Futuri Temporis - Africa 2039

Futuri Temporis - Africa 2039

non solo Africa....

Un progetto per i bambini e le bambine del Futuro (BBF) e noi stiamo "giochiamo" a realizzarlo....

There was once a war... then the human being understood and began to work for the good time of the Boys and Girls of the Future ... (BBF)

C'era una volta la guerra... poi l'essere umano capì e cominciò a lavorare per il bene dei Bambini e delle Bambine del Futuro... (BBF)

Coltiviamo il nostro FUTURO - We grow our FUTURE

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Il progetto nasce dalla volontà di un gruppo di individui aventi diversi background culturali ed etnici.

La finalità del progetto è di incoraggiare la cooperazione fra i”mondi” Africano e Italiano, iniziando col promuovere la storia e le tradizioni Africane per raggiungere l’obiettivo di un futuro migliore del popolo Africano, sia esso nella propria nazione sia esso immigrato.Africa2039 non è un iniziativa caritatevole, ma intende promuovere lo sviluppo di capacità personali, questo grazie ad un metodo pittorico (Helias das Licht), come decision making, problem solving e pianificazione strategica.

L’iniziativa vuole essere inoltre un ponte che permetta lo scambio di idee manodopera, formazione e sogni tra il continente Africano e lo stato Italiano.

Il progetto è inoltre un punto di incontro dove i talenti vengono esibiti e i conflitti risolti grazie all’incoraggiamento e al duro lavoro.

Africa2039 nasce da un idea di Renato Elia, Akeem, Adee, Camara, Chirac + .....& Sow

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Futuri Temporis - Africa 2039

The project was born from the willingness of a group of people from different backgrounds  and ethnicity.

The project aims is to encourage the cooperation between African and Italian “worlds” starting from promoting African history, culture, and traditions for the achievement of better future for Africans at home and in the Diaspora.

Africa2039 is not a handout initiative but, intends to foster development in each person –thanks to a painting Method (Helias das Licht) of skills like decision making, problem solving and planning a work strategy.

Africa2039 wants to be a link between Africa and Italy for exchanging ideas, labour, education and dreams.

This initiative is also a meeting point where talents are exhibited, conflict are resolved, encouragement of hard work.

Africa 2039 was born from the willingness of Renato Elia, Akeem, Adee, Camara, Chirac + .....& Sow

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Futuri Temporis - Africa 2039

Le projet née d’après une idée d’une group multiculturel de individus.

Ce projet vise  à encourager la coopération entre le monde italienne et celui africain en commençant par la divulgation de l’histoire, de la culture  et des traditions Africains et ça pour garantir un future meilleur pour le  peuple Africain soit chez lui soit à l’étranger.

Africa2039 c’est ne pas de la Charité, vise à favoriser le développement de dispositions personelles, ceci grâce à un méthode  pictural (Helias das Licht),comme decision  making, problem solving et planning.

Cette initiative veut  créer une connexion stable entre Afrique et Italie qui favorisant l’échange des idées, de main-d'œuvre,  formation culturelle et rêves

Le projet est lieu de rencontre où  montrer ses propre talents, et  où ont trouve la solution des problèmes.

Africa2039  est le résultat  de engage  de Renato Elia, Akeem, Adee, Camara, Chirac + .....& Sow

 Taduzione di Desiree Pedrinelli

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Caro Akeem,c'è ancora molto da fare....

Gorizia, 27 maggio 2013

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Caro Akeem,

Pensavo che si potrebbe agire per l'Africa "Ecologica" e ridare anche al vecchio continente la speranza di un futuro intelligente e più vicino alla natura, ovvero all'Umanità intera...

ciao - Gorizia 19 giugno 2011

renato

(photo in Gorizia 2010 09 28)

"Ciò che è bello non è detto che sia sano, ma ciò che è sano potrebbe anche essere bello" (r. elia)

What is beautiful it is not said that it is Healthy but what is healthy it can be also beautiful

nella foto Akeem presenta il progetto "The light of Africa" - Gorizia 2009

da Repubblica 21 luglio 2013

L'Onu rivede i dati demografici:

nel 2100 l'Africa supererà Cina e India

Secondo le stime gli africani saranno 4 volte di più. Gli europei quasi scomparsi, 1 su 10. Lagos, Kinshasa, Addis Abeba, Dar es Salaam e Niamey le metropoli boom dei prossimi anni. Dati che, incrociati con il riscaldamento globale, fanno ipotizzare una crescita esponenziale dei flussi migratori

di MAURIZIO RICCI

L'Onu rivede i dati demografici: nel 2100 l'Africa supererà Cina e India

C'è l'Africa nel nostro passato. Centomila anni fa, l'umanità è partita dagli altopiani del continente nero per colonizzare il mondo. E c'è l'Africa nel nostro futuro. Entro questo secolo, il grosso degli uomini e delle donne che popolano il pianeta sarà originario dell'Africa. Un extraterrestre che, nel 2100, facesse una visita mordi-e-fuggi sul nostro pianeta e ci dovesse descrivere brevemente riferirebbe che, per lo più, i nostri nipoti e pronipoti hanno la pelle nera e i capelli crespi. Almeno quattro persone su dieci, di quelle che avrebbe incontrato sarebbero africane. Molto più che cinesi e indiane. E gli europei? Be', l'extraterrestre dovrebbe aver fortuna per trovarli. Praticamente invisibili, una sparuta minoranza: uno su dieci.

La popolazione della Terra cresce, infatti, un po' più lentamente che negli ultimi decenni, ma continuerà a crescere, soprattutto in Africa. Almeno questo è l'ultimo messaggio che arriva dai computer dell'Onu. Di cui è bene fidarsi fino a un certo punto. I dati sul boom demografico africano correggono, in parte, la previsione che la stessa Onu aveva fornito un anno fa, quando si pensava che la crescita della popolazione fosse destinata ad arrestarsi nei prossimi decenni. Invece no: andrà avanti anche dopo il 2050. Succede, con le proiezioni. Quelle demografiche si basano, sostanzialmente, su due fattori.

Il primo è l'aspettativa di vita. Salvo catastrofi imprevedibili (una pandemia? Il cambiamento climatico?) è molto probabile che uomini e donne, grazie ai miglioramenti igienici e sanitari, vivranno più a lungo: 89 anni, in media, nei paesi ricchi, 81 in quelli che lo sono un po' meno. L'altro fattore è molto più volatile. È la fertilità delle donne: quanti bambini ognuna di loro mette al mondo. Il problema, più che fisiologico, è culturale: dipende soprattutto dall'età del primo parto. Scolarizzazione, urbanizzazione, aumento del reddito, di solito, la ritardano. Ma gli esperti dell'Onu avevano, a quanto pare, sopravvalutato questi fattori. La fertilità è più alta del previsto. Il risultato è che, oggi, siamo un po' più di sette miliardi e, con nuovi conti, saremo un po' più di otto nel 2025, appena meno di dieci nel 2050, circa undici nel 2100. Miliardo più, miliardo meno (10,9-11,3 miliardi è il range medio ipotizzato).

Lagos, Kinshasa, Addis Abeba, Dar es Salaam, anche Niamey. Sono queste le metropoli-boom dei prossimi decenni. I paesi destinati a una più rapida crescita di popolazione sono, in effetti, paesi di cui parliamo poco, se non mai: Nigeria, Congo, Etiopia, Tanzania, Niger. L'Africa che ha oggi, sparsi fra savane, foreste e deserti, poco più di un miliardo di abitanti, ne avrà, prevede l'Onu, più del doppio (2,4 miliardi) nel 2050 e quattro volte tanto (4,2 miliardi) a fine secolo. Più di Cina e India messe insieme. La politica del "figlio unico" di Pechino si prepara, infatti, a dispiegare i suoi effetti: dal 2030, la popolazione cinese comincerà a diminuire e potrebbe assestarsi poco sopra il miliardo di persone a fine secolo.

Quando, invece, gli indiani saranno, più o meno, un miliardo e mezzo. Oltre il doppio degli europei, destinati a restare, grossomodo, come oggi (640 milioni contro gli attuali 740 milioni). Se cercate partner biondi e con gli occhi azzurri, insomma, dovrete aver pazienza. Più facile, d'altra parte, che ne troviate candidi e con occhi acquosi, vagamente chiari.

Grazie all'allungamento delle aspettative di vita, l'età media di uomini e donne, nei prossimi decenni, è destinata a salire. Anche i paesi in via di sviluppo, più che paesi di bambini e adolescenti, saranno paesi di giovani adulti. Solo l'Europa sarà terra di vecchi, con età medie degli abitanti vicine ai cinquant'anni. Nel 2050, in Italia, ci saranno cinque milioni e mezzo di bambini sotto i dieci anni e oltre quattro milioni e mezzo di over 85. Nel 2100, il sorpasso sarà compiuto: 5,2 milioni di bambini, contro oltre sei milioni di "nonni" (compreso mezzo milione di gagliardi centenari).

Basterebbe questo squilibrio per indicare che il grande fenomeno dei prossimi decenni saranno le possenti correnti di migrazione attraverso il globo. L'Onu prevede che, da qui al 2050, ogni anno trecentomila persone lascino il Bangladesh, e altrettante la Cina e l'India. Dal Messico partiranno in oltre duecentomila e dal Pakistan centosettantamila l'anno. Dove andranno? Gli Stati Uniti devono prepararsi ad assorbire un milione di nuovi immigrati l'anno, circa duecentomila ognuno per Canada e Gran Bretagna. In Italia se ne aspettano oltre centotrentamila l'anno, fino al 2050. In questa fiumana, l'Africa ha un posto di primo piano. Fino a oltre metà secolo, mezzo milione di persone abbandonerà, ogni anno, il continente, per più di metà dai paesi al di sotto del Sahara. La pressione a emigrare dovrebbe attenuarsi negli ultimi anni del XXI secolo, fino ad azzerarsi all'inizio del XXII. L'Onu non ne spiega il motivo, ed è un peccato, perché non si capisce. Altri dati, dello stesso rapporto, infatti, indicano una pressione demografica sempre meno sostenibile: in Nigeria, in viaggio verso il miliardo di abitanti, la densità di popolazione, oggi di duecento persone circa per chilometro quadrato, a livello del-l'Italia, dovrebbe passare a un incredibile 989 persone per chilometro quadrato. Pare inverosimile che questa pressione non si riversi all'esterno.

Non è la sola ragione per cui le previsioni Onu in materia di migrazioni appaiono ottimistiche. Il rapporto si limita a considerare i numeri della demografia. Incrociateli con quelli del riscaldamento globale e il risultato è una miscela esplosiva. A fine secolo  -  secondo gli ultimi dati  -  la temperatura potrebbe essere salita di quattro o cinque gradi. Ma questa è una media mondiale. Ai Tropici sarà di più. Sei o sette miliardi di persone vivrebbero in paesi largamente desertificati, con un'agricoltura distrutta: migrazione, a questo punto, è un eufemismo. La parola giusta, probabilmente, è esodo. Milioni di persone in marcia, senza più niente alle spalle: su scala globale. L'umanità non ha probabilmente mai dovuto affrontare una prova più difficile.

Il brutto è che, anche a voler essere ottimisti per forza, non si arriva molto lontano. Immaginiamo, infatti, che l'effetto serra venga, invece, sconfitto e la diffusione di un generale benessere spenga l'ansia di migrare. Un mondo abitato da serene classi medie. Cosa pensate che mangeranno? È bastato che i cinesi benestanti cominciassero a manifestare interesse per bistecche e latte per far saltare gli equilibri alimentari mondiali. Non ci sono abbastanza vacche e abbastanza spazio per mettercele. Peraltro, non ci sono neanche abbastanza cereali per dare una birra a ogni cinese. Prima o poi, bisognerà pure far di conto sulle risorse disponibili. Non sarà un secolo facile.

Tutto cominciò con Futuri Temporis

Il progetto si articola nelle seguenti parti:

Fasi realizzate:

Fasi da realizzare: