Il giornalismo italiano? Un concetto sfuggito di mano (Non sai bene se la vita è viaggio, se è sogno, se è attesa, se è un piano che si svolge giorno dopo giorno e non te ne accorgi se non guardando all’indietro. Non sai se ha senso. In certi momenti, il senso non conta. Contano i legami. Jorge Luis Borges) La prima pietra dell’associazione giornalistica ClubMediaItalie è stata messa nel dicembre del 2004. Mi hanno aiutato soprattutto il collega Gabriele Discepoli e il Tesoriere nonchè dirigente della Orial di Lione Elia Cunzi che è stato a tutti gli effetti nostro disinteressato sponsor. Naturamente ringrazio il direttivo, gli iscritti e i nostri grandi sponsor FNSI, Ministero degli Esteri Italiano, l’ INPGI e l’ Ordine Nazionale. Un ringraziamento particolare a Franco Siddi, Lorenzo Del Boca, Andrea Camporese, Giancarlo Tartaglia, il Console Generale Giulio Marongiu. Arrivando a Lione, ingaggiato dalla Televisione Euronews nel 1995, mi ha stupito non trovare un coordinamento consolidato per i colleghi italiani che a vario titolo vivevano in Francia. Quando sul finire degli anni Novanta la crisi di Euronews, indotta dalla scriteriata gestione britannica dell’emittente europea, ci aveva portato a un passo dal baratro non esisteva un organismo ufficiale con dignità giuridica che avrebbe potuto prendere in mano le istanze dei colleghi italiani di Euronews che rischiavano la disoccupazione. Quindi si DOVEVA fondare l’associazione. Com’è noto Euronews ha superato la crisi ma nel profondo il ruolo di ClubMediaFrance (questa è stata la nostra prima intitolazione) era difendere giornalisti e lavoro giornalistico prefigurando quello che comunque è l’unico progetto possibile per valorizzare ad un tempo giornalismo italiano e Francia. Che lo si voglia o no la Francia (la francofonia) è un passaggio obbligato per la valorizzazione dell’insieme del comparto giornalistico italiano nel mondo. Gli elementi di interesse reciproco fra i due paesi (quasi gemellati) sono enormi e comunque preponderanti rispetto ai duetti con altri partner tipo Germania o Stati Uniti in cui anche a fronte di grandi comunità di connazionali non mi risulta esista lo stesso impatto di penetrazione della cultura italiana (non mi riferisco ovviamente al Made in Italy che pure rientra in un concetto culturale allargato). ClubMediaFrance prima e ClubMediaItalie dopo, hanno riconosciuto questo stesso impatto nel resto dei paesi francofoni europei Belgio, Svizzera, Lussemburgo, Principato di Monaco che sono il nostro oggetto d’interesse come stati cerniera fra il sud e il nord dell’Europa. Nel nostro logo/simbolo si fondono tutte le loro bandiere insieme a quelle di Italia e Francia. Festeggiamo i dieci anni di vita che si sono tradotti in incontri a Parigi, Lione, Ginevra, Bruxelles, Strasburgo, Monte Carlo, a volte piccole assise capaci di raccogliere presenze qualificate in cui si individuavano grandi solidarietà fra colleghi anche di generazioni diverse. Marcelle Padovani, decana dei giornalisti francofoni a Roma, aveva portato a Strasburgo nel settembre del 2008 un discorso che alcuni ricorderanno in cui evocava non solo la degradazione del ruolo del corrispondente ma racconto’ come, mesi prima, aveva dovuto ribellarsi quando molte testate parigine chiedevano ai corrispondenti a Roma di cavalcare la cronaca delle montagne di spazzatura nelle strade di Napoli, storia “che si vendeva benissimo”, ma Marcelle da grande professionista raccontava la verità nei suoi reportage e non quello quello che si voleva che in Italia accadesse. Nel pomeriggio del 30 dicembre 2008, cinque minuti dopo che il commissario straordinario della Torino Lione Mario Virano, al termine di una delle sue estenuanti riunioni in Prefettura si dimise dall’ incarico governativo, non ebbi alcuna esitazione a chiamare subito il nostro vicepresidente Jean-François Le Mounier (che si scusa di non essere questa sera con noi) allora Direttore della AFP di Roma per comunicargli il numero di cellulare di Virano. La notizia nuda e cruda avrebbe nuovamente rischiato di alzare un polverone in Francia contro l’Italia. Jean Francois stava andando all’aeroporto per prender un volo per Parigi; invece resto’ a Roma, telefono’ a Virano e in 24 ore sulla stampa francese apparve una articolata intervista al Commissario straordinario che spiegava cosa significavano quelle dimissioni e che il partner italiano nella complessa e penosa epopea della TAV restava affidabile. Cito solo questi due esempi, fra gli altri, per raccontarvi lo spirito che istintivamente anima molti di noi che ci sforziamo di fare questo mestiere all’estero. In fondo anche ClubMediaItalie è un vettore che avanza lentamente su un terreno irto di difficoltà ma il nostro terminal è molto chiaro e si chiama giornalismo europeo compiuto. In tanti si sono affacciati in associazione in questi anni a cercare lavoro, cosa perfettamente coerente rispetto alle aspettative di chi avverte l’esigenza di una associazione che aiuti i colleghi. Per mettere in campo questa operatività dobbiamo smuovere una montagna e da soli non ci riusciremo. La soluzione è una sola: chiedere ai maggiori media dei vari paesi europei di diventare compiutamenti europei cioè fare giornalismo nelle maggiori lingue europee non solo in inglese e francese, ma anche in spagnolo, italiano, tedesco aprendo efficaci spazi web e assumendo giornalisti madrelingua qualificati che ci sono sul mercato. Pensiamo anche ad un mutualismo più efficace tra i vari media: che senso ha oggi stare in una redazione dove si parla solo una lingua? Ma non si tratta di un atteggiamento snobistico il nostro e nemmeno di quelli che si vantano perchè da ventanni stanno a Euronews che diffonde i suoi telegiornali in 13 lingue. Il problema è che la televisione Euronews resta uno dei pochi motori della costruzione del giornalismo europeo. Eppure la grande letteratura italiana tutto questo lo aveva già previsto. “Ali’ dagli occhi azzuri / Uno dei tanti figli dei figli / Scenderà da Algeri su navi a vela e remi. Saranno con lui migliaia di uomini / Coi corpicini e gli occhi di poveri cani dei padri. Sbarcheranno a Crotone o a Palmi a milioni / Vestiti di stracci asiatici e di camicie americane.”(...) “Deponendo l’onestà delle religioni contadine, dimenticando l’onore della malavita,tradendo il candore dei popoli barbari, dietro ai loro Ali’ dagli occhi azzurri – usciranno da sotto la terra per uccidere – usciranno dal fondo del mare per aggredire – scenderanno dall’alto del cielo per derubare - e prima di giungere a Parigi per insegnare la gioia di vivere, prima di giungere a Londra per insegnare ad essere liberi, prima di giungere a New York per insegnare come si è fratelli, distruggeranno Roma e sulle sue rovine deporanno il germe della storia antica, e poi col Papa ed ogni sacramento andranno su come zingari verso nord ovest, con le bandiere rosse di Trotzky al vento!”. Uno degli ultimi “vati” (vate nel senso di veggente) d’Italia scrisse questo poema-profezia (qui parzialmente citato) nel 1962 e guarda caso anche li’ c’è traccia della collabrazione franco italiana perchè questa profezia a Pier Paolo Pasolini l’aveva suggerita Jean Paul Sartre. http://www.giornalistitalia.it/club-media-italie-10-anni-di-fnsi-in-francia
"WWW.CHIESA", UN CASO DI STUDIO di Sandro Magister
Nel campo dell'informazione sul fatto religioso il sito "www.chiesa" è ormai considerato da molti un caso di studio.
È nato sulla piattaforma web del gruppo L'Espresso alla fine degli anni Novanta quando l'informazione religiosa on line era appena agli inizi, con poche presenze specifiche in rete.
È nato per iniziativa autonoma del suo autore, vaticanista dell'Espresso dal 1974, al di fuori di qualsiasi programmazione editoriale del gruppo.
Si è prestissimo imposto all'attenzione italiana e internazionale con uno zoccolo di 10mila abbonati alla sua Newsletter, saliti a 20mila dopo che dal 2001 ha cominciato ad essere integralmente offerto anche in lingua inglese.
E ha continuato a crescere nei numeri e negli apprezzamenti dei lettori, nonostante nel frattempo si siano moltiplicate a dismisura le testate on line concorrenti. Dal 2006 "www.chiesa" è offerto integralmente anche in francese e in spagnolo ed è oggi seguito assiduamente da circa 250mila "unique visitors" che per due terzi non sono italiani. Con in testa tra i lettori stranieri gli Stati Uniti, col 20 per cento del totale, seguiti nell'ordine da Francia, Spagna, Regno Unito, Canada, Argentina, Australia, Germania, Messico, Brasile, Svizzera, Belgio, Perù, Colombia, Portogallo, Irlanda, Cile.
Ma anche la piccola Città del Vaticano, nonostante i suoi pochi residenti, registra un numero proporzionalmente molto alto di lettori assidui. Lì la lettura di "www.chiesa" è considerata un obbligo. Così come lo è nelle ambasciate presso la Santa Sede, per ammissione di vari loro titolari. Per non dire del Dipartimento di Stato americano, un cui alto esponente, in visita a Roma alcuni anni fa, volle incontrare di persona il curatore del sito, i cui servizi erano già allora inseriti regolarmente nella rassegna stampa fornita al segretario di Stato.
Di recente l'informazione religiosa on line si è arricchita di grandi portali creati "ad hoc" da importanti testate giornalistiche non cattoliche ma laiche. In Italia La Stampa ha dato vita a "Vatican Insider" e negli Stati Uniti il Boston Globe ha lanciato "Crux". In entrambi i casi mettendo all'opera un pool di redattori coordinati da un vaticanista sperimentato: Andrea Tornielli per "Vatican Insider" e John Allen per "Crux". Con in più una rete di collaboratori esterni qualificati. "Vatican Insider", più ancora di "Crux", ha l'ambizione di coprire l'attualità della Chiesa e principalmente del Vaticano con un flusso continuo di notizie, corredate da approfondimenti e interviste e fornite in parte in più lingue, compresi l'arabo e il cinese.
In questo, "Vatican Insider" deve comunque contendere il suo spazio ad agenzie d'informazione on line che in questi ultimi anni hanno notevolmente potenziato la loro attività, andando al di là della pura fornitura di notizie. Esemplare, da questo punto di vista, la rete delle agenzie che fanno capo al gruppo multimediale americano EWTN: in inglese "CNA" (Catholic News Agency), in spagnolo "ACI Prensa", in portoghese "ACI Digital", in italiano "ACI Stampa", l'ultima nata, dove l'acronimo "ACI" sta per agenzia cattolica d'informazione.
Altri siti si caratterizzano per la specializzazione geografica. Ad esempio, sulla vita della Chiesa cattolica in Asia, con una particolare attenzione alla Cina e con numerosi lettori in quel paese, eccellono "Asia News" e "UCA News".
E ancora. Vi sono dei siti che si distinguono per l'accentuato orientamento militante dei loro interventi, finalizzati alla causa perseguita da ciascuno, all'interno delle dinamiche della Chiesa, in senso progressista o conservatore. Fermo restando che a nessuna delle testate fin qui citate manca un orientamento particolare, più o meno evidente. Ad esempio, non può sfuggire l'impronta scopertamente "ultrabergogliana" – più papista del papa, si potrebbe dire – di "Vatican Insider". Ebbene, "www.chiesa" esula dalle tipologie ora accennate e copre invece una modalità d'informazione che non ha sostanzialmente alcun concorrente similare. L'originalità è la sua forza. Il suo successo implica l'apprezzamento dei servizi che fornisce, e che uno trova solo lì.
"Notizie, analisi, documenti", c'è scritto in piccolo sopra la sua testata. Ogni servizio muove sempre da una notizia, che in qualche caso può essere anche un'anticipazione. Oppure muove da un documento, a volte inedito, che diventa a sua volta notizia.
La chiave di volta è comunque sempre l'analisi. Della notizia, che pure spesso è già nota, come del documento, si forniscono col massimo della precisione il contesto, i precedenti, le reazioni, le future conseguenze possibili. In forma ordinata. E sempre con un puntuale rimando alle fonti originali. Per un pubblico, quindi, non fatto di grandissimi numeri, ma molto esigente e pronto a una "fatica" di lettura impegnativa e appassionante insieme.
Nemmeno in "www.chiesa", come del resto in nessun altro mezzo giornalistico, le opinioni dell'autore possono essere separate dai fatti. Non sono però l'elemento preponderante, come invece lo sono in un editoriale scritto per "dare la linea". Il lettore coglie tali opinioni, ma è messo in condizione di farsene una propria, magari anche molto diversa, proprio perché trova ogni volta a portata di mano – con un semplice clic – tutti i mattoni della costruzione, fattuali e documentali.
Sta anche qui la ragione dell'apparente contraddittorietà tra le opinioni del titolare di "www.chiesa" su talune questioni non marginali riguardanti il cristianesimo e la Chiesa nel loro rapporto con la cultura d'oggi, e le opinioni dell'Espresso e della Repubblica, cioè dell'editore, che sono d'impronta notoriamente e marcatamente "laicista".
L'editore, infatti, riconosce la massima autonomia al curatore di "www.chiesa" – che lavora da sempre senza alcun controllo né filtro – proprio per la qualità oggettiva dei servizi che mette in rete e per il generale apprezzamento che essi riscuotono, non solo da un vasto pubblico internazionale, ma anche da osservatori qualificati delle tendenze più diverse.
I costi dell'impresa – peraltro abbastanza contenuti, nettamente inferiori a quelli ad esempio di "Vatican Insider" – hanno inoltre come corrispettivo una maggiore affermazione del marchio Espresso-Repubblica su scala internazionale, dati i frequenti rilanci che i servizi di "www.chiesa" hanno da parte di testate estere.
Un'ulteriore conferma di questa presenza internazionale è data dal blog di nome "Settimo Cielo", che lo stesso curatore di "www.chiesa" pubblica a corredo del sito maggiore, sempre sulla piattaforma web dell'Espresso.
"Settimo Cielo" è fatto di brevi note d'attualità – sempre comunque con i rimandi alle fonti – ed è solo in lingua italiana.
Ma tra i suoi circa 100mila "unique visitors" vi sono anche parecchi non italiani. Che diventano molti di più ogni volta – e capita spesso – che un suo post viene tradotto e rilanciato in un'altra lingua, evidentemente per l'interesse che riscuote anche al di fuori dei confini nazionali.
La blogosfera, si sa, non ha confini. Ma non è popolata da voci indistinte. Anzi, più la distinzione è di qualità e più essa riesce ad affermarsi su scala mondiale. Quello qui descritto ne è un piccolo esempio.
Parigi, 12 giugno 2015 Atelier déontologie des journalistesDominique Pradalié, secrétaire général du Syndicat National des Journalistes (SNJ) et Pierre Ganz, l’un des membres de la commission déontologie, ont entamé un tour de France afin de sensibiliser les confrères sur les problèmes de déontologie. Après Angers et Lyon, le Club de la Presse de Strasbourg a accueilli l’atelier où ont pu s’exprimer les opérateurs de ce territoire frontalier. Grâce à la présence du Parlement européen, de la Cour européenne des droits de l’homme et du Conseil d’Europe, de nombreux représentants de la presse internationale interviennent dans la ville. Le sujet de la déontologie est plus que jamais d’actualité au vu de l’expérience quotidienne des journalistes, de plus en plus complexe, quel que soit leur domaine ou media d’activité (presse écrite, radio, télé et, naturellement, le web). Les logiques purement économiques priment sourvent sur la qualité du travail et sur la déontologie à la faveur d’espaces de plus en plus étendus destinés à la communication ou à la publicité. Sans compter que la nécessité d’aller de plus en plus vite, d’avoir le scoop, d’être les premiers, dans une course à l’anticipation, ne permet plus de vérifier l’information et d’en assurer la qualité. Le résultat est là : le non respect des règles de base de la déontologie telles qu’établlies par la Charte d’éthique professionnelle des journalistes (http://www.snj.fr/IMG/pdf/Charte2011-SNJ.pdf). Cette même Charte, justement, née en 1918 puis renouvelée en mars 2011, et fleuron du SNJ, devrais aussi être la profession de foi de chaque journaliste attentif à fournir, par son travail, une information libre, indépendante et de qualilté. Pour que sa profession reste une mission. Pour en savoir plus : http://www.snj.fr/ Hommage à Nelson Mandela Libre d'être différent Libre d'être soi-même Libre de suivre ses intuitions Libre de suivre sa voie Le bureau de ClubMediaItalie Avis important pour les journalistes italiens. Sur notre site italien. Assembléé générale 2012Nos engagements Lors de son Assemblée Générale, le 9 juin dernier, à l'Institut Culturel Italien à Paris, ClubMediaItalie a fait le point sur son action et ses projets. Dans un premier temps, on a fait le point sur les relations avec nos organismes de référence : le syndicat de journalistes italien,FNSI, l'Ordre des journalistes et l'instut de prévoyance de la profession, l'Inpgi. Ils sont toujours des repères et des éléments importants de notre réseau. Cependant, il est important de nouer des liens plus forts avec les institutions européennes pour bénéficier de davantage d'ouvertures et de ressources. A ce sujet, on a évoqué le Conseil de l'Europe et la commissaire Androulla Vassiliou, en charge de l'éducation, de la culture et du multilinguisme. Notre vice-président, Jean-François Le Mounier a souligné notamment les difficultés dans les relations avec les Ministère des Affaires Etrangères et de la nécessité de diversifier nos contacts en France. Parallèlement, nous avons décidé de renforcer nos contacts avec le Snj. Mario Guastoni, membre du Snj e de la FIJ, a rélancé l'idée de permettre aux adhérents de CMI de s'inscrire aussi au SNJ avec une cotisation réduite, en vertu des accords passés entre la FIJ et la FNSI.
Les projets La rencontre organisée en mai à Lyon, en hommage à Mémé Santilli et Lorenzo Tomatis a rencontré un vif succès. Elle a permis à notre association de rendre des hommages à ces deux Italiens illustres qui n'avaient pas eu droit à des célébrations officielles en mémoire de leur action scientifique et sociale remarquable. ClubMediaItalie a d'autres projets dont une rencontre entre journallistes européens autour du traitement de l'actualité économique. Nous espérons avoir accès aux financements nécessaires pour mettre en oeuvre une rencontre riche autour du journalisme économique, particulièrement stratégique en cette période particulièrement agitée que traverse l'Europe. Au delà des événements, l'AG a été aussi l'occasion de souligner notre engagement auprès des journalistes et des pigistes en particulier. Mais pas seulement. Nous voulons nous ouvrir davantage aux jeunes journalistes, bloggueurs et acteurs des réseaux sociaux. Enfin, notre président Paolo Alberto Valenti a remercié les participants pour la confiance que le bureau lui a témoigné depuis des années. Le journaliste d' Euronews Diego Malcangivient d'ailleurs d'intégrer le bureau où il remplace l'ancienne secrétaire Rita Del Prete. Le bilan présenté par le trésorier Elia Cunzi avec un solde bénéficiaire a été approuvé. Lyon, le 2 mai dernier Hommage à deux Italiens d'exception La soirée consacrée à Onorina Santilli et à Lorenzo Tomatis, deux Italiens qui ont beaucoup oeuvré dans le domaine social et scientifique a été un franc succès. Ci-dessous, le communiqué diffusé pour l'occasion. Ici, le discours prononcé par Paolo Alberto Valenti. communiqué Deux Roses pour Onorina et Lorenzo
Soirée en mémoire de la bienfaitrice Mémé Santilli et du Professeur Renzo Tomatis
2 mai 2012, 18H30, Goethe Institut
18, Rue François
Dauphin 69002 Lyon / France LYON – Le Consulat Général d’Italie par le biais du Consul Général Laura Bottà et l’Association de Journalistes ClubMediaItalie rendent hommage à deux Personnalités qui ont illustré la présence Italienne à Lyon au cours des cinquante dernières années: Onorina Santilli, dite Mémé (Secinaro, L’Aquila, 1919 – Lyon, 2011) et Lorenzo Tomatis, dit Renzo ( Sassoferrato, Ancona, 1929 – Lyon, 2007). L’évènement veut célébrer l’ensemble de la Communauté Italienne de Lyon et du Rhône, et renforcer les liens profonds d’amitié et de collaboration entre le Rhône et l’Italie. Onorina Santilli avait émigré en France en 1947. Femme au foyer, elle a fondé a Lyon des communautés et des associations vouées à l’accueil des personnes en détresse et porteuses de handicap. A’ partir des années ‘50 jusqu’à la fin des années ’80 elle a été le défenseur infatigable de la solidarité envers les jeunes, les orphelins, les marginaux. Son œuvre est d’autant plus remarquable, étant donné qu’en 1961 elle est restée veuve avec 5 enfants, mais malgré ses ressources limitées, elle a accueilli sous son toit des personnes de toute nationalité, poursuivant ce qu’elle avait entamé avec son époux, ingénieur, envers les Italiens en difficulté. Cette femme exceptionnelle n’a jamais attendu l’assistanat public avant d’offrir son œuvre et son réconfort à ceux qui en avait besoin. En cela elle a été remarquable. En septembre 1994 la Préfecture du Rhône lui a conféré le titre de Chevalier de l’Ordre National du Mérite. Lorenzo
Tomatis, émigré aux Etas Unis au cours des années ’50, puis en
France, oncologue de renommé internationale, universitaire et chercheur, un des
fondateurs et par la suite Directeur (de 1982 à 1994) du Centre Internationale
de Recherche sur le Cancer à Lyon (IARC), a été l’un des promoteurs les plus
tenaces d’une politique de santé publique au niveau global, qui s’oppose à la
diffusion et à l’emploi de substances nocives, même dans l’industrie. Lorenzo Tomatis,
qui a laissé à ses collègues un souvenir indélébile quant à son expertise scientifique
et à sa profonde sensibilité sociale, était un homme doué d’une intelligence
hors du commun, qui s’exprimait au plus haut niveau dans la recherche
épidémiologique appliquée à la lutte contre le cancer, et qui a su traduire par
l’art de l’écriture ses perceptions d’humaniste et de philanthrope, recueillies
dans un précieux florilège: “La recherche illimitée”, “Vu de l’intérieur”,
“Histoire naturelle du chercheur”, “Le laboratoire”, “La réélection”. Le journaliste Paolo Alberto Valenti, Président de ClubMediaItalie, introduira la soirée à la quelle participeront, entre autres, les familles Santilli et Tomatis, le Professeur Rodolfo Saracci, le Président de l’Association Mémé Santill” Marinus Rooijaekers et d’autres Personnalités Lyonnaises. Deux roses rouges sont le symbole de cet événement.
Pour plus d’information, contactez le 0 674161198.
| Prix Journalistique de la Fondation Anna LindhVoilà un prix auquel l'actualité donne un nouveau sens. L'édition 2011 du Prix Anna Lindh de journalisme a été lancée officiellement le 6 avril au cours du Forum Arabe-Ouest pour les médias, une conférence qui a eu lieu au siège de la Ligue des États arabes au Caire. L'événement a été inauguré par M. Amr Moussa (secrétaire général de la Ligue arabe), André Azoulay (Président de la Fondation Anna Lindh), Jorge Sampaio (Haut-Représentant de l'Alliance des civilisations des Nations unies), et a réuni plus de 150 représentants des médias, l'opinion les décideurs et les experts universitaires. Date limite de dépôt des candidatures, le 15 juillet 2011. Pour en savoir plus, cliquez ici. Italie, EspagneJournalistes menacésLa pression croissante sur les journalistes sera au coeur d'un colloque organisé à Rome, le 9 février prochain, à l'initiative de l'observatoire Ossigeno per l'Informazione. Parce que Roberto Saviano n'est pas un cas isolé, de nombreux journalistes italiens et espagnols viendront témoigner des pressions subies, voire des menaces de mort, souvent issues du monde mafieux. Pour plus d'informations, lire la version italienne du site. 4èmes Assises du JournalismeEntre emploi et éthiquePar Roberta Lombardo Hurstel
Du bruit ou de l’info ? Autour de cette question se sont déroulées les 4èmes Assises du Journalisme, dans les locaux du Conseil de l’Europe à Strasbourg, du 16 au 18 novembre derniers. Pour tâcher d’y répondre, trois journées intenses d’échanges et débats ont fait le tour des attraits et des difficultés du métier, qui ne cesse d’attirer des jeunes. Dans le cadre d’un programme dense qui nous a obligé à choisir parmi les nombreux ateliers de formation, on a assisté à l’énième confrontation entre le monde du journalisme « à l’ancienne » de la presse écrite et celui d’Internet qui ne cesse de gagner de l’espace. Les réseaux sociaux ont crié haut et fort leur ambition d’être la seule et véritable voie capable d’écourter le temps, de transmettre en temps réel, de permettre des échanges immédiats.
Seulement voilà, combien de victimes collatérales dans les rédactions, combien de confrères obligés de se réinventer, combien de correspondants qui « sautent » ? Il est vrai que l’on propose des emplois dans les réseaux sociaux. Mais combien au juste ? Est-ce une possibilité de recyclage pour ceux qui doivent quitter les rédactions classiques? Malheureusement, on n’a pas eu de réponse à ces questions. Il est vrai, cependant, qu’il faut s’adapter au monde qui change et aux nouvelles formes de communication en n’hésitant pas à créer des blogs ou, encore une fois, à s’afficher sur les réseaux sociaux.
Les jeunes diplômés d’écoles réputées étaient nombreux dans le public. A la recherche d’un job, ils s’inscrivent à des cours de spécialisation en espérant une mission, un contact ou tout simplement un avenir. Ils étaient vivement intéressés.
Journalisme d’investigation C’est le domaine où l’on prend le temps pour l’enquête et la recherche d’information ; où l’on prend le temps qu’il faut, en quelque sorte, à la différence du fast info parfois en conflit avec l’éthique, et où l’on cultive la qualité. L’américain Paul Steiger, fondateur du site Internet d’investigation ProPublica, est persuadé que ce modèle sera difficilement réproductible dans le Vieux Continent. ProPublica est presque entièrement financé par une fondation créée par un couple de riches financier, Herb et Marion Sandler. Aux Etats-Unis, c’est assez anodin que les entreprises financent les media sans oublier l’administration qui prête son soutien financier également.
A contre-courant La Librairie Leber a accueilli un vaste public, bien au-delà des inscrits aux Assises, venu écouter la voix contre-courant de Patrick de Saint-Exupéry de son pari éditorial, la revue XXI. Créé, il y a quatre ans, ce trimestriel est aux antipodes d’Internet et des gratuits. Un pari osé aussi par son prix de vente, 15euro, mais gagnant au fond : chaque trimestre, elle est vendue à 52 000 exemplaires. D’où tirer les finances pour rémunérer les 60 collaborateurs que mobilise chaque numéro.
Le courage L’hommage aux journalistes iraniens, qui risquent leur vie pour leur travail, a touché beaucoup de monde. Alireza Rezaee ha secoué le public en brandissant son portable et en criant : “C’est avec ça que j’ai travaillé avant de quitter mon pays!”. Dans un l mode d’expression. Aujourd’hui, on compte 40 millions d’internautes, à savoir, 55% de la population.
Et l’éthique dans tout ça? Il en a été question, bien-sûr. Grâce au débat très intéressant sur une Charte du journalisme unique, objet de nombreuses interventions de représentants syndicaux, éditoriaux et de journalistes. Une charte qui date de 1918 et qui a connu de nombreux liftings au cours de ses presque 100 ans d’âge mais qui n’ont pas abouti à de changements significatifs. Les organisations syndicales et patronales devraient examiner un texte plus récent de 2008. Mais sa gestation sera laborieuse, à en croire les divergences déjà exprimées lors des Assises. La plupart des syndicats trouvent le texte insuffisant. En revanche, certains n’ont pas hésité à l’adopter. Comme Jean-Pierre Vittu de Kerraoul, du Syndicat de la presse hebdomadaire régionale qui s’y tient depuis le mois d’octobre. Au cœur d’une thématique sensible s’il en est, on a donné beaucoup de place à l’initiative islandaise d’un texte parlementaire sur la protection du journaliste, de la profession et des sources d’information. Il ne reste à souhaiter que tous les pays démocratiques s’en inspirent.
Pour en savoir plus : L'iPadUne nouvelle opportunité pour la presse?L’iPad : plus de deux millions d’appareils vendus en deux mois et des prévisions de ventes à deux chiffres. Effet de mode ? Décidément pas. Le 13 juillet, une conférence , à l'initiative du CFPJ LAB a fait le point. Selon Hervé Bienvault, consultant issu du monde de l’édition, et Emmanuel Vacher, directeur Marketing de Lagardère Active, l’iPad pourrait bien être l’avenir de la presse et concurrencer sérieusement la version papier des quotidiens et des magazines. C’est ce qu’ils ont clairement affirmé lors de la conférence organisée le 13 juillet par le CFPJ LAB (une antenne du Centre de Perfectionnement au Journalisme dédiée aux nouvelles technologies) sur le thème « Tablettes et eReaders : sauveurs ou fossoyeurs de la presse ? » Plus proche du papier que l’ordinateur, l’écran non rétro-éclairé de l’iPad est adapté à une lecture longue sans fatigue qui ne nécessite pas de zoomer sur les pages. C’est déjà l’avenir des livres de poche, selon Hervé Bienvault qui a consacré un blog au phénomène des tablettes (http://aldus2006.typepad.fr/ ). Pour lui, les éditeurs doivent trouver un nouveau modèle économique car ils vont vivre une révolution équivalente à celle qu’a connue l’univers de la musique. « La presse quotidienne et magazine sentent que la révolution numérique est en route », note Emmanuel Vacher qui souligne la plus grande souplesse de l’iPad et autres tablettes par rapport aux versions web des magazines : « sur le web, le template est plus rigide. D’où une certaine similitude entre les pages et les sites ». De plus, la consultation est souvent aiguillée par Google qui peut vous mener à n’importe quel endroit d’une histoire. Alors que la vocation du magazine –et de la presse en générale- est justement celle de raconter une histoire avec un début et une fin. L’iPad respecte davantage cette linéarité du récit. Avec le multimédia en plus et un enrichissement éditorial possible où la vidéo a la part belle. Donc, pour des magazines comme Paris Match qui depuis toujours misent sur l’image, c’est du pain béni. De plus, l’iPad n’est pas incompatible avec ce geste d’affection qui consiste à arracher les pages qui nous intéressent. On pourra tout simplement les archiver.
Quant aux nouvelles utilisations, les applications s’affichent directement sur l’écran d’accueil du support. « On peut davantage fidéliser par rapport à Internet », souligne le responsable de Lagardère Active pour qui la notoriété du titre, le buzz, l’adaptation de l’application au support et les prix sont les facteurs clés de la réussite. A noter, sur ce dernier point, que les éditeurs aimeraient plus de souplesse de la part d’Apple qui ne propose pas de paliers intermédiaires suffisants en termes d’applications accessibles sur Apple Store. D’où des différences parfois sensibles entre le prix d’une édition pour iPad et l’édition kiosque.
Une nouvelle opportunité pour le journalisme ? Peut-être. En tout cas, les deux experts ne l’ont pas exclu. Paris Match, par exemple, a renforcé ses équipes même si les efforts ont porté plus sur la maquette –maquettage vertical et horizontal- que sur les contenus rédactionnels, sensiblement les mêmes que ceux de la version papier. Y aurait-il une écriture iPad ? Ce n’est pas sûr. Par contre, il y aura plus de contenus. Au moment du lancement de la version iPad, Olivier Royant, Directeur de la rédaction de Paris Match, affirmait que l’application « … met le lecteur aux commandes, au plus près de l’actualité. Vidéo, son, diaporama enrichissent les contenus et donnent une nouvelle dynamique aux reportages : on entre dans les photos et l’on vit encore plus intensément l’émotion que procure l’image. De cette façon, Paris Match plonge ses lecteurs au cœur de l’actualité, toute l’actualité. Avec un parti-pris : montrer et raconter l’actualité sous l’angle de l’humain, du vécu.» Donc, un produit à valeur ajoutée que les éditeurs comptent bien proposer au juste prix. Même si, par définition, les coûts liés à l’impression et à la distribution ne viendront plus polluer la comptabilité. Le pari étant de surfer sur le succès des smartphones et des iPad pour conquérir ces couches de la population qui snobent la presse écrite mais qui raffolent de nouveaux accessoires. Autrement dit, les jeunes. Pour l’instant, les premiers mois s’avèrent concluants pour Paris Match : 119 millions de pages vues, 3,5 millions de téléchargements cumulés, 1,7 million d’utilisateurs par mois. Et pour Emmanuel Vacher, la presse quotidienne vivra une dématérialisation plus rapide que la presse magazine. Reste à savoir si et comment les relations entre journalistes free-lance et rédactions pour la production d’articles destinés aux versions iPad peuvent évoluer. La question reste entière.
Débats Sciences Po, ParisCarlo De Benedetti
Correspondants : l’avenir sera précaire !Pas de garanties possibles pour les journalistes free-lance et précaires.
Faute à la rigidité du contrat de travail voulu par les syndicats. Tel est le « message d’espoir » livré en exclusivité au public français et aux correspondants de la presse italienne venus écouter Carlo De Benedetti dans un amphithéâtre à Sciences Po Paris, le 18 février dernier sur le thème Internet et journaux : la voie de la démocratie contre le populisme. « Il n’est pas possible d’inclure tous les exclus, donc il faut exclure tout le monde », a-t-il affirmé en ayant pris la précaution de prévenir l’assistance qu’il serait un peu brutal. pour en savoir plus...Merci Arte!Thema "Main basse sur l'info"
Le journalisme de qualité, malmené entre théories du complot, imposteurs divers, journalistes improvisés et, par dessus tout, Internet et ses pièges (mais aussi ses vertus). C'était le débat proposé par l'émission Théma, le 10 février. Edifiant! Non à la fermeture de cinq bureaux de correspondance de la télévision italienne ClubMediaItalie soutient la pétition pour éviter la fermeture annoncée de cinq de ses quinze bureaux de correspondance : Beyrouth, Nairobi, New Delhi, Le Caire et Buenos Aires. Depuis 2004, nous avons témoigné à maintes reprises dans de nombreuses villes européennes. Nous croyons au dialogue et c'est pour cela que nous avons proposé des échanges et des collaborations avec des représentants de l'État français et le Ministère italien des Affaires Étrangères. Si, au fil du temps, nous avons tissé de nouveaux liens, il n'en reste pas moins des difficultés liées à la sauvegarde de notre indépendance de journalistes. Mais nous sommes plus que jamais persuadés que nous devons continuer à porter notre message d'un journalisme d'ouverture et d'envergure européenne, soucieux d'une information qui ne cautionne pas les clichés et qui préserve la dignité et la sécurité de ceux qui la donnent. Et nous avons constaté que cette préoccupation est partagées dans bon nombre de pays, même en Europe, loin des conflits sanglants, peut-être, mais en proie à des tensions tout aussi inquiétantes qui visent la liberté d'information.
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