il contratto ma anche costruendo un collegamento a livello territoriale tra il mondo del lavoro e le istanze ambientaliste e di difesa della democrazia. Per questo il 16 troveremo le forme perché le diverse istanze presenti alla fine possano esprimersi e possano trovare un modo di stare insieme anche dopo. da www.esserecomunisti.it Scuola, in piazza il 16 con la FIOM di Anna Maria Bruni su Liberazione I "danni" della Gelmini La scuola non si ferma. Anche
ieri all'ex cinema Volturno occupato, a Roma, proprio a un passo dalla
Stazione Termini, i precari si sono dati appuntamento per un'assemblea
nazionale, per fare il punto sulle iniziative di questi giorni e
organizzare i prossimi scioperi territoriali, verso della manifestazione
nazionale del 16 ottobre. Fincantieri: Cremaschi (Fiom), ora serve piano sviluppo "L’incontro che i sindacati dei metalmeccanici hanno avuto oggi, a Roma, con la Direzione di Fincantieri si è concluso con un verbale di incontro che conferma l’assetto del Gruppo su otto cantieri e gli attuali livelli di occupazione. Questo primo parziale risultato è frutto della lotta di questi giorni che, in particolare, ha visto una forte mobilitazione a Castellammare di Stabia e a Palermo". E' quanto dichiara in una nota Giorgio Cremaschi, responsabile Fiom-Cgil per la cantieristica navale."Naturalmente, nessuno dei problemi del settore, né di quelli specifici dell’Azienda, può dirsi risolto - aggiunge Cremaschi - Per evitare un tracollo dell’occupazione e la chiusura dei cantieri non basta la smentita del piano dei tagli: occorrono interventi precisi, in primo luogo da parte del Governo. Siamo infatti di fronte a una scandalosa inadempienza dell’Esecutivo. Il testo sottoscritto con l’Azienda, per la prima volta, chiede al Governo di rispettare i suoi impegni". Secondo l'esponente della Fiom "sono sempre più necessari un piano di politica industriale che salvaguardi la cantieristica, investimenti relativi ai cantieri più a rischio e commesse per reggere i momenti più difficili. Senza tutto ciò, sarebbe lo stesso azionista dell’Azienda, cioè il Governo, ad avviare le chiusure nel Gruppo". "Ciò che vogliamo - afferma ancora Cremaschi - è quindi un piano industriale di rilancio della cantieristica navale e che sia il Governo a metterci impegno e risorse. Sinora, non abbiamo ricevuto risposte alla richiesta, avanzata unitariamente da Fim, Fiom, Uilm, di aprire il tavolo a Palazzo Chigi per affrontare le questioni del settore". "Questo disinteresse del Governo verso la cantieristica è un fatto gravissimo - conclude la nota - Per tutte queste ragioni, il 1° ottobre, a Roma, ci dovrà essere una manifestazione eccezionale dei lavoratori della cantieristica, sostenuti da tutte le comunità e da tutti gli Enti locali, nonché dalle Regioni. Una manifestazione che chieda al Governo di convocare finalmente l’incontro e di non chiudere nessun cantiere". Fincantieri: non licenziamo nessunoL'azienda rassicura i sindacati, che confermano la manifestazione nazionale dell'1 ottobre a Roma. Le parti chiedono al governo il rispetto degli impegni assunti a dicembre 2009: avviare nuove commesse per il rilancio della canteristica pubblica di rassegna.it ![]() "L'azienda - prosegue il comunicato -, sottolineando che la crisi è ancora molto pesante, riconferma tuttavia la validità degli accordi sottoscritti circa il mantenimento degli attuali siti produttivi e dei relativi livelli occupazionali, utilizzando per sopperire agli scarichi gli strumenti congiunturali previsti dall'attuale normativa". I sindacati di categoria confermano la manifestazione di venerdì 1 ottobre a Roma. Fiom, Fim e Uilm si dichiarano soddisfatti della posizione dell'azienda, ma vogliono aumentrare la pressione sul governo per il rispetto degli impegni assunti. Il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, lasciando la riunione commenta: "La palla è ora in mano al governo. Anche perchè, in questo caso, l'esecutivo è anche un imprenditore. La manifestazione è quindi assolutamente confermata e non sono più accettabili ulteriori ritardi da parte dell'esecutivo". Lo rivela in un articolo il Corriere della Sera. Stephan Schmidheiny, l’ultimo amministratore delegato della multinazionale svizzera e attuale imputato al processo di Torino, non doveva comparire in nessun caso nell’inchiesta. “E in nessun caso, ripetiamo in nessun caso, dovrà mai essere raggiunto il livello 4“. Queste erano le istruzioni spedite nel giugno del 2000 dalla sede della multinazionale Eternit alle agenzie di relazioni pubbliche italiane che in segreto volevano gestire il caso amianto. Sts, così “MONITORATE GUARINIELLO” - Queste rivelazioni rappresentano un grosso punto a favore dell’accusa perché fanno crollare il castello su cui poggia tutta la difesa e cioè che non vi sia alcun coinvolgimento del miliardario svizzero nella gestione delle filiali italiane. “In ogni caso, evidenziare come non ricopra alcun ruolo e sia attualmente privo di interessi in qualsiasi società Eternit“. Nel 2000 infatti, l’inchiesta era appena agli inizi e solo nel 2004 venne aperto un fascicolo, ma il carteggio è la dimostrazione che già quattro anni prima, Eternit dettava gli obiettivi per la gestione del caso Italia. Non solo, ma la gestione delle informazioni prevedeva anche report mensili sugli spostamenti e le attività del giudice Raffaele Guariniello un “monitoraggio costante e fattuale delle attività, anche quotidiane, svolte dal magistrato RG“. Un magistrato attenzionato evidentemente perché “ha partecipato a convegni riconducibili ad associazioni ambientaliste e ha pubblicato un lungo articolo su Micromega una pubblicazione intellettuale molto sofisticata, dal pubblico molto ristretto“. MINIMIZZAZIONE DEL DANNO - All’epoca, nella sede di Niederurnen erano molto ottimisti, visto che la stampa italiana aveva dedicato poche attenzioni al caso, rispetto all’importanza del problema e in termini di immagine, Eternit non era diventa il “personaggio principale” della battaglia contro l’amianto e la sua storia non aveva mai raggiunto l’attenzione nazionale. Del resto, nel documento si leggono chiaramente gli obiettivi nella gestione della comunicazione per il caso Eternit e cioè mantenere tutto a livello “locale”, evitare ogni possibile fuga di notizie a livello nazionale e internazionale, mantenere toni bassi, focalizzarsi solo sulle società italiane evitando riferimenti al gruppo svizzero e ai suoi azionisti e minimizzazione dei danni: economici e di immagine. LIVELLO 4 UNLIKELY - In un altro appunto datato 2003, però le cose cambiano. Siamo già in piena protesta della comunità locale che non tende a diminuire, anzi, sale pure la crescita dell’attenzione dei media fino ad obbligarli a stilare i 4 livelli di attenzione delle indagini. Il punto 4 era quello peggiore: “RG manda per posta un rinvio a giudizio per STS“ scenario bollato come “Unlikely“, improbabile. Ma poi a 10 anni di distanza e 3000 morti per mesotelioma è andata proprio così. Notiziario da www.rassegna.it Scuola, primi scioperi sindacati base 8 e 15 ottobreI sindacati di base hanno proclamato i primi due scioperi generali della scuola per protestare contro i tagli al comparto, agli organici e l'impoverimento dell'istruzione pubblica. La prima iniziativa è proclamata per venerdì 8 ottobre dall'Unicobas con manifestazione nazionale a Roma che si concluderà davanti al Miur. Una settimana dopo, il 15, si fermeranno i lavoratori aderenti ai Cobas, che per l'occasione organizzerà manifestazioni a livello territoriale.Nella stessa giornata, il 15 ottobre, la Flc-Cgil ha indetto uno sciopero orario e nella stessa giornata, il 15 ottobre, si uniranno alla protesta anche i Coordinamenti precari, l'Usi e l'Unione degli studenti: "Sin dal primo giorno di scuola - ha detto oggi Stefano d'Errico, segretario Unicobas - in tutto il paese montano proteste e mobilitazioni contro i tagli e la dismissione del valore formativo della scuola pubblica. Iniziative che studenti, precari e lavoratori della scuola e famiglie stanno costruendo per rilanciare un forte messaggio di unitarietà e di opposizione al disegno Gelmini-Tremonti". Tabacco: Bat Italia, pronti a promuovere riconversioneMa i sindacati chiedono un tavolo al Governo per evitare la chiusura dell'impianto di Lecce e salvare i 500 posti di lavoro La British American Tobacco (Bat) Italia è pronta a confrontarsi con i sindacati "per promuovere insieme e sostenere direttamente un progetto solido e sostenibile di riconversione industriale" per lo stabilimento di Lecce. Un progetto che "rispetti la vocazione industriale dell'area e soprattutto garantisca la piena occupazione di tutti coloro che attualmente prestano la loro opera nella Manifattura Tabacchi", ovvero circa 500 lavoratori. Queste sono alcune delle rassicurazioni contenute in una lettera che il presidente della Bat Italia, Francesco Valli, ha inviato all'arcivescovo di Lecce, mons. Domenico D'Ambrosio.Nella lettera si spiega anche che la Bat non è nuova a processi di questo tipo. "La definizione di questo processo - si legge nella missiva - richiede collaborazione e determinazione delle parti in causa, azienda e rappresentanti sindacali, e l'assoluta necessità di evitare strumentalizzazioni per interessi particolari. Il solo interesse in questo momento è la continuità occupazionale dei lavoratori". Intanto, i sindacati di categoria Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil "hanno prodotto la richiesta formale al governo di istituire un tavolo di confronto con la Bat presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri per cercare di trovare delle soluzioni alternative alla chiusura del sito di Lecce e per evitare il licenziamento dei circa 500 lavoratori che vi sono occupati". E' quanto afferma la Flai in un comunicato a seguito dell'incontro istituzionale di oggi, presso la Prefettura di Lecce, sul futuro produttivo e occupazionale dello stabilimento della British and American Tobacco, "che l'azienda vorrebbe chiudere delocalizzando le produzioni all'estero". "L'incontro che si è tenuto in Prefettura - ha dichiarato il segretario nazionale della Flai, Ettore Ronconi - ha prodotto gli esiti sperati e, in particolare, la richiesta di coinvolgere il governo nazionale nel tentativo di convincere Bat a tenere aperta l'unica manifattura di tabacco del gruppo ancora presente nel nostro paese". "Confidiamo che la convocazione del tavolo possa arrivare in breve tempo - ha concluso Ronconi - e che il governo si renda disponibile a vincolare la multinazionale agli impegni presi alcuni anni fa quando acquisì le produzioni che fino ad allora erano stato di proprietà dei Monopoli di Stato". Fiat: domani a Torino Fiom incontra sindacato UsaLa Fiom incontrerà domani pomeriggio, martedì 28 settembre, a Torino la delegazione del sindacato americano Uaw, in visita in Italia. Lo riferisce l'agenzia Ansa. All'appuntamento sarà presente il segretario generale, Maurizio Landini. Sul sito della Fiom il sindacato Uaw compare tra i soggetti che hanno espresso la propria solidarietà per la manifestazione nazionale 'Si' ai diritti, no ai ricatti', indetta dai metalmeccanici Cgil per il 16 ottobre.Modena, sciopero alla Gambro su piano industrialeTornano a scioperare i lavoratori della Gambro-Dasco di Medolla (Modena), azienda biomedica della multinazionale svedese Gambro. E' quanto si apprende oggi (27 settembre) da fonti di agenzia. I circa 800 lavoratori dello stabilimento, che produce apparecchiature per emodialisi, incroceranno le braccia per 24 ore, le prime otto lunedì prossimo 4 ottobre per l'intero turno lavorativo, con presidio davanti all'azienda dalle 5.30 alle 14. La protesta è stata indetta da Femca Cisl e Ficltem Cgil, che domani incontreranno i sindaci di Medolla e Mirandola.Il piano industriale dell'azienda non convince i sindacati. "I lavoratori sono disorientati e nutrono timori sul futuro del sito di Medolla - spiegano Carlo Preti della Femca e Roberto Righi della Filctem - Le dimissioni del precedente amministratore delegato, Ezio Nicola, sostituito da un manager interno al quale sono state delegate anche le relazioni sindacali, hanno messo in dubbio gli impegni presi nel piano industriale presentato a inizio 2010 e i relativi investimenti su Medolla. In particolare - spiegano i sindacati - non si intravedono soluzioni durature ai problemi di affidabilità della nuova macchina per il trattamento della dialisi. Non vogliamo che i lavoratori paghino il prezzo di inefficienze che non dipendono da loro". Perugia, parte confronto con il Comune sui tagli"La Cgil vuole contrattare le scelte che le amministrazioni locali saranno chiamate a fare per gestire i tagli imposti dalla manovra finanziaria del governo. In questa ottica, il confronto aperto con il Comune di Perugia può rappresentare l'avvio di questo percorso e può costituire un esempio da seguire anche per gli altri Comuni della nostra provincia". E' quanto ha dichiarato il segretario generale della Cgil di Perugia, Vincenzo Sgalla, in seguito al confronto tenuto venerdì scorso con i sindacati, Cgil, Cisl, Uil e le categorie dei pensionati, a Palazzo dei Priori al quale hanno preso parte per il Comune di Perugia il sindaco Wladimiro Boccali, l'assessore al Bilancio Livia Mercati e l'assessore alla Mobilità, Vigilanza e Personale Roberto Ciccone. Per la Cgil oltre al segretario Sgalla erano presenti Oliviero Capuccini, segretario generale dello Spi Cgil e Barbara Mischianti della segretaria provinciale della Camera del Lavoro."I tagli sono e restano pesanti e concreti e sarà inevitabile che ci siano ricadute e ripercussioni dolorose per i cittadini a causa delle scelte del governo – ha dichiarato ancora Sgalla – ma è importante che si sia aperto un confronto con i sindacati per tentare di limitare al massimo gli effetti negativi sulle categorie da noi rappresentate: lavoratori dipendenti, pensionati, fasce a basso reddito". In questo primo incontro la Cgil ha chiesto al Comune di ragionare su ogni singolo provvedimento contenuto nel bilancio presentato dall'assessore Mercati. Ha chiesto quindi di valutare quali sono le vere priorità per le politiche di sviluppo di Perugia e dove è fondamentale mettere le risorse disponibili. Inoltre, la Cgil ha chiesto il massimo impegno dell'amministrazione per un'azione, la più efficace e penetrante possibile, di recupero dell'evasione fiscale. Il confronto proseguirà nei prossimi giorni con incontri specifici sui singoli settori, a cominciare da quello dei trasporti. Al termine di questo percorso si dovrà tenere un nuovo confronto generale per fare il punto complessivo degli accordi raggiunti. Veneto, mercoledì manifestazione regionale a MestreContro la manovra anticrisi del governo: "Sbagliata, pericolosa e iniqua" Spettacolo e vita a ritmo alternato. Jazz, gag e brani da film tra il cassintegrato e la precaria che si raccontano; musica ballata sotto il palco tra la riflessione del sindacalista e quella del delegato preoccupato per il futuro della propria azienda. Su questo mix insolito, ad incastri del tutto estemporanei, la Cgil di Venezia e del Veneto mette in scena la crisi. Complici i Camillocromo, uno straordinario gruppo toscano di "musicanti da strada" che ha accettato di spezzettare – tra una testimonianza e l’ altra – l’ultimo spettacolo portato in giro per l’Italia: "musica per ciarlatani, ballerine e tabarin". Lo rende noto un comunicato della Cgil Veneto.L’appuntamento è per mercoledì 29 settembre alle 16.30 a Mestre in piazza Ferretto a coronamento di una giornata di iniziative contro le mancate risposte alla crisi, contro i tagli alla scuola ed ai servizi pubblici e contro la precarizzazione del lavoro. “La manovra del governo è sbagliata, pericolosa ed iniqua – sostiene la Cgil – perché non prevede né interventi strutturali nè misure anticicliche per raddrizzare l’economia, ma solo provvedimenti per far cassa che colpiscono welfare e diritti". "E mentre sotto i colpi della crisi aumenta la sofferenza del paese, il governo non pone mano a nessuna seria riforma, a partire da quella fiscale che dovrebbe abbassare le tasse a lavoratori e pensionati e da quella sugli ammortizzatori sociali che bisognerebbe estendere all’intero mondo del lavoro". I casi, le storie, i numeri riempiranno piazza Ferretto allestita con tre gazebo nell’area centrale ed un palco nei pressi della fontana. Fin dalla mattina sindacalisti, lavoratori e pensionati si avvicenderanno all’interno degli spazi attrezzati per parlare con la città non solo diffondendo volantini, ma pronti ad ascoltare chiunque si avvicini ed abbia qualcosa da dire o da raccontare. "Loro stessi di storie ne hanno tante - prosegue il sindacato -: il nipote rimasto senza lavoro che chiede un aiuto ai nonni per pagare il mutuo, il cassintegrato con gli ammortizzatori agli sgoccioli che si interroga su come andare avanti, la coppia che lavora nella stessa azienda e sopporta doppiamente il peso della crisi, l’insegnante precaria che ha perso il posto e lo studente che si chiede cosa lo aspetti una volta giunto alla laurea". Alla fine alcuni di loro le racconteranno dal palco nel pomeriggio, tra gli interventi di Roberto Montagner, Segretario Generale della Cgil di Venezia, e di Emilio Viafora, Segretario Generale della Cgil del Veneto che concluderà la manifestazione cui parteciperanno delegazioni di lavoratori e pensionati giunti da tutta la regione. Ci saranno le bandiere della Cgil, gli striscioni delle fabbriche in crisi, i cartelli con gli slogan in rima e qualche maschera di Berlusconi condita da motti arguti, nella miglior tradizione sindacale. Ma sarà anche una manifestazione diversa dal solito che avrà come sfondo delle lotte per il lavoro il surrealismo dei clown, la buona musica ed il sorriso: tutti ingredienti che in fondo sono sempre stati un piccolo simbolo di resistenza, "per non farsi piegare il morale" nei momenti più difficili della storia del popolo italiano. Contratti: Federchimica, spinte per escludere CgilLa reazione di Corso Italia: "E' la prova che prevale il pregiudizio nei nostri confronti" "Se abbiamo ben interpretato le parole del presidente Squinzi, avremmo la dimostrazione del fatto che, anche nel mondo delle imprese, si è tentato di far prevalere prima il pregiudizio nei confronti della Cgil che non la discussione di merito sindacale, che dovrebbe prevalere su tutto". Così il segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere, commenta le affermazioni di oggi (27 settembre) del presidente di Federchimica, Giorgio Squinzi, in merito a 'spinte per lasciare fuori la Cgil' dal rinnovo del contratto dei chimici.Secondo Scudiere, inoltre, "se chi ha utilizzato questo pregiudizio capisse che agendo in quel modo non si va da nessuna parte, forse si può riaprire una nuova pagina in cui il rispetto reciproco può far fruttare nel confronto - aggiunge - soluzioni condivise per affrontare i tanti problemi che abbiamo sul tappeto". Sulla vicenda è intervenuto anche il segretario generale della Filctem Cgil anche il segretario generale della Filctem Cgil, Alberto Morselli: "Le spinte per lasciar fuori la Cgil dal contratto dei chimici? Ne sospettavo …", ha detto Morselli che ha anche sottolineato che "pur essendo consapevole dei rischi a cui andavamo incontro all'indomani dell'accordo separato, ho sempre proposto una strada che evitasse l'arroccamento. Per fortuna anche nel mondo delle imprese – ha concluso il segretario – esistono i galantuomini". Il presidente di Federchimica, Giorgio Squinzi, aveva ripercorso la trattativa che l'anno scorso ha portato al rinnovo unitario del contratto dei chimici. In particolare, ha dichiarato: "C'erano delle spinte per lasciare fuori la Cgil, io mi sono imputato e ho detto che il contratto doveva essere firmato da tutti". La Perla, lavoratori scioperano contro chiusura"In data odierna si è svolta l’assemblea dei lavoratori della Perla che ha deciso uno sciopero immediato a partire dal termine dell’assemblea con presidio davanti all’azienda, tutto ciò per le mancate risposte al tavolo delle trattative svolto il giorno 23/09/2010. L’adesione allo sciopero è stata totale". Lo rendono noto Cgil, Cisl e Uil di Bologna."Le lavoratrici e i lavoratori - spiegano - chiedono il mantenimento dello stabilimento e di tutte le sue funzioni a Bologna, la modifica del piano industriale e la discussione sulla prospettiva di sviluppo della Perla, il blocco dei licenziamenti e utilizzo di tutti gli ammortizzatori sociali per mantenere l’occupazione. Ribadiscono che questa è solo la prima iniziativa e che continueranno la mobilitazione per avere risposte positive al tavolo della trattativa". Saranno inoltre presenti all’incontro convocato dalla Regione e dalla Provincia, previsto per domani alle 16.30, e dopo questo si svolgerà una nuova assemblea per valutare il negoziato. Sanità: Lazio, giovedì presidio davanti Regione"Il 30 settembre - termine entro il quale la Presidente Polverini è tenuta a presentare, in qualità di commissario ad acta, una serie di adempimenti tra cui quello relativo alla definitiva riorganizzazione della rete ospedaliera - si avvicina. Termine che costituisce l’ultima chance data dal governo per lo sblocco dei fondi Fas, pena l’aumento delle addizionali Irpef e Irap". Così Claudio Di Berardino, segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio, Tommaso Ausili, segretario della Cisl del Lazio, Mario Ricci, segretario della Uil di Roma e del Lazio."Visto e considerato che le richieste di incontro avanzate da Cgil Cisl Uil circa la grave situazione che si sta creando nelle aziende sanitarie e nelle realtà della sanità privata convenzionata della Regione, sono state puntualmente disattese – continuano – le organizzazioni sindacali confederali insieme alle categorie della Funzione Pubblica e dei pensionati, hanno deciso di promuovere un presidio per giovedi 30 settembre alle ore 10.30 davanti alla sede della Regione Lazio, le cui modalità saranno definite in una riunione apposita fissata per oggi pomeriggio". Milano: Maroni, no case popolari per Rom"Nessuna delle famiglie che saranno allontanate dai campi nomadi regolari di Milano e che hanno i titoli per restare in città, saranno ospitate in alloggi popolari, come originariamente previsto nel piano per l'emergenza rom". Lo annuncia oggi (27 settembre) il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, al termine di un vertice in Prefettura. "Il campo rom di Triboniano verrà chiuso - prosegue - e chi stava dentro e ha i titoli per restare in città avrà una sistemazione, escludendo l'utilizzo di case Aler (di edilizia residenziale pubblica) o nella disponibilità del patrimonio immobiliare del Comune".Caserta: Firema, sei operai saliti sul tettoCirca 550 i posti di lavoro a rischio Sei operai della Firema di Caserta sono saliti sul tetto dell'azienda, in via Appia, località Ponteselice. Vogliono sensibilizzare l'opinione pubblica - hanno spiegato - sulla drammatica situazione di 550 famiglie, senza contare l'indotto. La società è specializzata in costruzione e riparazione di treni e locomotive e attualmente è sottoposta ad amministrazione giudiziaria, fino ai giorni scorsi quando è stata disposta la cassa integrazione.I lavoratori chiedono la convocazione urgente di un incontro alla prefettura di Caserta con l'assessore regionale Vetrella "che tentiamo di incontrare - hanno proseguito i manifestanti - da almeno due mesi", dal momento che non percepiscono lo stipendio da giugno. Sul posto ci sono le forze dell'ordine, i vigili del fuoco e i mezzi di soccorso. È presente anche una delegazione del Comune di Caserta. "Queste persone - ha spiegato in una nota Massimo Masat, coordinatore nazionale del gruppo Firema per la Fiom - rivendicano il diritto di poter lavorare e di non assistere passivamente alla chiusura di Firema, secondo gruppo nazionale per dimensioni del comparto ferroviario. La produzione deve ripartire immediatamente, a prescindere dai contenziosi sui debiti e sui crediti. Le commesse ci sono e gli ulteriori ritardi producono esclusivamente penali, allontanando la possibilità di far ripartire l’azienda". Per il dirigente sindacale, "lo stesso Commissario ha ammesso che siamo in presenza di una crisi finanziaria e non industriale, quindi il lavoro c’è e sarebbe delittuoso non svilupparlo. La scelta estrema dei lavoratori di Caserta è conseguente alla indifferenza generale che rischia di vanificare ogni tentativo per salvare Firema". La Fiom chiede al governo di "aprire una linea di credito che possa far ripartire la produzione nel giro di pochi giorni" e di "esercitare un ruolo di mediazione nei confronti dei committenti allo scopo di evitare che le penali e le cessioni dei crediti portino Firema alla chiusura. Ciò deve avvenire prima dell’incontro programmato per il primo ottobre al ministero dello Sviluppo". www.controlacrisi.org Trovare lavoro, il social network è una marcia in più![]() È stato questo il tema dell'incontro "CV Optimization 2.0" che si è svolto all'interno della Social Media Week, presso lo Urban Center della galleria Vittorio Emanuele. Se si parla di social network" il pensiero corre direttamente a Facebook e MySpace, ma se si orienta il tiro verso "business social network", la piattaforma più nota è Linkedin, la prima rete dedicata alle relazioni professionali, che vanta circa 70 milioni di utenti nel mondo e 1 milione solo in Italia. Eppure Linkedin non è l'unico social network avente lo scopo di tessere una rete di contatti professionali. Viadeo, ad esempio, è simile ma più giovane: nato circa 5 anni fa, vanta già 25 milioni di utenti, una diffusione internazionale con differenziazioni a livello nazionale che lo adattano agli utenti dei singoli Paesi. I business social network consentono di realizzare un proprio profilo (che rispetto a Facebook sarà decisamente più formale e rigoroso), con tanto di curriculum ed esperienze professionali, per mettere in contatto coloro che condividono ruoli, posizioni e interessi lavorativi simili, senza dimenticare, ovviamente, la funzione di "ritrovare" vecchi amici, compagni di scuola e colleghi. "Il trucco dei social network professionali – spiegano Letizia Cicalese e Cristina Sottotetti, selezionatrici del personale dell'agenzia milanese Setter – è quello di allacciare numerosi contatti e legami, solo così il sistema comincia a 'girare' bene e il proprio profilo diventa davvero visibile". Dopo aver realizzato il Profilo, è possibile cercare conoscenti e colleghi, chiedendo loro di inserirvi nella loro rete di Contatti, e iscriversi a Gruppi di persone con cui si condividono interessi, esperienze e, magari, un percorso di vita lavorativa. "Accanto ai canali classici di selezione – proseguono le selezionatrici di Setter - come i tradizionali siti internet e lo screening di curricula cartacei, i social network stanno diventando sempre più importanti: offrono numerosi contatti utili e possono costituire un primo step per scovare talenti e professionisti a cui, poi, fare un colloquio, perché l'incontro vis à vis non può mai mancare". Tutti i profili professionali che lavorano con Internet, come un web designer o un project manager user experience, sappiano che avere un proprio profilo sul web è non solo cosa gradita, ma pressoché indispensabile. Per tutti gli altri, i business social network sono sicuramente una marcia in più e un'opportunità: perché non sfruttarla? Walk on Job www.esserecomunisti.it Ferrara, unione di fatti nel nome di Federico e di tutti gli altri di Checchino Antonini su Liberazione Dal caso Aldrovandi a una rete stabile tra i comitati Unione di fatto. La rete tra i
familiari delle vittime di "malapolizia" è informale ma esiste già.
Patrizia, Haidi, Ilaria, Lucia, Elia, Stefania e molti altri si
soccorrono l'un l'altro, dialogano anche tramite i blog, condividono
l'umanità dolente di chi è stato scaraventato su una scena pubblica che
mai avrebbe immaginato. Elezioni Venezuela, vince Chavez. Ma il suo partito non ottiene i due terzi Alle elezioni legislative ieri
in Venezuela il Partido socialista Unido de Venezuela (Psuv) guidato dal
presidente Hugo Chavez ha battuto l'opposizione della Mesa de unidad
democratica (Mud): è quanto risulta dai dati resi noti dal Consiglio
nazionale elettorale di Caracas. |