Informazioni tecniche
Zona montuosa: Carso
Località di partenza: Basovizza - Bazovica (TS)
Quota di partenza e arrivo: 360m slm
Punto più elevato: 440m slm
Punto più basso: 90m slm
Dislivello positivo totale: circa 750m
Sviluppo: circa 19,1 km
Sentieri utilizzati: 44, 1, 49A + scorciatoia, 15 da Basovizza fino al rifugio Premuda; 1, 39, 39a, 38, 25, 13, 1 dal rifugio Premuda a Bottazzo; 1/CUL da Bottazzo a san Lorenzo; strade asfaltate da san Lorenzo a Basovizza
Durata dell’escursione: 5h 15'
Difficoltà: E
Persone presenti: Paolo
Mappe: Carso Triestino, 1:25.000 - Tabacco 047
Traccia GPS: qui
Percorso e altimetria su Google Earth: qui
Foto: inserite nella relazione
Condizione dei sentieri
I sentieri presentano condizioni eterogenee.
I sentieri principali sono ben tenuti e piuttosto larghi, a volte carrozzabili; quelli secondari più stretti ma generalmente ben tenuti anch'essi. L'ultimo tratto (circa 2 km) si svolge sull'asfalto.
Nessuna presenza di acqua lungo il percorso, salvo nella località di partenza e arrivo (Basovizza) e al rifugio.
Eventuali pericoli
Nessuno, salvo l'esposizione in alcuni punti panoramici.
L'escursione
L'escursione comincia presso il parcheggio all'ingresso di Basovizza (a sinistra arrivando da Trieste), nei pressi della fermata dell'autobus (via Igo Gruden; SP 10). Nel parcheggio sono presenti anche colonnine di ricarica per auto elettriche.
Il parcheggio è triangolare e delimitato da tre vie. Ignorando la via sul lato corto, si parta dal vertice formato da via Gruden e l'altra via (Google Maps non riporta il nome di queste vie) e si prosegua tenendo sulla destra il parcheggio (direzione nord-est). Una volta superato il parcheggio, si incontrerà una via sulla sinistra: è quella da prendere. Verificare comunque la presenza di una bandierina bianca e rossa all'inizio della via. Siamo sul sentiero 44; a breve la strada asfaltata finirà e incontrerò un bivio: trovo un'indicazione del Sentiero Italia (SI) a sinistra e quindi mi dirigo a sinistra. Entro nel bosco e poco dopo devo attraversare una strada asfaltata (viale Ermete, da Google Maps). Un'indicazione del sentiero 44 mi conferma di essere sulla strada corretta. A questo punto rientro nel bosco ma incontro un bivio non segnalato: anche se l'orientamento mi suggerisce di andare a sinistra, preferisco prendere la traccia a destra in quando maggiormente battuta. A un nuovo bivio (due sentieri principali a destra e a sinistra, uno piccolo di fronte), mi dirigo a destra (indicazione 44) e poco dopo raggiungo un cartello indicatore del "Bosco Venetian" e un campo da golf (sulla destra). A questo bivio mi dirigo a sinistra, seguendo il mio senso dell'orientamento (mappa alla mano, ovviamente) e raggiungo una strada asfaltata (dall'analisi della traccia, scoprirò che si tratta dalla SP 14 che porta da Trieste a Bosovizza). L'attraversamento non è semplice: dalla parte opposta, finalmente, trovo le indicazioni che mi confermano di avere raggiunto il sentiero 1. Lungo il sentiero, si incontrano indicazioni per la "Grotta nera". La visita non era in programma ma la curiosità è molta, quindi decido che varrà la pena di un'eventuale deviazione. I successivi bivi sono ben indicati, si trovano diversi cartelli sulla storia del "Bosco Bazzoni" e sugli animali che popolano quest'area. A un certo punto, il sentiero 1 e quello per la grotta si dividono: decido di seguire quello per la Grotta (a destra) e tornerò inseguito a questo punto per continuare la mia escursione. La grotta si trova all'interno di un centro didattico (presenti anche uno stagno e delle etichette informative sui tronchi degli alberi). Al mio arrivo, trovo un gruppo di bambini in visita alla grotta, il che mi impedisce la visita. Poco male: torno sui miei passi e raggiungo il bivio precedente (questa deviazione occupa circa 700m e 15'). Da qui in poi le indicazioni sono piuttosto chiare (sentiero 1 o bandierina bianca-rossa): a un certo punto intravedo un punto panoramico alla mia destra: esco quindi dal sentiero principale seguendo una traccia minore e lo raggiungo. Mi trovo su una strada sterrata e carrozzabile: dopo le foto, ritorno sui miei passi ma il sentiero mi riporterà proprio su questa strada, un poco più avanti. A questo punto, mi accorgerò solo in seguito, esco dal sentiero 1: probabilmente mi perdo qualche indicazione ed erroneamente penso che la strada sterrata sia quella corretta. Dovrò quindi poi ragionare un po' per tornare lungo la direzione che mi ero prefissato. Intanto, però, sono ancora ignaro della cosa e proseguo. Seguo quindi la strada sterrata fino a raggiungere una specie di parcheggio e una strada asfaltata. Si tratta (me ne accorgerò al ritorno) delle strada che porta alle foibe di Basovizza. A questo punto, guardano la mappa, mi accorgo di aver perso il sentiero. Giro a destra sulla strada asfaltata e trovo infatti l'indicazione del sentiero 49A. Supero una traccia a sinistra (forse l'attacco del "Sentiero della Salamandra", secondo la Tabacco) e noto a destra prima una piccola lapide e poi un'altra traccia, che prendo e che mi porta, tagliando un po' di asfalto e attraverso un pratone, a san Lorenzo. Quando ritorno sulla strada asfaltata, vado a sinistra, verso un parcheggio prima (presenti un pannello e un punto panoramico su quella che immagino, a ragione, essere la val Rosandra) e una trattoria poi ("Trattoria del pozzo"). Oltre al ristorante, si trova questo pozzo e sul pozzo noto le indicazioni per il sentiero 15, che sto cercando. Il suo attacco si trova all'interno di un cespuglio e potrebbe non essere sempre ben visibile. Prendo questa traccia che ben presto si conferma essere quella corretta: il sentiero diventa più largo e scende piuttosto rapidamente. Incontro un primo bivio senza segnalazioni, continuo in discesa sulla traccia di destra e poi un secondo, meno evidente, dove continuo a scendere. Trovo le indicazioni che mi confermano essere sul sentiero 15. Sto quindi scendendo verso Moccò; il sentiero a volte si sovrappone a una strada sterrata e a volte taglia questa strada (indicazioni presenti). In fondo al sentiero trovo uno spiazzo; sulla sinistra c'è un pannello informativo e il solito bivio. Ci sono due direzioni: prendo quella segnata, che mi porterà al castello di Moccò. Immagino che l'altra mi avrebbe portato direttamente verso il rifugio Premuda. Raggiungo il castello di Moccò, o perlomeno una delle sue tre torri ricreate e da lì decido di tornare sui miei passi verso il bivio appena superato. Tuttavia, appena mi giro, noto un ulteriore bivio che non avevo notato: prendo quindi la traccia a sinistra che scende. Si tratta di una traccia che scende molto rapidamente e su terreno non sempre semplice. Io mi sono divertito un mondo ma consiglio di tornare al bivio presso il pannello e di prendere l'altra direzione, quella non segnata, perché è altamente probabile che sia il sentiero più corretto. In effetti, con la mia scorciatoia, arrivo su un sentiero ben più largo che proviene da destra (indicazioni "Sentiero dell'amicizia"). A questo punto non mi resta che scendere, oltrepassare l'ingresso di una casa, superare un ponticello (evidentemente sul Rosandra) e, girando a destra, mi trovo finalmente al rifugio "Premuda", il rifugio CAI più basso d'Italia (90m slm; 2h 10'; 8 km; 100m D+).
Dal rifugio torno verso il ponte ma prima di attraversarlo trovo indicazioni verso destra prima e verso sinistra poi seguendo le indicazioni per il sentiero 1 o per il "Sentiero dell'amicizia", così chiamato perché unisce il territorio italiano con quello sloveno. Comincia ora la seconda parte dell'escursione, in territorio decisamente più montano del primo anche se a quote altrettanto basse. Proseguo lungo il sentiero 1, in mezzo al bosco. Incontro innanzitutto un vecchio (che osservazione sagace!) acquedotto romano, conservato molto bene. Superato l'acquedotto, incontro tantissime persone e mi chiedo se siano tutti escursionisti. La risposta è negativa: stanno solo cercando la spiaggia migliore per prendere refrigerio a mollo nel Rosandra. Non li biasimo e anzi li invidio. Lascio il sentiero 1 quando trovo la deviazione per il sentiero 39 sulla destra: qui si comincia a salire più seriamente, in ambiente carsico che ricorda il calcare delle Prealpi comasche e lecchesi. Incontro la deviazione per il sentiero 39A, che prendo per dirigermi verso un punto panoramico. Proseguo sul sentiero 38 e torno verso il sentiero 39. Quando lo incontro, proseguo ovviamente verso destra e raggiungo un incrocio nei pressi della Sella di monte Carso. Mi trovo vicino al confine tra Italia e Slovenia. E' arrivato il tempo di scendere: vado a sinistra, in direzione rifugio Premuda, lungo quello che corrisponde al sentiero 25, fino a trovare una deviazione sulla destra per il sentiero 13. Questa deviazione mi porterà prima al panoramico Cippo Comici e poi al santuario di santa Maria in Siaris. Continuo a scendere lungo il sentiero 13 e riprendo il sentiero 1, verso destra, in direzione Bottazzo. In lontananza scorgo la celebre cascata del torrente Rosandra. Il sentiero sale e in poco tempo raggiungo Bottazzo, che si trova poco sopra tale cascata. Mi fermo qualche minuto a mangiare, a riposare e a valutare il percorso, trovo una vecchia dogana, con una targa che conferma la sua apertura già nel 1981, ben prima della divisione della ex Jugoslavia, dell'ingresso della Slovenia in UE e negli accordi di Schengen per la libera circolazione delle persone. Continuo, almeno inizialmente, in direzione Draga. Il sentiero sale piuttosto velocemente e raggiunge una ciclopedonale, probabilmente una vecchia ferrovia (lo si intuisce dai tunnel). Vado a destra, percorro parzialmente questa ciclopedonale e trovo verso sinistra il sentiero che sto cercando. Tuttavia, proseguo seguendo le indicazioni per il confine, che raggiungo, per curiosità, ma senza trovarvi alcun segno particolare. Torno sui miei passi e salgo lungo la deviazione incontrata precedentemente. Mi trovo ora su un sentiero dal nome curioso, forse un acronimo: CUL; la mappa non mi aiuta coi nomi ma almeno lo fa con le direzioni: ignoro la deviazione per Alpe Adria Trail e sentiero 17 per Draga e resto sulla CUL, in direzione san Lorenzo. Prima, tuttavia, c'è da raggiungere la cima del monte Stena, contrassegnata da un cippo prima e da un crocefisso poi (non mi è chiara quale sia la vera cima). La vista è molto bella. Da qui si ricomincia a scendere e si entra di nuovo nel bosco. Si incontra un primo bivio (non segnalato): prendo inizialmente la traccia a destra, più grande, ma più avanti, a un bivio successivo, decido di abbandonarla per seguire la traccia più stretta sulla sinistra, contrassegnata ora da segni azzurri e bianchi. A un successivo quadrivio senza indicazioni, in mezzo a un prato, proseguo diritto, e trovo conferma della direzione un poco più avanti, quando trovo un segno su un palo della luce. Finalmente esco dal bosco e mi trovo davanti dietro a una chiesetta: un rapido sguardo in giro, ai cartelli stradali e alla mappa e realizzo di essere a san Lorenzo. Con l'entrata della chiesetta alle mie spalle, a sinistra si va a san Lorenzo (sentiero 1), a destra invece, su un palo lungo la strada, trovo l'indicazione 49A. Intuisco di essere sulla strada asfaltata già incontrata in precedenza, quando persi il sentiero 1. Infatti, proseguendo in quella direzione, torno proprio al parcheggio dove trovai il primo segno 49A, la scorciatoia e il sentiero della Salamandra. Proseguo a questo punto lungo la strada asfaltata, che non lascerò più, perchè la mappa (e tre militari che piantonavano la zona) confermano essere quella che porta alla Foiba di Basovizza prima a Basovizza stessa poi. Si tratta di un paio di km sotto il sole sull'asfalto. Si potrebbe deviare su sentieri verso destra e allungare il giro ma comincio a essere stanco e preferisco la via più semplice, anche se più calda. Dopo aver visitato il memoriale, torno sulla strada in direzione di Basovizza. Raggiungo quindi la SS14 per la Slovenia, la attraverso e mi dirigo a sinistra lungo via Dragotin Kette. Allo stop, giro di nuovo a sinistra lungo via Igo Gruden e ritorno così al luogo di partenza (360m slm; 5h 10'; 19,1 km; 750m D+).
Punti di appoggio
I centri abitati attraversati e il rifugio. Attenzione: gli abitati di "San Lorenzo - Jezero" e "Bottazzo - Botac" sono molto piccoli; non escludo che ci siano fontane ma io non le ho trovate.
Materiale necessario
Borraccia e bastoncini, per chi li usa.
Note e commenti vari
Bel giro che permette di visitare la Val Rosandra, partendo da un altro luogo di interesse ambientale e storico come Basovizza, nel cui territorio (e lungo il percorso descritto) si trovano grotte (visitabile con guida la Grotta nera) e il museo e memoriale delle foibe.
All'interno della val Rosandra l'ambiente è quello di montagna, nonostante - vale la pena di ricordarlo - ci si trovi ad altezze che non superano mai i 400m slm e che addirittura, nel caso del rifugio "Premuda", scendono sotto i 100m slm.
Un curiosità: il rifugio "Premuda" (90m slm) si autodichiara essere il più basso delle Alpi. E non è difficile crederlo.