Zona montuosa: Prealpi Luganesi, Prealpi comasche
Località di partenza: Rovio (CH), parcheggio della Chiesa
Quota di partenza e di arrivo: 480m slm
Punto più elevato raggiunto: 1700m slm
Dislivello positivo totale: circa 1300m
Sviluppo: circa 14,7km
Sentieri utilizzati: vari.
Durata dell’escursione: 4h
Difficoltà: EE, possibile EEA oppure PD-
Mappe: Cartina Kompass 91 – Lago di Como e Lago di Lugano
Traccia GPS: qui (.gpx)
Percorso e altimetria su Google Earth: qui
Percorso su mappa Kompass: qui
Foto: inserite nella relazione
Condizione dei sentieri
L’escursione si trova quasi interamente in territorio svizzero, tranne per un breve tratto confinale sulla cresta sommitale del Generoso; la segnaletica, lo stato dei sentieri e quello dei manufatti (catene) sono ottimi. I segnavia sono gialli (cartelli metallici), bianco-rosso-bianchi (segnali su pietre o alberi) oppure bianco-azzurri (sulla "via alpina").
Diverse fontane a Rovio ma poche sul resto del percorso.
Eventuali pericoli
Il sentiero è semplice fino alla Capanna di Perostabbio, la variante "via Alpina" invece è molto esposta e presenta alcuni tratti attrezzati; il sentiero di ritorno è adatto a tutti, anche se dopo Bellavista la pendenza è impegnativa. Ancora un po' di neve e ghiaccio sulla variante; molte foglie, a volte fino al ginocchio, dopo Bellavista (attenzione agli appoggi!).
L'escursione
Si raggiunge Rovio da Melano (Canton Ticino, Svizzera), seguendo le indicazioni sulla via Cantonale e girando poi in via delle Scuole, che poi diventa via alla costa. Quando la Chiesa di Rovio è già in vista, si trova sulla destra un bel parcheggio (via san Felice), dove si può lasciare l'auto (presente anche un supermercato). Si prosegue su via san Felice e si gira poi a sinistra in via Trivelli. Si entra nel centro storico di Rovio e sempre seguendo via Trivelli si raggiunge via Generoso. Da questo momento in poi, il sentiero sarà segnato sempre perfettamente. Al termine della strada asfaltata, si continua su largo sentiero che piano piano entra nel bosco. Si trovano indicazioni che vanno seguite in direzione "Perostabbio" o "Via alpina". All'altezza di una cappella, si nota un bivio a destra con indicazione per Stazione Bellavista: capisco che al ritorno arriverò da quella direzione. Poco più avanti, stavolta a sinistra, indicazioni per Arogno (che ovviamente ignoro). Il sentiero scavalca un torrente (Sovaglia), supera un'abitazione e prosegue nel bosco, ora con pendenze sempre impegnative. Da notare che, prima del ponte, si intravede verso destra una cascata, forse quella indicata in toponomastica come "cascata del Botto". L'ambiente sembra molto bello. Mentre salgo per tornanti il sentiero nel bosco, sento sopra di me un rumore di foglie spostate. Mi fermo, come sono solito fare, e mi metto in ascolto, scrutando il bosco alla ricerca di qualche animale. Con una certa delusione, vedo muoversi tra i tronchi una maglietta gialla fluorescente, sicuramente indossata da un bipede e non da un quadrupede. Pensavo di essere solo e invece... lascio davanti a me, a un paio di minuti di distanza, il bipede (quadrupede, se contiamo l'uso dei bastoncini) e ogni tanto provo a osservare il panorama. Il bosco è fitto, il lago di Lugano (Ceresio) si nota chiaramente sotto di noi ma la visuale non è completa. Non c'è molto da dire: si continua a salire fino a quando, su uno spiazzo d'erba, si raggiunge l'Alpe di Perostabbio (1235m slm; 1h 15’; 4km; 760m D+).
Scatto qualche foto e ne approfitto per superare l'altro escursionista. Da qui alla cima le indicazioni da seguire avranno colore bianco e azzurro, a indicare un sentiero con difficoltà più elevate rispetto al normale. Il sentiero continua a salire rapidamente, avvicinandosi sempre di più ai classici faraglioni del monte Generoso. Se ne aggira uno, imponente, ed è a questo punto che sento ancora quel rumore di foglie. Mi fermo di nuovo e stavolta l'aspettativa non è delusa: di fronte a me, a qualche decina di metri, un bellissimo camoscio. Lo osservo e non perdo occasione di fotografarlo. Ma provare a fotografare con il cellulare un camoscio in movimento nel bosco è una battaglia persa in partenza: le foto del mostro di Lochness sono molto più nitide. Il sentiero diventa sempre più ripido e finalmente esco dal bosco. Intorno a me pietre e pinnacoli di roccia, ma anche crocus e violette. Mi viene in mente l'espressione "il fiore di pietra". E' il nome dato alla costruzione di Botta eretta all'arrivo della cremagliera, sotto la vetta. La sua forma ricorda infatti un fiore che si schiude al sole. Ma forse solo ora capisco che il vero "fiore di pietra" è il Generoso stesso. Il sentiero corre tra le rocce, le risale arrampicandosi. Le pietre sono ovunque e non solo a terra: conformazioni rocciose crescono e assumono le forme più strane e originali, come quella di un cammello. O, appunto, di fiori. E i fiori, quelli veri, nascono sul sentiero o si adattano all'ambiente, provando a crescere anche sulle rocce. La roccia è un fiore e il fiore è una roccia. Sorrido. E mentre continuo a salire e mi guardo in giro, in alto verso la cima, in basso verso il precipizio di oltre mille metri fino al lago, e attorno a me, penso anche che sì, il sentiero sarà pure esposto, ma tutta questa enfasi sulla via alpina, sull'attrezzatura, sulle vertigini, etc. mi pare esagerata. Ci sono un paio di catene, utili forse solo in caso di neve. Ma per il resto... Già, il resto: controllo l'altimetro e mi accorgo di avere ancora solo 150 metri di dislivello ancora da affrontare. Sono arrivato, penso. E invece. Invece mi si presenta davanti un ponticello in metallo che, orgogliosamente, provo a evitare di calpestare (inutilmente, ma per colpa del ponticello). E da questo punto in poi la difficoltà cambia. Sia chiaro: appendendosi alle catene si sale senza eccessivi problemi. Ma, se si vuole provare a non toccare la catene e a usare solo le mani, un po' di esperienza è necessaria. Addirittura, penso mentre cerco qualche appiglio sicuro, l'escursionista inesperto farebbe bene a portarsi un imbrago e a collegarsi alla catena, anche solo per gli ultimi pochi metri di questo tratto finale, dal ponticello in poi. Registro questi ricordi per la relazione e mi accorgo che, finalmente, sento i raggi del sole. E' quasi mezzogiorno, la primavera è appena iniziata ma il versante ovest del Generoso è così imponente che il sole ci arriva ancora pochissimo durante il giorno. A conferma di ciò, la presenza di alcune residue macchie di neve sul sentiero e il crocchiare della terra sotto alle scarpe: una prova sonora della presenza di ghiaccio. Sbuco sul sentiero alto che proviene da Orimento, in val d'Intelvi. Sono ora sul confine con l'Italia. Vado verso destra e risalgo verso la cima seguendo la cresta attrezzata, a perfezionare l'impegnativa e soddisfacente ascesa. In vetta, la terrazza panoramica e la caratteristica piramide aperta (1701m slm; 2h 15’; 5,2km; 1220m D+).
La vista dalla cima è splendida e a 360 gradi: Milano, la pianura padana e gli Appennini verso sud, il Ceresio e il Monte Rosa verso ovest, le Alpi svizzere e valtellinesi verso nord, le Grigne e le montagne del triangolo e della dorsale lariana verso est. Solo per fare degli esempi. Dalla vetta si notano bene anche il "Fiore di pietra" e l'ex osservatorio astronomico. Mi dirigo proprio verso il "Fiore di pietra" ma prendendo il sentiero che scende verso sinistra ed evitando quindi la scalinata sulla destra. Seguendo le indicazioni per stazione Bellavista, prendo il sentiero che corre proprio sotto la cremagliera, togliendomi la soddisfazione di veder passare anche il trenino (video). Il ritorno si svolge ora sul versante meridionale della montagna. E' un tratto inizialmente senza alberi, molto soleggiato. Dopo aver attraversato i binari della cremagliera, all'altezza di alcune indicazioni, prendo il sentiero di destra verso la stazione di Bellavista, che raggiungo in pochi minuti. La terrazza panoramica sul Ceresio nei pressi della stazione giustifica il suo nome (1200m slm; 2h 55’; 8,5km; 1220m D+).
A questo punto, sempre seguendo le chiare indicazioni, torno sul versante occidentale per l'ultimo tratto di discesa. Vengo innanzitutto sorpreso dal fatto che questa discesa... non scende affatto! il sentiero prosegue a livello per diverse centinaia di metri (circa 800). La seconda sorpresa è la presenza massiccia di foglie, tanto da sprofondare spesso fino al ginocchio o anche oltre. Bisogna fare attenzione: non sapendo dove appoggiano i piedi, il pericolo di scivolare è sempre elevato. Finalmente si comincia a scendere e si perde dislivello piuttosto rapidamente. Il problema è che, a intervalli, tornano le foglie a disturbare la discesa. Si raggiunge comunque l'Alpe di Melano senza eccessivi problemi (presente una fontana). Dopo aver superato l'Alpe, il sentiero continua a scendere e passa vicino a un torrente, che sulle mappe viene denominato Viganale. Il torrente forma un orrido e pozze meravigliose: davvero un bello spettacolo che impreziosisce questa escursione. In poco tempo raggiungo il bivio già notato durante la salita e riprendo, in discesa, i miei passi. Arrivato a Rovio, mi dirigo verso la Chiesa e qui concludo la mia gita. Un ultimo sguardo alla montagna e sono pronto per rimettermi in auto (480m slm; 4h; 14,7km; 1320m D+).
Punti di appoggio
Rovio, la capanna di Perostabbio (verificare apertura), e il "Fiore di Pietra", la stazione di Bellavista (verificare apertura) e il vicino rifugio La Peonia (verificare apertura).
Materiale necessario
Per chi li usa, utili i bastoncini.
Non obbligatorio ma utile, anche se per brevi tratti, il set da ferrata.
Il versante di Rovio in questa stagione è all'ombra per tutta la mattinata. Potrebbe fare fresco, nonostante la salita impegnativa.
Note e commenti vari
Sei sei della provincia Como, di Varese o perfino di Milano (senza dimenticare Monza e Brianza), è molto probabile che non ti debba spiegare dove si trova il Generoso. Se poi abiti in Canton Ticino, ancora meglio. In più, visto che stai leggendo questa pagina, immagino ti piaccia almeno un po' la montagna. Sono quindi certo che tu sappia di quale montagna sto parlando. Al massimo, quello che potresti non sapere è che il Monte Generoso si chiama anche "Calvagione". O che quello che vediamo da casa non è ciò che sembra... Siamo infatti abituati a vedere le montagne come linee di confine: di qua noi, l'Italia, di là il resto del mondo: la Francia, l'Austria o, in questo caso, la Svizzera. Ebbene, nel caso del Generoso non è proprio così: il versante che osserviamo nitidamente dalle nostre case è proprio quello svizzero. Guarda a sud, o al limite a ovest, mentre quello italiano si trova a est ma soprattutto a nord, dove la valle d'Intelvi, adorata meta di vacanza dei ricchi milanesi d'un tempo, risale fin verso la cima. Ho cominciato a salire il Generoso da bambino, complici motivi di famiglia, e continuo a farlo ancora oggi. Tuttavia, a differenza di quando venivo portato in val d'Intelvi, dove la scelta si limitava ai cosiddetti "sentiero alto" e "sentiero basso", ho imparato nel tempo che le vie di salita sono molto più numerose. L'ultima scoperta, in ordine di tempo, è il buio e freddo versante occidentale, quello più impegnativo. Una bella variante per una montagna che viene facilmente conquistata da chiunque. Letteralmente, visto che un trenino a cremagliera lascia i turisti a un centinaio di metri dalla vetta. Ecco quindi la storia della mia salita del versante ovest, lungo quella che ora è nota come "Variante - o via - alpina". Punto di partenza: Rovio, Canton Ticino, Svizzera (480m slm). Seguitemi.