Visita alla azienda agricola "Le rane sorde"

Data pubblicazione: 5-mag-2015

A dicembre 2014 abbiamo visitato l'azienda "Le rane sorde" di Dolcedo (IM) incontrando il titolare Livio Quaranta. La visita aveva lo scopo di conoscere la storia del produttore, i metodi di coltivazione e prendere contatti per un eventuale acquisto di olio extra vergine di oliva ligure a partire dall'inverno 2016.

L’azienda è consociata con altri 3 agricoltori (Dino Tassi proprietario della omomina azienda, Francesco Scoppelliti proprietario della azienda “Zollegrame” e un quarto che si è appena unito a loro). Le quattro aziende sono tutte di Dolcedo e, sebbene siano fiscalmente separate, lavorano insieme condividendo terreni e attrezzatura.

Livio Quaranta è un agronomo di Ivrea molto legato a Dolcedo paese originario della nonna. Vive in una casa in affitto sulle colline sopra Dolcedo dove ci ha ospitato e offerto un’altra specialità della zona: i fichi secchi. Sono prodotti con il metodo tradizionale di Dolcedo da un suo vicino di casa ma, ahimè, non erano in vendita. 

Dolcedo in passato è stato un importante centro oleario e ne conserva ben visibile la struttura. Lungo il fiume si vedono ancora i mulini ad acqua degli antichi frantoi e le colline circostanti sono tutt'ora coperte di ulivi. Le loro aziende hanno in gestione 8 appezzamenti di ulivi (detti "campagne"), di cui uno solo di loro proprietà. Il contratto di gestione di questi terreni prevede che il 20% dell'olio prodotto vada al proprietario. Purtroppo molti di questi terreni sono in stato di abbandono e si trovano in luoghi impervi. Per visitare due di queste campagne, Livio ci ha caricati sul cassone del suo ApeCar e ci ha portato sulle colline che sovrastano Dolcedo (eravamo in 6 e i bambini si sono divertiti come matti a viaggare in questo strano modo).

Abbiamo apprezzato il lavoro di pulizia e bonifica dei terreni in loro gestione, valutabile confrontandoli con alcuni terreni circostanti che, al contrario, risultavano pesantemente infestati da rovi e erbacce. Il loro lavoro inizia infatti con la pulizia e il ripristino dei terreni e la potatura degli alberi per riportarli a produrre olive di buona qualità.

Al momento hanno in gestione 2000 piante, alcune molto antiche: i primi ulivi sono stati piantati a Dolcedo nel '600 dai frati benedettini. Livio ha detto che non si espanderanno ulteriormente, perché con i loro mezzi non riescono a gestirne di più, dovendo operare con poca meccanizzazione a causa dei terreni impervi.  

Gran parte dei muretti a secco sono malandati, rimetterli a posto è molto oneroso e i proprietari non hanno interesse a intervenire. Hanno tentato di tenere i prati puliti dalle pietre per poter usare i tagliaerba a motore, ma i cinghiali scavando tra le pietre dei muri a secco riportavano le pietre nei prati oltre che, ovviamente, danneggiare le reti predisposte per la raccolta delle olive. Per questo motivo la pulizia del terreno è fatta con il decespugliatore a filo portato “a spalla”. Le olive vengono raccolte appena cadute dall’albero per evitare che entrino in contatto con il terreno e solo alla fine della stagione vengono battute con il bastone di castagno “la trappa” o attraverso battitori meccanizzati (che usano solo per le piante più alte).

Il loro olio è biologico non certificato: la loro filosofia è infatti quello di avere un rapporto di fiducia diretto con il consumatore e quindi ritengono inutile spendere soldi in certificazione che, secondo Livio, si rende necessaria solo se si dovesse vendere attraverso intermediari. Per combattere la mosca olearia usano il caolino, una argilla che protegge sia fisicamente le olive, che "cromaticamente" colorando le olive del colore delle foglie e confondendo così i parassiti.

Il frantoio non è di loro proprietà. Si servivano da una vecchia frantoiana di Dolcedo che ne aveva uno a pietra, ma non era a norma UE e ne hanno dovuto trovarne uno in regola. Le vecchia frantoiana non era disposta ad aggiornare il suo e, avendo fatto la scelta di rimanere in paese, si sono dovuti rivolgere al frantoio a ciclo continuo di Dolcedo che si occupa anche dell’imbottigliamento e dello stoccaggio dell’olio al costo di 3.5 euro all'litro. L'etichettatura la fanno loro.