Vajont - gli aiuti - immagine in pubblico dominio - fonte sconosciuta
Testo di proprietà dell’autore Albino Albertini
Per non essere dimenticati
Partimmo dal C.A.R. di Cuneo l’8 ottobre 1963, stipati come sardine su quel lungo treno che portava al confine, una tradotta tipo Far West. Sedili di legno duro stagionato che non bastavano per tutti. Lungo il tragitto verso il nord, le truppe venivano dislocate nelle varie caserme di battaglioni. Dopo ventiquattro ore di viaggio tormentato siamo arrivati al battaglione BTG Bassano di San Candido (un appuntamento, una fatalità o un gioco del destino ci aspettava?). Rifocillati in fretta, alcuni plotoni della 74° CP sono stati scelti per un'operazione di urgente soccorso. Chi non se la sentiva poteva rimanere in caserma. Nessuno si è ritirato. Questo è lo spirito, il DNA Alpino, la nostra solidarietà.
Armati di badili, picconi e razioni K, con il camion ci portarono fino a Longarone dove arrivammo alle ore 22.00. In questo paese non si vedeva nulla, non un edificio in piedi. La zona era illuminata a giorno da fotocellule per l'individuazione aerea. Informati del fatto, ci hanno delimitato un settore per cercare qualche persona ancora in vita, ma invano.
Febbricitanti per giorni e notti, abbiamo picconato, scavato e ricomposto salme senza quasi interromperci per mangiare. Sporchi, imbrattati di fango col berretto da stupido in testa, onorati di portarlo avevamo 19 anni ed eravamo là, in quell'inferno dantesco. Con la tuta mimetica bianca di calcinacci, occhi rossi che uscivano dalle orbite e quell'odore di putrefazione penetrato dalle narici fino alle ossa non sterilizzabile che ancora adesso ne sento il disgusto. Sembravamo spettri che vagavano in quella geenna con affianco quella figura dal grande mantello con la falce in pugno che ci accompagnava: la morte. E le notti, quelle lunghe e fredde glaciali, interminabili notti. E la paura che dava i brividi, che fa sentire l'uomo così piccolo e vulnerabile di fronte ad un'immane tragedia che poteva essere evitata con meno superbia e un po' di umiltà.
I parenti delle vittime ci hanno manifestato il loro ringraziamento uniti alla nostra solidarietà solo con l'abbraccio di uno sguardo silenzioso, come sappiamo fare noi Alpini.
Nelle ricorrenze passate qualcuno di noi soccorritori della 74° CP Btg Bassano veniva invitato a commemorare l'anniversario della nefasta disgrazia. Poi sempre meno. Nel 2008 tante persone erano state invitate: in prima fila erano presenti le autorità, cappelli rossi e neri che facevano sfoggio della loro carica dentro ad un'opa attorniati dalla fascia tricolore. Con amarezza ho constatato che nessuna delegazione alpina è stata invitata a presenziare alla cerimonia. Ricordatevi che i veri protagonisti di quei giorni degni d'essere onorevolmente ricordati per sempre siamo noi, gli Alpini della 74° CP Bassano e anche tutti gli altri che hanno prestato la loro opera.
Albino Albertini