Quota 801, la SCR 300 e…….l’Angelo Custode
Testo di proprietà dell’autore Italo Semino
Quota 801, la SCR 300 e…….l’Angelo Custode
Racconto di naja alpina
Insisto: come già vi raccontai in precedenti occasioni, nel lontano settembre 1973 / marzo 1974, ebbi l’avventura di essere arruolato alla SMALP, 73° corso AUC, 2^ Compagnia, plotone trasmissioni.
Già vi dissi dei vantaggi di questa specializzazione, non ultimo fu quello di essere aggregato, per circa quindici giorni, al Plotone Esploratori Atleti acquartierato presso la caserma “Luigi Perenni” di Courmayeur, per un’esercitazione sull’utilizzo delle apparecchiature radio.
Chi ha sperimentato la vita frenetica della SMALP di Aosta, mai un attimo di respiro, comprenderà il sollievo che provai durante la permanenza a Courmayeur: attività ridotta, cibo servito in candidi piatti di ceramica in luogo degli orribili vassoi d’acciaio, contrappello quasi inesistente, rapporti con i superiori poco formali.
L’addestramento prevedeva l’esecuzione di un paio di collegamenti radio al giorno, con la caserma “Cesare Battisti”, direttamente, se possibile, o indirettamente attraverso il ponte radio con la caserma “Monte Bianco” di La Thuile, durante i quali, oltre ad esercitarmi, avrei dovuto trasmettere la forza presente in caserma.
La postazione consisteva in una apparecchiatura radio, tipo RH4, posta su un tavolo ubicato nella nicchia in prossimità di una finestra nel corridoio di accesso alle camere dei sottufficiali.
Così per due volte al giorno, al mattino e nel primo pomeriggio, il corridoio riverberava, in ottemperanza al più corretto alfabeto fonetico NATO, di “bravodeltaduewhisky, bravodeltaduewhisky qui alfacinquelimatango……..passo” intercalato da “ novemberkiloseipapa, novemberkiloseipapa qui alfacinquelimatango…….passo”.
Solitamente i collegamenti risultavano parecchio difficoltosi, le risposte che ricevevo erano un gracchiante rumore di fondo, per cui, come chi al telefono con una persona lontana tende ad alzare la voce, io insistevo e per decine di minuti, in un crescendo Rossiniano, la caserma “Luigi Perenni” era inondata dai: “bravodeltaduewhisky, bravodeltaduewhisky qui alfacinquelimatango……..passooooooooooooo”.
Finché un pomeriggio, aperta la porta con ira, un Sergente Maggiore, dal viso cotto per l’esposizione al sole montano, più avvezzo all’utilizzo degli sci che a quello del Garand, mi diffidò dal rompere le scatole (si fa per dire!) durante il suo riposo pomeridiano.
I giorni successivi, dopo qualche timido tentativo di utilizzo della radio, sussurrando appena i “bravodeltaduewhisky”, facendo appello all’italica arte di arrangiarsi e considerato che Meucci aveva inventato il telefono ormai da qualche anno, risolsi di trasmettere la “forza” attraverso le linee della SIP.
La specialità trasmissioni oltre ai numerosi vantaggi prevedeva un rovescio della medaglia: la maledetta radio SCR 300.
L’apparecchiatura pesava (leggo su Internet dai 32 ai 38 pounds) che tradotto in chili equivale dai kg 15 ai kg 18, senza contare il basto per trasportarla e a questo aggiungasi che, in marcia, si portava il Garand kg 4,3, ciò significa un peso totale di circa kg 25.
Ho sempre sostenuto che Madre Natura, a parte chi provvede al potenziamento, ci abbia fornito di muscoli proporzionati alla nostra costituzione fisica che per me, in quegli anni, corrispondeva a m 1,80 di altezza per kg 60 di peso, mai avrei immaginato che la Natura Matrigna mi avrebbe appioppato un’appendice di kg 25, ben il 42% in più della mia massa corporea.
Mi toccò portarla, la radio maledetta, durante la marcia di Compagnia verso Quota 801.
Tengo a precisare che, in condizioni normali, tale ascesa pone le stesse difficoltà che incontra un pensionato, in buona salute, a percorrere la via principale del proprio paese.
Durante l’avvicinamento, in pianura o in leggero falsopiano, le cose andarono piuttosto bene, a parte gli spallacci che segavano le clavicole; il dramma si sviluppò appena iniziò la salita.
Non è il caso di descrivere le sensazioni che provai, che ben conoscono i “tiratori d’ala”, i polmoni non si dilatavano più perché compressi dal carico, le gambe dolenti diventarono due pezzi di legno, cercai di resistere facendo appello a tutto il mio orgoglio, ad ogni passo vacillavo sentendomi sbilanciare a valle dal peso, solo un briciolo di dignità mi trattenne dal fermarmi evitando il ridicolo e le punizioni.
Quando ero ormai in preda alla disperazione mi sentii sollevare per gli spallacci del basto, il mio compagno di corso A.C., un poco più basso di me ma fornito di una muscolatura tornita come un toro di razza piemontese, mi fece voltare, mi sfilò il basto, lo caricò sulle spalle e senza dire una parola mi fece cenno di seguirlo.
Potete chiamarla come volete: solidarietà, alpinità, condivisione, carità o spirito di corpo.
Sono sicuro, in quella occasione, io trovai A.C.: l’Angelo Custode!
Rinfrancato nel corpo e nello spirito e soprattutto alleggerito, finalmente giunsi in vetta.
Armeggiammo non poco per stabilire il collegamento con la caserma, mentre i tenenti R. e G. conversavano amabilmente con i colleghi della “Cesare Battisti” utilizzando due walkie talkie del peso di poche decine di grammi!
Italo Semino