SEGNI/DISEGNI
di Ernesto Pezzi
Se già altre volte l’arte contemporanea, e in particolare quella astratta, è stata interpretata come scrittura grafica, stenografia dell’intraducibile, si dà anche il caso di artisti, come Gloria Soriani, che colgono nella cifra stessa degli elementi della scrittura la base di questo sforzo di condensazione che supera il semplice intento di rappresentare. La matrice di quest’idea è senza dubbio cabbalistica: esiste tutta una letteratura che attribuisce a ogni singolo carattere alfabetico, oltre che un valore numerico, una vera e propria personalità, dedotta dalla sua forma. Tuttavia Gloria Soriani, quando ci propone queste lettere che paiono il tronco dal quale germogliano i riferimenti agli artisti che hanno inventato l’arte astratta, sembra voglia fare una precisa affermazione su ciò che ha ispirato l’arte contemporanea: cioè, più ancora che una nuova concezione dello spazio pittorico, una rinnovata fiducia nella capacità creativa del linguaggio e delle sue forme elementari, fiducia che rammemora il racconto biblico del linguaggio divino come strumento della creazione. La lettera può così dirsi a tutti gli effetti immagine della creazione. Il percorso inverso ed il ritorno, il doppio senso tra carattere alfabetico e immagine, dà luogo a un’opera che, chiusa nei confini ben delimitati di uno spazio organico (vegetale forse, floreale) appare una sorta di Urform della modernità.
Ernesto Pezzi, presentazione al catalogo della mostra sull'alfabeto ebraico "Segni/disegni", inaugurata il 1/10/2002 alla Sala delle Colonne del Teatro Gobetti di Torino, in occasione di "Arcastella", rassegna di cultura ebraica, Torino, 30/9-6/10/2002