Informazioni tecniche
Zona montuosa: Grigne, Prealpi lecchesi
Località di partenza: Piani Resinelli (LC)
Quota di partenza: 1280m slm
Punto più elevato: 2410m slm
Dislivello positivo totale: circa 1900m
Sviluppo: circa 18,5 km
Sentieri utilizzati: cresta Cermenati verso la vetta della Grigna meridionale; cresta Sinigaglia fino al Canalino Federazione; traversata alta fino al bivacco Merlini; sentiero estivo di salita fino al rifugio Brioschi; cresta e sentiero invernale fino all’Alpe Cova; traversata bassa per il ritorno ai Piani Resinelli.
Durata dell’escursione: 5h 20’
Difficoltà: EEA la traversata alta; E tutto il resto
Persone presenti: Giancarlo, Massimo, Matteo, Paolo
Mappe: Lecco - Valle Brembana, 1: 50.000 - Kompass 105; Le Grigne, Resegone di Lecco e Legnone, 1:35.000 – Globalmap
Traccia GPS: qui
Foto: qui
Condizione dei sentieri
La salita si è svolta in ambiente estivo e con sentieri puliti dalla neve. I sentieri sono tutti ben segnalati con indicazioni bianche e rosse oppure con i bolli azzurri e gialli dell’Alta Via delle Grigne oppure, infine, con cartelli in metallo.
Una fontana all’Alpe Cova.
Eventuali pericoli
Alcuni tratti lungo il breve tratto della cresta Sinigaglia sono esposti e/o attrezzati con catene (comunque non obbligatorie); lo stesso ambiente lo si ritrova invece per lunghi tratti lungo la traversata alta (catene sempre non obbligatorie lungo i cosiddetti “scudi”); in aggiunta, il Canalino federazione è sempre particolarmente instabile (si tratta di una gran pietraia, anch’essa attrezzata).
Nel caso si soffra di vertigini o non ci si senta sicuri su questo tipo di passaggi, forse meglio evitare o affrontare l’escursione insieme a qualcuno di più esperto e portandosi uno spezzone di corda.
L'escursione
Dalla superstrada Milano-Lecco (ss 46) si prende la variante per la Valsassina (ss 46bis) e, alla fine dei tunnel, per i Piani dei Resinelli. Ai Piani, si parcheggia facilmente nel grande parcheggio davanti al “Forno” (piazzale Danilo Chiappa).
Si parte da sotto il Forno, salendo alcuni scalini che portano sulla strada asfaltata che passa proprio lì davanti (via Carlo Mauri). Si prosegue ignorando le indicazioni per il rifugio Porta sulla sinistra (via classica di salita, sempre su strada asfaltata) e continuando su via Carlo Mauri. Dopo circa 50 metri dall’indicazione per il Porta, si trova un piccolo spiazzo sulla sinistra, con uno steccato; subito dopo, esattamente quando la strada asfaltata piega a destra, bisogna entrare nel bosco e andare invece verso sinistra. Questo sentiero non è segnalato (l’ho scoperto infatti proprio correndo il “Grignetta Vertical” nel 2014) ma costituisce un’ottima alternativa alla salita classica al Porta lungo la strada asfaltata. Il problema è solo trovarlo, dopodiché il sentiero è ben battuto sin dall’inizio e non ci si può perdere. Si sale sempre all’interno del bosco, alternando brevissimi tratti su asfalto, e si sbuca proprio di fronte al rifugio Carlo Porta (1427m slm; 10’; 750m; 150m D+).
Si aggira il rifugio verso destra e esattamente sul retro dello stesso si trovano diverse indicazioni: si deve seguire per la cresta Cermenati. Prendiamo quindi il sentiero che si inoltra nel bosco e incontriamo subito, sulla sinistra, una madonnina in legno. Da qui in poi è impossibile sbagliare: il sentiero sale seguendo la cresta, uscendo prima dal bosco e poi lasciandosi alle spalle bivi ben segnalati per altre direzioni. L’unico bivio non segnalato è quello per i Torrioni Magnaghi (si veda più sotto). Il sentiero sale sempre deciso con davvero poche occasioni per respirare e quindi si guadagna velocemente dislivello. Dopo poco tempo compaiono sulla destra i bastioni dei Magnaghi (si deve ignorare la freccia che indica di andare verso la loro direzione, a destra) e si prosegue diritto in salita (nessuna indicazione). Dal bosco in poi (quindi da circa 1500m slm) gli alberi spariscono e quindi, se si svolge l’escursione di giorno e d’estate, è necessario fare attenzione al caldo e al sole. La cresta prosegue lasciando sulla sinistra il canalone Caimi e poi dirigendosi verso il canalone Porta. Poco dopo, si incontrano dei cartelli che indicano verso sinistra il rifugio Rosalba (si tratta del sentiero Cecilia). Proseguendo, si raggiunge, all’interno di un canalone, la cresta finale. Qui si trovano delle catene (per nulla obbligatorie). Si tratta di un segmento delicato della salita, anche se brevissimo, perché potenzialmente scivoloso e anche per il fatto che essendo ormai in vetta l’attenzione potrebbe essere minore. La vetta, caratterizzata da un bivacco a forma di navicella a da una croce metallica, si raggiunge poi facilmente (2184m slm; 1h 15’; 2,9km; 875m D+).
Il tempo di scambiare quattro chiacchiere con altri escursionisti e di fare un paio di foto e ripartiamo subito. Il Canalino inizia lungo la cresta Sinigaglia. Questa, a sua volta, inizia dietro il bivacco, inizialmente con diversi tratti attrezzati con catene. Si prosegue superando prima alcuni saliscendi, sempre attrezzati, e poi raggiungendo il bivio per il canalino Federazione (verso sinistra), vale a dire il punto di partenza delle traversata alta (2150m slm; 1h 30’; 3,1km; 880m D+).
Affrontiamo quella che ritengo la parte più delicata di tutta l’escursione, Oltre ad essere estremamente pendente (all’inizio molti tratti attrezzati con catene – non obbligatorie), il Canalino è costituito da sfasciumi che rendono estremamente scivolosa e instabile la progressione. Inoltre, franando spesso, la traccia di sentiero o è poco evidente oppure si confonde facilmente. Facendo quindi attenzione si scende prima in direzione “Bocchetta di Giardino” e poi su sentiero più semplice, in piano e con alcuni piccoli saliscendi, fino ad arrivare al “Buco di Grigna” (1805m slm; 2h; 4,8km; 900m D+).
Si resta sul sentiero di cresta ma dopo poco il sentiero si dirige lungo il versante occidentale del Grignone. Si seguono costeggiando, sulla sinistra, pareti di roccia fino a quando si incontrano le prime catene per risalire i cosiddetti “scudi”. Le catene al solito non sono obbligatorie, ma sono tuttavia molto utili per individuare il percorso di salita. Comincia il tratto più faticoso dell’escursione: si sale ma sembra che non si guadagni mai abbastanza dislivello. Siamo scesi infatti fino a 1800m slm circa e la cima si trova 600 metri sopra di noi… potrebbe aiutare psicologicamente pensare al bivacco Merlini (2144m slm) come tappa intermedia. Il sentiero supera dunque le prime pareti e riconquista la cresta: un bellissimo sentiero all’interno di prato erboso (erba spesso alta ma sentiero sempre ben battuto). Dopo questa breve pausa per prati, si ricomincia a salire sempre lungo tratti attrezzati (secondo scudo). Siamo sempre sul versante occidentale e sappiamo che prima di arrivare al bivacco dovremo passare su quello orientale. Ancora catene e ripide salite, con la fatica alleviata dalla scoperta di innumerevoli fiori alpini tra le rocce. Quando finalmente il sentiero supera la cresta e si butta lungo il versante opposto, ci rilassiamo un po’ e possiamo riprendere a correre. Proseguiamo in piano e raggiungiamo finalmente il bivacco (2144m slm; 2h 50’; 6,9km: 1270m D+).
Da qui mancano ancora 300m di dislivello per la vetta del Grignone. Il rifugio si vede e non si vede ma il mio consiglio è quello di non cercarlo. Testa bassa e salire. Il pensiero che la salita sia quasi terminata porta sollievo ma, al solito, anche maggiore stanchezza. Basta avere pazienza, però: il Brioschi finalmente si palesa in tutta la sua bellezza e imponenza sopra le nostre teste. Un sacco di gente, nonostante il giorno infrasettimanale, chiacchiera sulla terrazza o consuma qualcosa all’interno (2401m slm; 3h 10’; 7,9km; 1550m D+).
Passiamo circa mezz’ora al rifugio, bevendo qualcosa di caldo. Ripartiamo con calma, prima facendo ancora qualche foto nei pressi della croce di vetta e poi riprendendo a correre lungo la cresta prima e giù per il sentiero invernale poi. Oltre alla traccia di sentiero, si seguono i pali numerosi. Affrontiamo la discesa (il cosiddetto “Muro del pianto”) molto velocemente, raggiungendo il Bivacco Riva-Girani (1850m slm; 3h 45’; 9,6km; 1560m D+).
La parte più pendente della discesa è alle spalle; continuiamo a scendere, raggiungendo in poco tempo prima il rifugio Antonietta al Pialeral e poi l’Alpe Cova, dove è possibile riempire la bottiglia alla fontana presso il laghetto (1310m slm; 4h 10’; 11,7km; 1560m D+).
Eccoci pronti per l’ultimo spezzone della lunga escursione: la traversata bassa. All’Alpe Cova si trovando indicazioni per i Piani Resinelli, che seguiamo. Il sentiero sarà prevalentemente in mezzo al bosco, un po’ noioso forse e soprattutto con un dislivello positivo di circa 300 metri ancora da affrontare. Attraversiamo un pascolo, poi, lungo un tratto pianeggiante, le gambe si rimettono a correre praticamente da sole. Il tutto è facilitato dal fatto che al tratto pianeggiante ne segue uno di sostanziale discesa, fino a raggiungere le acque del Pioverna che dovranno essere attraversate. Il rumore del torrente si fa sempre più forte. Poco prima del torrente, arriviamo a un punto in cui non si vedono segnali: in realtà il segnale c’è, proprio su un albero ad altezza occhi e si tratta di una freccia di legno. Il Pioverna si guada facilmente senza bagnarsi, almeno in questa stagione, e poi ci si deve dirigere subito verso sinistra (il sentiero non si vede, all’inizio). Dopo qualche minuto, troviamo un bivio non segnalato. O meglio, è segnalata solo una direzione (verso sinistra) con l’indicazione per l’Agriturismo “Ai Grassi e Lunghi". Sappiamo che quella strada ci porterebbe verso la Cappella del Sacro Cuore e quindi prendiamo con confidenza il sentiero che prosegue sulla destra. Si ricomincia ora a salire, anche più di quanto uno si aspetterebbe. Siamo scesi a circa 1100m slm, i Resinelli sono a 1280m ma la salita ci porta fino a quasi 1400m. A un certo punto il bosco si dirada e il sentiero sbuca su una larga strada sterrata, proprio all’altezza di un tornante: qui non ci sono indicazioni e dunque è utile sapere che si deve prendere verso destra, in salita. Da qui in poi il sentiero diventa molto più semplice, la salita non è finita ma diventa più dolce. Volendo e avendo gambe si può ancora correre fino alla fine. Cosa che facciamo. Quando scorgiamo finalmente il rifugio Soldanella so che ci siamo. La strada diventa asfaltata e non resta che scendere verso il parcheggio, dove abbiamo lasciato l’auto. Concludiamo stanchi ma felici questa lunga ed emozionante escursione (1280m slm; 5h 20’; 18,8km; 1890m D+).
Punti di appoggio
In ordine, il rifugio Porta, il bivacco Ferrario in vetta alla Grigna meridionale, il bivacco Merlini, il rifugio Brioschi in vetta alla Grigna settentrionale, il bivacco Riva-Girani, il rifugio Antonietta al Pialeral, alcuni Agriturismi lungo la Traversata bassa, il rifugio Soldanella. I bivacchi sono tutti aperti tranne il Merlini; per i rifugi, invece, sempre meglio verificare.
Materiale necessario
Per chi li usa, utili i bastoncini, anche se bisogna poi sistemarli nello zaino nei tratti con catene.
Note e commenti vari
I tempi sono da considerarsi al lordo delle numerose pause, tranne per i trenta minuti passati al Brioschi (esclusi dalla relazione), e con un andamento abbastanza veloce. A passo normale, credo ci vogliano circa 8/9 ore. Infine, la direzione dell'itinerario può essere anche invertita.