Informazioni tecniche
Zona montuosa: Alpi Carniche
Località di partenza: Rifugio Tolazzi, Collina (Forni Avoltri, UD)
Quota di partenza: 1380mslm
Quota di arrivo: 2784mslm
Dislivello positivo totale: 1579m
Sviluppo: circa 12km
Sentieri utilizzati: 144, 145, 143 (con alcune varianti)
Durata dell’escursione: circa 5h 30’
Difficoltà: EEA (per il tratto del sentiero Spinotti e il lungo nevaio finale)
Persone presenti: in solitaria
Mappe: Carta Tabacco N. 09 – Alpi Carniche centrali
Traccia GPS disponibile: kml
Condizione dei sentieri
Presenza di boschi nella prima parte dell’escursione (sentiero 144), che diventano via via sempre più radi, lasciando spazio prima a cespugli e poi alla sola erba, già prima di arrivare nei pressi del rifugio Lambertenghi-Romanin (passo di Volaia). Lungo il sentiero attrezzato Spinotti (sentiero 145), seconda parte dell’escursione, presenza di neve fino a inizio stagione. Passaggi per lo più su prati e sassi. Il paesaggio diventa più difficoltoso lungo la terza parte dell’escursione (sentiero 143, in salita verso la vetta): sassi, ghiaioni, sfasciumi e parecchia neve; sotto la vetta fare molta attenzione a non smuovere sassi che potrebbero cadere. Lungo la via del ritorno (143, in discesa), prati e di nuovo boschi, in prossimità del rifugio Tolazzi. Gran parte del sentiero è comunque all’ombra, coperto dall’imponente parete del gruppo montuoso. Sentieri ben segnalati, anche se non sempre visibili in discesa.
Nessuna presenza di acqua, se non nel tratto ormai finale.
Eventuali pericoli
Tipici di una escursione a quella quota e a inizio stagione: prestare la massima attenzione ai tratti innevati e ghiacciati; anche sui tratti non innevati, fare attenzione a non scivolare sulla ghiaia e a non far rotolare sassi verso il basso. Anche per questo pericolo “ambientale”, si consiglia la salita nelle prime ore del mattino (nel mio caso, partenza prima dell’alba e vetta raggiunta intorno alle 8.45).
L'escursione
Si parte dal rifugio Tolazzi (1380mslsm) e si segue la strada carrozzabile per un paio di tornanti, dopodichè si incontrano prima un bivio (prendere per rifugio Lambertenghi-Romanin, segnavia sentiero n. 144) e subito dopo una indicazione per una “scorciatoia” (così definita sul cartello) che sale ripida nei boschi verso destra. Si tratta in effetti del sentiero segnalato sulle mappe, che quindi è consigliabili prendere. Il sentiero sale prima all’interno del bosco e poi, una volta attraversato il canalone che scende dal passo di Volaia, si inerpica a zig zag tra cespugli e prati. Poco prima di raggiungere il rifugio Lambertenghi-Romanin presso il passo di Volaia, si trova l’indicazione per prendere, sulla destra, il sentiero attrezzato Spinotti (segnavia n. 145; 45 minuti dalla partenza). Curiosamente, il cartello sbaglia in maniera evidente la corretta indicazione della direzione da prendere; l’errore è corretto a mano. Comincia a questo punto la parte di escursione che attraversa verso destra parte del versante sud del gruppo del Coglians (in particolare, passa sotto la Cima Lastrons del Lago), tant’è è vero che la cima che fino a questo punto si trovava a nord-est, lungo la salita vera e propria sarà sempre a nord-ovest. Lungo il sentiero 145 si guadagna costantemente quota fino a raggiungere, verso la fine, un tratto pratoso e molto panoramico dove respirare un po’ (Coston di Stella). In effetti, lo Spinotti richiede una certa attenzione; innanzitutto, in qualunque condizione, perché sentiero attrezzato con cavi (e una scala in legno) nei tratti più ripidi (cavi non utilizzabili solo da chi ha una minima preparazione alpinistica; imbraco non necessario); inoltre, fino a inizio stagione, si possono incontrare tratti nevosi brevi ma caratterizzati da pendenza non banale (e spesso senza traccia). Il tratto piatto e pratoso può essere considerato la fine del sentiero 145 (1h dall’inizio del sentiero stesso), che qui si raccorda in due punti al sentiero 143 che sale dal rifugio Marinelli (ovviamente, per guadagnare tempo e risparmiare fatica si consiglia di utilizzare il raccordo più in alto; tuttavia, io stesso non l’ho visto e mi sono ritrovato sul raccordo più in basso). A questo punto non resta che salire lungo lo stesso sentiero 143, all’interno del vallone del Ploto. A causa della presenza di neve, ho dovuto guadagnare i primi metri di dislivello camminando un po’ alla cieca, recuperando la giusta direzione un po’ grazie all’intuito e un po’ grazie al GPS. I bolli del sentiero risultano sempre abbastanza evidenti, anche se non sempre vicini. Risultano comunque molto utili per indicare la direzione anche da lontano. Più si sale, più il sentiero diventa scivoloso, a causa della presenza di ghiaia, sabbia e sfasciumi. Paradossalmente, se la consistenza della neve lo permette, meglio camminare nei nevai, che si susseguono sempre più numerosi e ampi. L’ultimo nevaio, che si trova sotto la cima, ha dato una connotazione decisamente alpinistica all’escursione e creando l’illusione di trovarsi a quote molto più elevate. Il nevaio porta con una buona pendenza verso una selletta, che divide la cima principale del Coglians dall’anticima est. Poiché in questo tratto i bolli non sono affatto visibili, fare attenzione a non raggiungere la sella stessa (anche se la forma del nevaio lo invoglia), poiché a sinistra, sulla roccia, riparte il sentiero (segnalato) verso la cima. In questo ultimo tratto si possono usare la mani per salire più facilmente. In pochi minuti, si raggiunge finalmente la cima (1h 45’ dall’inizio della salita). La vista dalla cima è mozzafiato anche se il cielo non è limpidissimo (dicono che nei giorni più chiari si veda il mare!). Mi prendo qualche minuto per bere un po’, coprirmi, fare qualche foto e video e, naturalmente, suonare la campana (presente anche una croce) e firmare il libro di vetta (ce ne sono due, all’interno di un contenitore nella struttura della campana). La discesa si svolge all’inizio lungo la stessa via della salita. Prima di raggiungere il raccordo 143-145, però, si deve mantenere la quota e puntare verso una piccola cima ricoperta di prati (Piz Cjadin, 2300mslsm): è questo infatti il vero tratto del sentiero 143. Superato il Piz, si scende velocemente verso il rifugio Marinelli (che però non si vede fino alla fine; 1h 15’ dalla vetta). Da qui è possibile tornare verso il rifugio Tolazzi o utilizzando la larga strada carrozzabile oppure, come ho fatto io, per il più impervio ma selvaggio sentiero (sempre il 143) che prima taglia per prati verso una malga e poi, dopo essersi sovrapposto per un breve tratto alla carrozzabile, scende per boschi lungo il torrente, per sbucare infine poco sopra il rifugio Tolazzi, ricongiungendosi alla carrozzabile (45’ dal rifugio Marinelli).
Punti di appoggio
I tre rifugi: Tolazzi alla partenza, Lambertenghi-Romanin al passo di Volaia, Marinelli sulla via del ritorno.
Materiale necessario
Picozza e ramponi fino a inizio stagione. Personalmente, ho utilizzato la piccozza sin dai tratti nevosi del sentiero Spinotti ma non ho mai usato i ramponi, sia per la relativa brevità dei tratti nevosi sia per la mia personale valutazione della consistenza delle neve e dei pendii.
Note e commenti vari
La passeggiata è molto gratificante, sia per la vista che, in cima ma anche durante la salita, permette di spaziare su un panorama mozzafiato, sia per la difficoltà affatto banale della salita. Il Monte Coglians è la cima più elevata del Friuli - Venezia Giulia e il suo versante nord si trova in Austria. Il sentiero che ho seguito e che propongo ricalca quasi perfettamente (al netto della salita al Coglians e della discesa al Marinelli lungo il sentiero 143) il percorso della gloriosa corsa a staffetta “dei tre rifugi”, nata nel 1963: una delle corse in montagna più antiche del Paese e la prima del Friuli – Venezia Giulia.