Scheda Liturgica GMM 2015

11 febbraio 2015 - XXIII Giornata Mondiale del Malato

Sapientia cordis

«Io ero gli occhi per il cieco, ero i piedi per lo zoppo» (Gb 29,15)

LITURGIA DELLA PAROLA

Canto di inizio

C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

R. Amen.

C. Il Dio della speranza, che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede, per la potenza dello Spirito Santo, sia con tutti voi.

R. E con il tuo spirito.

C. Fratelli e sorelle, nella sua vita mortale Cristo passò beneficando e sanando tutti coloro che erano prigionieri del male. Ancor oggi come buon samaritano viene accanto ad ogni uomo piagato nel corpo e nello spirito e versa sulle sue ferite l’olio della consolazione e il vino della speranza.

Vogliamo chiedere al Signore il dono del Suo Spirito perché anche noi possiamo diventare prossimi ai nostri fratelli. Prepariamoci ad ascoltare con cuore sincero la Parola di Dio, chiedendo perdono dei nostri peccati.

Atto penitenziale

C. Signore, pietà. R. Signore, pietà.

C. Cristo, pietà. R. Cristo, pietà.

C. Signore, pietà. R. Signore, pietà.

C. Preghiamo.

O Dio, che illumini ogni uomo che viene in questo mondo, fa' risplendere su di noi la luce del tuo volto, perché i nostri pensieri siano sempre conformi alla tua sapienza e possiamo amarti con cuore sincero. Per Cristo nostro Signore.

R. Amen.

Ascoltiamo la Parola di Dio

Dal Libro di Giobbe (Gb 29, 1-3,13-20)

Giobbe continuò il suo discorso dicendo: «Potessi tornare com’ero ai mesi andati, ai giorni in cui Dio vegliava su di me, quando brillava la sua lucerna sopra il mio capo e alla sua luce camminavo in mezzo alle tenebre. La benedizione del disperato scendeva su di me e al cuore della vedova infondevo la gioia.

Ero rivestito di giustizia come di un abito, come mantello e turbante era la mia equità. Io ero gli occhi per il cieco, ero i piedi per lo zoppo. Padre io ero per i poveri ed esaminavo la causa dello sconosciuto, spezzavo le mascelle al perverso e dai suoi denti strappavo la preda.

Pensavo: “Spirerò nel mio nido e moltiplicherò i miei giorni come la fenice. Le mie radici si estenderanno fino all'acqua e la rugiada di notte si poserà sul mio ramo. La mia gloria si rinnoverà in me e il mio arco si rinforzerà nella mia mano”».

L. Parola di Dio. R. Rendiamo grazie a Dio.

Oppure

Lettura dal Vangelo

Vangelo di Luca (Lc 18, 35-43): Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato”.

Salmo responsoriale ( Sal 8, 2-3 4-5 6-7 8-9)

Rit. Grande è il tuo nome, Signore, su tutta la terra

O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra! Voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza, con la bocca di bambini e di lattanti: hai posto una difesa contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli. R/.

Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l'uomo perché te ne ricordi, il figlio dell'uomo perché te ne curi? R/.

Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato: gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi. R/.

Gli hai sottoposto i greggi e gli armenti, tutte le bestie della campagna; gli uccelli del cielo e i pesci del mare, che percorrono le vie del mare. R/.

Per la riflessione

Dalla Traccia per il cammino verso il 5° Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze (pp. 38-40)

Nella vita di Gesù possiamo rintracciare le due direttrici principali di un sempre nuovo umanesimo: la cura e la preghiera…

Se si leggono nell’originale greco i racconti evangelici delle guarigioni compiute dal Figlio di David, ci si accorge che spesso la voce verbale usata per dire che Gesù guariva coloro che incontrava è terapeuo, che significa letteralmente curare, prendersi cura. La cura, dunque, esercitata secondo lo stile di Gesù, è una coordinata imprescindibile dell’esser-uomo come lui. Essa significa custodire, prendersi in carico, toccare, fasciare, dedicare attenzione, proprio come faceva Gesù, allorché si fermava a cogliere il grido del cieco nato o del lebbroso o della cananea che lo rincorrevano per strada, o quando cercava di incrociare lo sguardo dell’emorroissa in mezzo alla calca, o quando soccorreva il paralitico sempre da tutti emarginato presso la fonte di Betzaetà.

E come ancora il cristianesimo fa sin dai suoi inizi con lo sguardo e l’attenzione che Pietro e Giovanni rivolgono al paralitico presso la Porta Bella del Tempio (cf. At 3,1-10), o con la testimonianza di Paolo che si fa compagno di strada di tutti, senza riserve e senza parzialità di alcun genere, sottoponendosi alla legge e al contempo proclamandosi un fuori legge, facendosi debole e servo di tutti (cf. 1Cor 9,19-22). «La comunità evangelizzatrice – ha scritto a tal proposito papa Francesco – si mette, mediante opere e gesti, nella vita quotidiana degli altri, accorcia le distanze, si abbassa fino all’umiliazione se è necessario, e assume la vita umana, toccando la carne sofferente di Cristo nel popolo […] il suo sogno non è riempirsi di nemici, ma piuttosto che la Parola venga accolta e manifesti la sua potenza liberatrice e rinnovatrice» ( Evangelii gaudium 24).

La preghiera, inoltre, non meno della cura: esercizio non semplicemente devozionale, bensì comprensione e interpretazione e quindi occasione «di ascolto, di confronto e di discernimento». Nella preghiera sono tradotti in invocazione ogni grido d’aiuto, ogni fatica, persino ogni apparente bestemmia, ma anche ogni “grazie”, tutto comprendendo alla luce del Vangelo, tutto vedendo con lo sguardo di Dio, tutto ascoltando con gli orecchi di Dio – per dirla con una suggestiva espressione di don Divo Barsotti –, affinché la cura non si risolva in mera filantropia. Ogni autentica liturgia, del resto, con le sue preziose riserve di contemplazione, è una cura orante e, al contempo, una preghiera efficace. E la stessa vita familiare ha bisogno di nutrirsi di questo linguaggio della gratitudine e dell’affidamento, per rigenerare e far fiorire i legami tra i suoi membri.

La cura e la preghiera sono i due modi in cui Gesù stesso vive la propria attitudine a mettersi – gratuitamente e per puro dono – in relazione con gli altri e con l’Altro, con i suoi conterranei e contemporanei non meno che col Padre suo. E se la cura costituisce la traduzione dell’identità filiale nella fraternità con gli uomini, la preghiera costituisce a sua volta il fondamento della capacità di realizzare una radicale condivisione di tutto con tutti.

Oppure

Lettura del Messaggio di papa Francesco per la XXIII Giornata Mondiale del Malato

Pausa di riflessione e/o breve omelia

Preghiera dei fedeli

C. Fratelli carissimi, in comunione con tutta la Chiesa eleviamo con fiducia la nostra preghiera a Dio Padre, sorgente della vita.

Rit. Ascolta o Signore la nostra preghiera.

Per la Chiesa. Il Signore Gesù illumini la Sua Sposa con la luce della trasfigurazione e risplenda davanti agli uomini la bellezza del Suo volto. Preghiamo.

Per gli ammalati. L’incontro con Gesù, divino medico, nel tempo della prova dia loro la luce della fede “per partecipare del Suo stesso sguardo”. Preghiamo.

Per gli operatori sanitari e di pastorale della salute. Siano effusi dal dono dello Spirito Santo per avere parole di consolazione e offrire gesti di compassione per ogni fratello sofferente. Preghiamo.

Per la famiglia. Il Signore Gesù, che ha voluto nascere in una famiglia semplice e umile, aiuti il cammino, spesso difficile, delle famiglie del nostro tempo. Preghiamo.

Per noi qui presenti. Perché, educati dal Vangelo a riconoscere in ogni uomo il volto del Risorto, siamo testimoni di un umanesimo cristiano accogliente e misericordioso.

Preghiamo.

Preghiera per la XXIII Giornata Mondiale del Malato

Donaci, o Signore, la sapienza del cuore!

Padre santo, ogni uomo è prezioso ai tuoi occhi.

Ti preghiamo: benedici i tuoi figli

che fiduciosi ricorrono a Te,

unica fonte di vita e di salvezza.

Tu che in Gesù Cristo, l'uomo nuovo,

sei venuto in mezzo a noi

per portare a tutti la gioia del Vangelo,

sostieni il cammino di quanti sono nella prova.

Amore eterno, dona a quanti hanno l'onore

di stare accanto ai malati, occhi nuovi:

sappiano scorgere il Tuo volto,

e servire con delicata carità, la loro inviolabile dignità.

E tu, o Madre, sede della sapienza,

intercedi per noi tuoi figli

perché possiamo giungere a vedere faccia a faccia

il Volto di Dio, bellezza senza fine. Amen.

Amen.

Padre nostro.

C. Preghiamo.

O Padre, che hai risuscitato il tuo Figlio e in lui hai voluto finalmente sconfitta la morte, aiutaci a vivere nel tempo la sua stessa vita nello Spirito, e a vedere tutte le cose nella radiosa luce della sua risurrezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

R. Amen.

C. Vi benedica Dio Onnipotente Padre e Figlio e + Spirito Santo

R. Amen.

Canto mariano