Progetto Caffè Malatesta
http://www.caffemalatesta.org/
per altre informazioni scrivete a tergupoli AT libero.it
Il progetto Caffè Malatesta nasce a Lecco nel gennaio 2010 quando per un gruppo di giovani provenienti da diverse esperienze (chi dall’attivismo, chi da progettidi autogestione, chi semplicemente da anni di studio o lavoro precario) si apre la possibilità di utilizzare una macchina per la torrefazione in disuso da diversi anni, presso la sede del G.A.S. di Lecco (Associazione Comunità della Sporta). Da un’attività sperimentale nasce in breve tempo un collettivo con la volontà di creare una realtà lavorativa autogestita e basata su dinamiche decisionali antiautoritarie, nella convinzione che un diverso modo di vivere la produzione e il consumo possa essere perno di un cambiamento sociale in senso solidaristico, in alternativa ad un’economia capitalista che è predatrice di culture, territori, tempo e spazio delle nostre vite.
In tre anni di lavoro crescente e di numerose nuove relazioni con gruppi d’acquisto, associazioni, compagni e amici, abbiamo avuto modo di approfondire e sviluppare la lavorazione artigianale del caffè, nonché di mettere in moto contatti e collaborazioni per lavorare una materia prima di qualità proveniente da circuiti solidali slegati dai canali commerciali convenzionali.
Le provenienze del caffè verdeSin dall’inizio del progetto abbiamo voluto porci l’obiettivo di approfondire le situazioni specifiche dei produttori e stabilire progressivamente dei contatti il più possibile diretti con i coltivatori, evitando la mediazione di un importatore che, inevitabilmente, punta al profitto anche su prodotti “etici” come quelli certificati FairTrade e Bio.
Attualmente riusciamo ad utilizzare per le nostre miscele Caffè Arabica proveniente da progetti di solidarietà e commercio equo: importiamo caffè dal Guatemala attraverso la Cooperativa Mondo Solidale (realtà marchigiana che ha sviluppato un importante progetto con la piccola comunità di El Bosque, nel municipio di Santa Cruz Naranjo http://www.mondosolidale.it/ ), mentre il caffè proveniente dall’Honduras e dal Chiapas viene importato in Europa attraverso il porto di Veracruz dalla Cooperativa libertaria tedesca Cafè Libertad, Questa cooperativa è un’esperienza di lavoro autoorganizzato e autogestito collegata al sindacato Libertario tedesco FAU, aderente all’AIT, che al momento cura l’importazione e la distribuzione in buona parte dell’Europa e in altri Paesi nel mondo. Così, a partire dalla primavera 2011 il collettivo Caffè Malatesta si occupa anche della torrefazione e del confezionamento del Caffè Durito, 100% Arabica Biologico prodotto dalla cooperativa zapatista Yachil in Chiapas (Messico), e distribuito da una rete di gruppi solidali in tutto il centro-nord Italia: la Coordinadora (coordinadora.noblogs,org).
Questa collaborazione con la Cordinadora, insieme all’importante rete di diffusione
effettuata dai G.A.S., rappresentano la concreta possibilità di costruire reti di solidarietà esterne e realmente alternative rispetto al mercato convenzionale e alla grande distribuzione.
I Caffè Robusta che utilizziamo in alcune nostre miscele (provenienti da Tanzania e Indonesia) sono certificati FLO (FairTrade Labelling Organization), rispettando perciò i parametri del commercio equo per quanto riguarda diritti sociali, condizioni lavorative e prezzo pagato al produttore.
Al momento, è sorta la possibilità d’iniziare la lavorazione di un caffè di tipo Robusta proveniente da una cooperativa ugandese seguita, sempre, dalla Libero Mondo.
Il tutto è, però, ancora in fase d’avviamento.
Princìpi e natura del Collettivo
Il gruppo costituisce un “Collettivo di Lavoro” autogestito che ha voluto articolare la propria attività in 5 punti fondamentali:
1. Creazione di reddito da lavoro manuale ed intellettuale ed in nessun caso di profitti o introiti incoerenti con la partecipazione e l’impegno al progetto collettivo.
2. Lavorazione di caffè prodotte in condizioni lavorative e sociali dignitose, con particolare attenzione alle piccole realtà prive di accesso alla certificazione internazionale FairTrade.
3. Lavorazione di materie prime prodotte nel rispetto dell’ambiente e del territorio con metodi di coltivazione biologica, ricercando rapporti di fiducia con piccoli produttori privi di accesso alla certificazione riconosciuta Organic/Bio.
4. Condivisione comune, mediante una costante pratica assembleare, delle scelte e dei percorsi che il progetto intraprenderà, rifiutando la formazione di dinamiche verticistiche ed autoritarie.
5. Costante ricerca di confronto e scambio con le realtà che intendono promuovere la cultura e la pratica della solidarietà, del mutualismo e dell’autogestione.
Il prezzo trasparente
Caffè Verde
(Al Produttore + Trasporti + Perdita peso) € 1,65 50,02%
Costi di struttura € 0,63 19,14%
Gestione e Promozione € 0,10 3,03%
Lavorazione caffè € 0,48 14,37%
Spese accessorie € 0,21 6,48%
Margine Medio Distribuzione € 0,23 6,96%
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Totale IVA Esclusa € 3,30 100 %
IVA 21 %
Totale IVA Inclusa € 4,00
Torrefazione e distribuzione
Il nostro progetto nasce con la volontà di emancipare noi stessi dal lavoro precario e in condizioni di sfruttamento, di svincolare i coltivatori dalle imposizioni affamatrici delle grandi compagnie di commercio del caffè, di creare con altre realtà sul territorio locale e nazionale una rete di produzione e consumo parallela e alternativa, basata sull’autosussistenza anziché sul profitto, sulla solidarietà anziché sulla competitività.
Per fare questo abbiamo bisogno che i gruppi d’acquisto e i singoli amici e compagni abbiano ben presente, quando comprano il nostro caffè, che non si tratta di una “merce” qualsiasi presa distrattamente dagli scaffali di un immenso ipermercato, ma di uno strumento di potenziale liberazione collettiva. La scelta, difficile e ambiziosa, di tenere un prezzo in linea con altri caffè solidali e biologici nonostante la grande differenza produttiva e logistica che ci separa dalle torrefazioni industriali è fatta per avvicinare proprio quei soggetti (lavoratori sottopagati, precari, disoccupati, studenti e pensionati) che si trovano a dover comprare merci economiche prodotte sfruttando altri lavoratori e altri territori, ma che avrebbero solo da guadagnare dalla diffusione di reti mutualistiche, di produzione e di scambio alternative. Crediamo che siano ben pochi coloro per cui 4,00 € rappresentano un prezzo oggettivamente non sostenibile (0,12 € a tazzina) e non vogliamo finire col vendere un prodotto “etico” e di qualità ma riservato ad un’élite di classe medio-alta, mentre i lavoratori continuano a finanziare i discount, cioè ad oliare la morsa che li stringe.
Non rappresenta certo una novità dire che la scelta di lavorare una materia prima equamente pagata al produttore e biologica comporta dei costi significativamente più alti rispetto al caffè coltivato e commercializzato secondo le vigenti spietate dinamiche di domanda e offerta: nel concreto tutto ciò comporta che il pacchetto di caffè finito possa risultare spesso “fuori mercato” rispetto ai prodotti industriali rivenduti dalla grande distribuzione, che possono contenere i prezzi solo riducendo in miseria le popolazioni indigene che coltivano il caffè e utilizzando impianti di torrefazione industriali di grandi dimensioni, a ciclo automatizzato.
Dalla nostra parte, però, sappiamo di poter contare su una realtà nazionale e internazionale che, crescente e diversificata, fa della solidarietà, del mutualismo e dell’autogestione la propria tensione e la propria battaglia quotidiana e auspichiamo di poter intessere sempre più diffuse relazioni con chi, come noi, aspira alla propria e all’altrui emancipazione.
Attualmente il collettivo versa una quota dei ricavi (inclusi nelle spese di lavorazione) al Gruppo di Acquisto di Lecco, che ospita la produzione e il magazzino (partecipando alle spese di gestione della struttura) oltre ad essere l’ambito in cui il progetto è nato e si è sviluppato durante tutta la fase sperimentale.
Il dettaglio numerico della composizione del prezzo di un pacchetto di Caffè Malatesta (Miscela e 100% Arabica) riportato di seguito, per quanto non aggiornatissimo, rappresenta una delle modalità per rompere la barriera produttore-consumatore e rendere le problematiche di lavorazione di spunto collettivo.