IL COMUNE DI COLLEDIMACINE NELLA VALLE DELL'AVENTINO:
Notizie storico-geografiche
Amelio Pezzetta
Alla quota di 768 metri s.l.m e su un ampio pianoro delimitato dai torrenti Cupo e Torbido, entrambi affluenti di destra del fiume Aventino, sono poste le abitazioni che costituiscono il Comune di Colledimacine. Il suo territorio esteso circa 11.4 Km² è per la quasi totalità costituito da terreni argillosiarenacei su cui ogni tanto si ergono grosse intercalazioni di roccia compatta di varia natura. Tra queste la piattaforma calcarea su cui è edificato il paese. Sembra che le varie formazioni rocciose del territorio colledimacinese, tutte di origine sedimentaria, siano emerse circa 49-52 milioni di anni fa.
Osservando la pianta del paese, facilmente si riconosce in via Roma la strada principale. Essa inizia alle prime case e termina a Piazza Barbolani, a sua volta la piazza principale. Da via Roma, quasi ad angolo retto si dipartono altre strade secondarie che conducono a vie più o meno parallele alla prima o a larghi spiazzi tra cui: Piazza Clemente di Leo, Piazza San Giovanni e Piazza Belvedere.
Riguardo le vicende storiche locali, in base alla documentazione esistente, è possibile solo una ricostruzione parziale. Innanzitutto è sconosciuta la natura del suo toponimo e l'epoca della sua formazione. Nel Catalogus baronum, un documento sui feudi di epoca normanna, si accenna ad una località chiamata "COLLE DE MAJO" ma non è possibile sapere se si riferisce alla localitè di nostro interesse. Alcuni affioramenti casuali consentono innanzitutto di affermare che nel territorio colledimacinese abitavano popolazioni preistoriche.
Infatti agli inizi del XX secolo nella Contrada del Colle posta all'estremità meridionale del paese, affiorarono fondi di capanne, cocci, selci e resti di vasi rozzamente colorati del neolitico. Altri cocci di epoca preistorica insieme ad oggetti di epoca romana si rinvennero nelle contrade: Pietra S. Angelo, S. Maria della Tomba e Casaleni. Tali reperti potrebbero documentare che sino all'epoca romana nel territorio in esame esisteva un insediamento sparso completamente diverso da quello attuale e che sfruttava le risorse agro-pastorali esistenti.
In periodo imprecisato dell'era medioevale si suppone che sulla piattaforma calcarea dell'attuale centro abitato fu fondato un castello (probabilmente ove oggi sorge il Palazzo dei Conti Barbolani), la chiesa di S. Nicola ed il primo nucleo compatto nelle vicinanze dei due importanti edifici. La prima notizia storica documentabile d'epoca medioevale, riguardante Colledimacine, è del 1269 ed in essa si la presente che il feudo di Colle delle Macine era tenuto da Rainaldo Galgano, Gualtieri di Galgano, Berardo d'Oderisio, Gentile d'Oderisio di Acciano ed Andrea Cansano. Nel complesso tale feudo forniva la rendita annua di once 19 e tali 1.
Dall'entità di tale rendita feudale si suppone che all'epoca a Colledimacine dovevano vivere circa 24 farniglie. Nel 1316, secondo Antinori, l'ottava parte del feudo di Colle delle Macine era tenuto da Ruggieri di Colledimacine mentre una sua quarta parte era tenuta da Gullermo di Torricella. In un registro delle decime dovuto ai collettori apostolici, per gli anni 1324-1325 si fa presente che i chierici di Colledimacine per tali decime pagarono la cifra di tarì 4.
All'epoca, nel paese erano edificate le chiese di S. Johannis, S. Nicolaj e S. Maria di Colledimacines. Se i chierici pagarono 4 tarì ciò significa che le rendite della chiesa locale all'epoca ammontavano a 40 tarì ossia 1.3 once corrispondenti a circa 33 grammi d'oro. Al censimento del 1447 ordinato dagli aragonesi risulta che a Colledimacine vivevano 30 Famiglie (207 individui). All'epoca, i cognomi più diffusi nella località erano i seguenti: Amici, Antonjj, Bianczardi, Cicharelli, Cicci, Ferrectus, Falcus, Giptius, Guillelmi, Joannis, Leonardi, Messere, Masiarelli, Mancinus, Nicolaj, Parza, Rajnaldi, Sacchecte, Sproveri. Durante tale censimento risultò anche che il locale arciprete Giovanni conviveva con una donna di nome Lella e due bambini rispetativamente di 8 e 11 anni.
A quei tempi ogni famiglia pagava una tassa chaimata "il focatico," mentre gli ecclesiaastici ne godevano la franchigia cioè ne erano esenti. L'arciprete Giovanni convivendo con Lella ed i due ragazzi doveva rinunciare alla franchigia e pagare il focatico per i suoi conviventi.
Continuando il nostro cammino lungo il sentiero della storia locale, arriviamo al 1499, la data di un anno che è rimasta scolpita su un architrave di una finestra appartemente ad un'abitazaione locale. Nella stessa strada si possono osservare altre parti di edifici che si suppone risalgano al XVI secolo: un'altra finestra ed il portale della casa dell'arciprete. Altre opere del XVI secolo sono conservate all'intero della chiesa di S. Nicola: due pile d'acqua santa scolpire in pietra locale, un crocefisso e la statua della Madonna delle Grazie.
Se il XVI secolo ha arricchito Colledimacine di nuovi edifici ed opere d'arte, contemporaneamente il peso dell'opressione feudale continuava a persistere. Infatti nel 1546, il feudo di Colledimacine era tenuto da Giovan Cantelmo d'Ugno e Ludovico Antonio Forte. Nel 1612 la signoria della terra di Colledimacine era assegnata a Tiberio d'Ugno di Guardiagrele. Nel 1669 si ebbe un nuovo passaggio del beneficio feudale a favore di Nicol'Antonio Trasmondi marchese di Introdacqua, Laudonia e Francesco di Colledimacine. Il marchese Trasmondi vantava su Colledimacine vari benefici feudali tra cui: la giurisdizione della portolania e la giurisdizione delle prime e seconde cause criminali. Da un atto notarile del 7 novembre 1672 risulta che l'Abate Don Valerio Ferdinando De Vega, residente a Napoli, possedeva vari benefici nella terra di Colledimacine.
Dal cedolario dal 1732 al 1766, un registro di beni feudali che si conservava a Napoli, risulta che: 1) la decima parte del feudo di Colledimacine era intestata a Camillo Sanità, erede di Eleonora Trasmondi; 2) la quinta parte più i 3/7 dello stesso feudo erano intestati a Domenico Trasmondi; 3) i 2/5 a Nicola Trasmondi junior; 4) un'altra quinta parte ad Angelo, Bartolomea, Marianna Trasmondi ed altri.
Nel 1806 si concluse la storia feudale di Colledimacine che passò dalla condizione di vassallaggio feudale a quella di libero Commune sottoposto all'autorità della corona e delle sue rappresentanze periferiche.
Riguardo alla popolazione locale risulta che essa nel 1532 ammontava a 92 famiglie (circa 480 individui), nel 1545 si censirono 102 famiglie, nel 1620, 131 famiglie, nel 1648, 120 famiglie, nel 1669, 39 famiglie ed infine nel 1732, 160 famiglie. Si poù osservare che dal 1648 al 1669 il paese subì un decremento di 81 famiglie corrispondenti al 76.5% della popolazione locale. Ciò avvenne a casua della peste che verso la metà del XVII secolo si diffuse nel Regno di Napoli. Tale morbo, oltre a decimare intere comunità indifese, constrinse le popolazioni supersiti o non contagiate dal morbo di interi villagi (in alcuni casi) a lasciare i luoghi natii per località ritenute più sicure.
Nel 1860 a seguito della dissoluzione del Regno Borbonico, Colledimacine fu annessa al resto d'Italia. Nel 1861 la sua popolazione ammontava a 1496 individui. Essa raggiunse il suo massimo storico nel 1901 con 1657 individui e negli anni successivi a casua dell'emigrazione ha subito decrementi costanti sino agli attuali 450 abitanti circa.
Attualmente vi è ubicato un unico edificio di culto aperto al pubblico: la chiesa arcipretale di S. Nicola di cui, come visto, si hanno le prime notizie nel secolo XVI. Essa è state rifatta più volte e sino al 1806 era di diritto feudale in quanto l'arciprete veniva nominato da dei fuedatari locali. In passato a Colledimacine erano edificati altri edifici di culto in varie parti del territorio comunale: la chiesa di S. Rocco, la chiesa di S. Vito e la chiesa di S. Giovanni. Il capo religioso della comunita locale è sempre stato l'arciprete della chiesa di S. Nicola.
Altri edifici di interesse storico-artistico oltre alle chiese, a Colledimacine sono: il Palazzo dei Conti Barbolani, la Torre del'orologio realizzata nel 1874 e la fontana pubblica monumentale interamente in pietra, risalente al 1893. Al di fuori del paese, compresi nel territorio comunale, si incontrano due mulini in pietra ed antiche abitazioni in peitra che conservano i caraterri dell'architetuttura rustica locale.