Gay e rimborsi!, tratto da "gay.it"
Potevamo trovarci ad avere a che fare con le impiccagioni arabe oppure con chi spara sulla folla e poi accusa di terrorismo il Dalai Lama. Stati dove di diritti della persona nemmeno si parla e nei quali, ancora più che nel nostro, vige l'idea che sia il maschio a portare i pantaloni e che i cosiddetti 'attributi', oltre a una presunta virilità, significhino anche forza. Anche se un po' ovunque la loro perdita è prospettiva inquietante, perfino per gli omosessuali meno inclini a perpetuare la propria casata. Per questo motivo anche chi cambia sesso, pur avendo la ferrea convinzione di essere nato nel corpo sbagliato, deve seguire un apposito percorso psicologico. Perché, me lo spiegava un giovane trans (parlo al maschile perché da donna è divenuta uomo), non è facile abituarsi presto alla perdita dei propri compagni di infanzia (e soprattutto di adolescenza). Anche per questo sarebbe auspicabile che certi politici (e certi giudici) vivessero sulla propria pelle le cose di cui parlano con troppa leggerezza. Sarebbe utile studiare anche le trasformazioni dovute a mutate situazioni politiche e testimoniate dalla sparizione dei simboli: iscrizioni o monumenti dei defunti regimi totalitari o stemmi eliminati dalle bandiere (come quello sabaudo dal nostro tricolore o quello della bandiera rumena del dopo Ceausescu). Se vi starete chiedendo cosa c'entra questo con il sesso e la castrazione, vi svelerò che l'associazione mi è venuta quando ho scoperto che all'estero, anziché rimborsare turbati sentimenti religiosi, si è pronti a mettere in discussione perfino i simboli della virilità, per non incrinare una raggiunta parità tra i cittadini.
my blog face your fears, live your dreams
my blog 2 risposte dal 30/3/2008, 18:04
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