Informazioni tecniche
Zona montuosa: Grigne, Prealpi lecchesi
Località di partenza: Piani Resinelli (LC)
Quota di partenza: 1280m slm
Punto più elevato: 2410m slm
Dislivello positivo totale: circa 2000m
Sviluppo: circa 18,5 km
Sentieri utilizzati: cresta Cermenati verso la vetta della Grigna meridionale; cresta Sinigaglia fino al Canalino Federazione; traversata alta fino al bivacco Merlini; sentiero estivo di salita fino al rifugio Brioschi; cresta e sentiero invernale fino all’Alpe Cova; traversata bassa per il ritorno ai Piani Resinelli.
Durata dell’escursione: 5h 45’
Difficoltà: EEA la traversata alta; E tutto il resto
Persone presenti: Paolo
Mappe: Lecco - Valle Brembana, 1: 50.000 - Kompass 105; Le Grigne, Resegone di Lecco e Legnone, 1:35.000 – Globalmap
Traccia GPS: qui
Condizione dei sentieri
La salita si è svolta in ambiente estivo e di notte (quarto di luna, frontale necessaria dalla fine del Canalino Federazione). I sentieri sono tutti ben segnalati con indicazioni bianche e rosse oppure con i bolli (mi pare) azzurri e gialli dell’Alta Via delle Grigne oppure, infine, con cartelli in metallo. Di notte, utilissime le catene per l’indicazione della direzione di salita; lungo la discesa per il sentiero invernale, la traccia di sentiero è abbastanza evidente; tuttavia, un grande aiuto deriva anche da inserti catarifrangenti posti nei pali che misurano la neve e danno la direzione lungo tutto il cosiddetto “muro del pianto”.
Una fontana all’Alpe Cova.
Eventuali pericoli
Alcuni tratti lungo il breve tratto della cresta Sinigaglia sono esposti e/o attrezzati con catene (comunque non obbligatorie); lo stesso ambiente lo si ritrova invece per lunghi tratti lungo la traversata alta (catene sempre non obbligatorie); in aggiunta, il Canalino federazione è sempre particolarmente instabile (si tratta di una gran pietraia). Oltre a questi pericoli, bisogna aggiungere il fatto che lo svolgimento notturno dell’escursione ha ovviamente ridotto la visibilità, il che potrebbe comportare problemi sia nella progressione sia nell’orientamento.
Nel caso si soffra di vertigini o non ci si senta sicuri su questo tipo di passaggi, forse meglio evitare o affrontare l’escursione insieme a qualcuno di più esperto e portandosi uno spezzone di corda.
L'escursione
Dalla superstrada Milano-Lecco (ss 46) si prende la variante per la Valsassina (ss 46bis) e, alla fine dei tunnel, per i Piani dei Resinelli. Ai Piani, si parcheggia facilmente nel grande parcheggio davanti al “Forno” (piazzale Danilo Chiappa).
Si parte da sotto il Forno, salendo alcuni scalini che portano sulla strada asfaltata che passa proprio lì davanti (via Carlo Mauri). Proseguo ignorando le indicazioni per il rifugio Porta sulla sinistra (via classica di salita, sempre su strada asfaltata) e continuo su via Carlo Mauri. Dopo circa 50 metri dall’indicazione per il Porta, si trova un piccolo spiazzo sulla sinistra, con uno steccato; subito dopo, esattamente quando la strada asfaltata piega a destra, bisogna entrare nel bosco e andare invece verso sinistra (un bastone verticale e la scritta GV, cioè “Grignetta Vertical”, aiutano a individuare il passaggio). Questo sentiero non è segnalato (l’ho scoperto infatti proprio correndo il “Grignetta Vertical” nel 2014) ma costituisce un’ottima alternativa alla salita classica al Porta lungo la strada asfaltata. Il problema è solo trovarlo, dopodiché il sentiero è ben battuto sin dall’inizio e non ci si può perdere. Si sale sempre all’interno del bosco, alternando brevissimi tratti su asfalto, e si sbuca proprio di fronte al rifugio Carlo Porta (1427m slm; 10’; 750m).
Si aggira il rifugio verso destra e esattamente sul retro dello stesso si trovano diverse indicazioni: si deve seguire per la cresta Cermenati. Prendo quindi il sentiero che si inoltra nel bosco e incontro subito, sulla sinistra, una madonnina in legno. Da qui in poi è impossibile sbagliare: il sentiero sale seguendo la cresta, uscendo prima dal bosco e poi lasciandosi alle spalle bivi ben segnalati per altre direzioni. L’unico bivio non segnalato è quello per i Torrioni Magnaghi (si veda più sotto). Il sentiero sale sempre deciso con davvero poche occasioni per respirare e quindi si guadagna velocemente dislivello. Dopo poco tempo compaiono sulla destra i bastioni dei Magnaghi (si deve ignorare la freccia che indica di andare verso la loro direzione, a destra) e si prosegue diritto in salita. Dal bosco in poi (quindi da circa 1500m slm) gli alberi spariscono e quindi, se si svolge l’escursione di giorno e d’estate, è necessario fare attenzione al caldo e al sole. La cresta prosegue lasciando sulla sinistra il canalone Caimi (dove incontro un camoscio) e poi dirigendosi verso il canalone Porta. Poco dopo, si incontrano dei cartelli che indicano il rifugio Rosalba (si tratta del sentiero Cecilia). Proseguendo, si raggiunge, all’interno di un canalone, la cresta finale. Qui si trovano delle catene (per nulla obbligatorie). Si tratta di un segmento delicato della salita, anche se brevissimo, perché potenzialmente scivoloso e anche per il fatto che essendo ormai in vetta l’attenzione potrebbe essere minore. La vetta, caratterizzata da un bivacco a forma di navicella a da una croce metallica, si raggiunge poi facilmente (2184m slm; 1h 05’; 2,5km).
Il tempo di coprirmi e di salutare una coppia che aspetta la notte all’interno del bivacco Ferrario e proseguo subito. Il sole è ormai tramontato ma c’è ancora un filo di luce: l’obiettivo è di lasciarmi alle spalle gli sfasciumi del Canalino federazione al più presto. Il Canalino inizia lungo la cresta Sinigaglia. Questa, a sua volta, inizia dietro il bivacco, inizialmente con diversi tratti attrezzati con catene. Si prosegue superando prima alcuni saliscendi, sempre attrezzati, e poi raggiungendo il bivio per il canalino Federazione presso la "Selletta Federazione", vale a dire il punto di partenza delle traversata alta (2150m slm; 1h 15’; 2,8km).
Affronto quella che ritengo la parte più delicata di tutta l’escursione, Oltre ad essere estremamente pendente (all’inizio molti tratti attrezzati con catene – non obbligatorie), il Canalino è costituito da sfasciumi che rendono estremamente scivolosa e instabile la progressione. Inoltre, franando spesso, la traccia di sentiero o è poco evidente oppure si confonde facilmente. Il mio “segreto” è quello di scendere guardando al sentiero in mezzo all’erba che mi aspetta dopo il Canalino. Ovviamente, posso farlo solo se c’è ancora luce sufficiente (impossibile vederlo con la luce della frontale). I miei calcoli sono giusti ed esco con questa tecnica dal Canalino, al solito senza sapere se ho seguito un sentiero esistente o se l’ho tracciato ex novo. Da qui in poi il sentiero prosegue in piano e con alcuni piccoli saliscendi, fino ad arrivare all’indicazione “Buco di Grigna” (1805m slm; 1h 45’; 4,4km).
Si resta sul sentiero di cresta ma dopo poco il sentiero si dirige lungo il versante occidentale del Grignone. Si seguono costeggiando, sulla sinistra, pareti di roccia fino a quando si incontrano le prime catene per risalire i cosiddetti “scudi”. Le catene al solito non sono obbligatorie, ma sono tuttavia molto utili per individuare il percorso di salita. Comincia il tratto più faticoso dell’escursione: si sale ma sembra che non si guadagni mai abbastanza dislivello. Siamo scesi infatti fino a 1800m slm circa e la cima si trova 600 metri sopra di noi … potrebbe aiutare psicologicamente pensare al bivacco Merlini (2144m slm) come tappa intermedia. Il sentiero supera dunque le prime pareti e riconquista la cresta: un bellissimo sentiero all’interno di prato erboso (erba fin oltre la pancia ma sentiero ben battuto). Dopo questa breve pausa per prati, si ricomincia a salire sempre lungo tratti attrezzati (secondo scudo). Sono sempre sul versante occidentale e so che prima di arrivare al bivacco dovrò passare su quello orientale. Ancora catene e ripide salite, con la fatica alleviata dalla scoperta di innumerevoli stelle alpine sulle rocce. Quando finalmente il sentiero supera la cresta e si butta lungo il versante opposto, mi rilasso un po’. Proseguo in piano e raggiungo finalmente il bivacco (2144m slm; 2h 40’; 6,3km).
Da qui mancano ancora 300m di dislivello per la vetta del Grignone. Il rifugio si vede e non si vede (ci sono le luci accese) ma il mio consiglio è quello di non cercarlo. Testa bassa e salire. Il pensiero che la salita sia quasi terminata porta sollievo ma, al solito, anche maggiore stanchezza. Basta avere pazienza, però: il Brioschi finalmente si palesa in tutta la sua bellezza e imponenza sopra la mia testa. La luce in cucina è accesa: come da accordi, un termos pieno di tè caldo è già sul tavolo ad attendermi (2401m slm; 3h 15’; 7,3km).
Al tè si uniscono una coca, una fetta di torta e una piacevolissimo scambio di battute con la rifugista Valeria. Passo mezz’ora al rifugio, so che avrò freddo all’uscita ma è tempo di andare. L’impatto col vento della cresta è sconfortante: tremo per diversi minuti ma confido che il movimento mi scalderà. Cosa che ovviamente accade. Lungo la cresta prima e il sentiero invernale poi, oltre alla traccia di sentiero, si seguono anche i pali (utilissimi in caso di neve e, come descritto in “Condizioni dei sentieri”, anche di notte). Affronto la discesa (il cosiddetto “Muro del pianto”) più lentamente di quello che avrei sperato, ma il buio, il terreno scivoloso (aveva piovuto il giorno prima) e la stanchezza consigliano di prendermela con calma. Cosa che faccio, fermandomi anche, ogni tanto, a guardare la volta celeste sopra la mia testa: uno strepitoso cielo stellato, valorizzato da una luna ancora piccola e da un forte vento. In lontananza, verso sud-est, continuano a vedersi i lampi che mi hanno accompagnato sin dall’inizio dell’escursione (ma nessun pericolo di temporali per le Grigne); ai miei piedi, Pasturo e la bassa Valsassina mi salutano con le loro luci, numerose, anche se certamente non confrontabili con quelle della Brianza e della pianura che possono vedersi dalla Grignetta. Con questi pensieri nella testa, raggiungo il Bivaco Riva-Girani (1850m slm; 4h 20’; 9,2km).
La parte più pendente della discesa è alle spalle; tuttavia, continuo a scendere camminando con calma: raggiungo in poco tempo prima il rifugio Antonietta al Pialeral e poi l’Alpe Cova, dove riempio la bottiglia alla fontana presso il laghetto (invisibile di notte, bisogna sapere che c’è e dove è; 1310m slm; 4h 45’; 11,1km).
Eccomi pronto per l’ultimo spezzone della mia lunga escursione: la traversata bassa. All’Alpe Cova si trovando indicazioni per i Piani Resinelli, che seguo. Il sentiero sarà prevalentemente in mezzo al bosco, un po’ noioso forse e soprattutto con un dislivello positivo di circa 300 metri ancora da affrontare. Attraverso un pascolo, poi, lungo un tratto pianeggiante, un po’ a sorpresa le gambe si mettono a correre praticamente da sole. Provo a vedere se reggo lo sforzo: risposta positiva; il tutto è facilitato dal fatto che al tratto pianeggiante ne segue uno di sostanziale discesa, fino a raggiungere le acque del Pioverna che dovranno essere attraversate. Il rumore del torrente si fa sempre più forte. Poco prima del torrente, arrivo a un punto in cui non vedo segnali: in realtà il segnale c’è, proprio di fronte a me su un albero ad altezza occhi, ma è una freccia di legno e lo illumino solo dopo qualche titubanza. Il Pioverna si guada facilmente senza bagnarsi, almeno in questa stagione, e poi ci si deve dirigere subito verso sinistra (il sentiero non si vede, all’inizio). Dopo qualche minuto, trovo un bivio non segnalato. O meglio, è segnalata solo una direzione (verso sinistra) con l’indicazione per l’Agriturismo “Ai Grassi e Lunghi". So che quella strada mi porterebbe verso la Cappella del Sacro Cuore e quindi prendo con confidenza il sentiero che prosegue sulla destra. Si ricomincia ora a salire, anche più di quanto uno si aspetterebbe. Siamo scesi a circa 1100m slm, i Resinelli sono a 1280m ma la salita ci porta fino a quasi 1400m. A un certo punto il bosco si dirada e il sentiero sbuca su una larga strada sterrata, proprio all’altezza di un tornante: qui non ci sono indicazioni e dunque è utile sapere che si prendere verso destra, in salita. Da qui in poi il sentiero diventa molto più semplice, la salita non è finita ma diventa più dolce. Volendo e avendo gambe si può ancora correre fino alla fine. Cosa che faccio. Quando scorgo finalmente il rifugio Soldanella so che ci siamo. La strada diventa asfaltata e non resta che scendere verso il parcheggio, dove ho lasciato l’auto. Concludo stanco ma felice questa lunga ed emozionante escursione (1280m slm; 5h 45’; 18,5km).
Punti di appoggio
In ordine, il rifugio Porta, il bivacco Ferrario in vetta alla Grigna meridionale, il bivacco Merlini, il rifugio Brioschi in vetta alla Grigna settentrionale, il bivacco Riva-Girani, il rifugio Antonietta al Pialeral, alcuni Agriturismi lungo la Traversata bassa, il rifugio Soldanella. I bivacchi sono tutti aperti tranne il Merlini; per i rifugi, invece, sempre meglio verificare.
Materiale necessario
Una lampada frontale. Per chi li usa, utili i bastoncini, anche se bisogna poi sistemarli nello zaino nei tratti con catene.
Note e commenti vari
Purtroppo le indicazioni di questa relazione sono meno precise del solito, sia perché molti particolari di notte sfuggono sia perché la lunghezza non mi ha permesso di fissare nella mente tutti i particolari che avrei voluto. Spero comunque che sia sufficiente a chi legge per affrontare in sicurezza l’escursione.
Lungo la salita in Grignetta ho incontrato due persone che scendevano e una coppia che, all’interno del bivacco, attendeva la notte. Ho visto anche un camoscio all’interno del Canalone Caimi. Tuttavia, dopo la Grignetta, non ho incontrato più nessuno e la cosa non è sorprendente. Solo qualche animale al pascolo lungo la traversata bassa e all’Alpe Cova.
Un sentito ringraziamento ai rifugisti Alex, che pur non essendo al Brioschi mi ha inviato i suoi saluti, e Valeria, che mi ha preparato un termos colmo di tè caldo e ha seguito a tratti la mia salita al Brioschi. Un ringraziamento anche a Elisabetta Nava, amministratrice del gruppo facebook “Amici del Rifugio Brioschi”, per aver scovato un’istantanea della webcam di Barzio puntata sul Grignone. Si vede una lucina lungo la cresta della montagna, verso il sentiero invernale. Il luogo e l’orario, anche se sembra davvero così strano, sono compatibili con il fatto che dietro quella lucina ci possa essere io!
I tempi sono da considerarsi al lordo delle pause (di fatto, solo qualche minuto scarso in vetta alla Grignetta e all’Alpe Cova), tranne per i trenta minuti passati al Brioschi (esclusi dalla relazione), e con un andamento abbastanza veloce, seppure abbia corso solo in traversata bassa. A passo normale, credo ci vogliano 8 ore di giorno e probabilmente qualcosa in più di notte. Per la prima volta, considerare anche la possibilità di dormire al Brioschi.
Infine, la direzione dell'itinerario può essere anche invertita. Tuttavia, io mi sento di consigliarla così come è presentata qui; di giorno e specialmente di notte: risalire il Federazione al buio credo sia davvero molto difficile e lo sconsiglio vivamente.
BONUS TRACK: "Non so se capire potete"
Non so se capirmi potete.
Se infuocarsi le cime
e accendersi le stelle sopra il cuore
e le luci sotto ai piedi
e illuminarsi l’orizzonte
non avete mai visto,
se il silenzio
e il vostro respiro
e la voce del fiume
le orecchie non v’hanno riempito;
se degli occhi d’argento
e dei rami spezzati
se voci inventate
salutarvi mai v’hanno.
Che anche voi siete
solo un puntino di luce
nell’universo scuro di un monte.
Non so se capirlo potete.
Nella notte in Grigna, il 24 giugno 2015