Arturo Avolio

Nato a Lauro il 19.7.1898 ed ivi deceduto il 25.9.1958. Eroe della prima guerra mondiale. Fu comandante di un reparto di ‘arditi’ del 40° fanteria alla testa del quale guadagnò una medaglia d’argento ed una di bronzo al valor militare, nonché una croce al merito di guerra.

Al fianco di Gabriele D’Annunzio partecipò nel dopoguerra all’impresa di Fiume dove condusse il suo reparto di ‘arditi’.

LA PARTENZA PER LA GUERRA

Fu chiamato alle armi il 2 marzo 1917 all’età di 18 anni. Dopo un periodo di formazione nella Scuola Militare di Caserta iniziato il 30 aprile 1917, il 3 ottobre transitava come aspirante ufficiale di complemento nel deposito del 39° reggimento fanteria Napoli Nord ed il successivo 17 ottobre giungeva sul territorio di guerra e veniva assegnato al battaglione complementare della Brigata Bologna. Il 27 novembre veniva assegnato al 40° reggimento fanteria come sottotenente di complemento e poi, con provvedimento retroattivo del 30.1.1919, come tenente di complemento[1] [2].

COMANDANTE DEL REPARTO ARDITI DEL 40° FANTERIA – BRIGATA BOLOGNA

Gli fu affidato il comando del reparto Arditi (3° compagnia) del 40° Reggimento[3] [4].

LA BATTAGLIA DEL SOLSTIZIO

Il 21 gennaio 1918 è inviato nelle trincee a sud di Monte Asolone: il 40° sostituiva, infatti, il 12° gruppo alpini passando a far parte della 47° divisione.

Dopo un breve periodo di riposo venne spostato nelle trincee di Monte Cosenet-Croce, di Lebi-Malga Valpore di Cima e di Fono e Col dell’Orso[5].

Il 4 giugno 1918, sempre con la 47° divisione, XXX Corpo d’Armata, occupa nel territorio della 8° Armata, i capisaldi della linea difensiva arretrata Venegazzù- La Contea-Postioma. Il 15 giugno gli austriaci sviluppano nella zona montana, nel tratto V. Brenta-Grappa, e attraverso il Piave, nel territorio del Montello e di Zenson-S. Donà, tre attacchi convergenti occupando la parte nord occidentale del Montello per poi puntare su Treviso. L’8° Armata il XXII ed il XXX Corpo d’Armata, però, il 19 giugno si lanciano alla riscossa. I battaglioni II e III del 40°, rimasti con la 47° divisione, con epico attacco occupano le posizioni di C. Bandiera.

Nei giorni tra il 19 ed il 20 giugno 1918 il sottotenente Avolio guidò i suoi uomini del reparto Arditi nella battaglia del Montello guadagnando un medaglia d’argento al valor militare. Comandava la 3° compagnia arditi. Alla testa dei suoi uomini si lanciava all’assalto mettendo lo scompiglio nelle file nemiche e volgendole in fuga. Raggiunta, durante l’inseguimento, una posizione avanzata, vi si manteneva saldamente, sotto intensissimo fuoco di artiglieria, respingendo anche forti nuclei avversari che lo assalivano da più parti. Con R.D. del 25.5.1920 (B.U. 1920 pag. 2594) gli fu formalmente attribuito il riconoscimento[6].

Dopo una retrocessione il 23 giugno i fanti della Bologna incalzando il nemico in ritirata raggiungono completamente la linea marginale del Piave.

LA BATTAGLIA DI VITTORIO VENETO

Il tenente Arturo Avolio, al comando del reparto arditi della Brigata Bologna, nella IV° Armata, partecipò alla battaglia di Vittorio Veneto.

Fu proprio la IV° Armata a dare inizio ai combattimenti all’alba del 24 ottobre 1918. Il giorno precedente il generale GIARDINO aveva indirizzato ai suoi uomini un vibrante proclama che spronava al combattimento: "È l'ora della riscossa. È l'ora nostra. I fratelli schiavi aspettano i soldatini del Grappa liberatori! Chi di voi non si sente bruciare di furia e d'amore? Il nemico traballa. È il momento di dargli il tracollo che può essere l'ultimo se glielo date secco. Ognuno di voi valga per dieci e per cento. Il vostro Generale sa che varrete per dieci e per cento. L'Italia vi guarda ed aspetta da ciascuno di voi la liberazione e la vittoria. Soldati miei, avanti!". II fuoco d'artiglieria iniziò alle ore 3 del 24 ottobre. Alle 7,15 le fanterie mossero all'attacco in una fitta nebbia, trasformatasi poi in pioggia dirotta. Il 25 la IV Armata, rinnovata l'azione dell'artiglieria, continuava la sua offensiva concentrando gli sforzi sui punti che il nemico difendeva con maggiore accanimento: Col della Berretta, Pertica, Asolone, Solarolo, Valderoa. "La brigata "Bologna" (39°, 40°) espugnò monte Forcelletta e si portò sotto la vetta del Col del Cuc prendendo prigionieri e materiali. Oltre 1400 prigionieri furono catturati nella dura giornata. La Battaglia fu decisiva per le sorti della guerra: oltre ad aver perduto posizioni di capitale importanza (M. Pertica e M. Forcelletta), gli austriaci, profondamente scossi dalla potenza e dalla violenza degli attacchi, sentendo acuirsi il pericolo dello sfondamento verso la conca di Feltre, impegnavano nella difesa della regione del Grappa non solo le loro riserve immediate, ma anche quelle che tenevano nelle retrovie del Feltrino e del Bellunese. Venivano così a privarsi delle forze che agli italiani premeva appunto fossero neutralizzate, per impedirne lo spostamento verso il fronte della VIII Armata. Nella giornata del 26, la battaglia sul Grappa proseguì serrata, accanita, con fluttuazioni continue; 1200 prigionieri furono catturati. Due delle divisioni di riserva e le artiglierie di una terza incalzavano il fronte nemico, il quale aveva così in linea, fra Brenta e Piave, 9 divisioni contro le 7 italiane che assalivano e che proseguivano instancabili la loro durissima azione di logoramento[7] [8].

Fu durante questi eventi decisivi che il tenente Avolio, al comando del reparto Arditi della brigata Bologna guidò i suoi uomini nella battaglia del Monte Forcelletta guadagnando una medaglia di bronzo al valor militare. Dal 24 al 26 ottobre, durante due giornate di accanito combattimento, dava bella prova di calma ed energia. Con slancio ed ardimento conquistava una forte posizione, catturando prigionieri e bottino. Contrattaccato dal nemico in forza, dopo violenta preparazione di fuoco d’artiglieria, che arrecava gravi perdite, lo ricacciava dopo strenua lotta, riuscendo a mantenere, coi superstiti, la contrastata posizione a quota 1186 mt. Con R.D. del 25.121925 pag. 2403 del B.U. Brevetto n. d’ordine 40/1925, gli fu formalmente attribuito il riconoscimento[9].

Mentre le altre armate impiegate oltrepassavano il Piave, la IV° Armata il 27 resisteva al contrattacco nemico. Furono respinti ben otto attacchi e la battaglia infuriò per sei ore. Il 28 ed il 29 le colonne italiane tendevano dall'Asolone al Col della Berretta per favorire l'ampliamento dell'occupazione del Pertica e l'espugnazione del Prassolan e del Solarolo e per slanciarsi alla conquista della conca di Feltre, lungo i contrafforti del Roncone e del Tomatico. Il nemico oppose una resistenza accanita, contrattaccò instancabile, recò nella lotta le sue ultime riserve, portando ad 11 le divisioni di linea. Cosi la IV Armata riusciva nel compito di cooperazione immediata logorando le riserve che l'avversario teneva nella conca di Feltre e impedendo loro di poter essere lanciate nella pianura ad arginare la breccia aperta dall'VIII, dalla X e dalla XII Armata. La disfatta nemica, già delineatasi fin dal giorno 28, decisa il 29, precipitava il 30. Il Comando austro-ungarico, tratto in inganno dai nostri due sforzi alle ali, sul Grappa e alla Grave di Papadopoli, si era lasciato assorbire verso il Grappa le riserve del Feltrino e verso la X Armata, che aveva il difensivo compito di fianco, la più gran parte delle riserve del piano; cosicché ogni sforzo per contenere la rapida irruzione italiana da Vittorio Veneto verso la convalle bellunese non poteva più giungere che tardivo. Il nemico che difendeva il settore del Grappa, nella notte dal 30 al 31, iniziò il ripiegamento sul fronte Fonzaso-Feltre per coprire le linee dell'alto Piave con il concorso delle difese organizzate più ad Oriente al passo di S. Boldo e alla stretta di Fadalto. Conosciuto il movimento, il generale GIARDINO ordinò l'avanzata, e le truppe della IV Armata, nonostante l'ostinatissima e fortissima difesa delle grosse retroguardie avversarie appoggiate da numerose mitragliatrici e bocche da fuoco, con spinta vigorosa travolsero la resistenza avversaria e si slanciarono innanzi, sulla conca di Feltre, per i contrafforti del Tomatico e del Roncone e por la valle di Seren. La sera del 31 la IV Armata, superate le resistenze nemiche, teneva con la sinistra M. Roncone e spingeva pattuglie nel solco Arsiè-Arton; al centro la "Bologna" (39° e 40°) entrava a Feltre catturando, insieme ad altre formazioni, 2000 prigionieri. Il giorno 31 la VI Armata (altopiano d'Asiago) sferrava l'offensiva espugnando Melaghetto e la linea Cima Tre Pezzi-Fortino Stella-Canove. Il 31 ottobre la decisiva battaglia, che poi si chiamò di Vittorio Veneto, poteva considerarsi finita. Il 1 novembre la IV Armata procedeva con la sinistra (21a divisione) per la Valsugana e superava di viva forza Grigno, chiudendo lo sbocco della rotabile della Malcesina agli Austriaci dell'Altopiano d'Asiago. Qui le truppe italiane, vincendo tenacissime resistenze avevano nello stesso giorno 1° novembre conquistato importantissimi vantaggi. Il 2 novembre le truppe della IV Armata vincevano la resistenza al Ponte della Serra, sconfiggevano retroguardie a nord-ovest di Pedavena, allargavano l'occupazione nei monti a nord di Feltre. Aspre lotte furono combattute e vinte il 2 e il 3; in Valsugana, rovesciata presso Castelnuovo la resistenza nemica che tentava di sbarrare la via di Trento e di coprire la ritirata con le sue colonne da Borgo verso la Val d'Avisio, le nostre avanguardie furono spinte in avanti. Alle ore 18 del 3 novembre il primo squadrone di cavalleggeri di Padova entrò a Levico; alle ore 20 a Pergine; alle 22 a Trento, dove si unì alle avanguardie della I Armata. Una colonna occupò il 2 e il 3 la conca di Tesino. Alla stretta di Fonzaso, l'avversario, appoggiato a salde sistemazioni in caverne, difese accanitamente il Ponte della Serra durante la giornata del 2 per coprire il deflusso delle sue truppe lungo la Val di Cismon. Fu travolto; Fonzaso era stata occupata prima di mezzogiorno; i suoi abitanti avevano aiutato e guidato i nostri contro le retroguardie austriache che si difendevano disperatamente; alcuni di loro, uomini e donne, pagarono con la vita il patriottico ardimento. Colonne lanciate attraverso le montagne raggiunsero alle ore 14 del giorno 4 Fiera di Primiero, dove bloccarono e catturarono 10.000 prigionieri, 60 cannoni, il carreggio del XXVI Corpo d'Armata austriaco, occupando Carnale S. Bovo.Sugli ALTIPIANI la VI Armata, dopo accaniti combattimenti sostenuti nelle giornate del 2 e del 3 con forti retroguardie avversarie, compiendo marce faticosissime, con dislivelli continui, raggiunse il 3 Caldonazzo e Levico e il 4 Roncegno[10] [11].

Il sottotente Arturo Avolio venne fatto prigioniero durante i combattimenti che seguirono la battaglia del Monte Forcelletta. Desideroso di tornare a combattere, riuscì dopo pochi giorni a sfuggire alla prigionia nemica per tornare nelle fila del 40° Rgt[12].

Il 22 novembre 1918 gli fu conferito il nastrino di guerra n. 142/22/11/1918 del 40° Reggimento Fanteria[13].

Il 1° dicembre 1918 gli fu concessa la croce al merito di guerra con determ. del Comando del XXX° Corpo d’Armata[14].

Ricevette, altresì, un encomio per i meriti di guerra[15] [16].

A FIUME

Nel pomeriggio del 18 settembre 1919, col 40° Fanteria, ed insieme al 39°, proveniente dalle zone di Idria e Vippacco, giungeva presso Fiume, occupando la linea di controllo da Pletenci al mare (Cantrida)[17]. I ‘congiurati di Ronchi’, giunti pochi giorni prima a Fiume guidati da Gabriele D’Annunzio, temevano che la Brigata Bologna, attestatasi in prossimità della città, si preparasse ad attaccare seguendo gli ordini dei superiori. Nottetempo, intorno alle ore 23, nel tentativo di scongiurare l’intervento, il Maggiore Reina, il Maggiore Nunziante, il Capitano Host-Venturi e il Capitano Mrak-Schiavon, della milizia fiumana, si recarono alla estrema sinistra dello schieramento (Pletenci), tenuto dal 1° Battaglione del 39° Fanteria, ed incontrarono i militari della Brigata Bologna ed in particolare il Capitano Francesco Faraone. Clino Ricci, conl a retorica propria del periodo riferisce che “nella notte buia gli uomini che avrebbero dovuto guardarsi come da opposte trincee si scambiarono le parole dell'unica fede”[18].

I reparti, quindi, cominciarono a sgretolarsi. Dieci o undici fanti nella notte dal 18 al 19 lasciavano la linea, e nella notte successiva, tra il 19 ed il 20 settembre 1919, il reparto arditi ed altri militari del 40° Fanteria, ivi compreso il reparto musica, condotti dal tenente Arturo Avolio, che comandava il reparto d’assalto della terza compagnia, e da altri tre ufficiali (Ten. Rossa, Ten., Sottot. De Camillis, Sottot. Montalto) oltrepassavano a Zamet la linea di blocco e si recavano a Fiume al suono degli inni nazionali, sollevando una imponente manifestazione patriottica degli abitanti del posto[19].

Il tenente Avolio, nell’ambito della Milizia Legionaria Fiumana fece parte dal 20.9.1919 al 14.11.1919 della 3° compagnia del Battaglione Randaccio e dal 15.11.1919 al 27.12.1920 della 2° compagnia del Battaglione Carnaro[20] [21].

Partecipò ai combattimenti del c.d. “Natale di sangue” a Zara[22].

IL PROCESSO AI D'ANNUNZIANI

Il 10 gennaio del 1921, terminata l’esperienza fiumana, rientrò al deposito del 40° Reggimento fanteria; il 23.1.1920 ricevette un foglio di via obbligatorio dalla Divisione Autonoma dei Carabinieri Reali della Dalmazia che, per ragioni di pubblica sicurezza e su ordine del Commissario Civile, gli intimò di rientrare entro due giorni a Sebenico nel sud della Croazia[23]. Da qui si imbarcò e fu inviato al carcere di Cittadella di Ancona[24] affinché fosse sottoposto a procedimento penale per essersi allontanato arbitrariamente dal corpo e per aver raggiunto la Milizia di D’Annunzio a Fiume violando gli ordini superiori.

Finchè il governo non decise una linea di condotta chiara nei confronti dei legionari fiumani, questi venivano trattati dalla giustizia militare secondo le norme previste dal codice penale militare dell’epoca. Con la soluzione in via di principio sancita dal Trattato di Rapallo nel novembre 1920, il Governo decise di tenere un atteggiamento più conciliante e per questo concesse, su proposta del generale Caviglia, precise garanzie disciplinari. I vertici delle forze armate, su ordinanza del comandante generale delle Regie truppe della Venezia – Giulia del 24 gennaio 1921, negavano l’autorizzazione a procedere nei confronti dei militari partecipanti alla causa fiumana e annullavano ogni effetto e conseguenza della denuncia. In seguito tale reato fu compreso nel r.d. d’amnistia 24 ottobre 1921 n. 1419 art. 2 n. 1 pubblicato sulla G. U. del 27 ottobre 1921, n. 253[25]. L’otto aprile 1921, pertanto, fu dichiarato non darsi luogo a procedimento penale per il reato di diserzione nei confronti del tenente Avolio con ordinanza del Tribunale Militare di Trieste[26] [27].

Nel frattempo, il 20 luglio 1920, fu autorizzato a fregiarsi della medaglia commemorativa Nazionale della guerra 1915-1918 istituita con R.D. n. 2141 in data 20.7.1920 ed apporre nel nastro della medaglia le fascette corrispondenti agli anni di campagna 1917-1918[28].

Il 16 dicembre 1920 fu decorato con la medaglia interalleata della vittoria (R.D. 1918 del 16.12.1920 n. 28188)[29].

Con R.D. 19.10.1922 n. 1862 fu autorizzato a fregiarsi della medaglia a ricordo dell’Unità d’Italia[30].

Gli fu, poi, concessa la medaglia a ricordo della guerra 1915-1918 n. 6434[31].

Gli fu concessa la medaglia commemorativa della marcia di Ronchi[32].

[1] Stato di servizio. Numero di matricola 108691, serie del ruolo 18 – Ministero della Guerra.

[2] Tessera riconoscimento esercito 40° fanteria.

[3] La circostanza emerge da una serie di documenti storici. Innanzitutto è stato rivenuto un schema dell’epoca riportante l’organigramma del reparto. La circostanza è, poi, confermata dal testi di Clino Ricci, "Il Battaglione Giovanni Randaccio in Fiume d'Italia", Stab. Tipografico de "La Vedetta d'Italia" S.A., Fiume, 1920, nel quale, a proposito della formazione delle milizie fiumane, può leggersi: “Fin dalla prima ora i reparti cominciarono a sgretolarsi. Dieci o undici fanti nella notte dal 18 al 19 lasciavano la linea, e nella notte successiva, la musica, il reparto arditi ed altri militari del 40° Fanteria, condotti da quattro ufficiali (Ten. Rossa, Ten. [Arturo] Avolio, Sottot. De Camillis, Sottot. Montalto) oltrepassavano a Zamet la linea di blocco e si recavano a Fiume al suono degli inni nazionali, sollevando una imponente manifestazione patriottica. Un fiumano generosamente offrì mille corone ai nuovi legionari”. A conferma dell’assunto torna anche la documentazione fotografica dell’epoca che ritrae il tenente Avolio con la divisa tipica degli Arditi.

[4] L'organigramma del reparto era il seguente:

Comandante del reparto: ten. Arturo Avolio

Capo del reparto: serg.m. Luigi D'Andrea

Comandante della prima squadra: serg.m. Luigi D'Andrea

Comandante della seconda squadra: serg. Angelo Della Marta

Comandante della terza squadra: capor. Mario Pinto

Comandante della quarta squadra: capor. Gaetano Turco.

Composizione delle squadre.

I° squadra: serg. m. Luigi D'Andrea, capor. Umberto Menale, capor. Giovanni Monti, sold. Oreste Amelio, sold. Giovanni Acquadro, sold. Antonio Barriotta, sold. Cotaldo Bellosguardo, sold. Antonio Castiello, sold. Giovanni Ceccacci, sold. Paradiso

II° squadra serg. Angelo Della Marta, sold. Gennaro Cirillo, sold. Gino Coppola, sold. Ottavio Crescini, sold. Salvatore Cuomo, sold. Salvatore De Filipis, sold. Gennaro De Vincenzo, sold. Angelo Gualello, sold. Ignazio Corso, sold. Carmelo Lo Presti,

III° squadra capor. Mario Pinto, sold. Mosé Lunardi, sold. Giuseppe Militelli, sold. Americo Nocentini, sold. Giuseppe Persano, sold. Michele Pipino, sold. Tommaso Pontigia, sold. Anacleto Rimondi, sold. Pasquale Boccia, sold. Emanuele Piccioni,

IV° squadra capor. Gaetano Turco, capor. Camillo Volonté, sold. Raffaele Romano, sold. Emilio Romanini, sold. Giuseppe Russo, sold. Vincenzo Sala, sold. Ottavio Urbano, sold. Primo Vita, sold. Ambrogio Banfi,

sold. Mario Simoni

[5] L’11 maggio un gruppo di arditi del 40° fanteria si impossessa di un posto nemico catturando prigionieri ed armi. Il 13 maggio perviene alla brigata il seguente telegramma: “esprimo mio compiacimento per contegno reparto 40° fanteria nel colpo di arditezza compiuto in regione Col dell’Orso – Generale Diaz”.

[6] Stato di servizio. Numero di matricola 108691, serie del ruolo 18 – Ministero della Guerra.

[7] Relazione del Comando Supremo.

[8] http://cronologia.leonardo.it/storia/a1918r.htm.

[9] Stato di servizio. Numero di matricola 108691, serie del ruolo 18 – Ministero della Guerra.

[10] Relazione del Comando Supremo.

[11] http://cronologia.leonardo.it/storia/a1918r.htm

[12] Telegramma del comando del 40° Regg. Fanteria indirizzato al Sindaco del Comune di Lauro (Av) a firma del Capitano Aiutante Maggiore in I Comaschi, datato 15.11.1918.

[13] Stato di servizio. Numero di matricola 108691, serie del ruolo 18 – Ministero della Guerra.

[14] Stato di servizio. Numero di matricola 108691, serie del ruolo 18 – Ministero della Guerra.

[15] Appunti sulla carriera.

[16] Lettera al Provveditore di Avellino sulla carriera politica.

[17] Clino Ricci, "Il Battaglione Giovanni Randaccio in Fiume d'Italia", Stab. Tipografico de "La Vedetta d'Italia" S.A., Fiume, 1920.

[18] Clino Ricci, "Il Battaglione Giovanni Randaccio in Fiume d'Italia", Stab. Tipografico de "La Vedetta d'Italia" S.A., Fiume, 1920.

[19] Clino Ricci, "Il Battaglione Giovanni Randaccio in Fiume d'Italia", Stab. Tipografico de "La Vedetta d'Italia" S.A., Fiume, 1920.

[20] Stato di servizio. Numero di matricola 108691, serie del ruolo 18 – Ministero della Guerra.

[21] Attestazione del Comando del distretto militare di Avellino del 24.2.1944.

[22] Archivi e Biblioteche Fondazione Il Vittoriale degli Italiani, Fondo: Archivio generale fiumano, Scheda SEZIONE III: LEGIONARI E LEGIONARIE, Scheda subfondo 1: Legionari e legionarie, Scheda serie 1: Legionari, Scheda sottoserie 1: Legionari – Pratiche definite, Scheda >: Pratiche 4001-5000, 4007 . "4149 Avolio Arturo" , 1940, Collocazione Legionari - Cartella 59/4149 – dati statistici.

[23] Foglio di via obbligatorio del 23.1.1920.

[24] Archivi e Biblioteche Fondazione Il Vittoriale degli Italiani, Fondo: Archivio generale fiumano, Scheda SEZIONE III: LEGIONARI E LEGIONARIE, Scheda subfondo 1: Legionari e legionarie, Scheda serie 1: Legionari, Scheda sottoserie 1: Legionari – Pratiche definite, Scheda >: Pratiche 4001-5000, 4007 . "4149 Avolio Arturo" , 1940, Collocazione Legionari - Cartella 59/4149 – dati statistici.

[25] http://www.archivi-sias.it/Risorse/ASSP_Tribunale_Militare_Marittimo_Pola.pdf; sito consultato il 3.8.2017.

[26] Stato di servizio. Numero di matricola 108691, serie del ruolo 18 – Ministero della Guerra.

[27] Attestazione del Comando del distretto militare di Avellino del 24.2.1944.

[28] Stato di servizio. Numero di matricola 108691, serie del ruolo 18 – Ministero della Guerra.

[29] Stato di servizio. Numero di matricola 108691, serie del ruolo 18 – Ministero della Guerra.

[30] Stato di servizio. Numero di matricola 108691, serie del ruolo 18 – Ministero della Guerra.

[31] Stato di servizio. Numero di matricola 108691, serie del ruolo 18 – Ministero della Guerra.

[32] Archivi e Biblioteche Fondazione Il Vittoriale degli Italiani, Fondo: Archivio generale fiumano, Scheda SEZIONE III: LEGIONARI E LEGIONARIE, Scheda subfondo 1: Legionari e legionarie, Scheda serie 1: Legionari, Scheda sottoserie 1: Legionari – Pratiche definite, Scheda >: Pratiche 4001-5000, 4007 . "4149 Avolio Arturo" , 1940, Collocazione Legionari - Cartella 59/4149 – missiva del 5.5.1940 a firma del Capo Ufficio Associazione Nazionale Comattenti – Ufficio Milizie Fiumane, Capitano Manlio verde Aldrighetti.