TOTAL DISPLAY (work in progress 2015)
CARTOGRAFIE DELL'IMMAGINARIO curated by Marco Trulli e Marcella Brancaforte, installation view, Padiglione Chiarini Carletti,
La Quercia (Viterbo). 2015
SUPERIOR DISPLAYS #4 digital print on paper, collage, 50x70cm, 2015. RETRO-DISPLAYS, print on pressboard 13x18 cm, 2015. Vintage postcard di Santa Maria di Leuca. Bambina che, attraverso
un binocolo, osserva la costa di fronte.
SUPERIOR-DISPLAYS #3, print on wallpaper glue pack, 12x8x4 cm, 2015. Lago artificiale di Campotosto riformato su di una scatola di
colla per parati.
SYNTH SCAPE, Print on paper and felt, 50x70 cm, 2015.
DERIVA (Nowhere Gallery, Milano, 2015)
DERIVA Luca Coclite e Giuseppe De Mattia, video-installation, mixed-media, 2014. Installation View from Exhibition at Nowhere Gallery,
Milano.
CASA A MARE (2015)
CASA A MARE a project by Luca Coclite and Giuseppe De Mattia , curated by Claudio Musso. Installation view.
AUDIENCE (COMING SOON)
![]() DERIVA (2014)
"DERIVA" Coclite/ De Mattia - multimedia, installation view, Assab One, MIlano. 2014
"DERIVA" HDvideo transferred on blu-ray disc, color, sound, pvc screen 236x140 cm. Installation View - "Al limite Sconfino"
Forte Stella. Porto Ercole. Comune di Monte Argentario (GR). Curated by Adiacenze. 2014.
(Watch full-length video)
(Ita)
"DERIVA" abiti rammendati, legno di faggio, plexiglas, 44x34x28; HDvideo transferred on Blu-ray DVD, colore, suono, 9’.11”; 2014.
L'installazione è composta da un lavoro di Giuseppe de Mattia e un video di Luca Coclite. L’opera comprende una teca con all'interno
alcuni capi d'abbigliamento ritrovati lungo la costa del basso Salento, racchiusi e preservati dal tempo, e un video nel quale, sullo stesso
lembo di terra, viene catturata un'imponente mareggiata invernale.
De Mattia recupera abiti ritrovati tra i sassi e gli scogli ai piedi della vecchia colonia Scarciglia, sull’estremo lembo di terra del capo di Leuca. Li raccoglie, li lava in mare come per decretarne una nuova vita e poi se ne prende cura rilavandoli e rammendandoli come se
dovessero essere rimessi in uso.
In un gesto metaforico e romantico si prende cura dello scarto del tempo, di ciò che da qualche parte, di fronte a quella costa, è stato perso, abbandonato, strappato via e lo rende una reliquia dei nostri tempi. Il video di Luca Coclite ripercorre l’iconografia dell’elemento
naturale “mare” ponendo l’accento sul significato dicotomico, fisico e mentale. Quest’ultimi sono i filtri secondo i quali dovranno
passare in primis il benessere materiale e spirituale di ogni individuo.
Nella costellazione di simboli antitetici, che vanno dal romanticismo a oggi, il mare racchiude una miriade di significati capaci di scatenare una serie indefinita di sentimenti contrapposti. Nell’accezione negativa, ad esempio, è la separazione e lo stracciamento;
il mare in tempesta è il riflesso dei conflitti umani. Al contrario il mare traduce perfettamente il desiderio o la volontà di svincolarsi dai
limiti sociali o comunitari. L’attraversamento del mare è un viaggio doloroso che è elevato a cura.
L’opera è realizzata con il supporto di Ramdom, all'interno del progetto "Indagine sulle Terre Estreme".
(Eng)
"DERIVA" Recovered clothing, beech wood, Plexiglas, 44x34x28; HDvideo transferred on Blu-ray DVD, colour, sound, 9’.11”; 2014.
Deriva (Drift) is a composition of a work by Giuseppe De Mattia and a video by Luca Coclite. The work includes a transparent case containing clothes found along the coast of the lower Salento, stored to be preserved from the passing of time, and a video that
captured a massive winter storm happening on the same land strip. De Mattia retrieves clothes found among the rocks below the
old colony Scarciglia, at the end of Capo di Leuca. He collects them, washes them into the sea to bring them to a new life,
and he finally takes care of them as if they were to be put in reuse.
Through a metaphorical and romantic gesture he takes care of something that got lost, abandoned, ripped off, and he transforms it into
a relic of our times. Coclite's video traces the iconography of the natural element "sea", with an emphasis on its dichotomous, physical
and intellectual meaning . Those are the filters to be considered to achieve the spiritual and material well-being of every individual.
Within a constellation of antithetical symbols, ranging from Romanticism to the present, the Sea encompasses a myriad of meanings able to trigger undefined mixed feelings. For instance, in the negative sense, it represents the separation and estrangement;
a stormy sea might embody the reflection of human conflicts. At the same time, the sea perfectly expresses the desire of disengaging
from social or community boundaries. Crossing the sea is a painful and therapeutic trip towards a better life.
The art work was carried out thanks to the support of Ramdom, in the framework of the project “Investigation on the Extreme Lands” IMAGINARY HOLIDAYS (2014)
IMAGINARY HOLIDAYS (Radio- Grecia), digital photo, 2014
IMAGINARY HOLIDAYS (Extract from HDvideo)
Click here for view imaginary holidays exhibition at Lastation
(ITA)
INDAGINE SULLE TERRE ESTREME.
Luca Coclite "IMAGINARY HOLIDAYS".
Prodotto e curato da Ramdom. Direzione Paolo Mele.
All’interno di Progetto GAP, Ideato e curato da Francesca Marconi.
L’intervento di Luca Coclite ha come soggetto la storica Colonia Scarciglia che sorge sul sacro promontorio di Santa Maria di Leuca.
Le colonie temporanee, simbolo del boom economico, che trovano origini sin dall’800 come ricovero estivo terapeutico per i bambini, affetti principalmente da tubercolosi ossea o articolare, si ritrovano a essere una rarità. Quasi del tutto estinte, principalmente a causa
delle difficoltà economiche degli enti locali, rimangono disseminate lungo il territorio diverse strutture vacanziere dismesse, quasi a
contrassegnare i diversi luoghi paesaggistici: montani, marini, urbani e rurali. Alcune di queste, nel tempo riconvertite perlopiù a strutture
alberghiere o culturali, altre invece abbandonate a loro stesse, si fanno carico del tempo che agisce su di esse come testimonianza di una
memoria quasi del tutto svanita.
Questo è il caso della Colonia Scarciglia di Santa Maria di Leuca. L’edificio porta ancora con sé una forte carica espressiva, nonostante gli svariati interventi di recupero, del tutto fallimentari, che l’hanno costretta a riversare in uno stato di degrado.
“Imaginary holidays” è un’azione temporanea evocatrice delle vacanze temporanee effettuate all’interno dell’edificio, allo stesso tempo
risultante del fallimento “contemporaneo” e delle sue utopie sociali.
Per il suo intervento l’artista ha creato una momentanea massa fumosa che ha occultato la grande struttura, contrapponendosi tra il punto di vista dello spettatore e il paesaggio circostante. Coclite agisce nel tentativo di unire le due dimensioni paesaggistiche, una atrofizzata
e l’altra vergine, confondendone i tratti, arrivando ad una cancellazione momentanea e ideale dello stabile in disuso. La massa fumosa,
per alcuni minuti, ha indebolito visivamente la struttura ponendone l’accento sull’ingombrante presenza fisica che nel momento della
scomparsa rivela il processo di rappresentazione.
(Leggi l'intervista su pizza magazine)
(ENG)
INVESTIGATION ON THE EXTREME LAND
Luca Coclite, Imaginary Holidays. Produced by Ramdom, Progetto GAP , 2014.
The temporary colonies are symbol of the economic boom, which are originated from the XIX century as a therapeutic refuge for children,
suffering mainly from bone or joint tuberculosis.
These colonies are a rarity. Almost extinct, with the passing of time, mainly due to the economic
difficulties of local authorities, various structures vacated and abandoned remain scattered on the territory, as if to mark the different places
landscape: mountain, marine, urban and rural areas. Some of these, with the passing of time, have been converted into hotels or cultural facilities,
while others were left to deteriorate. The buildings take over the time, acting like evidence of a memory almost completely vanished. This is the
case of the Colony Scarciglia of Santa Maria di Leuca, which stands on a sacred promontory in the extremity of Italy. It brings a strong emotional
charge despite the various interventions of recovery. Some of those interventions completely failed, leave evidence; a sorry state of decay.
“Imaginary holidays” is a temporary action, evocative of the summer holiday carried out inside a building, at the same time resulting of the failure
of “contemporary” and of its social utopias. Through the use of detonator smokes and stick rubbing, the artist created a temporary smoking to
obscure the point of view of the viewer and the surrounding landscapes. Coclite act in an attempt to merge two landscapes dimensions: one
populated and the other virgin, confusing the traits and coming to a momentary and ideal cancellation of the stable into disuse.
This concealment
for several minutes, aimed to weaken the structure visually fixing the emphasis on the cumbersome physical presence that in the moment of its
disappearance reveals the process of representation. The intervention has been thoroughly documented through photography and video recording.
The documentation closely follows the process of the decaying imagery of the colony.
In the frame of “Investigation on the extreme land”, Produced and curated by Ramdom. Directed by Paolo Mele.
As a part of Progetto GAP, curated by Francesca Marconi
( Read the interview on pizza magazine. Only italian text, sorry)
TWO VIEWS, ONE LAND (2014)
TWO VIEWS, ONE LAND. digital photo, 2014.
TWO VIEWS, ONE LAND. digital photo on advertisement hoarding 6x3m. Posto Vecchio (LE). 2014. (In the frame of “Investigation on the
extreme land”, Produced and curated by Ramdom.
Directed by Paolo Mele. As a part of Progetto GAP, curated by Francesca Marconi). gapgapgap.tumblr.com
TWO VIEWS, ONE LAND. (Video).
ABOVE DISPLAY (2014)
"Above display" plotter on forex, ø 30, 2014.
FINAL TOURIST INFO FOR PROVISIONAL MOUNTAINS (2014)
"FINAL TOURIST INFO FOR PROVISIONAL MOUNTAINS" (view installation, an) Senso Plurimo 5, curated by Marinilde Giannandrea,
"No man and a land" plotter print on paper. 26x14cm (1/5) 2013.
"Superior display #1 - #2" plotter print on paper. 26x14cm (1/5) 2014.
"Final Tourist Info For Provisional Mountains (excerpt)" HDvideo, animation, color, sound, 7' 48", 2014.
"Provisional Mountains guide" magazine rack and four plotter print on paper, variable dimension, 2014.
NO LAND AND A MAN (The Others, art fair, Adiacenze,Torino 2013)
"No land and a man, nomadic landscape elements" full view. The others, art fair, Torino 2013.
"No land and a man" (from left to right)-Party, paesaggio con errore-Digital print on forex,19x36cm.
-No land and a man- stone, felt and holograms generator,2013. -No man and a land- two plotter print on paper. 26x13cm 2013.
UPSTAIRS NOISES (Video, color, sound, found footage, 9' 45" , 2013)
NOMADIC LANDSCAPE ELEMENTS (Verona 2013)
"Nomadic Landscape Elements" Luca Coclite - Andreco, artcodefactory e Adiacenze, 2013. Chiesa di Santa Maria in Chiavica, Verona.
(Particolare della teca e Veduta della video-installazione).
UPSTAIRS NOISES (2013)
"non m'interessa l'aspetto scientifico del fenomeno o da cosa esso possa dipendere. Di tale fenomeno m'interessa il tentativo estremo,
da parte dei testimoni (uditivi/oculari), di "vedere il sentire".
UPSTAIRS NOISES (found footage, 2013).
DEMOCRATIC BIG SWITCH (2013)
"Democratic Big Switch" Luca Coclite-Giuseppe De Mattia, video-installation, Plexiglass screen, digital-print on lucid paper, DVD,
found-footage video, 40', Hi-Fi- two speakers, 2013. Installation view, Spazio11, Festa di Cinema del Reale Specchia (Le).
WALL FRAME (2013)
'WallFrame' Digital press on pvc, collage, wood, 3x3m. BLUorG, Bari.
‘Wall frame’ è il titolo dell’intervento di Luca Coclite, artista e videomaker salentino. Per Coclite il muro è una separazione ma parallelamente
anche uno schermo, un monitor sul quale proiettare la vita nel suo divenire, ‘just in time’. Il muro, nella fattispecie, supporta dei frame,
estrapolati da immagini video, alterati nella originaria immaterialità e pertanto trasferiti sulla superficie mediante solide asticelle di legno.
’artista dunque annulla l’effimera consistenza dei frame e li converte in elementi plastici con un’operazione dal retrogusto concettuale che riporta
l’arte alla sua antica identità di manufatto. Ciò che resta è una distorsione percettiva che costringe lo sguardo ad una messa a fuoco più teorica
che visiva utile a riposizionare i confini tra reale e virtuale, a ripensare il rapporto tra il mondo e la sua rappresentazione. E se il monitor o
qualsivoglia interfaccia rappresentano i confini oltre i quali immergersi nel virtuale, il muro di Coclite, paradossalmente, è il luogo dove dal virtuale
si torna al reale. vera, in quanto soggetto, di un sapere o di un potere o di una storia. C'è invece un'interazione, che vuol dire in fin dei conti uno
svolgimento o un riavvolgimento di tutte le azioni possibili. Nella realtà virtuale tutto è effettivamente possibile, ma la posizione del soggetto è
pericolosamente minacciata, se non eliminata.
a cura di Marilena di Tursi.
NOMADIC LANDSCAPE ELEMENTS Adiacenze, Bologna. (2013)
"Video-shoot of mounting exhibition "Nomadic Landscape Elements"
WALK ON THE WILD SIDE NATURE
Walk on the wild side è la quinta traccia di Transformer, primo album solista di Lou Reed pubblicato nel 1972. Contrariamente a quanto si creda, questa canzone è un omaggio al romanzo scritto da Nelson Algren nel 1956 A Walk on the Wild Side, uno dei veri romanzi beat
di quella generazione, una reale passeggiata sul lato selvaggio della vita. Non vi è apparentemente niente in comune tra quanto detto
sopra e i lavori “uniti” dalla volontà concettuale condivisa di Luca Coclite e Andreco. Poi, immergendosi letteralmente nel lato selvaggio
di una natura, ora più che mai, vissuta, sentita e riutilizzata come pretesto simbolico, qualcosa si affianca all’immaginario sonoro della
canzone di Lou Reed. Che siano gli interventi a olio su carta di Andreco, le fotografie anagrammate di Luca Coclite, la piccola felce di
Andreco o il rendering mappato su due finestre dello spazio espostivo di Luca Coclite, il discorso cambia di poco.
Benvenuti in una lunga e continua passeggiata su due nature, due paesaggi, due lati differenti della stessa strada: un cammino che ha
avvicinato i due artisti, che hanno certo due approcci opposti al trattamento della Natura ma che poi, lentamente, si ritrovano in alcuni
momenti del percorso scoprendosi diversi ma simili.
Il punto costante, l’elemento pulsante, è il dato naturale, in ogni suo minimo passaggio, dal primo istante vitale fino all’inevitabile
esplosione nello spazio e nel tempo. Vediamo allora Andreco che, scientificamente, procede nella fase iniziale prolungandone i passaggi
al fine di poterne anche osservare punti ancora sconosciuti (e i sei dipinti a olio su carta che mostrano l’evoluzione del minerale
appoggiano tale riflessione). In questo lavoro, reso tramite una semplificazione stilistica, oramai segno e firma dell’artista, vi è tutto il
percorso e gli intrecci storici scientifici che affascinano da sempre Andreco. Un viaggio rigoroso che estroflette visioni e metafore private
ed introflette analisi e ricerche di differenti metodologie. Due idee di espansione biologica/emotiva il cui dato analitico/introspettivo
pervade entrambi i lavori e che invita lo spettatore a iniziare con gli autori un cammino psico geografico, un’esperienza in continua
crescita nella quale l’omologazione e duplicazione del paesaggio, constantemente presente nella ricerca di Luca Coclite, porta la mostra
a strutturarsi su vari livelli fisici e mentali.
Nel lavoro di Luca Coclite è il processo sull’immagine di natura e di paesaggio e non il loro valore simbolico/concettuale a tenere in
pugno l’intera ricerca e quando il prodotto video o fotografico viene finalmente esposto ciò che resta è il residuo visivo di partenza,
una minima traccia di identità paesaggistica che si piega allo sguardo di Coclite, e non il contrario.
Non si può non fare a meno di notare l’intrinseca necessità di tornare al dato naturale come a un possibile interstizio residuo di ciò che
definisce l’abitare urbano contemporaneo, quasi che i due autori tentassero una nuova definizione di sguardo, una nuova proposta di
ricerca analitica, anche quando quelle stesse visioni sembrano essere rubate da un treno in corsa o da un piccolo taccuino di studio.
Fabiola Naldi "testo critico della mostra NOMADIC LANDSCAPE ELEMENTS, doppia personale,
Luca Coclite e Andreco, Adiacenze, Bologna.
"Paesaggio con errore" seven digital prints on forex, 19x36cm, 2013 installation view, Adiacenze
Bologna.
"Hiding Place for Horizons" video site-specific(loop),double channel,sound,2013. Adiacenze, Bologna.
"Conversazione Aptica di fine giornata" videoHD,color,sound, 2013.Installation view, Adiacenze
Bologna.
"nomadic landscape elements" Luca coclite-Andreco,videoHD,color,sound,2013.Still from video.
Scena, elementi, pesi narrativi Il concetto è molto semplice: il paesaggio nasce quando si decide di apparecchiare una scena naturale. Il paesaggio è un allestimento visivo, frutto di una creazione, di un punto di vista. L’immagine forse più famosa che racconta il semplice
concetto è “Vulcano d’aria di Turbaco”, incisione tratta dalle Vues des Cordillères et monuments des peuples indigènes de
l’Amérique, l’atlante pittoresco pubblicato a Parigi nel 1810 da Alexander von Humboldt.
Cosa curiosa: grande stupore ed elettrizzante scrolling down nel trovare su archive.org Vues des Cordilères… completamente consultabile e scaricabile in PDF, digitalizzato e reso disponibile dalla sponsorizzazione della University of Ottawa.
Eppure la tavola 41 (Turbaco) non c’è. Piuttosto, tra i commons in rete, c’è Google Books a darci la possibilità di ammirare
l’incisione, non dentro l’atlante di von Humboldt ma all’interno di Il costume antico e moderno o storia del governo,
della milizia, della religione, delle arti, scienze ed usanze di tutti i popoli antichi e moderni, provata coi monumenti
dell'antichità e rappresentata cogli analoghi disegni dal dottor Giulio Ferrario, del 1826, anch’esso peraltro su archive.org,
grazie in questo caso alla University of Illinois Urbana-Champaign. Altro scrolling down! In fondo c’è la lista delle tavole!
Eppure non compare il Vulcano d’aria. Congiura contro Turbaco.
Cosa sto raccontando? Un lavoro di estrazione dal contesto. La tavola è a sua volta frutto di una scena ben più ampia, di un milieu culturale, fuori dal quale assume un valore “alterato”. Non farcela trovare è un ottimo modo per disattendere alla
missione dell’illustrazione, che è veder scomparire la propria individualità, la propria natura di “elemento” importante quanto
gli altri. Presentificare una cosa assente equivale ad aumentarne il peso specifico. Non c’è ma si sente. La cosa curiosa è
una parabola che racconta di come una scena è turbata dall’isolamento di una delle sue parti. Ipotesi: forse la
standardizzazione è la costruzione di scene dalle quali è impossibile estrarre un elemento e dare a esso un peso superiore
ai suoi pari, per esempio facendolo scomparire?
Dice Farinelli, nel saggio “L’arguzia del paesaggio”, contenuto nell’insuperato I segni del mondo. Immagine cartografica e discorso geografico in età moderna (La Nuova Italia, Firenze 1992)
“Da insieme di cose esistenti, e perciò tangibili e numerabili, si inizia a guardare ora al paesaggio (si torna in realtà a guardare, e si vedrà tra poco) come ad un universo di cose sussistenti, dunque che non si possono né toccare né vedere: di
nuovo, ma in maniera irriflessa, esso assume non più l’aspetto di un complesso di oggetti, ma la natura di una maniera di vedere.”
Von Humboldt andava in Sud America e chiedeva a chi era preposto alla restituzione visiva del mondo visitato (la persona che illustrava) di apparecchiare la scena perché fosse apprezzabile e comprensibile (e, in un certo senso manipolatorio,
comprensibile secondo certi termini) alla comunità di ricezione dei dati scritti. Siamo all’interno della Erdkunde, la geografia
critica, “picco di coscienza scientifica della geografia borghese”, che assume con consapevolezza un punto di vista. Turbaco
(mettimi qui i vulcanetti, lì la palma, non là, ho detto lì) è esempio dello sguardo critico e costruttivista. In questi casi
si parla a volte di “tipico”, “pittoresco”, “souvenir”; ma allora non è altrettanto bizzarro Humboldt vestito di tutto punto,
col cilindro in testa, “in perfetta tenuta da boulevard”, che parla con un indigeno nudo? Nient’affatto, e Farinelli (ivi)
redarguisce il redarguente Blumemberg (de La leggibilità del mondo) – che si fa beffa del bizzarro modo di vestire del
geografo - perché quello non capisce che l’abbigliamento fa parte della scena. Anzi, tutto ciò dice molto dell’ironia intrinseca
del meccanismo di creazione di un paesaggio (la capacità creativa dell’allestimento), che in sé attiva gli stessi meccanismi
del motto di spirito freudiano (Witz), sostiene sempre Farinelli (sempre ivi).
Non solo, aggiungerei: Blumemberg isola un elemento, dà troppo peso specifico a qualcosa che nel contesto di ricezione ha funzione normalizzante, e non sta lì come elemento che più di altri deve essere notato. Tornando in qua, provo a darne una spiegazione
semiotica. La scena equivale al “discorso”, alla superficie dell’oggetto di analisi che dobbiamo affrontare. In detta superficie,
ci sono cose che hanno peso diverso, che ora possiamo chiamare non specifico ma narrativo. In qualsiasi scena o discorso,
qualunque elemento (umano, non umano, ambientale, artificiale) ha potenzialità di assumere un ruolo che determina la direzione
narrativa della scena. Ciò che davvero determina chi o cosa assume importanza nella narratività di un discorso è la rete di
relazioni, e la messa in sequenza degli elementi collegati da detta rete. Lo sapevano bene i lettristi psicogeografi, che
lavoravano non sugli elementi in sé, ma sulla loro sequenza (destabilizzante nella Parigi haussmanniana). O, ancora, sempre
i lettristi, al momento di allestire il Potlach, e i collage semantici dei détournement. Leggi: straniamento uguale alterazione
della normalità di un peso narrativo. Ma come fare se gli elementi standardizzati ci sembrano impossibilitati a emergere da un
insieme standardizzato?
Primo: tutto ciò non è la realtà, ma un effetto di senso. Secondo: posto che nel paesaggio standardizzato non abbiamo elementi in grado di esprimere, “dentro” la scena, un peso narrativo che li faccia emergere sull’insieme, allora la logica costruttivista
si basi sul singolo elemento (vedi Andreco e Luca Coclite). Costruiamolo da zero assumendo la coscienza critica di un punto
di vista. Alla presentificazione di un’assenza si sostituisca la presentificazione di un isolamento. La logica critica si
concentri nel confezionare l’elemento. Che, una volta buttato nella scena, la scompaginerà.
Anzi, l’elemento farà scena a sé. Turbando l’insieme. Gaspare Caliri per NOMADIC LANDSCAPE ELEMENTS,Adiacenze,Bologna. HIDING PLACE FOR THE HORIZONS HDvideo, colour, sound, 3:42 minutes, 2013. Fotografia in collaborazione con Annalisa Lazoi.
(Stills from video).
CONVERSAZIONE APTICA DI FINE GIORNATA VideoHD, colour, sound, 4:44 minutes, 2013.
PAESAGGIO CON ERRORE seven digital prints on forex, 19x36cm, 2013.
TEMPORARY COLLAPSE (2012)
TEMPORARY COLLAPSE Video full-HD, color, sound, 9', year 2012. (extract video)
Una visione "collassata" dell'immagine che assiste il passaggio dal "tempo" alla "temporaneità". Un'immagine resa inerte da una fruizione
sempre più protratta al vedere "tutto in una volta". Un "immagine temporanea" nonostante tutto poetica, simile all'architetture temporanee
ad uso estivo "fuori stagione".
THE LAST CIGARETTE (2012)
THE LAST CIGARETTE found-footage, 2012
THE IMPOSSIBILITY CONSTANT (2012)
THE IMPOSSIBILITY CONSTANT videoHD, double channel, colur, sound -Alberto Piccinni, 3:43 minutes. 2012.
Il video "the impossibility constant", girato nel Gennaio del 2012, a Capo di Santa Maria di Leuca (estremo lembo d'Italia), è un video (loop) a doppio canale con sonoro (soundscape).
Le apparenze immobili e le immobilità apparenti, assemblaggi d'immagini immerse nel quotidiano e colpite da luce naturale, costituiscono
un doppio canale visivo - al limite dello speculare - dove le immagini si attraggono e si respingono.
Il rinforzo di un costante dis-equilibrio, tra bellezza e orrido, e la coesione tra i due estremi della condizione umana (amandone una,
accettandone l’altra e viceversa) rimanda a simbologie e iconografie che raccontano la geografia di chi è abituato a far riferimento a
una memoria di un luogo documentato come la fine della terra conosciuta mentre per alcuni, al contrario, è la "porta d'accesso " alla
speranza e al futuro.
Le vele strappate dal vento, i rimandi iconografici a un evento tragico che cambiò il mondo, rasenta il concetto di "memoria collettiva
che nel suo ammontare segna il cambiamento.
JOURNEY INTO FRAGILITY (2012)
JOURNEY INTO FRAGILITY -second step- HD Video, color, 2012. (video extract).
“Journey into fragility-second step”: realizzazione video d’autore per la seconda tappa del progetto itinerante di Maria Rebecca Ballestra
ispirato alla “carta di Arenzano per la terra e per l’uomo”. Il soggiorno a Berna presso il Progr Zentrum fur Kulturproduktion (www.progr.ch), per Maria Rebecca Ballestra e Luca Coclite, è stata un’esperienza estremamente interessante e molto formativa dal punto di vista artistico. Ispirandosi al primo punto del Manifesto di Arenzano per la Terra e per l’Uomo: la nostra relazione con la Terra implica anche doveri e responsabilità, Maria Rebecca Ballestra ed il video artista Luca Coclite hanno cercato di investigare il ruolo della politica in un mondo globale sempre più interconnesso. Possiamo ancora considerare la politica solo un sistema di amministrazione ed organizzazione della società, come espressione degli interessi particolari di questo o quell’altro stato? O possiamo forse immaginare un nuovo approccio della politica, capace di discutere gli interessi dell’uomo come specie, al fine di preservarne la sopravvivenza e la continuità? La Svizzera ha una lunga storia di neutralità ed ha spesso svolto il ruolo di mediatore nella costruzione dei processi di pace, per questo motivo rappresentava il luogo ideale dove iniziare una discussione sul nostro pianeta, come bene comune dell’intera umanità.. www.journeyintofragility.com
PROHIBIDO FIJAR CARTELES EDIFICIO HISTORICO (2011)
PROHIBIDO FIJAR CARTELES EDIFICIO HISTORICO, Digital photos on waste paper, Buenos Aires 2011.
WITH THE CONSENT OF ALL (2011)
fumes on plexiglass. dvd. 2011
CONDENSATION WITH SENSATION (2011)
Condensation with sensation //
hologram (water vapour)
Le figure impercettibili che abitano lo spazio non si lasciano vedere, ma bloccano il movimento; non si fanno riconoscere, ma non si
fanno ignorare. Queste immagini interferiscono con lo stesso statuto che le definisce, sfumando i termini e i confini. L’impressione
alla base del processo fotografico si alleggerisce, sovvertendo il suo stesso funzionamento e aprendosi ad altre, nuove espressioni.
Condensation with sensation è un dispositivo complesso, composto da un proiettore, una lastra di vetro che funge da schermo e un
umidificatore utilizzato per creare il vapore necessario alla percezione dell’immagine proiettata.
È un dispositivo complesso perché mette alla prova la percezione, la possibilità stessa di fruire l’opera e lo fa destabilizzando le
caratteristiche intrinseche del mezzo utilizzato.
L’impossibilità di leggere le tracce lasciate dalla luce, in assenza di una superficie che si ponga come filtro, è ovviata dal soffio
intermittente del vapore, che porta lo spettatore a singhiozzare di fronte alla visione. In quei momenti una patina di condensa
ottunde la trasparenza del vetro, concedendo così all’immagine di delinearsi.
L’ambiente si trasforma in una camera ottica, nella quale il ‘respiro’ della macchina per il vapore scandisce l’analisi dell’impressione
della luce sulla lastra/schermo, seminando indizi e sottraendo certezze. Il “foto-grafico”, nel suo senso letterale, è il soggetto di
una mise en scène che,indipendentemente dalla durata dell’esposizione, non arriverà mai a iscrivere il suo passaggio sul supporto
che l’accoglie. Si apre una crisi nel cuore stesso del concetto d’immagini, che fa vacillare il loro statuto per indagarne le singole
caratteristiche, alzare il velo che copre una nozioni che, forse, è necessario aggiornare.
(Testo di Claudio Musso/Marianita Santarossa)
video-installazione site specific: video (loop), vetro, umidificatore, videoproiettore, timer a ciclo continuo (15 min. Off/15 min. on) dvd(3':40") loop. 2011.(Photo Annalisa Lazoi. Condensation with sensation, Galleria Adiacenze,Bologna).
![]() ![]() ![]() UNTITLED video-proiezione site specific, video/animazione su dvd (27" loop),2011.
(Condensation with sensation, Galleria Adiacenze, Bologna, Photo Annalisa Lazoi)
![]() ![]() THE NAKED IMAGE dittico, stampa digitale su pvc, 60x120 cm. 2011. Photo Annalisa Lazoi.
![]() NEW SON(G)S (2010)
NEW SON(G)S mini/dv, color & B/N, 2'18'', stereo. 2010
Le immagini video sono state registrate nell’estate del 2009 nella città di Skopje (Macedonia). New son(g)s è innanzitutto un gioco di
parole e di significati nella quale, all’interno della stessa parola “son(g)s”, convogliano verso il concetto di “futuro” le frasi: “nuovi figli” (new sons) e “nuove canzoni” (new songs). In fase di post-produzione il ribaltamento alternato dei punti di vista rende i soggetti (in questo caso i bambini) allo stesso tempo “reggenti” e “retti” da quello che è e sarà il loro mondo. I bambini diventano il collante delle due parti della città di Skopje (notoriamente in contrasto culturale): la città vecchia (prevalentemente musulmana) e la città nuova (prevalentemente ortodossa). Le due parti sono unite dal vecchio ponte sul fiume Vardar dove avviene la scena. view video PSYCHOAIR (2009)
Psychoair, animazione video, colore, stereo, durata 2' , 2009.
COME SE FOSSE TEMPO (2009)
COME SE FOSSE TEMPO miniDV (loop 1'), color ,stereo, 2009.
(frames video)
GOOGL(E)ND 2009
VIAGGIO AL TERMINE DELLA RETE intervista a Luca Coclite a cura di Claudio Musso. (Intervista tratta dalla mostra online “Viaggio al termine della rete” all’interno del progetto “The word is yours”, 2009).
CM: Una volta solo architetti e urbanisti, oggi invece anche antropologi, geografi e semiologi dello spazio si interrogano sui delicati limiti semantici della parola mappa. Cosa si prova ad arrivare alla fine del mondo virtuale?
LC: Nel corso degli anni, col perfezionamento degli strumenti proporzionale al notevole incremento tecnologico, i sistemi di mappatura topografica e terrestre hanno subito radicali trasformazioni passando da un era di “generalizzazione” ad una nuova era di “raffinatezza”. Il passaggio graduale da rappresentativo a “conformativo” hanno reso questi potenti mezzi, preziosissimi e utili strumenti alla portata di tutti. Se la pianta di un edificio, notoriamente, è generatrice di esso, allo stesso modo la mappa è generatrice dei nostri viaggi immaginari e reali. A rincarare la dose di “mappatura conforme” è stato il superbo motore di ricerca “Google” che conferisce ad essa nuovi poteri , rivestendola di un nuovo aspetto multi_dimensionale. Sono le nuove applicazioni di googlemaps come street view, google latitude (nuova tecnologia di geolocalizzazione volta a stimolare nuovi modi di relazioni interattive) a catalizzare l’interesse di antropologi o semiologi e non solo. In un certo senso, l’aver reso vacillante l’aspetto iconico della mappa ,con la possibilità di muoversi a 360° in essa, non è solo un passo in più verso la fine del “mondo virtuale” ma soprattutto un passo verso l’incoronamento del sogno/paradosso di Borges e della sua mappa in scala 1:1...utilizzare una mappa perfetta significa percorrerla al posto del territorio corrispondente...
CM: Perché l’attenzione dell’artista si è posata sui sistemi di mappatura satellitare? Non si tratta ancora una volta dell’intramontabile fascino indiscreto per gli “errori di sistema”?
LC: La sfera emozionale degli artisti è un contenitore incolmabile. Non vi è dubbio che con l’avvento dei sistemi satellitari , l’uso sfrenato dei g.p.s. o addirittura servizi di geolocalizzazione degli UTENTI (con le diverse chiavi di lettura) abbiano stimolato l’interesse dell’artista che intravede in queste nuove realtà (laddove l’errore è sempre in agguato), oltre al valore estetico, un’occasione per comunicare e apprendere. Credo si tratti dell’intramontabile fascino indiscreto di creare strutture all’interno di altre strutture.
CM: I livelli di realtà, con particolare riferimento a quelle cosiddette simulate, proliferano e si moltiplicano esponenzialmente. A un tale incremento quantitativo corrisponde un eguale calo qualitativo?
LC: Si certamente, soprattutto se col termine qualitativo si fa riferimento, oltre che all’estetica, anche ai contenuti. Credo che le nuove realtà simulate così come l’imporsi del web 2.0, abbiano modificato la posizione dell’individuo/utente non più visto in una posizione di margine o di isolamento ma bensì come persona proiettata in una rete di contatti e relazioni. In ogni caso ,siamo coscienti che la realtà è ben altra cosa, il gap che intercorre tra simulato e reale è insito nel fatto che per il momento nessuno di noi potrebbe vivere totalmente all’interno di un software ma, allo stesso tempo, di quest’ultimo non possiamo farne a meno.
CM: Con quali linguaggi si confronta Googl ”e” nd?
LC: In genere, nel mio lavoro si combinano linguaggi differenti che il più delle volte ostruiscono la crescita di un’idea stabile. Sacrifico diversi “linguaggi nobili” decostruendo e ricostruendo a favore di un linguaggio personale, intriso di aspetti ludici, provocatori o addirittura insignificanti. GOGOOGL(E)ND è un gioco di parole “l’andare verso la fine”, nellanarrazione etimologica di GOGOOGL(E)ND prende posto anche la particella “lend” inteso come “prendere in prestito”. Il “già fatto” delle avanguardie storiche compie un evoluzione che detta col linguaggio della rete si trasforma nel “copia/incolla”. Infine GOGOOGL(E)ND è: l’ennesima analisi dello statuto dell’immagine (in rete) e l’autofagia degli aspetti contenutistici dell’immagine destinati a scomparire.
THIS VIDEO IS NO LONGER AVAILABLE miniDV, rec. error, color, stereo, 5', 2006.
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