Informazioni tecniche
Zona montuosa: Prealpi comasche (Triangolo lariano)
Località di partenza: Como, via Zezio
Quota di partenza e arrivo: 240m slm
Punto più elevato: 1320m slm
Dislivello positivo totale: circa 1700m
Sviluppo: circa 27km
Sentieri utilizzati: scalinata e salita del “Carescione” da Como a Brunate; dorsale per creste da san Maurizio in poi; sentiero non numerato tra la Bocchetta di Molina e la Baita Patrizi; traverso dalla Baita all’Alpe del Vicerè; sentiero normale di salita al rifugio e monte Bolettone, con varianti (vedi relazione); discesa di “san Donato” da Brunate a Como
Durata dell’escursione: 4h
Difficoltà: EE (per il dislivello e lo sviluppo)
Persone presenti: Paolo
Mappe: Lago di Como – Lago di Lugano, 1: 50.000 - Kompass 91
Traccia GPS disponibile: gpx
Foto disponibili qui
Condizione dei sentieri
I sentieri sono in ottimo stato ma hanno caratteristiche molto eterogenee.
Da Como a Brunate (salita del “Carescione”) si alternano scalinate, sentieri e tratti su asfalto; i sentieri diventano sempre più graziosi e puliti allontanandosi dalla città; da Brunate a san Maurizio si usano sentieri ben indicati su acciottolato; da san Maurizio infine si trovano prevalentemente sentieri di montagna, con brevi intervalli di acciottolato o asfalto. La discesa da Brunate a Como avviene lungo la “san Donato”, un sentiero molto bello che passa per boschi e lambisce il nucleo caratteristico di san Donato.
Presenza di acqua, ma solo nei numerosi punti di appoggio (vedi relazione). Una fontana nei pressi del parcheggio dell’automobile.
Eventuali pericoli
Nessuno in particolare.
L'escursione
Bella corsa attraverso il primo quarto della dorsale del triangolo lariano, che da Como porta fino a Bellagio (circa 40km in totale), con l’aggiunta di una variante sul versante di Albavilla (CO).
Da Como (zona mura/passaggio a livello), si prende via Tommaso Grossi, che sale verso Brunate. Se si è in auto, si può parcheggiare con una certa facilità in via Zezio o zone limitrofe (parcheggio gratuito). Poiché voglio alternare vie diverse di salita e discesa, lascio l’auto nei pressi dell’arrivo della salita di “san Donato” (appunto, via Zezio), che farò al ritorno, e mi dirigo verso la salita del “Carescione”.
Più precisamente, torno verso via Tommaso Grossi, la attraverso, e proseguo su via Zezio. A un certo punto la strada volge a sinistra: dopo avere svoltato a sinistra, seguendo la strada, si incontra uno stop e si prende a destra via Gorio. Questa via termina in Largo Radice. Qui si prosegue nella direzione di marcia prendendo via Prudenziana, che porterà al sentiero di salita. Si tratta di un percorso molto lineare e intuitivo (si veda la linearità della traccia gps, che rende bene l’idea), che permette di raggiungere la scalinata del Carescione senza abbassarsi troppo (di solito salgo da questa via partendo dal lago). Via Prudenziana è una via senza uscita che termina con alcuni gradini e una strettoia, per poi proporre un bivio e due indicazioni per Brunate: io prendo la scalinata che sale sulla destra, con indicazioni di tempo pari a 50 minuti (Carescione; 273m slm; 10’; 1,5 km).
La scalinata sale prima tra case e poi finalmente supera l’abitato e prosegue nel bosco, incrociando più volte il percorso della funicolare. La scala diventa presto sentiero, anche se spesso questo sentiero prevede dei gradini, non particolarmente faticosi. Si continua a salire e, raggiunte le prime case di Brunate, alla fine del sentiero, si prosegue a destra, seguendo la strada che velocemente mi porta alla stazione di arrivo della funicolare (700m slm; 35'; 3,1 km).
Da qui, numerosi cartelli indicano i sentieri verso san Maurizio, il faro voltiano o le baite: vanno tutti bene. Questi sentieri passano inizialmente per le vie del centro di Brunate e poi salgono diretti verso san Maurizio, attraversando un paio di volte la strada asfaltata e carrozzabile. Giunti a san Maurizio, comincia il vero e proprio sentiero della dorsale lariana (numero 1), indicato a sinistra della chiesetta posta di fronte alla scalinata che sale al faro. Tuttavia, a causa di lavori, questa volta sono costretto a salire alle baite lungo la strada asfaltata, che si sviluppa invece alla destra della chiesetta. In pochi minuti si raggiungono le prime baite (980m slm; 1h; 5,2 km). È possibile raggiungere questo punto in automobile, accorciando notevolmente sviluppo e dislivello della passeggiata e rendendola fattibile anche a chi ha bambini al seguito.
Il sentiero ora diventa più piacevole e l’ambiente più montano: decido di prendere il sentiero che evita le baite e prosegue invece sulla destra (indicazione per Baita Bondella). Si tratta di una bella alternativa: il sentiero diventa presto stretto e si inoltra in una meravigliosa pineta, ricongiungendosi al più tradizionale tracciato che passa per le baite all’altezza della baita Carla. Qui si torna sul sentiero, che alterna tratti di sterrato ad altri di acciottolato o perfino di cemento. Proseguo per le baite Bondella prima e Monte Boletto poi. Da qui il sentiero diventa inizialmente più pendente e dopo pochi minuti incontro la deviazione per la vetta del Boletto: a sinistra si prosegue sulla dorsale normale, mentre a destra parte il sentiero più stretto che costituisce la dorsale per creste e che sale al Monte Boletto (1250m slm; 1h 30'; 8,3 km).
Scendo poi continuando per la cresta in direzione opposta fino a raggiungere la dorsale abbandonata in precedenza. Di qui, proseguo in leggera discesa fino alla Bocchetta di Molina (1100m slm; 1h 40’; 9,7 km), dove il sentiero si divide nuovamente: continuando sulla dorsale potrei dirigermi verso la vetta del Bolettone oppure, attraverso il faggeto, verso la Capanna Mara; io però decido di scendere (verso destra) seguendo le indicazioni per la Baita Patrizi.
Il sentiero scende abbastanza velocemente e non passa molto tempo prima di raggiungere la baita stessa (913m slm; 1h 55’; 11,9 km). Questo tratto di sentiero non presenta grosse difficoltà ma, poco prima di raggiungere la baita, presenta un bivio: bisogna prendere verso sinistra (è presente comunque un cartello, anche se non è molto visibile scendendo).
Dopo la baita si seguono le indicazioni per l’Alpe del Vicerè che si raggiunge su un sentiero di traverso nel bosco a tratti piacevole ma anche un po’ noioso. Non tanto perché non sia bello quanto perché ormai la mente è già proiettata alla salita verso la vetta del Bolettone. Prima di raggiungere l’Alpe vera e propria, si trova una deviazione a sinistra che porta al sentiero di salita (900m slm; 2h 10’; 13,8 km).
Questo sentiero sale molto ripidamente, il che è un bene se si vuole fare velocemente il dislivello ma un male se si vuole provare a correre. Inizialmente la strada è molto larga, sterrata ma anche caratterizzata da due strisce di asfalto che permettono a un fuoristrada di arrampicarsi senza troppi problemi. Finalmente dopo un paio di tornanti, scorgo una deviazione/scorciatoia segnata con frecce rosse che prendo subito volentieri. Da qui alla cima strada e sentiero si alternano. Poiché, salendo, la vetta e il rifugio sono sempre alla mia sinistra, decido – quando ne ho la possibilità – di prendere in alternativa strada o sentiero a seconda di quale dei due sale più vicino alla mia meta. Penso in questo modo di guadagnare un po’ di tempo. Nei pressi di un ulteriore tornante, la strada piega decisamente a destra mentre il sentiero si stacca e punta, attraversando a mezza costa fin sotto il rifugio, il filare di pini che caratterizza il Bolettone. Prendo il sentiero e, una volta raggiunti i pini, questo comincia salire con una pendenza degna di un chilometro verticale. In pochi minuti passo vicino al rifugio e raggiungo la croce di vetta, subito dietro (1320m slm; 2h 40’; 15,6 km),
Il tempo di firmare il libro di vetta, di fare qualche foto e di bere e mangiare qualcosa e ricomincio la mia corsa: prima in discesa in direzione della dorsale e della Bocchetta di Molina, poi di nuovo in salita verso il Boletto, che conquisto di nuovo (1250m slm; 3h 15’; 18,8 km).
Da qui in poi il sentiero sarà tutto in discesa fino a Como, il che velocizza la corsa e mette alla prova la tenuta delle gambe (prova superata): si tratta di ulteriori mille metri di dislivello in discesa ancora da percorre su sentiero spesso duro e non sempre sterrato. Raggiunto il piazzale della funicolare a Brunate, però, invece di prendere la via di salita, mi dirigo verso la “san Donato”. Più precisamente, prendo la scalinata che scende dal piazzale (indicazioni per “san Donato”). Si tratta di via Baserga, che seguo fino a raggiungere prima il Municipio e poi, piegando verso destra, fino ad attraversare via Volta. Scendo ancora (sempre via Baserga) e proseguo verso destra. Dopo qualche centinaio di metri incontro un cartello che indica “Como” e da qui, di fatto, comincia il sentiero vero e proprio. Si tratta di una via forse più aperta e gradevole della salita del Carescione (certamente più pulita). La discesa presenta alcuni bivi che, se non si conosce la strada o non la si è fatta precedentemente in salita, potrebbero creare problemi. Nel caso di indicazioni, bisogna evitare di prendere per Garzola; negli altri casi dubbi, si deve proseguire sempre verso il basso oppure tenere la sinistra. Concludo a Como, sempre in via Zezio, dove avevo parcheggiato e dove scopro una provvidenziale fontana (230m slm; 4h; 27km).
Punti di appoggio
Tantissimi: a Como, Brunate, San Maurizio e poi lungo il sentiero (vedi relazione). Verificare però l’apertura di baite e rifugi.
Materiale necessario
Utili per chi li usa, ma non necessari, i bastoncini.
Note e commenti vari
La passeggiata in sé è certamente alla portata di tutti, specialmente da Brunate in poi dove il dislivello diventa meno severo. Da non sottovalutare comunque il dislivello e lo sviluppo.
Ho corso o camminato velocemente; quindi i tempi non possono essere presi come riferimento per chi volesse svolgere una semplice escursione. Nel caso si camminasse, consiglio di raddoppiare (almeno) i tempi di percorrenza.