Cenni storici sugli arbëreshë
Nel XIII° secolo, la fascia di territorio a sud dei Balcani che comprendeva Kòssovo, Montenegro, Albania, Macedonia, Epiro e Morea(Peloponneso) veniva chiamata Arbërìa ed era abitata dagli arbëreshë, discendenti degli antichi Illiri, la città principale era Kruja , erano organizzati in piccoli principati autonomi, ma fortemente uniti tra loro dalla stessa lingua (con qualche differenza tra il nord ghego e il sud tosco) e dalle stesse tradizioni cristiane. Nei secoli successivi, furono chiamati più volte per difendere l'impero bizantino, in quanto gli arbëreshë erano guerrieri coraggiosi e stimati, sempre pronti a combattere, si verificarono così nel tempo molte migrazioni verso tutte le regioni della Grecia.
Combatterono contro i turchi, insieme ai greci e alle truppe della repubblica di Venezia. Fra i vari prìncipi arbëreshë, si distinse Giorgio Castriota Skanderbeg (1400 -1468) che visse a Costantinopoli come ostaggio di guerra sin da bambino e che pur essendo da grande diventato un guerriero dei turchi, alla prima occasione durante la conquista dei Balcani con uno stratagemma riuscì nel 1443 a rifugiarsi a Kruja (nell’attuale Albania) città di suo padre. Prese il comando e in breve tempo riuscì a coalizzare tutti gli altri prìncipi contro l'impero ottomano.
I rapporti con il regno di Napoli nel XV° sec.
Con i vari regni dell'Italia meridionale i prìncipi dell'Arbërìa ebbero rapporti sia di natura militare che commerciale. Nel XV° secolo, re Ferdinando I° d'Aragona si trovava circondato dagli Angioini a Barletta, per liberarlo intervenne Papa Pio II° che chiese aiuto al principe Giorgio Castriota Skanderbeg il quale sbarcando in Puglia con il suo esercito ed unendosi agli uomini di Alessandro Sforza lo liberarono, potendo così riprendersi il suo regno di Napoli.
Nel 1453 cadde definitivamente Costantinopoli e l'impero ottomano si avviò alla conquista totale dei Balcani. Skanderbeg difese la capitale Kruja mettendo in atto tutte quelle astuzie che aveva imparato a Costantinopoli. Per ben 24 anni respinse più volte i loro attacchi suscitando persino invidia tra i nemici, tanto era il suo coraggio nel difendere la terra dei suoi avi, rappresentò l'ultimo baluardo a difesa del cristianesimo.
Dopo la sua morte per malattia, il 17 gennaio 1468 ad Alessio, non passò molto tempo e i turchi ebbero la meglio sul resto dei Balcani. Molti arbëreshë senza più la loro valorosa guida, pur di non sottomettersi al nemico, decisero, con molto dolore, di lasciare la loro patria. Salparono in vari periodi, con le famiglie al seguito, verso la Puglia, rifugiandosi nel regno amico di re Ferdinando I°
Per i servigi resi, il re di Napoli aveva donato a Skanderbeg il territorio di S. Giovanni Rotondo e Monte S.Angelo (Fg ) che nel 1485 il figlio Giovanni cederà agli Orsini in cambio di San Pietro in Galatina e Soleto (Le) dove vivranno lo stesso Giovanni e poi il nipote Ferdinando, governarono il feudo dal 1485 al 1561, nonostante fossero odiati dalla popolazione, come tutti i feudatari, batterono moneta e condussero una vita di corte molto intensa. L’ultima erede fù la bisnipote Irene che nel 1539 andò in sposa al principe Pietrantonio Sanseverino di Bisignano (Cs) che ne divenne il duca. Quando Irene si trasferì in Calabria, molto verosimilmente i cortigiani la seguirono, considerando che tra le colline che vanno da Sibari sino a Bisignano (Cs) c’è la più alta concentrazione di comunità arbëreshë esistenti in Italia. Col passare del tempo diedero vita ad un centinaio di comuni dall'Abruzzo alla Sicilia, integrandosi e preservando orgogliosamente nei secoli, la loro lingua e le loro tradizioni fino ai nostri giorni.
Altri loro fratelli chiamati arvanites, rimasero in Grecia o si rifugiarono sulle montagne, per secoli dovettero subire la dominazione ottomana, conservarono comunque la loro lingua. Quando nel 1821 scoppiò la rivolta contro l'esercito turco, gli arvanites si unirono ai greci e combatterono al loro fianco confermando ancora una volta il loro attaccamento ai valori della tradizione balcanica. Nell'Europa dei nostri giorni, la lingua degli arvanites in Grecia e degli arbëreshë in Italia esiste ancora, ma è a rischio estinzione, dovere di tutti è salvaguardarla affinchè ciò non avvenga, perchè fà parte della nostra civiltà e del nostro patrimonio storico europeo, a pieno titolo.
Video sugli arbrèsh clicca quì: http://www.youtube.com/user/ngl1954