Anche
il manifesto al proprio interno
ha la sua anima sionista?
In vista del 25 Aprile ho scritto un volantino (destinato ad essere
diffuso in piazza a Milano a firma Fronte Palestina) che spiega le
ragioni storiche e politiche che motivano la contestazione della
presenza della brigata ebraica nel corteo di Milano. Per scrupolo ho
inviato per una supervisione il testo ad amici storici, docenti, esperti
ed è stato trovato ineccepibile. L'ho inviato con largo anticipo a
Tommaso Di Francesco con la richiesta di pubblicazione sul Manifesto
prima del 25 Aprile. Di Francesco è stato contattato anche
personalmente. Il testo non è mai stato pubblicato.Due mie richieste di
spiegazioni via mail sono rimaste senza risposta. Anche un contatto con
Di Francesco tramite una comune amica non ha avuto alcun esito. Non sono
disposto a tollerare il silenzio, come ben spiego in una delle due
mail; per questo mi sono deciso a rendere pubblico un carteggio che ben
volentieri avrei tenuto riservato. Il silenzio non può che nascondere
una imbarazzante verità: anche il Manifesto ha al suo interno la sua
anima sionista che si è opposta alla pubblicazione. Il povero Di
Francesco non può mettere per iscritto questa verità. Ma è bene che si
sappia e per questo motivo scrivo a un pò di compagni/e, i primi che mi
vengono in mente. Insieme al grande lavoro di Michele Giorgio e Chiara
Cruciati, esiste nella redazione anche questa realtà. Occorre esserne
consapevoli. Allego le due mail di sollecito. Come vedete, ero
disponibile anche a un "vaffanculo" ma non al silenzio. Allego anche il
volantino.
Ugo Giannangeli
VOLANTINO DEL 25 APRILE 2016
Le
insegne della Brigata ebraica sfilano per la prima volta nel corteo del
25 Aprile 2004. Le motivazioni di questa decisione sono dichiarate ed
esplicite: nel sito degli “Amici di Israele” si legge che sono costoro a
decidere di sfilare sotto le insegne della Brigata ebraica perché “stanchi
di partecipare circondati da bandiere palestinesi [...] e per non farci
annoverare tra la massa dei manifestanti anti-americani o
anti-israeliani”. La stessa associazione dichiara che la decisione
di sfilare con la Brigata ebraica è solo un passaggio di un percorso che
deve portare a “lo sdoganamento del sionismo” (testuale). Si legge: “Crediamo, infatti, importante spiegare agli italiani che il sionismo è un ideale alto, nobile e giusto”.
È quindi espressamente dichiarato che la sfilata
della Brigata ebraica è un’operazione di propaganda del sionismo ed è
organizzata dalla associazione “Amici di Israele”.
Il sionismo ha portato alla creazione dello Stato
di Israele attraverso la Nakba, cioè la distruzione di oltre 500
villaggi palestinesi e l’espulsione di oltre 750.000 palestinesi dalle
loro case e dalle loro terre. Israele prosegue ininterrottamente da
allora nella sua politica espansionistica, occupando e colonizzando
ulteriori territori palestinesi, destinati dall’ONU a quello che sarebbe
dovuto essere lo Stato di Palestina. Israele, che si compiace di
presentarsi come l’unica democrazia del Medio Oriente, uccide,
imprigiona, tortura, ruba risorse, pratica un sistema di apartheid,
assedia e bombarda Gaza, porta avanti una vera e propria pulizia etnica.
Israele si sta configurando sempre più come stato etnocratico, teocratico, razzista!
La totale impunità di cui gode per i suoi crimini (ampiamente documentati da Commissioni ONU1, Human Rights Watch2,
Amnesty International per citare fonti internazionali ma non mancano
fonti interne israeliane come B’Tselem e Breaking the silence) ha fatto
perdere al diritto internazionale e all’ONU ruolo ed autorevolezza.
Per tentare di mascherare questa realtà è
necessaria una capillare opera di propaganda. Chi non ha avuto remore a
creare attorno alla tragedia della Shoah una vera e propria industria
propagandistica3, non si è certo fermato dinanzi alla speculazione su una quarantina di morti (tanti sono stati i caduti della Brigata).
Anche perché la Brigata già nasce, alla fine della guerra, come operazione di propaganda.
Gli ebrei già combattevano contro i nazifascisti
dall’Agosto 1942 inquadrati nel Palestine Regiment insieme ai
Palestinesi. Altri ebrei già combattevano nelle formazioni partigiane,
soprattutto “Giustizia e Libertà” e “Garibaldi”. Oltre 1000 ebrei ebbero
il certificato di “partigiano combattente”, oltre 100 furono i caduti. A
tutti questi ebrei combattenti per la libertà va il nostro plauso e la
nostra gratitudine!
Ben diversa la realtà della Brigata ebraica.
Churchill ne annuncia la creazione nel Settembre 1944. Inquadrata nella
8° Armata britannica, la Brigata attende due mesi prima di sbarcare a
Taranto ed attende altri quattro mesi prima di partecipare ad alcuni
scontri nella zona di Ravenna. Siamo ormai a ridosso della Liberazione:
marzo/aprile 1945. A Maggio inizia la smobilitazione e i reduci si
dedicano in gran parte a sostenere l’immigrazione in Palestina. Non si
può dire che il ruolo della Brigata nella lotta di Liberazione sia stato
rilevante. Eppure c’è chi è giunto a scrivere che “la Brigata ebraica è stata in prima fila nella liberazione d’Europa”4.
Noi siamo contro l’uso della Festa del 25
Aprile per bieche operazioni propagandistiche a favore di uno Stato i
cui principi fondanti sono antitetici ai valori dell’ANPI e della
Resistenza.
L’art. 2 dello Statuto dell’ANPI prevede l’obbligo
di appoggiare tutti coloro che si battono per la libertà e la
democrazia. Questi oggi sono i Palestinesi. Lo dice Marek Edelman, vice
comandante della rivolta degli ebrei del ghetto di Varsavia5; lo dice Stephane Hessel, ebreo partigiano coautore della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo6;
lo dice Chavka Fulman Raban, superstite del Ghetto di Varsavia, che
scrive: “È vietato per noi governare un altro popolo, opprimere un altro
popolo”7. Lo dicono gli ebrei della Rete ECO, quelli di Not
in my name, quelli che, vergognandosi delle politiche di Israele,
chiedono di cancellare il nome dei loro congiunti dallo Yad Vashem.
Come scrive l’israeliano Michael Warschawsky: “Noi
non siamo 'un’altra voce ebrea', ma invece l’unica voce ebrea capace di
parlare a nome dei martiri torturati del popolo ebreo. La vostra voce è
nient’altro che i vecchi clamori bestiali degli assassini dei nostri
antenati”. La lettera è indirizzata ai governanti israeliani ed equipara Gaza al Ghetto di Varsavia8.
E come non ricordare che dentro la Brigata ebraica
operava una struttura parallela al comando dell’Haganà, la principale
organizzazione armata clandestina in Palestina, corresponsabile, tra
l’altro, insieme alle truppe inglesi, della repressione della rivolta
araba del 1936/39? Queste formazioni, insieme alle altre bande
terroristiche Irgun e Stern, confluiranno in Zahal, l’esercito di
Israele, responsabile, insieme a poliziotti e coloni, della pulizia
etnica in corso.
E chi oggi ricorda il tributo di sangue dei
Palestinesi nella lotta contro il nazismo? I morti palestinesi non fanno
notizia, né ora né allora. Eppure 12.446 sono i Palestinesi arruolati
dal 1939 al 1945 nell’esercito inglese e 701 furono i caduti9.
Per questi motivi e per tanti altri che non
possono trovare qui spazio diciamo NO alla presenza della Brigata
ebraica che contamina i valori della Resistenza: pace, libertà,
uguaglianza e giustizia.
Come diceva Nelson Mandela: “Non c'è libertà senza la libertà della Palestina”.
VIVA LA LOTTA DI LIBERAZIONE DI TUTTI I POPOLI!
VIVA LA LOTTA DI LIBERAZIONE DEI PALESTINESI!
Fronte Palestina - Milano
Note:
1 Rapporto Goldstone per il Consiglio per i diritti umani dell’ONU, edizioni Zambon, 2011
2 L’apartheid in Palestina,il rapporto Human Rights Watch sui territori arabi occupati da Israele, Mimesis edizioni, 2012
3 Norman G. Finkelstein, L’industria dell’Olocausto, lo sfruttamento della sofferenza degli ebrei, Rizzoli, 2002
4 Maria Grazia Meriggi, Il Manifesto, 22 Aprile 2015
5 Lettera alle organizzazioni combattenti palestinesi del 10 Agosto 2002
6 Stephane Hessel, Indignatevi!, Indigene editions, 2010
7 Chavka Fulman-Raban, in “frammentivocalimo.blogspot.it/2013/04”
8 Michael Warschawsky, Alternative Information Center, 24/1/2009
9 Colonial Office Archive, Document nr. 537/1819 ( 1946)
I dati sulla Brigata ebraica sono tratti da “La brigata ebraica”, Soldiershop publishing, 2012, di Samuel Rocca e Luca S. Cristini


29 giugno 2016
Nessun cenno di risposta, io ho smesso di comprare il Manifesto.
Ugo Giannangeli
Commenti
Conosco ed ammiro l'impegno di Ugo Giannangeli a favore del Popolo
palestinese e sono d'accordo con le sue critiche alla Brigata ebraica,
all'atteggiamento del Presidente dell'ANPI quando equipara
l'antisionismo all'antisemitismo, e sul comportamento de 'il manifesto'.
Leggo
da tanti anni 'il manifesto' ed ho notato anch'io che c'era come un
distacco, su Israele, tra la posizione del giornale e quella di Stefano
Chiarini, prima, e poi con Michele Giorgio. Ricordo che quando era
direttore Valentino Parlato, 'il manifesto' non voleva sentir parlare di
Boicottaggio d'Israele. Però continuerò a leggere 'il
manifesto' proprio per gli articoli di Michele Giorgio,Manlio Dinucci,
Tommaso Di Francesco, Chiara Cruciati e per sentire cosa si muove a
sinistra. Può anche darsi che con Tommaso Di Francesco ci sia stato un
equivoco e sia possibile un chiarimento. Ireo Bono-Sv
Ve ne siete accorti soltanto adesso? E' da decenni che la direzione
pubblica solo quello che vuole... e mai che turbi una certa narrazione
filosionista... sopratttutto nella parte culturale e nelle lettere. Diana Carminati
Piena solidarietà ad Ugo Giannangeli strenuo combattente sempre a fianco del popolo palestinese. Direi, purtroppo, molto banalmente un “deja vu” per quanto riguarda il manifesto, ma tant’è. Le mie perplessità risalgono al PDUP, ve lo ricordate? Ma nel panorama dei giornali borghesi e simil-borghesi c’è da attrezzarsi con dei buoni occhiali. Carlo Chinetti
Io non lo compero da tempo!!! Buono il volantino che ha preparato per il 25 aprile. Da far conoscere a chi non sa della cosiddetta “Brigata Ebraica”. Sarebbe meglio definire chi sfila sotto quel nome chiamarli “Briganti ebraici” Piero Beldì