Informazioni tecniche
Zona montuosa: Triangolo lariano, Prealpi comasche
Località di partenza: Valmadrera (LC), località Belvedere
Quota di partenza: 300m slm
Quota di arrivo: 1387m slm (punto più elevato, Corno occidentale)
Dislivello positivo totale: 1250m
Sviluppo: circa 12km
Sentieri utilizzati: sentieri n. 3 tra Valmadrera e san Tomaso, n. 5 e deviazione per ferrata Corno Rat, ferrata del trentennale O.S.A., n. 2 tra vetta Corno Rat e Colma di Val Ravella, sentiero di traverso (evidente ma non segnalato), n. 1 e deviazione per ferrata Corno occidentale, ferrata del venticinquennale O.S.A., traversata dei Corni, n. 7 per Bocchetta di Moregge prima e per Sambrosera e Valmadrera poi.
Durata dell’escursione: 3h 45’
Difficoltà: EEA (vedi “Condizioni dei sentieri”)
Persone presenti: Paolo
Mappe: Cartina Kompass 91 – Lago di Como e Lago di Lugano; Cartina Kompass 105 - Lecco - Valle Brembana.
Traccia GPS disponibile: gpx
Foto disponibili qui
Condizione dei sentieri
I sentieri sono ben tenuti e ottimamente segnalati. Il giro che propongo contiene però alcuni tratti attrezzati con catene (la traversata dei Corni) e soprattutto due ferrate, che richiedono l’utilizzo di materiale di sicurezza (imbrago, set ferrata, casco) e una minima esperienza di arrampicata. Nei tratti attrezzati, invece, non ritengo l’uso delle catene obbligatorio, anche se bisogna sapere che si tratta comunque di tratti esposti e con catena.
Presenza di acqua abbondante (vedi relazione)
Eventuali pericoli
I tratti esposti: in particolare le ferrate e la traversata dei Corni.
L'escursione
La passeggiata comincia presso la località Belvedere di Valmadrera. Valmadrera si raggiunge facilmente seguendo le indicazioni “Valmadrera” dopo l’uscita “Lecco/Bellagio/Oggiono/Civate” della strada statale 36 (Milano – Lecco - Chiavenna); per orientarsi ulteriormente, la località Belvedere è posta alla fine della via S. Carlo Borromeo. Difficile ma non impossibile (almeno durante la settimana) parcheggiare alla fine della strada. Altrimenti, bisogna parcheggiare prima e allungare un po’ il percorso.
Come punto simbolico di inizio dell’escursione, alla fine della strada si trova un cartello di riepilogo di tutti i sentieri della zona (300m slm). Da qui, si comincia subito a salire su strada asfaltata - o comunque a fondo duro - in maniera molto decisa, fino a raggiungere un primo bivio in prossimità della cappella VARS, dall’inconfondibile forma a capanna (380m slm; 3’; 350m; 80m D+).
Prendo il sentiero n. 3 che volge a sinistra verso San Tomaso e continuo a salire, ora in maniera più dolce, lungo una bella strada larga e sterrata. La salita non dura molto: dopo aver attraversato il letto vuoto di un ruscello (può invece essere impetuoso in altre stagioni) e aver incontrato una fontana, raggiungo lo spiazzo panoramico di San Tomaso (575m slm; 17’; 1,6 km; 275m D+).
A questo punto abbandono il sentiero n. 3 e seguo le indicazioni per il sentiero n. 5. Dal prato, situato proprio alle spalle di un piccolo monumento, sembra partire un sentiero verso sinistra. In realtà, bisogna attraversare il prato verso destra e alla fine sarà evidente che il sentiero n. 5 parte proprio da lì. Si prosegue all’interno del bosco, e in breve si raggiunge la deviazione per l’attacco della ferrata al Corno Rat. Vale forse la pena di segnalare che dal sentiero n. 3 partono diverse scorciatoie che non ho mai percorso ma che quasi sicuramente permettono di raggiungere il sentiero n. 5 evitando di arrivare fino a san Tomaso. Raggiungere l’attacco della ferrata risulta abbastanza faticoso (si tratta di uno dei tratti più ripidi dell’escursione, benché molto breve). Una placca di metallo sulla parete annuncia che ho raggiunto finalmente l’inizio delle ferrata (700m slm; 32’; 2,4 km; 400m D+).
La ferrata del Trentennale O.S.A. si sviluppa in tre parti, unite da brevissimi sentieri. Sono tutte e tre parti che presentano alcuni tratti impegnativi, dove il ricorso alla catena o alle staffe, almeno nel mio caso, è stato qualche volta necessario. Per la descrizione della ferrata rimando alla relazione dell’ottimo sito www.vieferrate.it (qui la relazione). Ci tengo solo a sottolineare due aspetti. Il primo è che sentieri che uniscono i tre tratti non sono sempre evidenti. In particolare, in entrambi i casi, è necessario ovviamente salire ma tenendo il più possibile la sinistra quando si è in dubbio sulla direzione, altrimenti si raggiungono parti di parete attrezzate per scalata e non per ferrata. Il secondo è che i manufatti (staffe e catena) a volte sono davvero invadenti ed eccessivi. Dal terrazzo di arrivo (880m slm; 1h 15’; 3,5 km; 580m D+) ci si dirige verso destra, dove riparte la traccia di sentiero.
La traccia si divide in due ma entrambe le direzioni sono equivalenti. Si perviene a un primo bivio, segnalato, ma ancora un volta ininfluente, visto che entrambe le direzioni portano un punto in cui le strade finalmente si dividono. Le possibili direzioni sono: verso sinistra (sentiero n. 2), in direzione Fò - e poi Colma di Val Ravella; verso destra (stesso segnavia), in direzione Sambrosera; infine, proseguendo diritto, si può accedere a una più semplice ferrata che conduce direttamente in vetta al Corno orientale (direzione: “itinerario attrezzato 30° O.S.A.”). Ho svolto questa ferrata anni fa e la ricordo abbastanza facile, quasi un percorso attrezzato. Maggiori dettagli su questa ferrata, che molti logicamente concatenano con la ferrata al Corno Rat, si trovano nella stessa relazione linkata precedentemente (cioè questa). Il mio progetto però mi porta a proseguire per la Colma, attraversando a mezza costa fitti boschi in un tipico ambiente autunnale. Raggiungo la fonte e poi la Colma abbastanza velocemente (1000m slm; 1h 30’; 4,7 km; 710m D+).
Dalla Colma è possibile scendere al Terz’Alpe con sentiero segnalato e poi risalire verso il Corno occidentale col sentiero n. 1; tuttavia, la Kompass mi suggerisce che esiste un sentiero di traverso che resta più alto e che quindi permette di raggiungere il sentiero n. 1 per il Corno occidentale senza abbassarmi troppo. Alla Colma questo sentiero non è segnalato ma è comunque talmente evidente che lo si può prendere per esclusione senza paura di sbagliare. A ulteriore indicazione, ricordo proprio all’inizio del sentiero due enormi tronchi di betulla piegati a V. Lungo il sentiero, poi, si trovano segnalazioni colorate sulle rocce. Raggiungo finalmente il sentiero n. 1 (1000m slm; 1h 35’; 5,6 km; 740m D+).
Anche il tratto che segue è abbastanza duro, dal punto di vista della pendenza; si guadagnano prima circa duecento metri di dislivello, poi, all’altezza delle indicazioni per la ferrata, si attraversa un pietraio che ne costituisce la base. Un’altra placca di metallo annuncia l’inizio della ferrata (1190m slm; 1h 50’; 6,2 km; 930m D+).
Ritengo la ferrata del Venticinquennale meno impegnativa della precedente. I tratti arrampicabili sono numerosi e solo un piccolo tratto del traverso risulta particolarmente impegnativo (qui mi sono arreso e mi sono appeso alla catena). Presente anche una scala metallica. Per la relazione, rimando nuovamente al sito www.vieferrate.it (qui la relazione). Tuttavia, vorrei aggiungere una considerazione personale sullo stato della ferrata. Ottimo, per carità, ma nel tratto iniziale e in quello finale è presente una catena con anelli molto grossi, che rendono molto difficoltoso – e quindi a mio avviso anche pericoloso - lo scorrere dei moschettoni (e a volte addirittura l’aggancio). Molto meglio il tratto centrale dove viene offerta l’alternativa di un cavo ricoperto, molto più fluido. La vetta si raggiunge dopo qualche decina di metri sull’esposta cresta del Corno, dopo la fine della ferrata (1387m slm; 2h 40’; 6,7 km; 1110m D+).
Dalla vetta del Corno occidentale si prosegue verso la vetta del Corno centrale: prima si scende, alla sinistra della croce di vetta, un tratto molto tecnico, in cui consiglio di abbassarsi “faccia al monte”, e poi, dopo aver raggiunto la Forcella dei Corni si traversa su sentiero in leggera salita verso il Corno centrale, senza scendere fino al rifugio SEV. La vetta del Corno centrale si raggiunge ancora usando le mani ma con difficoltà molto inferiori (1368m slm; 2h 50’; 7,2 km; 1180m D+).
Impegnativa anche la discesa, se non addirittura di più. Questa si svolge sul versante opposto a quello di salita, è molto ripida e in alcuni tratti è attrezzata. Si perdono molti metri di dislivello e si raggiunge la bocchetta di Luera. Da qui, in pochi minuti, si risale facilmente al Corno Orientale (1232m slm; 3h 05’; 7,8 km; 1210m D+).
Si torna quindi verso il Corno centrale, ma questa volta lasciando il corno sulla sinistra e attraversando il ghiaione alla base della sua parete più storica e spettacolare: la parete Fasana. In breve si termina questo traverso e si raggiunge il rifugio SEV. Verso destra, seguendo le indicazioni, si comincia a scendere all’interno del bosco, perdendo un po’ di quota e raggiungendo la Bocchetta di Moregge (1100m slm; 3h 20’; 9 km; 1250m D+).
A questo punto non resta che scendere ulteriormente, seguendo le indicazioni per la fonte Sambrosera (segnavia n. 7). La discesa è abbastanza regolare e veloce, quindi impegnativa soprattutto se svolta di corsa. Incontro alcuni bivi ma le indicazioni sono sempre ottime e chiare. In prossimità della fonte di Sambrosera, anche un tavolo e qualche panchina (715m slm; 3h 30’; 10,2 km; 1250m D+).
Scendo nuovamente all’interno del bosco. Alla fine del tratto di bosco, quando alla vista compare l’ormai vicino abitato di Valmadrera, incontro un bivio non segnalato: un sentiero più stretto scende ulteriormente diritto (segnale verde su un sasso), ma il n. 7 prosegue sulla destra, più in piano. Si scorge dopo qualche passo la sagoma della cappella VARS; da qui, in pochi minuti, raggiungo il punto di partenza (290m slm; 3h 45’; 12 km; 1250m D+).
Punti di appoggio
Un solo rifugio lungo il percorso, il SEV (verificare apertura).
Materiale necessario e scarpe utilizzate
Tradizionale da ferrata: imbrago, set da ferrata, casco.
Avendo svolto l’escursione di corsa, ho preferito partire già con imbrago indossato e set collegato, con casco legato stabilmente allo zainetto.
Scarpe utilizzate: Asics Gel- Fuji Trabuco
Note e commenti vari
L’escursione dà grandissima soddisfazione e permette di raggiungere tutte le cime dei Corni svolgendo anche le due ferrate più belle dell’area.
Valuto la realizzazione del giro con un passo normale in circa 9 ore.