Don Pietro visse quasi vent’anni a Roma, quinto di otto fratelli e orginario di Terlizzi in provincia di Bari. Sin dal 1925 quando arrivò nella capitale per la prima volta, si mise a servizio degli ultimi, in particolare degli operai e dei lavoratori sfruttati e in condizioni di miseria.
La sua casa di Via Urbana 2 diventò un punto di riferimento per quanti avessero bisogno di un sostegno economico, di indumenti, di cibo o di documenti, e così accadde anche durante l’occupazione tedesca quando don Pietro si impegnò con zelo a fornire aiuto a soldati, partigiani, alleati, ebrei, “indiscriminatamente”.
“Grazie alla tipografia di un suo cugino”- racconta Georges de Canino della comunità ebraica romana – “iniziò a stampare documenti falsi per quanti rischiavano di finire nelle mani dei nazifascisti”